Negli anni che separano i due censimenti 1951-1961 la città era straordinariamente cresciuta nelle sue diverse dimensioni. Il censimento ISTAT della popolazione del 1961 indicava 18.620 residenti. Rispetto a 10 anni prima gli abitanti di Nettuno erano aumentati del 34%, a fronte di un già rilevante aumento medio nazionale della popolazione del 6.5%. Il dato sul notevole aumento delle abitazioni lo abbiamo esposto in precedenza, qui vorremmo invece evidenziare, anche per una successiva comparazione storica, l'elemento statistico delle stanze pro capite, un indice spesso usato per misurare lo sviluppo di un territorio e l'incidenza percentuale delle abitazioni non occupate sul totale degli alloggi.
Nel 1961 le stanze pro capite a Nettuno erano 1.1, praticamente pari alla media nazionale. Il dato della percentuale degli alloggi non occupati sul totale delle abitazioni si attestava invece sul 15.8%. Anch'esso un'incidenza nella media italiana che subirà nei decenni successivi un incremento superiore al 100%, un fenomeno di crescita abnorme di "seconde case" che ha caratterizzato marcatamente la trasformazione urbanistica e più in generale il profondo mutamento dell'identità cittadina dal '60 in poi.
Il ritardo culturale e formativo ancora cospicuo, a causa anche dell'assenza di istituti superiori pubblici nel territorio comunale, si manifestava con forza nella scarsa qualificazione professionale degli occupati e nei vistosi squilibri della struttura produttiva generale della città. Dai dati sul mondo del lavoro rilevati col censimento del 1961, infatti, spicca con enorme evidenza l'estremo sbilanciamento del sistema occupazionale nettunese verso il comparto dell'edilizia, capace di assorbire quasi un terzo della popolazione attiva (29.1%), contro la media provinciale e nazionale ferme rispettivamente al 16.1 e 14.2%. Altra costante storica della composizione percentuale delle attività economiche di Nettuno misurata in quel censimento era l'elevata incidenza degli impiegati nella pubblica amministrazione sul totale degli occupati, il 17.7%, più del doppio della media italiana (8.1%). Nella provincia di Roma, la quota percentuale di impiegati nel settore pubblico a Nettuno era seconda soltanto alla capitale, città dei ministeri e delle sedi nazionali di tutti gli enti pubblici. Così, due settori occupazionali, come l'edilizia e la pubblica amministrazione, caratteristicamente incapaci di sostenere il modello d'espansione e di sviluppo nel sistema economico che si profilava a partire dagli anni '60, assorbivano a Nettuno la metà della popolazione attiva. A questa singolare dilatazione, cui si accompagnava una quota ancora consistente di impiegati nell'agricoltura (21%) corrispondeva alla scarsa presenza dei servizi disponibili per la vendita, sia quelli tradizionali, come il commercio (8% contro il 12% provinciale e il 10.5% nazionale) e i trasporti, sia soprattutto i servizi più moderni, come il credito, le assicurazioni i servizi socio-culturali, le attività legali, tecniche, intellettuali e di consulenza, tutti ampiamente al di sotto della media provinciale e italiana. Largamente inferiore alla media italiana (24.7%) era anche la percentuale di occupati nell'industria (1 3.1).
Insomma una struttura produttiva che era partita con un forte handicap nella corsa alla trasformazione dell'economia italiana, verso l'industrializzazione e l'affermazione del terziario, contando su settori che avrebbero dato via via sempre minori contributi alla formazione del valore aggiunto; un'economia cittadina che si reggeva su rami di attività incapaci di generare movimenti di capitale durevoli e significativi.
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