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BANCA DI CREDITO
COOPERATIVO DI NETTUNO
1899 - 1999
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di Stefano Canali

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CAPITOLO VII

21 - NETTUNO E LA CASSA
DAL 1991 AD OGGI

1. Il quadro socio-economico:
Nettuno nel censimento ISTAT del 1991


La congiuntura economica favorevole aveva avuto positivi riflessi sul turismo e sul commercio e aveva altresì rimesso in moto l'edilizia privata. Il mercato delle abitazioni subiva una netta ripresa, sollecitato anche dalla domanda di alloggi legata all'immigrazione da Roma.

 

1.1 La popolazione

Al censimento della popolazione del 1991, l'ultimo di questo genere realizzato dall'ISTAT fino ad oggi, Nettuno contava 33.827 residenti, con un notevole incremento del 15% rispetto a 10 anni prima a fronte di una crescita pressoché nulla della popolazione italiana (al tasso del +0.13%). La forte discesa del tasso di natalità negli anni '80, e l'indice di invecchiamento dell'11.5% - poco inferiore alla media nazionale rilevata al 14.4% - fanno intendere che l'aumento demografico a Nettuno era il prodotto di un'intensa immigrazione. Il movimento anagrafi-co registrava infatti un forte flusso migratorio dalla capitale: romani che venivano a risiedere in quella che era stata la loro seconda casa o che acquistavano sul variegato mercato immobiliare locale. Il totale delle abitazioni saliva a 16.648, con un incremento del 25.3%, uno sviluppo incredibile nel periodo in questione e che aveva raggiunto un picco straordinario al passaggio del decennio. A livello provinciale nel 1990, dai dati ISTAT, il comune di Nettuno risultava infatti secondo, dopo Roma, per le nuove costruzioni di fabbricati residenziale e non residenziali, in ordine al volume.

 

1.2 Le abitazioni

La percentuale di alloggi non occupati (33.4) sul totale delle abitazioni rimaneva sostanzialmente quella misurata dal censimento ISTAT del 1981 (32.9)

ad indicare che l'aumento delle unità abitative continuava a mantenersi al di sopra della domanda effettiva di proprietà immobiliare destinata a residenza. Il confronto con la media regionale, ferma al 20% e il tasso del 21.1 di abitazioni non occupate a livello nazionale rivelava l'elevata incidenza delle "seconde case" a Nettuno, e dava una consistenza numerica al gravoso portato di problemi che ciò comporta per il territorio, per i meccanismi socio-economici e le dinamiche dei carichi sulle infrastrutture e sui servizi della città, sia in ordine al loro peso fisso che alla loro evoluzione stagionale.
Significativo era il fatto che sul totale delle 11.091 abitazioni occupate ben 8.044 (il 72.5%) erano state costruite dopo il 1961: quasi tre case su quattro di quelle abitate dai nettunesi aveva meno di 30 anni. E in aggiunta, ben il 38.2% di questi alloggi era stato edificato tra il 1961 e il 71, e cioè per una parte in completa assenza del piano regolatore generale (P.R.G.) e per l'altra prima che il P.R.G. diventasse veramente efficace. Ad eccezione del borgo medievale, quindi, nel 1991 Nettuno era ed inevitabilmente è ancora oggi un agglomerato urbano relativamente povero di ordine razionale ed in cui sono state cancellate molte stratificazioni storiche significative.

 

1.3 II mancato recupero urbanistico

La lettura di questo quadro avrebbe dovuto stimolare il bisogno di identità dell'abitare e la ricostruzione dei luoghi, come è avvenuto negli anni '90 in molti comuni italiani. In questi anni invece scarsi sono stati gli sforzi di trasformare le periferie in luoghi dotati di significati, centralità, spazio pubblico, attività economica e culturale. La domanda sociale ed economica di riqualificazione urbana anche degli spazi centrali della città, del ripristino dei microequilibri ambientali, economici e demografici sul territorio, di intensificazione delle relazioni e degli scambi tra i quartieri è stata insufficiente a sollecitare e sostenere un impegno in tal senso, oneroso e complesso, da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni '90. La ricostruzione e la promozione della municipalità locale passa infatti soltanto attraverso uno sforzo collettivo, muove soprattutto da stimoli culturali degli abitanti e si realizza soltanto se nasce come progetto e prodotto sociale capace di far convergere interessi e volontà e di coinvolgere il più possibile gli attori pubblici: cittadini, associazioni, operatori economici e istituzioni.

