Gli anni '80 si aprivano all'insegna di un nuovo picco inflattivo, che portava il potere di acquisto del denaro ad una diminuzione del 19% rispetto all'anno precedente e spingeva a drastici provvedimenti restrittivi del credito.
La Cassa Rurale risentiva in maniera piuttosto lieve della crisi nazionale grazie soprattutto alla struttura cooperativistica che manteneva bassi i suoi costi di gestione. Nonostante la congiuntura a livello nazionale, quindi, trovava puntuale conferma l'andamento favorevole del precedente esercizio 1979. La massa fiduciaria aumentava del 29.57%, malgrado la poderosa espansione della richiesta dei Buoni Ordinar! del Tesoro che si verificava durante l'anno a Nettuno, probabilmente dovuta alla volontà dei risparmiatori di impiegare i capitali a breve per poter seguire con costanza e rapidità l'evolversi del costo del denaro e limitare al massimo la perdita dovuta all'erosione del potere d'acquisto della lira.
Dopo la flessione dell'anno precedente, gli impieghi della Cassa Rurale risalivano quasi al 50% dei depositi, in accordo con la crescita generale italiana degli investimenti, esaurita la fase di caduta verticale della seconda metà degli anni 70.
La stretta creditizia (il contingentamento del credito), l'innalzamento dei tassi di sconto e la politica monetaria perseguita dal Ministero del Tesoro e dalla Banca d'Italia con lo scopo di ridurre l'inflazione galoppante agli inizi degli anni '80 non impedivano alla Cassa Rurale di adottare una politica gestionale sensibile alle esigenze dell'economia locale e per questo attenta a non seguire l'impennata dei tassi d'interesse e a mantenere così un flusso di investimenti in grado di soddisfare la domanda di denaro dei soci e dei clienti. Allo stesso tempo è da rilevare il sensibile aumento della media della remunerazione dei depositi, una linea politica volta deliberatamente a contenere l'erosione del valore dei risparmi prodotta dall'elevata inflazione.
2.1 Il finanziamento per l'acquisto di importanti attrezzature per i servizi sanitari locali
Questo particolare ruolo sociale veniva giocato anche con l'intensificazione delle iniziative di carattere assistenziale e contributivo, ad affermare i valori della cooperazione per gli interessi della comunità locale. Sono da segnalare in questo senso, l'acquisto di attrezzature e strumentazioni complesse ed essenziali per il migliore funzionamento e l'ammodernamento dei due ospedali di Nettuno ed Anzio. Nel 1980 la Cassa Rurale acquistava e donava all'Ospedale di Nettuno "Urbano Barberini" un ecocardiografo per la diagnostica cardiologica ad ultrasuoni. Due anni più tardi comprava un rene artificiale per l'ospedale di Anzio, un'unità per l'emodialisi completa di pompa per il sangue, letto a bilancia elettronico e defibrillatore.
2.2 I dati sulla crescita
Sull'onda del consistente sviluppo della città, la Cassa Rurale continuava ad aumentare la raccolta a ritmi di crescita elevati, i più alti tra le Casse Rurali del Lazio e di gran lunga superiori alle medie nazionali. Nella prima metà degli anni '80, la Cassa Rurale di Nettuno sarà uno degli istituti italiani di credito cooperativo in assoluto più dinamici. Nel 1983, ad esempio, i depositi raggiungevano i 25 miliardi 761.939.720 milioni con un incremento percentuale del 42.4% rispetto all'anno precedente. Nel 1984 i depositi a risparmio crescevano di un ulteriore 40.9% annuo. Se da una parte ciò manifestava la fiducia dei risparmiatori nettu-nesi nell'istituto di credito cooperativo, dall'altro questo fenomeno indicava eloquentemente la mancanza di alternative all'investimento del risparmio causata dalla stagnazione economica e dal forte freno imposto all'edilizia privata nel 1983, settore privilegiato del collocamento di denaro a Nettuno e traino dell'economia cittadina.
Cospicuo era l'incremento degli utili: 369 milioni nel 1980, 566 nel 1981, 768 nel 1982, 835 milioni nel 1983, 1.032 milioni nel 1984, 1.575 milioni nel 1985. L'apporto maggiore alla formazione degli utili andava ricercato nelle rendite del patrimonio della Cassa, cresciute parallelamente alla forte espansione della base patrimoniale avviatasi dalla fine degli anni 70: dai 172 milioni del 1978 ai 3.102 milioni del 1985.
