100libripernettuno.it

 



 

UNA REGINA SEDUTA SUL MARE
di ALBERTO SULPIZI

 

HOME - OPERE - SFOGLIA IL LIBRO

01 PESCANDO NELLA STORIA - 02 LA CARTOLINA - 03 NETTUNO IN CARTOLINA - 04 IL BORGO - 05 IL DIO NETTUNO, PIAZZA MAZZINI ...LE ALTRE PIAZZE - 06 IL FORTE SANGALLO - TORRE ASTURA - 07 IL MUNICIPIO E LA PASSEGGIATA - 08 LA COSTA, LE SPIAGGE E I VILLINI - 09 LEGGERE, SCRIVERE E FAR DI CONTO - 10 TRASPORTI - 11 MILITARIA - 12 FEDE E TRADIZIONE - 13 PLATEA IN PIEDI - 14 LA POSTA 15 RISTORANTI ED HOTEL - 16 LA NEVICATA DEL ‘56 - 17 QUARTIERI, FRAZIONI, PERIFERIE - 18 I GEMELLAGGI 19 MISCELLANEA - IL DIALETTO NETTUNESE - VOCABOLARIO NETTUNESE-ITALIANO

 

06 - IL FORTE SANGALLO - TORRE ASTURA

 

Amo la vita semplice delle cose
Sergio Corazzini

 

