Lire in vari tagli |
Quasi come a celebrarne religiosamente la rinascita, il Consiglio di Amministrazione della Cassa Rurale di Nettuno si riuniva la vigilia del Natale 1944, quando ancora la linea Cotica separava l'Italia liberata da quella tenuta in pugno dai nazifascisti, riprendendo le attività sospese con l'occupazione tedesca, lo sfollamento e lo sbarco alleato. Occorreva innanzitutto provvedere alla ricostruzione materiale e alla riorganizzazione della sede di via San Giovanni, parzialmente distrutta dalle mine tedesche, dai saccheggi durante lo sfollamento e dall'occupazione abusiva. Ancora il 31 marzo la questione della ristrutturazione della sede e del riordino delle funzioni della Cassa apriva la prima assemblea ordinaria del dopoguerra, ne parlava il presidente Dino Cavalli: "Se non si è potuto ricostruire la vita amministrativa e la parte contabile della Cassa Rurale, così non è stato però per il patrimonio sociale, poiché il Segretario ebbe la felice idea di portare sempre con sé i titoli che formano il patrimonio stesso e quanto altro costituiva valori.
[...] Qui è necessario additare alla vostra riconoscenza l'opera fattiva prodigata dal personale che ci ha affiancato nella lotta di ricostruzione, lotta che ancora si deve completare, poiché come voi tutti avete avuto modo di constatare l'ufficio funziona nell'abitazione del segretario e non nella sede sociale, perché si deve ancora completare dei mobili, riparare gli infissi rotti e provvedere a quelli asportati.
Il lavoro del consiglio dovrà essere lungo e tenace e per questo ne abbiamo preso impegno morale di fronte a Voi tutti e alla cittadinanza di Nettuno."
La Cassa Rurale, ripartiva, con il bilancio al 31 dicembre 1945, contando su un attivo di 1.656.871 lire, con quasi 67.000 lire in cassa, circa 466.000 di depositi presso altri istituti bancari, con oltre 670.000 lire di titoli di proprietà ripartiti tra titoli di stato e portafoglio ordinario. Per quanto riguarda il passivo: il capitale, costituito dalle quote sociali, era di 1.660 lire, mentre il complesso dei depositi arrivava a poco più di 1.350.000 lire, valore corrispondente, secondo i dati ISTAT, a circa 56 milioni di lire del 1991. Era quindi una realtà piuttosto piccola, ma ricca di vigore ideale e di intraprendenza pratica, come è dimostrato dai suoi sviluppi futuri.
Per quanto riguarda le perdite, ci sembra interessante rilevare le 10.400 lire per stipendi e paghe ai due unici dipendenti. La Cassa Rurale, inoltre, era proprie-taria della sede, all'epoca stimata - dopo i danneggiamenti della guerra - in lire 100.000, non aveva crediti in sofferenza, non aveva contratto mutui, non possedeva conti correnti attivi presso altri istituti e non aveva mercé in magazzino. Il sodalizio contava 157 soci.
La prima assemblea ordinaria del dopoguerra stabiliva:
a) che il prestito ai soci fosse elevato a 20.000 lire;
b) che il saggio di interesse attivo fosse del 12%;
c) che il saggio di interesse passivo fosse del 2% sui conti correnti e del 2,50%
con il vincolo ad un anno; d) che il prestito da contrarsi dalla società in caso di bisogno fosse di lire
500.000.
In relazione poi alla nuova ammissione dei soci l'Assemblea stabiliva, con votazione unanime, che i figli dei soci che entravano a far parte della società in sostituzione del genitore defunto pagassero 150 lire per il fondo di riserva e per gli altri 500 lire, oltre alla quota sociale di 10 lire.
Altra sfida enorme che occupava la popolazione e l'economia nettunese del dopoguerra, come quella italiana, era l'inflazione galoppante. Il potere di acquisto della lira si era ridotto spaventosamente: quasi dimezzatesi dal 1941 al 1943, ridottosi a circa un quinto nell'anno successivo, dal 1944 al 1945 il valore della lira si dimezzava ulteriormente, dal '45 al '47; infine il potere d'acquisto della lira si riduceva ancora di metà, per poi stabilizzarsi. I prezzi al consumo erano decuplicati rispetto a quelli del periodo precedente allo sbarco, gonfiati dalla penuria di beni, dal dissesto finanziario dello sbandato stato italiano, dal blocco della produzione e degli scambi, dalla poco accorta diffusione delle AMLire da parte degli Alleati nei territori liberati. Nel 1947, occorrevano quasi 400 lire per comprare ciò che nel '39 ne costava 10. L'inflazione si accaniva con la stessa spietata intensità con i prezzi dei beni di consumo alimentare: generi di prima necessità come il grano e il riso nei due anni dopo l'armistizio erano aumentati quasi del 200%. A titolo informativo e come nota curiosa facciamo presente che la Cassa Rurale deliberava nei tre anni dopo la guerra una serie di aumenti per il caroviveri in favore dei suoi due dipendenti. L'aumento più consistente era quello del giugno 1948 che portava lo stipendio mensile del segretario cassiere da 1.700 a 2.500 lire e quello del bidello da 300 a 500 lire.
In questo frangente, la Cassa Rurale veniva percepita da molti come lo strumento più efficace ed affidabile per uscire dalla crisi e migliorare le condizioni materiali di vita e di lavoro. Essa attraeva in virtù degli ideali mutualisti e cooperativistici che lo animavano, per la sua capacità di andare incontro ai più minuti problemi economici della popolazione, per la solidarietà con la quale i soci affrontavano insieme e concretamente ed autonomamente, un comune complesso di questioni materiali e morali. A testimonianza della fiducia nella durevole istituzione cooperativa nettu-nese, dal 1946 al 1947, il sodalizio passava da 157 a 197 soci, con un aumento annuo del 26%, in percentuale uno dei più rilevanti della sua intera storia.
Nella ricorrenza del terzo anniversario della Liberazione, l'Assemblea generale ordinaria rinnovava le cariche sociali. Di-nò Cavalli, diventato direttore, viene sostituito da Giuseppe Vari, da anni vice-presidente. Decadevano dalla carica anche Romano D'Annibale e il defunto Giuseppe Picchioni, il primo veniva riconfermato, entravano nel consiglio Giovanni Monaco e Francesco Cibati.
Nel 1948, inoltre, la Cassa Rurale prendeva il suo primo provvedimento dal dopoguerra - in favore della popolazione del territorio: versava, su invito del sindaco di Nettuno, 1.000 lire come contributo al "fondo nazionale di soccorso invernale per i disoccupati" istituito dal governo italiano. Sulla stessa linea, l'anno successivo, il consiglio di amministrazione deliberava, su richiesta del parroco del Sacro Cuore, la concessione di un sussidio di 3.000 lire per la costruzione dell'oratorio "onde raccogliere i bambini togliendoli dai pericoli della strada". Altro intervento di sostegno al territorio e alla cultura nettunese da segnalare era quello dell'assegnazione di 2.000 lire alla Banda cittadina "A. Castellani", deliberata nel marzo 1950, per l'acquisto di nuovi strumenti.
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