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UNA REGINA SEDUTA SUL MARE
di ALBERTO SULPIZI

 

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01 PESCANDO NELLA STORIA - 02 LA CARTOLINA - 03 NETTUNO IN CARTOLINA - 04 IL BORGO - 05 IL DIO NETTUNO, PIAZZA MAZZINI ...LE ALTRE PIAZZE - 06 IL FORTE SANGALLO - TORRE ASTURA - 07 IL MUNICIPIO E LA PASSEGGIATA - 08 LA COSTA, LE SPIAGGE E I VILLINI - 09 LEGGERE, SCRIVERE E FAR DI CONTO - 10 TRASPORTI - 11 MILITARIA - 12 FEDE E TRADIZIONE - 13 PLATEA IN PIEDI - 14 LA POSTA 15 RISTORANTI ED HOTEL - 16 LA NEVICATA DEL ‘56 - 17 QUARTIERI, FRAZIONI, PERIFERIE - 18 I GEMELLAGGI 19 MISCELLANEA - IL DIALETTO NETTUNESE - VOCABOLARIO NETTUNESE-ITALIANO

 

14 - LA POSTA

La tradizione è una bellezza da conservare
non un mazzo di catene per legarci.
Ezra Pound

 

 

Nel medio evo si hanno scarse notizie circa l’efficacia dei trasporti postali, poiché i mittenti ricorrono a portatori occasionali, più spesso a piedi che a cavallo, i quali eseguono l’incarico secondo possibilità.
Nel 1300, segnala Pasquale Vasio nell’opera “Il Postiglione” (Editalia), Giovanni Villani si stupisce che un messaggio arrivi in soli 11 giorni dal conclave di Bologna a Parigi per mezzo di corrieri di mercanti.
Nel Quattrocento i corrieri del Fondaco dei Tedeschi a Venezia, viaggiando a cavallo, giungono in quattro giorni a Norimberga alla media di 125 chilometri al giorno.
Agli inizi del Cinquecento in Europa abbiamo, per esigenze politiche, una prima regolamentazione oraria dei trasporti postali.
In Italia, non esistono prescrizioni tassative. Chi ha corrieri propri riesce ad ottenere servizi solleciti: nel 1513 la notizia dell’elezione di Leone X viene portata a Firenze dalla Curia Romana, tramite un corriere in dieci ore, alla velocità media di trenta chilometri l’ora.
Nel 1522 l’annuncio della Consacrazione di Adriano VI, già precettore di Carlo V, giunge all’imperatore che si trova a Trento in sole 50 ore (300 km/giorno). Se non si hanno a disposizione corrieri speciali si sopporta che i trasporti siano lenti e incostanti.
Dalla corrispondenza di Machiavelli con la Signoria di Firenze, si desume che una lettera da Roma a Firenze impieghi circa 5 giorni, ma in seguito le cose migliorano soprattutto nei territori imperiali austriaci che impongono un rigoroso impiego del tempo in ciascuna fase del viaggio della posta, considerando che i corrieri conducono i cavalli al trotto anziché al galoppo a causa del peso dei sacchi postali.
In Italia i corrieri impiegano partendo da Milano, circa dieci ore per Torino, venti per Bologna, due giorni e mezzo d’estate e tre e mezzo d’inverno per Roma, dieci giorni per la Spagna. E’ celebre per la sua eccezionalità, la celerità dei corrieri americani addetti al servizio Pony Express che coprono in dieci giorni un percorso di 3200 chilometri.
Con l’impiego delle carrozze postali si sviluppano i viaggi delle persone ma a scapito della velocità di trasporto della corrispondenza che si riduce ad una media fra il messo a piedi ed i corrieri a cavallo.
In Francia, un decreto del 1623 ordina che i cocchi coprano la distanza di 9 leghe, circa 35 km al giorno d’estate e di 8 leghe d’inverno.
Alla fine del Settecento, la velocità delle corriere postali non supera i 6 km l’ora. Nel 1786 Goethe, viaggiando nel nostro paese, si compiace d’aver percorso in 39 ore più di 24 miglia tedesche alla media di cinque km l’ora.
In Italia, la corriera che nel 1805 impiega 12 giorni per andare da Roma a Milano, nel 1848 copre lo stesso percorso in soli 4 giorni.
Da segnalare che la durata dei viaggi è sempre sensibilmente inferiore al tempo di consegna di una lettera, infatti nell’Itinerario Italiano Vallardi del 1816 si segnala che fra Roma e Recanati, per esempio, la distanza è percorsa in diligenza in 32 ore mentre le lettere giungono solo dopo tre giorni.
Bisogna tener conto che nelle tabelle di marcia delle diligenze non è compreso il tempo occorrente per il cambio dei cavalli e per il ristoro dei viaggiatori, né per l’attraversamento dei centri urbani, né del tempo impiegato dagli uffici postali di transito per le timbrature, che non sono poche. Infine c’è da segnalare che le diligenze, come già i corrieri a cavallo, viaggiano solo una o due volte la settimana, perciò la perdita d’una corsa provoca una giacenza più o meno lunga della corrispondenza nell’ufficio postale.
Se c’è l’interesse a rispondere sollecitamente, si scrive in fretta la risposta ad un biglietto appena ricevuto onde non perdere la partenza della diligenza di ritorno.