Il forte Sangallo è un simbolo fortemente rappresentativo della città, essendo uno dei monumenti meglio conservati e più antichi dell’intero territorio, oltre un magnifico esempio di fortificazione difensiva militare del litorale laziale. Difende Nettuno, all’epoca considerata granaio del Lazio, dagli assalti per mare, collocandosi in un sistema difensivo ben articolato che unisce le torri litoranee, dalla rocca di Ostia a Tor San Lorenzo, da Torre d’Anzio fino a Torre Astura. Il forte Sangallo viene costruito per volere di Alessandro VI Borgia, su progetto di Giuliano Giamberti ed eseguito da suo fratello Antonio da Sangallo. Nessun documento certo attesta la paternità dell’opera, ma molti indizi convergono ad indicare nella figura di Antonio da Sangallo il Vecchio l’artefice del progetto della fortezza. Gli architetti da Sangallo, notoriamente si aiutano a vicenda, Giuliano istruisce Antonio, suo fratello minore e ambedue tirano su l’altro Antonio, il nipote, detto il giovane (Leonardo Faraone, 2005).
Secondo il Rocchi, indipendentemente dal fatto che i disegni di Giuliano si riferiscano a studi di massima e che vi sia scarsa somiglianza tra essi e il disegno del forte di Nettuno, le precedenti esperienze di Antonio, come la fortezza di Civitacastellana, 1497, bastano a designarlo come unico artefice dell’opera. La fortezza viene terminata nel 1503, come testimonia la visita del giorno 11 maggio fatta dal papa e dal duca Valentino: “Questa mattina avanti zorno el pontefice con el duca sono montati a cavallo et andati verso Nettuno, terra dei Colonnesi, et staranno fora fino a marti proximo”, secondo il dispaccio dell’ambasciatore veneziano Antonio Giustinian.
Nel forte Sangallo,dal lato mare, spicca il corpo a tre piani destinato originariamente ad appartamento papale, lato strada, vi è l’ingresso con ponte levatoio. Il mastio in origine è distribuito su due livelli, la posizione decentrata ha suggerito, in tempi recenti, l’ipotesi molto interessante di una sua possibile preesistenza come torre di vedetta, inserita tra le torri di Astura e Capo d’Anzio (Cesare Puccillo, 1990).
Alla morte di Alessandro VI, il forte va ai Colonna, che in seguito ne subiscono la confisca, passando nelle mani di Paolo IV che nel 1556 ne fa dono ai Carafa.
A seguito della guerra fra Stato Pontificio e Spagna, fra il 1560 ed il 1563, torna nuovamente sotto il controllo dei Colonna che nel 1564 lo restaurano. Il 23 settembre del 1594, sotto il pontificato di Clemente VIII, per i debiti contratti a causa delle campagne militari, Marcantonio Colonna III e sua nonna Felicia Orsini vendono il Territorio di Nettuno, Anzio ed Astura alla Camera Apostolica.
Sotto il papato di Paolo V, 1605 – 1621, nel forte vengono effettuati importanti lavori: viene sostituita la copertura del mastio con un tetto a falde spioventi e abbassato il livello del fossato lungo il perimetro delle mura, nonché risanate le stanze del castellano e realizzate nuove porte e finestre, rientrato tra i possedimenti della Camera Apostolica diviene una importante difesa litoranea dello Stato Pontificio.
Annesso al governo italiano nel 1870, viene nuovamente ristrutturato nel 1876 e visitato da Giuseppe Garibaldi.
In seguito, caduto in rovina, invaso dai rovi e quasi inabitabile, viene acquistato da un farmacista per circa quaranta mila lire, quindi nel 1920, diviene proprietà del barone Alberto Fassini Camossi che lo fa rimodernare perdendo la sua caratteristica di presidio militare e divenendo, per opera dell’architetto Busiri Vici, una lussuosa abitazione.
La trasformazione comporta l’alterazione di numerosi ambienti e dei portici del cortile, oltre la creazione di un giardino nell’area dell’antico fossato.
Il 25 luglio 1925 vi viene stipulata, alla presenza di S.E. Benito Mussolini, la Convenzione fra Italia e Jugoslavia diretta a regolare le condizioni degli italiani in Dalmazia.
Benito Mussolini, dal racconto di Giuseppe Carnabuci, uomo di fiducia del barone, factotum ed addetto alle cucine, che in seguito, pensionato, vivrà a Nettuno facendo il pescatore dilettante per passione, frequenta spesso il castello nel corso degli anni trenta, ospite del barone Fassini, incontrandovi personalità di spicco (Stimson, Sottosegretario di Stato americano), reali (la Regina Maria e la Principessa Ileana di Romania), letterati (tra cui Trilussa, che incantava gli ospiti con le sue poesie), ha l’abitudine di mangiare brodo cucinato con solo ali di pollo, quindi più leggero, per non aggravare una fastidiosa gastrite.
Nel 1938 passa di proprietà alla principessa Enrichetta Barberini – Frankestein e ancora oggi l’ospedale di Nettuno conserva il nome Barberini, in memoria del figlio della principessa, Urbano, scomparso nel periodo della permanenza a Nettuno. La famiglia terrà il castello per tre anni per poi venderlo ad un industriale di macchine agricole nel 1942, mentre sul successivo passaggio di proprietà avvenuto nel 1960 a favore di una casa cinematografica, la Dear Film, meglio sorvolare.
Acquisito al patrimonio comunale nel 1988, ospita al suo interno l’Antiquarium, con numerosi reperti archeologici raccolti nel territorio ed il Museo dello Sbarco con documenti e materiale bellico rinvenuto nelle zone delle operazioni di guerra. Interventi di restauro effettuati recentemente ne consentono l’utilizzo per convegni e manifestazioni culturali.

 