 

1.4 La cultura e l'istruzione

II capitale culturale della città era nel '91 era ancora sensibilmente inferiore alla media italiana e notevolmente più basso della media regionale, soprattutto per quanto concerneva l'istruzione superiore. La percentuale di laureati sulla popolazione residente da 6 anni in poi era salita al 2.3%, un punto in meno della media nazionale e 3.5 punti sotto la media regionale. Rispetto alla regione Lazio (23.8%) si manteneva bassa la percentuale di diplomati: 20.1%, tasso in eccezionale crescita, quasi raddoppiato in dieci anni (11% nel 1981) e finalmente superiore alla media nazionale del 18.6%. Questa forte crescita era la tangibile conseguenza dell'entrata a regime delle scuole aperte negli anni 70.
I progressi registrati nell'ultimo decennio censito lasciano ben sperare nella crescita del tasso di istruzione generale di Nettuno, un indice statistico fortemente correlato con l'occupazione e l'efficienza generale di un sistema socio-economico locale. I mutamenti in atto nel sistema produttivo comportano infatti notevoli modificazioni nel fabbisogno di lavoro qualificato. Una eloquente riprova del- ; la tendenza complessiva all'aumento della qualificazione della forza-lavoro veniva offerta dai cambiamenti nella composizione per titolo di studio degli occupati nel corso degli anni '80. Nel decennio 1981-91, in cui l'occupazione complessiva è rimasta sostanzialmente stabile, gli occupati laureati sono aumentati a un tasso medio annuo del 3% e quelli con diploma di scuola media superiore del 5.3%; per contro, quelli con la sola licenza elementare e quelli senza titolo di studio sono diminuiti rispettivamente del 5.1% e del 9.1% all'anno. Pertanto, laureati e diplomati, che rappresentavano il 23.7% degli occupati del 1981, erano saliti al 37.2% nel 1991.

 

1.5 il lavoro e l'occupazione

II profilo non elevato della qualificazione della forza-lavoro nettunese trovava riscontro nel grave dato della disoccupazione (in questo caso calcolato aggregando il numero dei disoccupati + il numero delle persone in cerca di prima occupazione sul totale della popolazione attiva): 24.3%, di gran lunga più consistente delle già preoccupanti medie nazionale e regionale, rispettivamente quantificate al 17.8% e al 19.6%. La disoccupazione a Nettuno nel '91 si avvicinava agli indici propri del Mezzogiorno e l'evidenza di questo dato, con un minimo di attenzione da parte delle amministrazioni preposte, avrebbe dovuto portare all'inclusione della città nei programmi comunitari di finanziamento per le zone depresse.
Al dato desolante sulla disoccupazione andava ad aggiungersi la consistente fetta di popolazione non attiva: 19.901 abitanti (giovani sotto i 14 anni, casalinghe, pensionati, invalidi, ecc.) il 58.8% del totale dei residenti a Nettuno, anch'esso indice superiore alle medie regionali e nazionali.
Anche la fisionomia dell'economia nettunese contribuiva a generare il ritardo occupazionale. La composizione della popolazione occupata nel '91 rifletteva un assetto produttivo sostanzialmente sorpassato. Le percentuali più consistenti della popolazione attiva lavoravano in settori in fase di contrazione e di stallo, in ordine decrescente il pubblico impiego (pubblica amministrazione, istruzione, sanità e altri servizi pubblici: 34.9%), il settore manifatturiero (21.2%), il commercio e l'artigianato (20.7%), il settore costruzioni (14.8%), con l'agricoltura ormai ai minimi termini (4.4%). Al contrario, rimanevano al palo le attività in espansione e con prospettive di sviluppo occupazionale e in redditività: il terziario avanzato continuava a costituire una frazione poco significativa dell'economia cittadina e il settore dei servizi ad alto contenuto tecnologico o legati alla ricerca, alla consulenza, all'informazione e ai nuovi media rimaneva assente perché privo di mercato.





La pubblicazione dell'opera è stata autorizzata dalla BCC NETTUNO
e dall'AUTORE STEFANO CANALI

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