A tal proposito scrive il Foscolo da Pavia ad Ugo Brunetti di Verona: “Scrivo rapidamente perché oragiunse la posta e fra mezz’ora parte…” Niente di nuovo sotto il sole, Cicerone infatti si lagna dall’esser costretto a buttar giù una risposta breve perchè sente alla porta lo schiavo smanioso di ripartire.
Sul finire del Settecento, riporta il cav. Angelo dei Marchesi Costaguti, tenente di marina al servizio di Sua Santità il Sommo Pontefice nel Portolano della spiaggia romana nel mare Mediterraneo dell’anno 1797, che a Nettuno: la posta delle lettere parte da questo paese per un postino particolare il giovedì a 15 ore e arrivano le lettere da Roma la domenica circa le ore 21. Inoltre, dall’esame di una cartina di Nettuno presente nel Portolano (carta 148, v.), si può desumere della presenza di una bottega con posta delle lettere nell’odierna piazza G. Marconi, tra il numero civico 6/8 dove attualmente si trovano una piccola boutique e la trattoria “Al Borgo Antico” di Carla Sacchi, davanti la chiesa di San Giovanni.
Alla fine dell’ottocento a Nettuno, da materiale presente nel mio archivio, si può arguire che la consegna della posta è impeccabile: una lettera spedita dal Comune di Nettuno a quello di Jenne, parte il 7 marzo 1876 ed arriva il giorno otto, una cartolina postale scritta dalla farmacia Orsenigo l’8 dicembre 1891 giunge la sera stessa alle ore nove al destinatario Don Wenceslao Cordeschi a Roma (non è un’eccezione, infatti una lettera partita da Civitavecchia il 16 febbraio 1871 giunge la sera stessa a Corneto) ed infine una lettera del presidente dell’Università Agraria di Nettuno, Augusto D’Andrea, spedita il 22 ottobre 1897 giunge al sindaco di Acuto (Roma) il giorno ventitré.
Sia nel corso del Settecento che in tutto l’Ottocento, le località minori non dotate espressamente di ufficio adibito alla posta delle lettere, si appoggiano alla posta dei cavalli ovvero ad osterie e locande.
In quest’ultimo caso le lettere raccolte sono inviate all’ufficio postale da cui la località dipende territorialmente, qui vengono timbrate e fatte proseguire fino a destinazione.
Il trasporto è affidato a persone scelte (corriere, staffetta, procaccia) che debbono avere determinate caratteristiche: ottimo cavaliere e con una salute di ferro, coraggioso, fidato ed onesto. Portano spesso lettere importanti, somme di danaro, cavalcano per giorni in ogni stagione e tempo, rispettano una tabella di marcia per il controllo della quale sono muniti di un documento sul quale sono indicati luogo, data, ora di partenza e le diverse poste per le quali passare prima di giungere a destinazione.
Arrivando ad una stazione si annunciano al suono della cornetta, scendono da cavallo, fanno firmare il documento dal Mastro, si riposano, cambiano cavallo e ripartono.
Questa è per anni e in diverse forme per secoli, la vita del messaggero portatore di notizie, antenato dei nostri attuali portalettere. Un solo elemento in tanti secoli di storia non cambia mai: il cavallo, il perno di questo servizio fino all’avvento del treno e delle macchine.
Con la costituzione del Regno d’Italia, Nettuno ha il suo Ufficio Postale sistemato all’interno del Palazzo del Comando - Presidio militare, in via Vittorio Emanuele III, insieme all’Ufficio Telegrafico di fronte al Caffè (ovviamente) della Posta (sorto a cavallo fra otto e novecento nei locali di una ex stalla adibita a rimessa per diligenza primo proprietario Adolfo Cerè) e vicino all’Albergo della Posta di Zeno Patrizi. Dai timbri riscontrabili su lettere in partenza da Nettuno: quello in cartella con la scritta “Nettuno”, del tipo distribuito alle stazioni ferroviarie, conosciuto dal giugno 1871 ad agosto 1872 ed il numerale a punti prima ed a sbarre successivamente (Nettuno ha il numerale 176), possiamo supporre che esso è probabilmente in funzione dal 1° agosto 1872 (anche se da delibere del Consiglio Comunale sembrerebbe dal 1874).
Da una ricerca condotta sugli Atti Consigliari del Comune di Nettuno a partire dal 1860 in avanti dall’ Associazione Culturale il Tridente, possiamo desumere che nel 1863 l’Ufficio Postale di Albano, con un suo postiglione, ha cura di consegnare le lettere al comune di Nettuno e di Anzio. I due comuni dal marzo 1864 convengono con Giovanni Bachille, proprietario della diligenza, previo assegno mensile di scudi cinque, di fare periodicamente dei viaggi alla Cecchina per il trasporto delle corrispondenze dei due paesi. Dal novembre 1867 l’adunanza del Consiglio “sulla scelta del Postiglione e sua sicurtà” approva per conduttore delle corrispondenze tale Paolo Tricoli e per la sua sicurtà Vincenzo Colozzi.

