La squadra edile che costruì la scuola Ennio Visca |
Nonostante le ferite profonde, la crisi e le difficoltà, Nettuno cresceva. Con una popolazione di quasi 14.000 abitanti (dati ISTAT - Censimento generale della popolazione, 4 novembre 1951), Nettuno già nel 1951 era uno tra i più grandi comuni della provincia di Roma e del Lazio intero. Era comunque soprattutto un grande centro agricolo, piuttosto arretrato culturalmente ed economicamente. Nell'intero comune vivevano solo 61 laureati, lo 0.5%, contro la media provinciale del 3%, quella regionale del 2% e quella nazionale dell'I %. Pochi erano anche i diplomati: 317, il 2.6%, a fronte del 7.2 provinciale, del 5.4 regionale e del 3.3 nazionale. A Nettuno, inoltre, viveva un 20.8% di popolazione senza nessun titolo di studio, priva della stessa licenza elementare, ed era presente una consistente percentuale -l'11.9% - di analfabeti.
Il basso tasso di istruzione, la particolare natura sociale e le radici storiche della popolazione si traducevano in un'economia antiquata, arcaica, e relativamente stagnante. In un periodo in cui cominciavano ad avvertirsi i primi segnali del decollo, del boom economico italiano, l'economia di Nettuno rimaneva legata a settori produttivi poco moderni e dinamici. Oltre il 32% della popolazione attiva era impegnato nel settore primario dell'agricoltura, della caccia e della pesca (queste ultime due realtà piuttosto piccole), mentre solo l'11% era impiegato nelle industrie, a differenza del 22% della media italiana. Quasi un quinto della popolazione attiva (19%), inoltre, era impiegato nella pubblica amministrazione, ambito economico poco significativo ai fini della crescita, contro la media nazionale del 9.3%. Rilevante era infine il dato della popolazione attiva nel settore delle costruzioni, il 21.8%, rispetto ad una media nazionale del 9%. Questo elemento, unitamente al calo dell'impiego in agricoltura, testimoniava il prepotente cambio di direzione generale dell'economia, della gestione del territorio, della stessa cultura nettunese: la proprietà fondiaria veniva rapidamente e disordinatamente frazionata, trasformata in lotti destinateli soltanto all'edificazione: Nettuno si avviava a diventare una "città del mattone".
3.1 II boom dell'edilizia e i dati sulle abitazioni: 1951-1961
Dal 1951 al 1961 il numero totale di abitazioni cresceva di oltre il 55%, un tasso poco al di sotto della eccezionale espansione urbanistica romana, contro ad esempio una crescita del "solo" 35% a Velletri. La situazione delle abitazioni nell'immediato dopoguerra rilevata dal censimento ISTAT 1951, testimoniava come Nettuno fosse ancora in quegli anni prevalentemente un comune rurale. Nemmeno un terzo delle 3.351 abitazioni nettunesi, infatti, aveva l'acqua potabile all'interno, contro quasi il 50% delle abitazioni di Anzio e l'81% delle abitazioni romane e solo il 12.1% annoverava un bagno (nel 78% delle abitazioni era presente solo la "latrina", nel 17% dei casi esterna). Il 20% delle abitazioni nettunesi, inoltre, non aveva ancora un impianto fisso di illuminazione elettrica, mentre la totalità era sprovvista di impianto fisso di gas per cucina (questo dato peraltro accomunava la gran parte dei comuni della provincia di Roma e dei comuni medio-piccoli italiani). |