2.3 La sistemazione degli impianti sportivi di S. Giacomo e la pubblicazione di una monografia sul pittore nettunese Andrea Sacchi
Copertina del libro su
Andrea Sacchi |
Questo poderoso consolidamento era non solo motivo di grande sicurezza ma portava anche a più ampie possibilità operative. Nel 1985, oltre al consueto sostegno alle iniziative culturali, religiose e socio-assistenziali, la Cassa finanziava due realizzazioni di elevato valore per il territorio: la sistemazione del complesso sportivo di San Giacomo e la pubblicazione, in collaborazione con il Comune di Nettuno, di un libro sulla vita e le opere del pittore rinascimentale nettunese Andrea Sacchi. Il primo dei due interventi, completava il complesso sportivo della Parrocchia di San Giacomo in via dei Tinozzi, con la costruzione di un edificio spogliatoio, la realizzazione di un campo di basket, e la collocazione dell'arredo generale. L'opera dotava finalmente di un luogo attrezzato per lo sport e il tempo libero un quartiere che pur avendo raggiunto grandi dimensioni era ancora privo di strutture per l'accoglienza, lo svago e la socializzazione dei giovani.
Scritto da Antonio d'Avossa, il volume su Andrea Sacchi era invece importante per il recupero di una parte tra le più significative del passato e quindi dell'identità della città di Nettuno.
>; Illustrandone l'opera pittorica, la pubblicazione su Sacchi svelava per molti nettunesi un valore culturale assoluto quanto ignoto, dando un significato diverso non solo al dipinto presso la chiesa di S. Francesco ma alla città intera, riconosciuta capace di dare i natali ad uno dei maggiori pittori del tardo Rinascimento italiano.
2.4 L'economìa locale nettunese e la Cassa Rurale negli anni '80. Alcune considerazioni sull'economia locale
La seconda metà degli anni '80 si apriva in Italia con la compiuta espressione di una nuova fase di crescita economica: aumento della produzione e della produttività, miglioramento dei capitali investiti, aumento della raccolta di rischio in borsa ed innovazione dei meccanismi finanziari. Progressi rilevanti erano stati conseguiti nella lotta all'inflazione, passata dal 21.2 del 1980 al 9.2% del 1985. Il ciclo di sviluppo era stato messo in moto soprattutto attraverso la modernizzazio-ne e la specializzazione nel settore tradizionale della produzione di beni di consumo finali e la sua forte apertura all'estero. Questo settore si caratterizzava e si contraddistingue ancora oggi per le imprese di piccole dimensioni concentrate in aree territoriali molto ben definite, in distretti industriali dotati - o in cui il sistema territoriale ne rende possibile la realizzazione - di infrastrutture e servizi sviluppati i(trasporti, telecomunicazioni, energia, centri di istruzione e formazione, sanità, servizi socio-culturali), con elevati tassi di diffusione delle innovazioni, una forte cooperazione e uno scambio intenso di personale qualificato. L'assenza di questi I elementi a Nettuno privava l'artigianato e la piccola impresa locale del tessuto connettivo attorno cui edificare la trasformazione e il decollo della produttività. Negli anni del rilancio economico italiano, Nettuno rimaneva così inchiodata soprattutto all'economia del piccolo commercio e dell'edilizia.
Mancava in quegli anni a Nettuno anche la propensione ad investire nei settori produttivi e la crescita del risparmio si orientava alla ricerca di forme di investimento ad alto reddito che determinavano un forte sviluppo dell'attività finanziaria, rappresentata in prevalenza dalla sottoscrizione di titoli di stato. Per effetto di questo sviluppo, si intensificava la concorrenza tra le banche e la tradizionale attività bancaria subiva una contrazione. Il mercato tradizionale della Cassa subiva una lieve flessione che suggeriva un mutamento di indirizzo gestionale maggiormente aperto ai prodotti finanziari e ai servizi. In quest'ottica, il Consiglio d'Amministrazione provvedeva nel 1987 all'aumento dell'organico, all'ammodernamento dei sistemi di automazione della contabilità e all'aggiornamento professionale del personale.
2.5 II finanziamento del restauro della Chiesa di S. Francesco
La Chiesa di San Francesco
dopo i lavori di restauro |
Sul versante dell'impegno per il territorio, era rilevante, sia dal punto di vista finanziario che da quello del valore culturale e civile, l'impegno di finanziare i lavori di restauro della chiesa di San Francesco preso nel 1988 su sollecitazione del Comune.
La chiesa, in realtà intitolata a S. Bartolomeo - già protettore del paese -, rappresenta uno dei maggiori beni della città, raccontandone la storia, con le sue modifiche e stratificazioni. Essa sorge sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato alla dea fortuna. La tradizione poi racconta che l'annesso convento dei Padri Conventuali venisse fondato nel 1223 da S. Francesco, di passaggio per Gaeta.
In origine la chiesa era a due navate e alcuni scritti attestano la presenza di due cappelle, la cappella degli Angeli e quella del Carmine. Altre informazioni sull'antica architettura sono desumibili dalla cronaca della visita apostolica del 1660: l'altare maggiore recava l'immagine della Madonna di Loreto con San Bartolomeo, San Giacomo di Compostela e San Francesco dipinta su tela da Andrea Sacchi tra il 1623-24; nella controfacciata si trovavano due affreschi di autore ignoto databili intorno alla fine del XV secolo, raffiguranti S. Antonio Abate e la Madonna del Melograno; il pavimento era ricoperto di lastre sepolcrali del '400 che ricordavano persone illustri, nobili del paese e forestieri di cui si ignora la storia. Nel 1876 la chiesa veniva acquisita dal Comune di Nettuno. In seguito, il tempo, ma soprattutto l'incuria, condannavano la chiesa al degrado, finché il Comune sollecitato dai Padri Conventuali, dava inizio alle procedure per la richiesta e l'affidamento di un progetto di restauro conservativo.
L'affresco della Madonna del Melograno
L'affresco raffigurante
Sant'Antonio Abate
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Il progetto, redatto dall'architetto Salvatore Nico-letti veniva approvato dal Comune e riceveva il benestare della Sovrintendenza ai Beni artistici e architettonici. La Cassa Rurale deliberava di finanziare i lavori per un importo di circa 400 milioni divisi in tre lotti e li appaltava nell'autunno del 1989. L'intervento riguardava la manutenzione e la tinteggiatura delle pareti esterne (operazione che in verità fu oggetto di alcune controversie), il risanamento degli intonaci interni, il restauro dell'altare della navata destra e del campanile, dei due affreschi quattrocenteschi e il dipinto a tempera su intonaco, di stile neogotico, realizzato, come abbiamo visto in precedenza, nel 1932 da Giuseppe Brovelli Soffredini, uno dei fondatori della Cassa Rurale di Nettuno.
Nello stesso anno prendeva il via anche una importante iniziativa per la valorizzazione e la promozione dello studio, con l'istituzione delle borse di studio per i figli dei soci. In realtà, questo indirizzo era da molti anni già perseguito con la collaborazione dell'amministrazione comunale che segnalava alla Cassa gli alunni meritevoli della città per l'assegnazione di borse di studio. Il nuovo orientamento accoglieva le aspettative manifestate dai soci permettendo di aumentare così anche la consistenza degli assegni in premio, in precedenza relativamente bassa a causa dell'elevato numero di erogazioni da assicurare.
2.6 L'acquisto e l'apertura della sede dì viale Matteotti
La politica di patrimonializzazione degli utili nella seconda metà degli anni '80, pur a fasi altalenanti e a ritmi meno intensi, aveva portato ad un ulteriore aumento della consistenza patrimoniale della Cassa. Come indicato dall'evoluzione dei dati sugli utili netti d'esercizio: 1.419 milioni nel 1986, 1.814 nel 1987, 1.511 nel 1988, 1.973 nel 1989. La solidità della Cassa permetteva finalmente, dopo quasi trent'anni di discussione sul tema, di acquistare la sede. Fondamentale era stata anche in questa decisione la necessità di avere una sede più ampia e funzionale per espandere le attività della Cassa e affrontare al meglio l'evoluzione del sistema bancario e del mercato finanziario e creditizio. Nel 1989 veniva così perfezionato l'acquisto dell'immobile in viale Matteotti, consistente in un piano terreno di circa 300 mq, un appartamento al primo piano di 1 70 mq e uno scantinato.
I lavori di ristrutturazione ed adeguamento procedevano veloci, di pari passo al rapido restauro della Chiesa di S. Francesco. L'inaugurazione della nuova sede veniva significativamente fatta coincidere con la riapertura al culto dell'antica chiesa di S. Bartolomeo, sabato 16 marzo 1991.
Il Presidente Lazzaro inaugura
la sede in via Matteotti |
La cerimonia per la fine dei lavori
di restauro alla Chiesa di San Francesco |
L'ingresso della sede in via Matteotti |
L'interno della sede attuale |
2.7 Nettuno alla svolta degli anni '90: brevi osservazioni per un bilancio
L'esercizio del 1990 chiudeva un decennio di notevole espansione della Cassa. Un dato su tutti illustrava sinteticamente lo sviluppo della cooperativa di credito nettunese: nel 1980 il patrimonio era pari a un miliardo e 78 milioni di lire, al 31-12-90 risultava di £ 12 miliardi e 392 milioni. L'affermazione della Cassa era avvenuta nel contesto di una nuova profonda trasformazione subita dalla società, dall'economia e dal territorio cittadini. La Cassa aveva agganciato la sua evoluzione all'espansione demografica ed urbanistica della città.
Soprattutto nella prima metà degli anni '80, la piena attuazione del Piano Regolatore Generale, con il completamento di numerose importanti infrastrutture, mutava in profondità il volto materiale del tessuto urbano. Importanti erano le opere di urbanizzazione delle case popolari di S. Barbara, di S. Giacomo e degli alloggi popolari della zona del Loricina e di via dell'Olmo, la costruzione della piazza davanti la chiesa di S. Anna a Cretarossa, il completamento delle opere di urbanizzazione della zona artigiana in località Caprioli, l'asfaltatura di numerose strade periferiche e la loro illuminazione, l'estensione della rete idrica e fognaria nelle zone d'espansione periferica. Significativo era pure il potenziamento degli impianti per lo sport e il tempo libero, come la costruzione del complesso poli-funzionale di S. Barbara (il palazzetto dello sport), il completamento del parco Loricina e nella stessa zona, la sistemazione e la copertura del campo di bocce comunale. La successiva gestione di queste importanti strutture tuttavia risulterà inadeguata e carente.
Tra il 1982 e l'85 erano stati costruiti tre quartieri di Piano di edilizia economica e popolare (legge 167) all'Acciarella, a via Grandi e a via Ravenna per un totale di 86.000 metri cubi di costruzioni. E nel 1988 veniva deliberato il piano di edilizia popolare per l'area di Seccia Pantani, attualmente in corso di completamento, con una cubatura di oltre 90.000 metri cubi per 1.148 abitanti previsti.
Continuavano gli importanti interventi per l'edilizia scolastica. Il completamento dei lavori delle nuove scuole medie di S. Giacomo, Cretarossa e S. Barbara e la sistemazione di altre scuole già esistenti, sviluppavano ed ammodernavano notevolmente il patrimonio delle scuole pubbliche, dando adeguata risposta alla crescita della popolazione in età scolare prodotta dallo sviluppo demografico della città.
Consistenti erano anche le iniziative per l'ampliamento del patrimonio comunale. Nel 1982, il Comune procedeva all'attuazione delle procedure di esproprio per l'acquisizione del Forte Sangallo. Successivamente veniva acquistato il complesso dei Padri Conventuali della Chiesa di S. Francesco da destinare a ostello per la Gioventù e a centro di servizi per la cultura e i giovani. Anche in questo caso, allo sforzo e al successo di patrimonializzazione non faceva seguito una gestione altrettanto efficace e un utilizzo razionale e produttivo.
La costruzione di via Ugo La Malfa |
Sul versante della viabilità va ricordata la realizzazione del tratto di circonvallazione da via Santa Maria a via Scipione Borghese: via Ugo La Malfa. Questa strada purtroppo fino ad oggi resta l'unico vero tratto realizzato di quella via a scorrimento veloce che rappresentava l'infrastruttura fondamentale del [ P.R.G. e uno degli elementi centrali dell'idea di sviluppo della città pensata dai progettisti del Piano.
Il tracciato della tangenziale risultava latamente parallelo al mare, staccandosi perpendicolarmente dalla Nettunense all'altezza delle Falasche per reinserirsi nella via Nettuno-Latina (via Acciarella) all'altezza del Poligono di Tiro. Esso comprendeva e raccordava alcuni tracciati preesistenti, in primo luogo via Armando Diaz. La tangenziale così, aggirava il centro urbano, e secondo il P.R.G., doveva essere l'attrezzatura fondamentale per risolvere tutti i complessi problemi di viabilità di Nettuno e allo stesso tempo riorganizzare i lembi scompaginati dell'abitato antico e nuovo. Scrivevano Samperi e Benedetti, progettisti del P.R.G., sulla relazione del piano stesso (Tavola 10, pp. 37-38): "Fine fondamentale della previsione di una struttura stradale esterna all'abitato, disposta parallelamente al mare, è ribaltare l'attuale caotica struttura urbana facente perno sul lungomare.
Il ribaltamento proposto sposta l'uso della struttura viaria da un prevalente collegamento di lungomare con risalite nell'entroterra, ad uno scorrimento di appoggio urbano esterno con strutture di discesa a mare disposte ad opportune distanze.
Questa previsione strutturale ridà di colpo, spazio e respiro a tutto l'organismo urbano liberando il Borgo Medievale e le espansioni tra questo e la sede ferroviaria di tutto il traffico di attraversamento e di connessione territoriale.
Dall'altra il sistema di scorrimento tangente ha permesso di riconnettere e dare senso alle attualmente degradate espansioni di S. Giacomo e di quelle contigue alla caserma di Polizia."
Gli ostacoli alla realizzazione della tangenziale cominciavano subito dopo l'adozione del Piano, quando il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici invitava il Comune a predisporre il tracciato più all'interno per evitare di tagliare in due l'area della caserma di Polizia, invito che diventava una condizione d'ufficio posta dalla Regione all'atto dell'approvazione del P.R.G. da parte della Giunta Regionale del Lazio nel 1973. In seguito le difficoltà finanziarie proprie della realizzazione di un'opera così onerosa, specifiche scelte di utilizzo e del territorio e la crescita poco controllata dell'edificato impediranno di procedere alla creazione della struttura portante del tessuto urbano e della viabilità su cui era stato progettato lo sviluppo urbanistico e socio-economico generale di Nettuno. Sugli impulsi dati dal Piano, dagli anni '80 ad oggi si sono moltiplicate le abitazioni, le attività economiche, i servizi, l'integrazione con Anzio; è cresciuta grandemente la popolazione residente e con essa è aumentato il traffico privato. Ma, proprio nel Piano, questi sviluppi dovevano verificarsi intorno ed attraverso la circonvallazione. Per questa ragione, la sua mancata costruzione ha pesato e pesa fortemente sulla vita e sull'efficienza complessiva di Nettuno. Al di là delle lacune precedentemente descritte, la città-funzione (funzionale ed efficace) cui il P.R.G. puntava, coordinando i provvedimenti e le direzioni impresse alle dinamiche economiche, edilizie e sociali non è sorta perché è stato impossibile costruire l'ossatura della città-forma, l'impalcatura del suo modello spaziale concreto, l'impianto primario della sua consistenza fisica.
La realizzazione del porto turistico, iniziata nel gennaio 1 984 e terminata con l'inaugurazione dell'agosto 1986, e il suo avvio avevano dato un discreto impulso all'occupazione e all'indotto economico sul territorio. A dire il vero, ciò era però avvenuto in misura senz'altro inferiore alle aspettative della popolazione e degli operatori economici locali, soprattutto in considerazione delle concessioni (di durata cinquantennale) fatte dal Demanio alla Società del gruppo FIAT Marina di Nettuno.
Anche in questo caso, a nostro parere, è stata condizionante la scarsa coerenza di quest'opera agli obiettivi e alle realizzazioni già in essere del P.R.G.. Il Piano, che peraltro puntava fortemente sullo sviluppo turistico della città, non contemplava affatto l'ampliamento del porto tra gli interventi per la crescita del turismo e non poteva quindi prevedere strutture e dinamiche di integrazione tra porto e città più funzionali e valide di quelle, molto scarse, oggi esistenti.
I lavori di costruzione del Porto Turistico 1984 - 1986 |
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