TORRE ASTURA

E’ tradizione che il nome Astura derivi dall’uccello selvaggio Astore, ma più probabilmente ha origini greche: Plutarco chiama la località Astira, Stradone nomina il fiume Stiras, Plinio descrive il sito come un’isola, Astura insula, colonia di Anzio. Nella tavola Peutingeriana, Astura viene citata come una stazione lungo la via Appia.
Ad Astura, i romani allestiscono un porto ed un palazzo in età imperiale.
A palazzo Braschi, in Roma, sono conservate due colonne provenienti da Astura ed una statua marmorea raffigurante Pappasileno, attore delle farse atellane.
Astura è celebre anche per la villa di Cicerone. Vi dimora, per riposarsi dalle fatiche degli studi e per lenire i dispiaceri che gli procurano le lotte politiche della repubblica, nella primavera del 66 a.C.
Scrive Cicerone da Astura: … la solitudine mi giova molto; dallo spuntar del sole entro in questa folta selva e ne ritorno la sera. Oltre a voi, niuna cosa mi è tanto cara quanto la solitudine. Non mi intrattengo con altri che con i miei libri; e se la lettura è interrotta, lo è dalle mie lacrime…
In Astura, locus quidam amoenus, in mari ipso, qui ab Antio et circejs aspici possit, farà costruire una villa per esser vicino alla salma della figlia Tullia, alla cui memoria erigerà un tempietto.
Vi soggiornano Augusto, Tiberio e Caligola.
I monaci di Sant’Alessio in Roma entrano in possesso della terra di Astura nel 987 d.C. per un atto di donazione di Benedetto e Stefania Senatrice.
Nel 998, l’antipapa Filogato si rifugia nel castello di Astura in attesa degli aiuti da parte delle truppe greche-bizantine, ma raggiunto dai cavalieri del Sacro Romano Impero viene barbaramente trucidato.
Prima del XI-XII secolo, le fortificazioni che difendono Astura dalle scorrerie saracene ricalcano e riutilizzano le antiche costruzioni romane. In seguito ad un’intesa tra l’abate di Sant’Alessio e Tolomeo, conte di Tuscolo, quest’ultimo assume nel 1140 con un contratto di enfiteusi il controllo di Astura.
Nel 1193 se ne impadroniscono i Frangipane riedificando la fortezza sulla peschiera che in origine era larga 15000 mq. Il complesso dei Frangipane è meno ampio dell’attuale e la torre era a formaquadrata a differenza di quella pentagonale che si erge maestosa a circa dieci chilometri a sud di Nettuno, isolata in mare e collegata alla terra ferma da un ponte. Nel 1268, è teatro del tradimento ai danni di Corradino di Svevia, il giovane appena sedicenne sceso dalla Germania per rivendicare il regno di Napoli a Carlo d’Angiò, qui ripara dopo la sconfitta di Tagliacozzo, per imbarcarsi alla volta di Pisa, città a lui fedele.

Catturato dagli uomini di Giovanni Frangipane è consegnato ai suoi nemici che lo portano a Napoli dove viene giustiziato sulla piazza del Carmine. Nel 1286 Bernardo Sarriano, al comando della flotta siciliana, dopo aver ucciso Michele Frangipane figlio di Giovanni, fa in parte abbattere il castello che nei versi dell’Aleardi rimarrà per sempre ermo, bruno e sinistro.
Poi, dopo esser appartenuto ai Malabranca, diviene degli Orsini nel 1367, quindi insieme a Nettuno, dei Colonna nel 1426 che la vendono definitivamente alla Camera Apostolica nel 1594: Nettuno cum turri ac porto Asturae. I continui attacchi dei pirati turchi compromettono il castello e la fortezza che restaurata dai Colonna assume l’aspetto che conserva ancor oggi.
Per aumentare le difese costiere, i Caetani edificano su ordine della Camera Apostolica, la torre di Foce Verde fra il 1660 ed il 1667 mentre un’altra torre sorge a Fogliano.
Nel 1831, i Borghese acquistano la proprietà di Astura restaurandola.
In mare, a fianco della torre sono tuttora visibili costruzioni a fior d’acqua, ben conservato esempio di vivai di pesci e del porticciolo di una sontuosa villa di età imperiale.
Per la suggestiva bellezza del paesaggio, Astura è tema preferito di una schiera di pittori romani ed ispira all’Aleardi, che vi dimora verso il 1847, alcuni dei suoi versi migliori.
Anche il Gregorovius, che ama molto la campagna romana, ne è entusiasta e vi si reca sovente in cerca di ispirazione.
Forse sono proprio le selve di Astura ad ispirare la Pioggia nel pineto celebre lirica di Gabriele d’Annunzio.
Di una antica Foresta di Astura, poi chiamata Selva di Mattone, restano oggi le modeste, seppur rigogliose, testimonianze della pineta di Astura e dei boschi di Foglino e di Crocette.