Il 10 giugno 1872 il Sindaco fa leggere all’adunanza un dispaccio della Direzione Provinciale delle Poste (n°6013 del 7 giugno) con cui si partecipa che la Direzione sarebbe disposta ad istituire nel Comune un Ufficio Postale di seconda classe e di affidarne la reggenza all’ attuale Distributore Giovanni Nardocci; la sede è nei locali del sig. Luigi Turchi ove si trova anche il Quartiere della Guardia Nazionale.
Nel 1877 il Comune di Nettuno stabilisce che il trasporto delle corrispondenze epistolari deve avvenire “con legno sicuro, decente e condotto da uomo onesto, le partenze da Nettuno devono aver luogo tutti i giorni ed il legno postale trovarsi alla stazione di Albano in coincidenza col treno che arriva in Roma alle ore 6 antimeridiane, con a scorta due Reali Carabinieri nei posti di serpa (sedile della diligenza destinato al cocchiere).
Con l’anno 1878 si stabilisce il compenso annuo per il Postiglione in lire 1400 con l’obbligo di tenere un Ufficio in luogo decente e possibilmente sulla piazza dell’Indipendenza per staccare i biglietti ella Diligenza per comodo dei passeggeri.
Il 19 ottobre 1878 il Consiglio approva l’aumento di lire 200 annue al Postiglione Francesco D’Andrea con l’obbligo di tenere un Ufficio in piazza per la distribuzione dei biglietti ai viaggiatori.
Il postiglione Francesco D’Andrea verrà confermato fino al dicembre 1882; dovrà effettuare la partenza da Nettuno una volta al giorno nel corso dell’anno, eccetto che dal 15 aprile al 15 settembre in cui le corse saranno due, una antimeridiana, l’altra pomeridiana e trovarsi ad Albano in coincidenza con quei treni destinati dall’Amministrazione delle Poste per le corrispondenze.
Il Comune si riserva però, il diritto di annullare la convenzione col D’Andrea nel caso venga attuato un mezzo più celere di trasporto (quello ferroviario entrerà in funzione nel 1884). Da una delibera del Consiglio del 4 giugno 1894 “Sulle modifiche al Bilancio preventivo” dello stesso anno si può desumere, in contrasto con altre fonti, l’istituzione dell’Ufficio Postale in Nettuno nel 1874, infatti: “…la spesa per l’Ufficio Postale e Telegrafico, rinnovata fino dalla istituzione, in Nettuno di tale Ufficio, vale a dire dal 1874, che non trattasi di spesa nuova, ma antica…” Il titolare dell’ufficio telegrafico e postale è il sig. Mariano Trafelli che peraltro disimpegna anche l’Ufficio di Presidente della locale Congregazione di Carità e di vice Giudice Conciliatore.
In precedenza, nello Stato Pontificio, è presente l’Ufficio solo di Anzio attivo dal 1859, primo anno d’uso. Nel periodo napoleonico, Anzio dal punto di vista postale dipende prima da Velletri, in seguito da Albano: infatti le lettere spedite da Anzio, vengono annullate dalla direzione di Albano; del 1812 è noto un Bollo in franchigia con la scritta “Le Command. D’Artill.à Port d’Anzio”.
Ci ricorda il Blasimme (cfr. Anzio e Nettuno - Un secolo e mezzo di pubblici trasporti terrestri) che nel 1832, negli annali dello Stato Pontificio è memoria dell’esistenza d’un servizio bi-trisettimanale con diligenza a tre cavalli - pel trasporto di persone, bagagli e messaggerie - in partenza, da Roma, via Bocca del Leone ed in arrivo al pomeriggio a Porto d’Anzio (fino al 1857, parte integrante del Comune di Nettuno), in coincidenza col battello da e per Napoli.
Recentemente è passata in asta una lettera disinfettata, spedita nel 1849, in periodo di Repubblica Romana, scritta a mano e diretta da Nettuno – Forte Sangallo - (Servizio sanitario Marittimo) alle Autorità Sanitarie di Porto d’Anzio.
Similmente un’altra lettera disinfettata del Servizio Sanitario Marittimo va da Torre Astura a Porto d’Anzio, presso le Autorità Sanitarie il 17 gennaio 1849, quattro giorni prima delle elezioni a suffragio diretto ed universale indette per il 21 gennaio e ventitre giorni prima della proclamazione della seconda repubblica ad opera di Mazzini, Armellini e Saffi.
Si conoscono lettere da Porto d’ Anzio, specialmente nel 1854, con la data di partenza scritta a penna sul francobollo, senza altra indicazione. Sempre recentemente in asta è stata aggiudicata una lettera della Pontificia Delegazione Apostolica di Civitavecchia al Commissario di sanità di Porto d’Anzio nel 1868.
Dal 1859 al 1870 è presente il bollo di franchigia del Distributore Postale di Anzio, usato anche come bollo di Collettoria (Ufficio secondario o ausiliario dell’Amministrazione postale per la raccolta della posta) fra il 1870 ed il 1872. Dal primo settembre 1872 è in funzione l’ufficio postale di Anzio col numerale 216.

Nel periodo che va dal 1930 al 1940, l’Ufficio Postale di Nettuno si sposta dal Palazzo del Presidio solo di pochi metri, sull’attuale via Gramsci all’altezza del negozio “Capriccio”, quindi negli anni cinquanta è per un breve periodo presso Palazzo Enzoli dove ora è la sede di alcune associazioni combattentistiche e d’arma.
A cavallo poi della fine degli anni cinquanta ed i primi anni sessanta (probabilmente nel 1957 stando alla testimonianza di Silvano Casaldi in “Nettuno, come eravamo…”), sorge una nuova costruzione con cui l’Ufficio Postale sarà ubicato nell’attuale edificio presso piazza San Francesco ed attualmente, con la crescita del paese e della popolazione, arricchito delle succursali di via della Liberazione e di via Gardena.

 

 

 


Foto di una antica cassetta per le lettere di Nettuno

 

 


Una lettera spedita da Nettuno nel 1525

 

 

Lo Zeppelin sorvola Nettuno

Ferdinando von Zeppelin (1838–1917), ingegnere tedesco, è nel 1895, l’inventore e costruttore in proprio dei dirigibili rigidi, detti appunto Zeppelin.
Si tratta di un tipo di aeronave diversa da altre non rigide tipo mongolfiere. L’impresa creata dal conte von Zeppelin costruisce, fino al 1938, 119 dirigibili ed egli è anche il fondatore della prima compagnia aerea commerciale di base a Friedrichshafen, anche se l’apice del successo viene raggiunto dopo la morte dell’anziano conte, nel 1917, al quale succede Hugo Eckener, abile capitano di dirigibili ed autentico mago nella pubblicità e propaganda.
Il successo è enorme. I viaggi comprendono rotte a lunga distanza dalla Germania agli Stati Uniti ed al Sud-America.
Il dirigibile di maggior successo è l’LZ 127 “Graf Zeppelin” che percorre un milione e mezzo di chilometri di navigazione, compresa una circumnavigazione del globo.
La storia degli Zeppelin è inoltre di notevole interesse anche per l’uso militare che se ne fa durante la prima guerra mondiale oltre che per l’uso civile, nonchè per i collezionisti di francobolli: trasportano infatti, dal 1909 al 1939, la corrispondenza nei voli internazionali, ricercata dagli appassionati filatelici.
Dopo le memorabili crociere Nord America (1928), Oriente e Mediterraneo (1929), il dirigibile Graf Zeppelin effettua nel maggio del 1933 un breve viaggio noto come Romfahrt, in Italia, che riesce a tener accesa l’attenzione dell’opinione pubblica su questo mezzo di trasporto usato anche con finalità propagandistiche, accentuate dalla presenza a Roma del ministro della Propaganda del Reich, Goebbels.
In precedenza, il dirigibile Zeppelin ha sorvolato Roma, ma solo in quest’ultimo volo atterra per la prima volta nell’Urbe.
Grazie ad un esauriente articolo dello studioso Flavio Riccitelli, il dirigibile LZ.127 “Graf Zeppelin” in Italia pubblicato nel catalogo della mostra Romaer 2005 possiamo trarre le seguenti notizie: il dirigibile parte il 29 maggio 1933, da Friedrichshafen, iniziando il suo 303° viaggio, meta l’Italia.
Ad una velocità di 120 km all’ora, sorvola Basilea verso le due del mattino. Quindi la Francia: Avignone, Marsiglia e lungo la costa Nizza, Montecarlo e di seguito in Italia su Sanremo, Genova, Portofino, Pisa.
Alle 12,20 lo Zeppelin, ad una quota di 200, metri lascia cadere due sacchi di corrispondenza su Livorno, quindi prosegue per Santa Marinella, per la Campagna Romana ed infine è su Roma verso le 16,30.
Sorvola la città per trenta minuti ed atterra alle ore 17,00 all’aeroporto di Ciampino, atteso dal re e dalle più alte cariche dello stato.
Intanto dall’ufficio postale del dirigibile viene consegnata la posta, eccezion fatta per quella destinata al lancio su Napoli e ritirata quella in partenza, quindi giro circolare su Roma.
Nella serata, il Graf Zeppelin riprende il viaggio verso Napoli per sorvolarla ed effettuare un secondo lancio di corrispondenza ma, in ritardo sulla tabella di marcia, il comandante Lehmann decide di invertire la rotta per far ritorno in Germania. Il previsto lancio postale viene effettuato su Nettuno.
Se si tiene conto del grande interesse filatelico di questo viaggio presso i collezionisti, si comprende il notevole quantitativo di posta inviata, anche da paesi lontani, verso Roma e la loro difficile catalogazione: volo di andata, volo circolare su Roma e volo di ritorno. Per quel che riguarda il solo lancio postale su Nettuno, possiamo dire che a Roma viene presa in consegna la corrispondenza destinata al lancio su Napoli, proveniente dall’ Italia e da paesi dell’area italiana.
Il lancio non viene effettuato su Napoli bensì su Nettuno, causa il sopraggiungere dell’oscurità ed il ritardo accumulato sulla tabella di marcia dal dirigibile.
Il comandante, dopo aver effettuato il lancio su Nettuno dove viene raccolta la corrispondenza che con un automezzo viene trasportata a Napoli e quindi timbrata in arrivo con l’annullo Napoli/30.5.33 XI-/ POSTA AEREA ZEPPELIN, predisposto per l’occasione, fa ritorno a Friedrichshafen.
Pur brevissimo, il viaggio a Roma del dirigibile riveste particolare importanza nell’universo della posta Zeppelin. Si produce infatti una vasta quantità e varietà di documenti filatelici. Atterra per la prima vola in Italia con grande attenzione dell’opinione pubblica mondiale tanto che in nessun precedente viaggio lo Zeppelin viene ricordato con l’emissione di così tanti francobolli: ben 33, in un anno peraltro denso di avvenimenti aviatori nel nostro paese.

 

 


Cartolina del Graf Zeppelin

 

 


Cartolina Barattoni, anni trenta: nell’alba del suo volo sopra il forte Sangallo

 

 


Nettuno, cartolina animatissima di via Vittorio Emanuele e palazzo delle RR. Poste

 


 

AUTORIZZAZIONE PER LA PUBBLICAZIONE
E' STATA CONCESSA DALL'AUTORE
ALBERTO SULPIZI

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