Il vecchio cinema Sangallo |
La Cassa Rurale offriva non solo un valido supporto finanziario alla ripresa. La speranza e la fiducia nella pronta ricostruzione nutrita dai suoi amministratori e dal suo personale, infatti, alimentavano l'intima persuasione dei soci e dei cittadini (testimoniata dalla pronta ripresa del risparmio) che la normalità ed un rinnovato benessere sarebbero stati presto raggiunti. Con argomentazioni simili il Presidente Giuseppe Vari apriva l'Assemblea generale ordinaria del 24 aprile 1949 nella sala del cinema Sangallo in via Granisci:
"Se pur la situazione economica finanziaria della nostra Italia non è completamente chiarita ed ancora risentiamo delle profonde ferite inferteci dalla guerra, gli aiuti che generosamente ci sono stati inviati dall'America e che ci hanno salvato dalla fame, come pure una serie di saggi provvedimenti finanziari disposti dal nostro governo, fanno ritenere, da indubbi segni, che la nostra situazione economica va progressivamente migliorando.
Da parte nostra, pur con modestissima opera, abbiamo cercato di assecondare lo sforzo ricostruttivo generale, mentre pubblico elogio meritate tutti voi che incrementando il risparmio contribuite notevolmente a far rinascere la fiducia nella nostra lira."
La ripresa era comunque difficile. La fragilità del sistema economico e delle strutture sociali esponeva al pericolo di crisi e di fasi altalenanti nei diversi settori particolari dell'economia. Una di queste crisi colpiva gravemente la produzione vinicola nel 1949. L'economia nettunese, ancora fortemente legata a questa specifica attività ne risultava danneggiata in modo serio ed ancora di più la compagine sociale della Cassa Rurale, composta in maggioranza da viticultori e produttori di vino. A differenza di quanto era sempre avvenuto in precedenza, la mancata vendita di vino impediva a molti di essi di estinguere le cambiali contratte con la Cassa Rurale entro il 31 dicembre dell'anno.
La filtratura del vino |
Gli amministratori della Cassa Rurale, in questa particolare occasione, suggerivano come rimedio alle oscillazioni del mercato, la creazione di un nuovo istituto cooperativo per i produttori vinicoli: la cantina sociale. Leggendo la relazione del Consiglio di Amministrazione sul bilancio dell'esercizio 1949, il 16 aprile 1950, all'Assemblea generale ordinaria, a proposito dei provvedimenti per far fronte alla crisi vinicola, il Presidente Giuseppe Vari affermava: "Sarà certamente di grande beneficio la istituzione di una cantina sociale, alla quale già animosi concittadini si sono messi all'opera onde realizzare il sogno che altre volte per stato ventilato e mai affrontato."
Le ripercussioni della crisi vinicola si protraevano l'anno successivo, estendendosi ad altri comparti dell'economia nettunese, a partire dall'agricoltura, ed acuendo la persistente carenza finanziaria che ormai rischiava di impedire lo svolgimento delle attività stesse da parte degli operatori minori. Le banche locali, temendo un eccessivo cumulo di rischi, chiudevano i piccoli prestiti. La Cassa Rurale invece, coerentemente ai suoi ideali istituzionali, sceglieva di agire attenendosi ai principi del mutualismo e della solidarietà ed affrontava un sforzo finanziario non trascurabile, che costava ad essa un richiamo da parte della Banca d'Italia. Così raccontava Vari nella relazione del Consiglio d'Amministrazione allegata al bilancio 1950:
"la triste annata decorsa ci ha costretti ad un maggiore risconto del nostro portafoglio, onde poter soddisfare le vostre richieste di prestito, dato che le banche locali avevano chiuso le concessioni dei piccoli prestiti, ci hanno messo di fronte ad un triste problema, ed era quello di negare a voi il nostro concorso in danaro, data la esiguità delle disponibilità liquide di questa cassa rurale, e per diretta conseguenza privare voi del raccolto dell'annata.
Questo consiglio di amministrazione affrontò in pieno la questione risolvendola nel modo sopra indicato.
Non ritenne giusto che la nostra istituzione composta in maggioranza di piccoli agricoltori seguisse la stessa via battuta dalle banche locali. È stato perciò anche con l'aiuto fornitoci dalla Cassa di Risparmio di Roma, filiale di Nettuno, che abbiamo potuto felicemente raggiungere l'obiettivo, fornendo a voi i mezzi necessari per salvare il raccolto che altrimenti ne era compromesso.
Di questo avviso però non è stata la Banca d'Italia, che in una sua recente ispezione effettuata a questa cassa rurale ci costringeva a non oltrepassare, in prestiti, il 70% delle somme avute in deposito.
Tutto ciò però, se può essere ritenuta saggia amministrazione, non è certamente saggio criterio di un padre di famiglia, che per non contrarre un debito che può essere felicemente estinto con il raccolto, debba vedersi compromettere il raccolto stesso.
Questo è stato il nostro principio fondamentale e le nostre previsioni sono state una realtà. Con il raccolto dell'annata voi avete potuto incassare il giusto premio e avete fatto fronte agli impegni contratti, ritirando gli effetti scontati con questa cassa rurale."
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