 

 


Foto azzurrina, manoscritto 1889, forse uno scatto Valeri Mancinelli. Nell’archivio di casa Strozzi a Firenze, si custodisce la lettera di una nobildonna che descrive, con grazia e finezza ad una sua amica i giorni trascorsi, ospite dei Colonna, nel castello di Nettuno: caccia al cinghiale, alle lepri, ai palombi. Canti e danze di nettunesi in costume spettacoli teatrali

 

 


Cartolina Caracuzzo, agenzia giornalistica di Albano, il forte Sangallo, 1907

 

 


Fotocartolina privata: aristocrazia al forte, 21 agosto 1910. Il forte sarà visitato negli anni trenta dalla Regina Maria di Rumenia e dalla principessa Ileana ospiti del barone Fassini, in loro onore il maestro Angelo Castellani dirige un concerto della banda cittadina

 

 


Interno Castel Sangallo 1947, edizione Pirro, proprietà Principe Barberini
che lo arricchisce di magnifiche opere, trasportate per lo più, dal palazzo avito di Palestrina

 

 

Gli accordi di Nettuno: copertina dell’estratto di Gerarchia, rivista politica diretta da Benito Mussolini dell’agosto 1928 e due immagini inconsuete ed eleganti del Duce in visita al Forte nel luglio del 1925 pochi giorni prima della firma del trattato per gli italiani in Dalmazia

 

 

 

 

 


Eleganza al Forte, nell’estate degli anni trenta in due foto cartoline

 

 

 


Fotografia del Duce al Forte con Dino Grandi a sinistra, il federale Pippo Mancini ed
Asvero Gravelli a destra, fine anni venti; da Musslen di A. Gravelli, ed. C.E.N.

 

 


Foto aerea del Forte lato mare, sullo sfondo si vede il cinema Sangallo,
San Francesco, palazzo Brovelli Soffredini

 

 


Rara e prestigiosa edizione N.P.G. Panorama dalla spiaggia, animata e
parziale veduta del Forte, sullo sfondo il borgo, primi novecento

 

 

 


Due acquerelli di Yildirim Orer: tramonto sul forte Sangallo, in barca Alceo ed Eurilla, protagonisti della favola dell’Ongaro – Veduta del Castello di Astura e di donna nettunese in costume in un acquerello del 1999 tratto da una cartolina foto Zannelli, edizione Agrodolce

 

 

 


Cartolina del Laboratorio Fotografico della Direzione Generale della Sanità Pubblica, 1924,
Ponte di Cicerone Cartolina edita da Squarci da una foto Vasari, 1904, Torre Astura da levante

 

 


Foto di una aristocratica gita a Torre Astura, primi novecento

 

 


Cartolina edita da Squarci da una foto Vasari, 1904, Torre Astura da levante e pescatori

 

 

 


Torre Astura in una cartolina dell’aprile del 1910 dell’editore Enea De Gregori;
oltre le barche si intravede la chiesetta di S. Mariae, Ss.mi Salvatoris

 

 


Cartolina anni venti di Guido Barattoni: Torre Astura vita marinara

 

 


Ancora una scena peschereccia in una cartolina, virata azzurrina, dei primi anni del secolo

 

 

 


Foto Gianni Gregorovich anni settanta: resti di ville romane e sullo sfondo la pineta

 

 


Veduta aerea anni trenta, del forte Sangallo e della Nettuno circostante. Si può notare la vecchia stazione, accanto la chiesa di San Francesco con l’ospedale e palazzo Brovelli Soffredini infine, sono ancora in piedi il bellissimo cinema Sangallo, la mensa degli ufficiali e l’isolotto

 


 

AUTORIZZAZIONE PER LA PUBBLICAZIONE
E' STATA CONCESSA DALL'AUTORE
ALBERTO SULPIZI

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta e trasmessa in qualsiasi forma
o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti.