13 - PLATEA IN PIEDI
Il cinema è l’unica forma d’arte in cui le opere muovono
e lo spettatore rimane immobile.
Ennio Flaiano
Il titolo “Platea in piedi”, come scrive Maurizio Baroni nell’omonimo volume, non serve certamente per sollecitare una standing ovation, ma è per ricordare i momenti d’oro del cinema, quando si entra anche a spettacolo iniziato e, se non vi sono più poltrone disponibili, sulla cassa della biglietteria si accende la scritta platea in piedi; oramai situazioni del genere sono purtroppo un ricordo, parliamo di cinema di qualche tempo fa, intriso di fumo stantio e d’odore di disinfettante di un cinema che ora non esiste più.
In queste poche pagine del libro non cercate quindi il giudizio di un critico, ma le impressioni di uno spettatore come voi, che preferisce gli aneddoti sul cinema ed i pettegolezzi sul mondo degli attori e delle attrici. Di conseguenza si prendano le mie parole con il beneficio d’inventario e con la comprensione che si può avere per un dilettante entusiasta innamorato del cinema e della sua città, con la speranza che anche un semplice narratore possa, come il cinema, fabbricare o far rivivere sogni.
Partiamo quindi per questa avventura nella quale ripercorreremo velocemente le tappe che hanno portato alla nascita del cinema, ai suoi primi vagiti ed in modo più particolareggiato, chiedendo venia per inevitabili inesattezze, visto che tutte le notizie riferite sono dovute solo a colloqui con “vecchi nettunesi” e non esiste una letteratura precedente in proposito, alla storia dei film girati a Nettuno ed a quella delle nostre sale cinematografiche, oramai un lontano ricordo.
Il cinema affonda la sua origine nella notte dei tempi, quando cioè per la prima volta gli uomini guardano i riflessi della fiamma sulle pareti delle caverne. Il potente fascio di luce che proietta le ombre sullo schermo è la prima idea creativa della cinematografia moderna.
Molto tempo prima della scoperta del cinema, le platee assistono con meraviglia agli spettacoli di ombre cinesi e a quelli delle tremolanti immagini proiettate dalle prime lanterne magiche.
Intorno al 1750 si manifesta un interesse crescente e del tutto nuovo per gli spettacoli ottici che continuano senza intervalli sino all’avvento del cinematografo, insieme alla diffusione delle pubblicazioni illustrate di tipo popolare che si affermano man mano che il costo della stampa diminuisce.
Gli spettacoli di ombre cinesi sono di gran moda in tutta Europa, si ha notizia di un tal genere di spettacoli in Cina, fin dall’undicesimo secolo e da questi anni in poi il repertorio non varierà di molto, solo che col passare del tempo e con i primi viaggiatori, le ombre cinesi migrano dall’estremo al medio oriente, poi in Turchia, in Grecia e quindi vengono introdotti anche in occidente agli inizi del XVII secolo.
Si ha notizia del loro passaggio in Germania nel 1770 dove un personaggio come Goethe si costruisce un teatrino di ombre cinesi tutto per lui.
Le rappresentazioni basate sulla pittura come spettacolo raggiungono il loro punto massimo col diorama, lanciato a Parigi nel 1822 da Louis- Jacques- Mandè Daguerre, il cui lavoro in campo fotografico, diciassette anni più tardi, darà un contributo di grande importanza all’evoluzione del cinema. Si tratta di dare vita ad immagini: un lungo dipinto viene fatto passare lentamente davanti ad una apertura del proscenio, creando così l’impressione di un paesaggio in continuo cambiamento: un tipo d’effetto che anticipa le panoramiche del cinema moderno.
Con l’avvento della fotografia e dopo tanti primi tentativi di proiezione, si realizza un sistema soddisfacente grazie al quale, su pellicole di celluloide, si può riprendere e proiettare film in movimento grazie a due fratelli francesi di Lione che hanno una fabbrica di materiale fotografico: Auguste e Louis Lumière.
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumière presentano ad un pubblico pagante il primo vero spettacolo cinematografico. Il cinema è nato ed il pubblico parigino applaude con entusiasmo alla scoperta che avrebbe rivoluzionato il tempo libero ed innegabilmente la cultura.
Una fondamentale carenza d’organizzazione caratterizza il primo decennio del cinema muto italiano: l’intensa fioritura di quegli anni si deve infatti più all’iniziativa di singoli intraprendenti che ad un preciso disegno industriale.
Le condizioni per la nascita di una industria cinematografica si creano tra il 1905-1906, quando l’avvento dell’era giolittiana favorisce commerci, affari ed investimenti anche in un settore nuovo e promettente com’è quello del cinema. Con la moda del lungometraggio il cinema muto italiano raggiunge la sua epoca d’oro.
Film storici, comici, veristi o mondani vengono lanciati sul mercato affermandosi prepotentemente anche all’estero.
Di questo periodo è una interessante cartolina con una immagine scattata tra Anzio e Nettuno, all’altezza del villino Colonna, edita dal foto editore A. Auda di Anzio, con studio in via Nettuno, n°6 dal titolo: Anzio, Scena cinematografica.
Una certa tradizione sostiene, possa trattarsi delle riprese di 1860 di Alessandro Blasetti del 1934, storia garibaldina liberamente tratta da un racconto di Gino Mazzocchi, sceneggiato dall’autore con Blasetti ed Emilio Cecchi.
In realtà, ciò si può escludere dopo il ritrovamento della stessa cartolina spedita in data 9/9/1918 ed è inoltre sicuramente di qualche anno antecedente. Potrebbe quindi trattarsi, ma è solo una flebile speranza, del primo vero film a soggetto, girato in Italia da italiani nel 1905, per commemorare il 35° anniversario dell’avvenimento, ovvero del film storico: La presa di Roma, XX settembre 1870, girato da Filoteo Alberini, proiettato il 20 settembre 1905, 250 metri (contro i 40/60 normali), 500 lire il costo, oggi se ne conservano 75 metri, pari a circa 4 minuti.
Da allora i produttori italiani avrebbero intuito la miniera di possibilità offerte dal filone storico, come per esempio nel caso del film Cabiria di Giovanni Patrone e Gabriele D’Annunzio.
Da segnalare, come riportato nella rivista Cine dilettante, n° 1 del gennaio 1931, rivista di rassegna mensile per dilettanti di cinematografia diffuso in Italia negli anni trenta, la moda del cinedilettantismo sull’onda del grande successo del cinema. Concorsi artigianali a premi venivano indetti particolarmente da ditte specializzate in materiale cinematografico, come la Pathè Baby produttrice di proiettori e la rivista stessa, nella sezione concorso cinedilettante, tema villeggiatura. I primi due film classificati sono stati girati a Nettuno: primo classificato Tramonto di un Sogno, regia, sceneggiatura, soggetto di Carlo Tosi; il secondo premio va ad Un mattino in Arabia, girato al Lido di Giovannino al Belvedere.
Con la collaborazione di un grande collezionista di manifesti di film ed appassionato cultore di pellicole d’epoca, Serafino Bizzarri, proviamo a stilare un elenco di film girati a Nettuno o nei suoi dintorni.
L’elenco senz’altro incompleto e non esaustivo è solo un primo tentativo di formulare una lista che comprende film di una certa notorietà o di cui abbiamo conoscenza, aperti a recepire altre segnalazioni che i nettunesi spesso chiamati ad esser partecipi entusiasti come comparse, volentieri ricorderanno, riandando ai tempi della loro gioventù.
Il nostro paese è stato spesso scelto dai registi cinematografici per il pittoresco carattere di alcuni suoi scorci come il Borgo, il Castello, Torre Astura. Infatti appena finita la guerra in Abissinia, a Nettuno cominciano ad affacciarsi con armi e bagagli svariate troupes cinematografiche, per girare scene di scontri ed inseguimenti a cavallo, più che altro scene di massa, nel meraviglioso teatro naturale dell’entroterra nettunese dell’Acciarella, Ferriere, Campomorto, Torre Astura.
Nel 1937 alle Ferriere, si realizzano scene di cow-boys, sullo stile western americano, nel film Rosa di sangue con la mitica Viviane Romance, attrice quotatissima e George Flamant, con la regia di Christian Jacque. Si reclutano le comparse fra i butteri della zona ed alcuni studenti nettunesi cavalcano emulando Tom Mix.
Tale film costituisce la pietra miliare del western all’italiana. Ai giovani vaccari che devono cadere per finzione da cavallo vengono date 50 lire a caduta che poi vanno a spendere la sera all’osteria di Romano D’Annibale in via dei Volsci, mangiando e bevendo e raccontando le loro avventure. Proseguiamo nel primo dopoguerra, 1947, con La figlia del capitano, di Mario Camerini, con Amedeo Nazzari, grande protagonista del film. Alcune scene sono girate a Torre Astura e fra gli attori c’è un giovane Vittorio Gassman.
Uno dei film più costosi dell’epoca, risposta classica, avventurosa, all’imperante neorealismo. Indimenticabile il Nazzari (Pugaciov) della scena finale, mentre se ne va, di spalle, verso la morte.
Nel 1948, a Torre Astura si gira: La danza della morte, regia di Marcel Cravenne, coproduzione italofrancese con Eric von Stroheim, Maria Denis, Massimo Serato, Roberto Villa ed… il nostro Vic De Franceschi.
Cinque anni più tardi, nel 1952 si gira: Eran trecento…La spigolatrice di Sapri, film storico, con Rossano Brazzi, Franca Marzi (Sina), Miriam Bru, Paola Barbara (Sabina), film storico di Gian Paolo Callegari girato in parte all’interno del borgo.
Rossano Brazzi qualche anno prima prende parte in un film western con Isa Pola, siamo agli inizi degli anni quaranta, lanciando la moda dei capelli brizzolati castano chiari all’indietro con un ciuffetto di riccioloni raccolti alla nuca. Frequenta Nettuno viaggiando con limousine nera ed autista e mangia presso la trattoria di Pierina Ciambottini, in piazza Cesare Battisti, il Miramare, odierno “Veliero”, insieme ad altri attori.
Il film si dice diretto dal regista tedesco Kok qui giunto con la moglie, è uno dei primi film western europei, girato nelle zone interne tra Conca e Ferriere e s’intitola, forse, La Signora Dell’Ovest.
Oltre ai due attori tra i più amati dell’epoca vi lavorano come comparse molti campagnoli a cavallo e non…ed anche per loro un po’ di clamore anche se l’imminente conflitto coprirà il film d’oblio.
Dopo la guerra alcuni spezzoni del film sono usati per spot pubblicitari, come per esempio le scene di campagna o come quella scena girata alle Ferriere, sulla piazzetta del centro abitato, dove si erge ancora una casa, forse allora fabbrica di candele e lungo la ringhiera di questa casa, nel film, allegre donnine del saloon sottostante ammiccano ai cow boy, comparse tutte provenienti dalla vicina e giovane Cinecittà.
Questi sono eventi mondani per le città di Anzio e Nettuno del periodo pre bellico e bellico ma non i soli.
Si narra che il 20 luglio del 1943 a soli cinque giorni dalla caduta del fascismo arriva a Nettuno, una troupe cinematografica da Roma. Attori famosi, mondanità del tempo si stanno preparando ad un gran film, girato nel sublime teatro che offre la villa Borghese del principe Steno a Nettuno.
Ambientato nel settecento e dal titolo premonitore, L’invasore, sicuramente ideato su ispirazione dell’avvenuto sbarco in Sicilia, il film, ha protagonisti d’eccezione: Amedeo Nazzari, Myriam di San Servolo, sorella di Claretta Petacci, al suo esordio ed Osvaldo Valenti. Tutto pronto: troupe, cast, montaggio…ma qualche giorno dopo il set si volatilizza, lasciando tutto sul posto, all’interno di villa Borghese, pellicole, costumi, luci, macchinari, attrezzature ma soprattutto lasciando Nettuno ed Anzio alla loro storia.
Nel 1951 sulla Nettunense, pedalano alcune Bellezze in bicicletta: Silvana Pampanini e Delia Scala. Commediola all’acqua di rose con intermezzi canori della Pampanini e di Delia Scala che interpretano se stesse. Piccola parte per Peppino De Filippo e Dante Maggio.
In un programma televisivo, Si erano tanto amati, notiamo una breve immagine della spiaggia di San Rocco con il grande attore Humprey Bogart in gita a Nettuno, probabilmente in una pausa di lavoro del film, Il Tesoro dell’Africa di John Huston con la Lollobrigida, databile metà anni cinquanta.
Nel 1955 a Tor S. Anastasio vengono girate scene di massa del polpettone storico Elena di Troia, film girato principalmente a Cinecittà, regia di Robert Wise, con Rossana Podestà, Jacques Sernas e Brigitte Bardot.
Sempre con la Pampanini protagonista, si gira Saranno uomini con scene a Piazza Colonna ed a Piazza Mazzini; nel cast anche Massimo Girotti e Aldo Silvani, film del 1956, regia di Silvio Siani.
Nel 1956, Ci sposeremo a Capri, con Tina Pica ed Enzo Turco, girato al Borgo, in via Santa Maria (scena al botteghino del lotto) e sul Lungomare, regia di Siro Marcellini.
Dello stesso anno, tratto da un omonima commedia di Pirandello, è L’uomo, la bestia, la virtù, regia di Steno, con Totò, Orson Welles, Franca Faldini, Mario Castellani, filmato alla marciaronda, ed inoltre con Totò che scende dalle scalette del Cavone verso il Vittoria e poi sotto il Sangallo.
Guendalina, di Alberto Lattuada, notevole prova di regia, del 1957, con una indimenticabile Jacquelin Sassard all’esordio, Raf Vallone, Sylva Koscina, Carla Gravina, Enzo Cerusico, Raf Mattioli (scelto dal regista fra molti studenti universitari di Napoli e poi scomparso giovanissimo); il regista ambienta alcune scene di questo amore adolescenziale alla stazione di Nettuno, nell’occasione spacciata per Viareggio e a Tor Caldara.
Più precisamente, il film presenta due scene ferroviarie girate nell’estate del 1957 in stazione a Nettuno. Nella prima, quasi all’inizio del film, si vede l’arrivo di un treno trainato da E.626 e formato da varie carrozze viaggiatori, moderne per l’epoca, quasi tutte di prima classe. Nella sequenza conclusiva, dove si riconosce la stazione di Nettuno, lato scalo merci e primo binario, si vede la partenza del treno avente in composizione un Pullman bicolore; entrambe le scene sono in notturna.
Ancora una stazione, ma questa volta quella di Anzio viene scelta nello stesso anno per un film di Luigi Comencini, Mariti in città, con Franco Fabrizi, Renato Salvatori, Giorgia Moll, Marisa Merlini, Franca Valeri, Memmo Carotenuto, Nino Taranto, Franca Gandolfi, da un soggetto dello stesso Comencini e Suso Cecchi D’Amico, con musiche di Domenico Modugno.
Nel 1958 Lorella De Luca (e gli abitanti del borgo) gira alla marciaronda, via Andrea Sacchi, piazza Colonna, Don Vesuvio, ovvero Il bacio del sole, commedia, con regia di Siro Marcellini, nel cast anche Marisa Merlini e Nino Taranto; il film è sceneggiato dallo stesso regista insieme a Bruno Corbucci.
Nel 1960, al Paradiso, girano di notte, Totò, Anna Magnani e Ben Gazzarra, Risate di gioia di Mario Monicelli.
Tratto da due racconti di Moravia, Risate di gioia e Ladri in chiesa, è sceneggiato dal regista con Age, Scarpelli e Suso D’Amico; film amarognolo, poco fortunato e sostanzialmente sottovalutato. I due protagonisti, Totò e la Magnani vecchi compagni d’avanspettacolo sono insuperabili nel numero di Geppina.
All’interno del Forte Sangallo nel 1961, viene ripresa una semplice commediola, Jessica che si avvale della recitazione di Maurice Chevalier, Angie Dickinson, Gabriele Ferzetti e Sylva Koscina.
Ancora Torre Astura fa da sfondo al kolossal Cleopatra, 1963, con Elisabeth Taylor e Richard Burton, film ricordato per gli scandali romani che l’accompagnano e per gli alti costi che decretano la fine dello Studio System Hollywoodiano. Con loro, ma anche con i fratelli De Laurentis, la dolce vita sbarca ad Anzio, si mangia in veranda al Garda o al Gambero o al Caprera e proprio in quest’ultimo vanno Liz e Richard ed il locale sarà costretto a metter delle tende per riservare un po’ di privacy ai due attori visti i tanti fans che vogliono curiosamente sbirciare attraverso i vetri. Al “catering” dei numerosi attori e comparse durante le riprese del film a Torre Astura, provvedeva giornalmente il ristorante “I Cacciatori” della famiglia Faraone. Nel film Cleopatra è presente una scena musicale con moltissimi elementi, alcuni dei quali forniti dalla banda musicale di Nettuno, il nettunese Pigliucci suona lo xilofono.
Nel 1966, a Torre Astura, Ettore Scola riprende L’Arcidiavolo con Vittorio Gassman, Claudine Auger e Mickey Rooney. Belfagor, inviato sulla terra per mettere discordia fra la Firenze dei Medici ed il Papato, finirà per innamorarsi e divenire mortale.
Nel 1967 mi segnala Vic De Franceschi, memoria storica del paese, le riprese e la sua partecipazione a Sette winchester per un massacro, regia di Enzo Girolami Castellari, spaghetti western con Mario Donen, Rick Boyd ed Alfred Aysonoa, girato alla solfatara.
Negli anni settanta, vale la pena di ricordare, Vogliamo i Colonnelli, del 1973, regia di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi nella parte dell’onorevole missino Giuseppe Tritoni. Dopo il tentato golpe Borghese, l’Italia delle trame nere torna di attualità e Monicelli che firma la sceneggiatura con Age e Scarpelli realizza un film sul tema, come vuole fare fin dagli anni sessanta, ambientando alcune scene a Cretarossa.
Nel 1972 Luigi Comencini gira una straordinaria versione delle Avventure di Pinocchio con Andrea Balestri, Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia. La rilettura del romanzo di Collodi ambienta il suo finale a Torre Astura. Pinocchio e Geppetto sono fuggiti dalla balena e, in groppa ad un tonno, raggiungono una spiaggia e corrono via verso una torre lontana…siamo a Nettuno sulla spiaggia di Torre Astura, qui Pinocchio promette al suo babbo di diventare un bravo ragazzo.
Nel 1976, nel filone poliziesco all’italiana in voga in quegli anni, con molta azione, un po’ di sesso ed un atteggiamento forse ambiguo verso violenza ed istituzioni, Giuseppe Rosati dirige il Commissario Murri, Maurizio Merli ed una deliziosa Silvia Dionisio in Paura in città.
Del 1977 è il film bandiera del femminismo (tratto da “Donne in guerra” di Dacia Maraini), Io sono mia di Sofia Scandurra con Stefania Sandrelli, Maria Schneider e Michele Placido, girato con una troupe di oltre cento persone al Borgo. Nettuno diviene nel film un’isola del Meridione dove la dolce e remissiva maestrina romana in vacanza, Stefania Sandrelli, abbraccia le tematiche femministe.
Dello stesso anno, con alcune scene ambientate alla stazione di Anzio è il film Nenè, di Salvatore Samperi, con Leonora Fani, Ugo Tognazzi, Paola Senatore, tratto dall’omonimo romanzo di Cesare Lanza. Racconta i primi turbamenti adolescenziali sullo sfondo delle elezioni del 1948 e della sconfitta del Fronte Popolare e si avvale delle musiche di Francesco Guccini.
Alcune altre semplici segnalazioni: Amarcord 1974, i sogni, le speranze del bel paese italiano, vent’anni dopo i Vitelloni di Federico Fellini girato tutto a Cinecittà ma con un richiamo al Paradisino. Il grande regista viene ricevuto il 30 marzo 1973 dal comune di Anzio nei saloni del Paradiso sul mare. Il film sarà premio Oscar come migliore film straniero nel 1974: il Paradiso sul mare diventerà il Grand Hotel di Rimini, prototipo dell’albergo di lusso, dello sfarzo e dell’erotismo, mentre il mare Tirreno diventerà l’Adriatico. Da un sito internet dedicato ad Anzio sembrerebbero 2500 i film ivi girati nella storia del cinema, specialmente quelli di ambientazione monegasca in cui il Paradiso sul mare diviene il casinò di Montecarlo o ambientati a Tor Caldara come il Diabolik con Philip Law e Marisa Mell.
Nel 1976 sempre ad Anzio, con sullo sfondo il porto ed il vecchio binario, si gira il primo episodio della serie di film di Bruno Corbucci con Thomas Milian, in arte ispettore Nico Giraldi (er monnezza), con Lilli Carati e Giuseppe Pambieri. Anche nei fotoromanzi troviamo istantanee di Nettuno o Anzio; personalmente ricordo un fotoromanzo del 1975 pubblicato su Grand Hotel in cui sono presenti fotogrammi dell’interno del borgo.
Tra Paradiso sul mare e Tirrena, viene girato Camerieri del 1995 di Leone Pompucci, con Paolo Villaggio, Diego Abatantuono, Marco Messeri, Antonio Catania, Ciccio Ingrassia, Carlo Croccolo, Sandra Milo.
Sempre ad Anzio, sul porto, alcune scene de Il bambino e il poliziotto, 1989, di e con Carlo Verdone.
Anche alcune finction e tra queste per esempio, il notissimo Commissario Rocca con Gigi Proietti ed un’altra con Massimo Dapporto vengono girate a Nettuno, nonché alcune semplici commediole all’italiana fra cui, Infelici e contenti di Neri Parenti nel 1992 con il finto cieco Ezio Greggio, un ex bancario paralitico Renato Pozzetto e la sempre bella Marina Suma, girato al Porto di Nettuno.
Tra il 2004 e 2005 tra Nettuno e Ponza si girano, Le avventure acquatiche di Zizou, con Cate Blanchett, Angelica Huston e Willem Defoe e recentissimamente a Nettuno, Cardiofitness, opera prima di Fabio Tagliavia, con Nicoletta Romanoff. Il film tratto dall’omonimo romanzo di Alessandra Montrucchio viene ambientato nel mondo del baseball e girato allo stadio di Nettuno, sabato 25 marzo alle 14,30, con una partita organizzata per l’occasione.
Nel film in uscita a giugno, la giovane attrice interpreta una ragazza di ventisette anni che si innamora di un ragazzino di quindici, interpretato da Federico Costantini. Quindi, l’uscita del film, Baciami piccina nel 2006, commedia di Roberto Campanelli, con Neri Marcorè, Elena Russo e Vincenzo Salemme, con alcune scene nella pineta di Torre Astura.
Nel gennaio 2007, va in onda su Raiuno il film tv in due parti, trasmesso domenica 14 gennaio e lunedi’ 15: Eravamo solo mille, impresa garibaldina nella Sicilia del 1860 con alcune scene ambientate nella pineta di Torre Astura.
La regia è di Stefano Reali, interpreti David Coco, Christiane Filangeri, Daniele Pecci e con la partecipazione straordinaria di Pino Caruso.
Anche gli spot pubblicitari eleggono a volte Nettuno come set cinematografico: dal borgo scelto per una nota mozzarella all’API, compagnia petrolifera che farà passare Nerone per Piscina Cardillo presso il distributore di benzina che si trova sulla strada provinciale Nettuno-Velletri ospitandone le riprese poco prima del Natale 2006 con cavalli, centurioni, bighe e lettighe.
Nettuno ospita nel 2001, la Domenica del Villaggio con Mengacci e Mara Carfagna programma turistico-gastronomico ambientato al Borgo e trasmesso su rete Quattro.
Da sottolineare che nel 1985 inizia la storia di Tor Caldara che in pochi anni diventerà oasi naturale del WWF dopo una radicale opera di bonifica che passa attraverso la rimozione dei molti vecchi set cinematografici montati per le riprese del posto e poi ivi abbandonati (se ne occupò anche Striscia la notizia credo al riguardo di un vecchio film di Fantozzi). Tor Caldara è un piccolo lembo di costa miracolosamente sopravvissuto alla forte, e spesso sconsiderata, urbanizzazione della zona.
Si può passare dal bosco al paesaggio lunare della solfatara avendo l’impressione di esser catapultati in un’altra epoca, sensazione che devono aver avuto anche registi di alcuni film storici degli anni ’50 e ’60, che trasformano la solfatara in un set cinematografico come nel Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini che ambienta anche la Medea con Maria Callas e Massimo Girotti oltre che a Cinecittà a Marechiaro di Anzio o come capita di vedere nel Ben Hur di William Wyler con Charlton Heston e Stephen Boyd.
Un ricordo inoltre, va a Mariano De Pasquale spentosi a settembre 2006, uno degli imprenditori più geniali dell’agro pontino.
E’ il fondatore del museo Piana delle Orme a Borgo Faiti, dove mezzi agricoli, da combattimento ma anche giocattoli d’epoca, di latta, di legno, di stoffa e quant’altro possa esser utile per ricordare un periodo a cavallo fra le due guerre, sono esposti in quattordici grandi padiglioni. Una collezione così originale e ricca che molti registi, produttori italiani e stranieri proprio al museo di Piana delle Orme traggono spunto e ritrovano macchine d’epoca, agricole o da guerra per girare i loro film ambientati in tempi lontani e fra i molti due segnalazioni per tutte: Il paziente inglese, vincitore di nove premi Oscar e la Vita è bella che ne ha vinti tre.
Va detto inoltre che negli anni cinquanta, Nettuno è una cosiddetta “città prova”, in cui sono proiettati in prima visione assoluta alcuni film, specialmente quelli del filone “drammatico- lacrimoso” interpretati da Alberto Farnese e Milly Vitale come: Disonorata senza colpa (1953), Il giglio infranto (1955), Vendicata (1955), o come Porta un bacione a Firenze (1956) e La canzone del cuore (1955).
I due attori sono talvolta presenti nella nostra cittadina, al cinema Capitol dove avviene la rappresentazione, nascosti fra gli spettatori, e ciò serve presumibilmente per capire che accoglienza può avere il film da parte del pubblico prima della sua distribuzione su scala nazionale. La cittadina riserva ai due attori festose accoglienze, spesso mangiano presso lo storico ristorante “i Cacciatori”.
Sempre in quegli anni vengono girati specialmente a Villa Borghese alcuni film di cappa e spada con molti giovanotti nettunesi di bella presenza a far da comparse, un modo come un altro mi ricordano gli amici Claudio (Rudy) D’Ambra, Vic De Franceschi, Amleto Monaco, Gigi Bernardini, Antonio Taurelli (il maestro) e tanti altri, per “svorta’ la giornata”.
Il grande Vic, presente in numerosi film come comparsa, ricorda fra l’altro il film il Pirata della tortuga con Rossano Brazzi e Franca Marzi, Maria Felix, Rick Battaglia nonché un film su Capitan Fracassa girato fra Anzio e Nettuno con l’attore Erminio Spalla.
Una menzione particolare per un film non girato a Nettuno se non forse in una breve scena finale con molte comparse del posto (fra cui la mamma di Serafino Bizzarri), unico esempio di neorealismo cattolico, Cielo sulla Palude, del 1949 di Augusto Genina, con la collaborazione di Suso Cecchi d’Amico e Fausto Tozzi; agiografia di Maria Goretti.
A più di cinquanta anni dal capolavoro di Genina, Marietta ed il cinema s’incontrano di nuovo grazie al film per la tv del regista Giulio Base (Produzione Bernabei): nella parte di Maria Goretti, Martina Pinto, nel ruolo di
Alessandro Serenelli, Fabrizio Bucci, in quello
dei genitori, Luisa Ranieri (Assunta) e Massimo
Bonetti (Luigi Goretti); infine ricordiamo la figura
di Don Basilio, Flavio Insinna e la bella contessa
Mazzoleni interpretata da Claudia Koll.
Per chiudere questa carrellata di film ricordiamo, che nel 1959 a Nettuno, presso l’Albergo Astura, soggiorna Charton Heston durante le riprese del kolossal epico-biblico Ben Hur, girato a Borgo Montello; tra le comparse, due nomi che faranno strada: Lando Buzzanca e Giuliano Gemma.
Sale cinematografiche. Pungolato da un ottimo articolo apparso sul Litorale del dott. Giuseppe Chitarrini, frutto dei suoi ricordi d’infanzia ed adolescenziali proverò a ripercorrere la storia ed i luoghi dei cinema che ci hanno fatto compagnia in questi decenni e che ora sono scomparsi.
La prima sala cinematografica, in legno, sorge a fianco del Forte Sangallo. Non è una struttura fissa, forse prevalentemente estiva, primi anni del secolo scorso, proprietà secondo il prof. Augusto Rondoni di un certo Moneta di Roma. Di fronte a questa struttura verrà costruito negli anni venti un bellissimo cinema dalle forme liberteggianti, il “mitico” Sangallo su via Gramsci, angolo Piazza San Francesco, attivo fino agli anni sessanta.
Tra i cinema storici del paese c’è il Giardino, in via Romana, all’altezza dell’incrocio con via IV Novembre dove ora sorge un anonimo palazzone con delle discutibili colonne in cemento. Nel cinema, forse costruito verso il 1936, secondo una immagine pubblicata da Silvano Casaldi in Come Eravamo, ho visto uno dei primissimi film di Franco e Ciccio, in seguito delle interessanti riunioni pugilistiche. Viene abbattuto negli anni ottanta, dopo esser stato chiuso per qualche tempo. E’ stato un cinema-teatro molto grande, con ampia platea e galleria, di quelli che oggi non si vedono più, sostituiti da multisale più piccole e raccolte, a cui vengono affidate le sorti del cinema italiano e della produzione del popcorn. Nel cinema Giardino, oltre al teatro dove si realizzano anche performance teatrali o di avanspettacolo, vi è anche una arena estiva, in terra battuta, che, nonostante le sedie in legno durissime, in estate si riempie di nettunesi e villeggianti.
Sempre su via Romana, qualche centinaia di metri verso la piazza, è situato il cinema Capitol, detto anche pidocchietto, di piccole dimensioni e di costruzione forse di poco antecedente rispetto al Giardino.
Anch’esso è dotato di arena estiva, con un muro di cinta sormontato da un fitto filare di edera e bouganville che in estate emana un gradevolissimo profumo: è per tutti i ragazzini di Nettuno il profumo dell’estate e della chiusura delle scuole.
Dietro il palazzo comunale, in piazza Cesare Battisti, angolo via Dalmazio Birago, vi è l’arena Ariston, del comm. Della Fornace, precisamente dove ora è sorta via Alcide De Gasperi, in un ‘area caratterizzata da bellissimi villini liberty con i loro giardinetti, con caratteristiche simili a quelli che delineano via Durand de la Penne fino al santuario di San Rocco. E’ un cinema all’aperto, estivo, circondato da platani secolari e palme, la zona viene in seguito pesantemente edificata e quindi l’arena soppressa, più o meno insieme ai villini di via C. Colombo ed a quelli del lungomare.
Una nuova arena all’aperto sorge su via Santa Maria dietro l’attuale palazzo dove è sito il bar Company e via Napoli n. 25, in una zona dove un tempo era la caserma dei carabinieri, all’altezza dell’attuale parcheggio “Berlinguer”.
Avrà scarsa fortuna, non per il pubblico che numeroso assiste ai film, specialmente quelli di Totò, ma perché l’area ad alta densità abitativa non può a lungo tollerare un corpo estraneo nel tessuto urbanistico in rapida crescita.
Un’altra arena estiva, l’Astura, sorge per un periodo in località Scacciapensieri, negli anni settanta all’altezza della gelateria Le Streghe: si sposterà in seguito in via Ponserico fino a metà degli anni ottanta, segno oramai che a Nettuno si fa cinema solo per i villeggianti, ma anch’esso avrà poca fortuna.
Nel luglio del 1961 nel piazzale antistante la stazione, angolo con via Palermo, apre il cinemateatro Roxy voluto dal comm. Ugo Baracchia.
Moderno, di media grandezza, con poltroncine e dotato di platea e galleria. In estate è possibile aprire il soffitto e la sala si trasforma in un’arena all’aperto. Da alcuni anni anche l’ultimo dei cinema di Nettuno sopravvissuto ha ceduto il posto, come sottolinea il dott. Chitarrini, ad una bizzarra costruzione in vetrocemento, completamente decontestualizzata rispetto alla situazione arredo urbanistica locale.
Il comm. Baracchia che, ha gestito locali cinematografici in Eritrea ed in Etiopia, ad Addis Abeba, costruisce il più bel locale dell’impero. Da ricordare anche le sale parrocchiali ed in particolare quella del Sacro Cuore, credo cinema Lux, ora trasformata in salone per le feste, nonché le sale cinematografiche prevalentemente per proiezioni ad uso interno presenti sia nella struttura del Poligono Militare in località Cretarossa che nella Caserma “Piave” in località S. Barbara.
Di quest’ultima sala negli anni settanta mantengo ben nitidi i ricordi della proiezione del sabato pomeriggio ad uso dei figli dei dipendenti e con grande magnanimità della Polizia anche dei loro amici. La sala molto ampia è sempre affollatissima ed oggi sembra sia diventata estremamente moderna ed accessoriata.
La televisione, la crisi del cinema, l’avvento dei dvd, fanno in modo che questo prodotto sia superato.
Le enormi sale, platee, gallerie, la folla del sabato e della domenica, le sale fumose, i posti in piedi, sono sostituite da multisale che offrono contemporaneamente diverse scelte insieme all’offerta di shopping, pizza, bowling e quant’altro.
Di fatto la Nettuno degli anni sessanta, cittadina di diecimila abitanti, ha come abbiamo visto diversi cinema, sala teatro, arene, mentre oggi non solo non vi sono né cinema, né teatro, ma neppure una biblioteca, in totale controtendenza con le vicine cittadine di Anzio, Aprilia, Pomezia tutte dotate di multisale e di altre strutture ricreativo-culturali (basti pensare che nel raggio di venti chilometri ci sono 18 schermi divisi per quattro multisale).
Gli anni novanta che vedono a poco a poco la chiusura di tutte le nostre sale cinematografiche, registrano un’unica realtà positiva della zona, la nascita del cineclub La dolce vita e della sua rassegna cinematografica che attualmente si tiene presso il cinema Astoria, grazie alla passione ed entusiasmo dei responsabili Eros Razzano e Gianmatteo Piersanti e alla disponibilità del gestore Alessandro Leoni. Grazie a loro per molti anni si sopperisce all’assenza dalla nostra zona di film d’autore, se vogliamo di nicchia, ma che ci consentono di assaporare quei film altrimenti esclusi da un mercato tendenzialmente commerciale e che garantisce prevalentemente gli incassi e la propria sopravvivenza.
L'INVASORE
Nell’ambito della rassegna, svoltasi nell’agosto 2007, organizzata dall’associazione Mediterranea ’95: Totò un principe a Nettuno, a quaranta anni dalla scomparsa dell’attore partenopeo, si segnala per iniziative culturali in sintonia con l’eleganza che la contraddistingue da quando è presente sul nostro territorio, l’Università Popolare di Roma, sezione di Anzio e Nettuno, diretta dal prof. Eugenio Bartolini.
Insieme all’Upter ho svolto un seminario dal titolo Ciak si gira!, dedicando una mostra con immagini d’epoca alla storia dei cinema di Nettuno oramai scomparsi e un collage di film che dai primi del novecento ai nostri giorni, ovvero dalla Presa di Roma a Cardiofitness, scelgono l’incantevole scenario di Nettuno come set naturale per le riprese cinematografiche.
Al centro del seminario, la proiezione del film L’invasore di Nino Giannini, supervisione di Rossellini, con Amedeo Nazzari, Miriam di San Servolo ed Osvaldo Valenti, film girato a Nettuno presso la villa Borghese, fra il 20 ed il 25 luglio del ’43 e terminato successivamente assemblando le poche scene girate a Nettuno con quelle girate a Cinecittà ed a spezzoni di film presi dalla Cittadella degli eroi, film tedesco coevo di Veit Harlan e voluto da Goebbels.
Il film dimenticato e difficilmente reperibile, torna nel patrimonio culturale del paese, grazie alle ricerche condotte insieme al dott. Pietro Cappellari presso il museo del cinema di Torino, presso autorevoli studiosi della materia e grazie ad un colpo di fortuna e conoscenze in campo collezionistico, scovando un vecchio vhs canadese da Jumbo video a North York, Toronto, Ontario, pubblicato nella serie: Il meglio del cinema italiano.
Il film in bianco e nero, 75 minuti, del genere commedia sentimentale non è scevro da riferimenti politici di piena adesione al fascismo e del resto L’invasore nel luglio del ’43 non può che essere l’americano.
Il film è ambientato nel settecento, durante la guerra di successione polacca, 1733 – 1738, combattuta dalla grande Austria ed il piccolo Piemonte e ciò si evince, sottolinea argutamente il prof. Rocco Paternostro docente di Critica letteraria e Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Roma, La Sapienza, sia dai riferimenti letterari al Metastasio, vedi la messa in scena di una favola mitologica ad inizio film, sia dalla sequenza del ferimento da parte di un soldato austriaco, della cagnetta della marchesa zia, narrata dal Parini nell’episodio della vergine cuccia, ne Il Giorno, componimento dedicato, per così dire, alle mode del suo tempo e scritto in endecasillabi sciolti.
La vicenda si svolge nel castello dell’Olmo, il riferimento a Nettuno è evidente dato che Villa Borghese è situata proprio davanti la via Olmata, che il maresciallo austriaco von Bruchen sceglie come sede del suo stato maggiore e dove giunge anche il capitano de la Fierte, Osvaldo Valenti, antagonista militare e sentimentale di Amedeo Nazzari, nel film Conte di Valpreda, sposo di Diana, Miriam di san Servolo, nella vita sorella di Claretta Petacci, amante del duce. Sarà il Conte di Valpreda a far saltare il ponte per impedire la fuga agli austriaci e sconfiggerli.
La parte sentimentale, sottolinea il prof. Paternostro, è narrata con il linguaggio proprio della commedia dei telefoni bianchi ma altro non è sostanzialmente che la metafora della situazione dell’Italia in quel frangente storico. In tale metafora sta l’enigmaticità del film in quanto la stessa ha una natura bifronte: può esser infatti letta da un duplice punto di vista, correlativi di due diversi momenti storici della nostra nazione, ma accomunati da un unico denominatore: lo stato di sofferenza profonda di un popolo schiacciato dal peso della guerra. Rossellini, prima accreditato saldamente presso il fascismo anche grazie ai suoi film che seguivano i dettami della retorica fascista (La nave bianca, Un pilota ritorna, L’uomo della croce), passato poi al neorealismo e quindi alla nuova classe dirigente, diviene il garante per una rivisitazione del film per cui l’invasore non è più necessariamente l’americano ma può essere il giogo nazista del dopo 8 settembre o forse anche quello di ogni esercito invasore verso un popolo inerme. Quando il film esce nel 1949 si garantisce così la paternità al regista Nino Giannini ma si allega la supervisione di Roberto Rossellini. Questa operazione di compromesso è visibile fin dai titoli di testa del film dove scompaiono due protagonisti eccellenti: Osvaldo Valenti ucciso frettolosamente (Italo Moscati in Gioco Perverso) insieme a Luisa Ferida vittima gratuita della resa dei conti nel tragico epilogo della guerra. Nel novantesimo anniversario della sua nascita, il comune di Bologna, sindaco ed assessore alla cultura in testa, renderà omaggio alla bella attrice di Castel San Pietro. Scompare anche il nome della co–protagonista, Miriam di san Servolo, che nonostante capacità ed avvenenza terminerà qui al terzo film la sua carriera cinematografica. Il film si conclude con la cacciata degli austriaci, dell’invasore e con una pungente battuta della contessa – zia “ vanno via così senza salutare, non li riconosco più…” ennesimo riferimento alla maleducazione e all’arroganza di ogni occupante; sulla parola fine parte poi un inconsciamente ma profetico e beneaugurante l’Inno alla Gioa di Beethoveen che mezzo secolo dopo sarà adottato come inno dell’Europa Unita.
Cartolina di Nettuno, 1900 circa, il primo cinema in legno, probabilmente solo estivo,
proprietà secondo il professor Rondoni di un certo Moneta di Roma |
Rara fotocartolina privata del cinema Sangallo, in stile liberty, di fronte al Forte; quel giorno dei primi anni quaranta si proietta Gelosia, sofisticata commedia americana con Clark Gable, Myrna Loy, Jean Harlow, platea lire 1 |
Vestigia del cinema Sangallo nel primo dopoguerra |
Cinque foto dei cinema Giardino e Capitol esterni ed interni |
Cartolina con piazza Cesare Battisti, angolo via Dalmazio Birago dove è situata l’Arena Ariston del commendatore Della Fornace, anni cinquanta, prima della trasformazione urbanistica della zona e dell’apertura di via Alcide De Gasperi e della parallela via Napoli |
Quattro foto del Roxy ed un biglietto da visita;
(g.c. Vincenzo Farina) |
Cartolina del piazzale della stazione, 1959; a sinistra, nel luglio 1961, il commendator Baracchia inaugura il cinema – teatro Roxy posto all’angolo con via Palermo. Il Baracchia aveva gestito locali cinematografici in Eritrea ed in Etiopia; ad Addis Abeba costruisce il più bel locale dell’Impero |
Manifesto del film Cielo sulla palude, unico esempio di neorealismo cattolico, agiografia di Maria Goretti |
fotogramma del film di Alberto Lattuada, Guendalina, girato alla stazione di Nettuno |
Tyron Power al cimitero americano durante le riprese di un film |
Locandine dei film Vogliamo i colonnelli ed Io sono mia |
Due fotogrammi del film di Totò, L’uomo, la bestia, la virtù, girato al Cavone |
Due fotogrammi del film Ci sposeremo a Capri con Tina Pica: piazza Colonna e via Santa Maria |
Rarissima immagine di Humprey Bogart a Nettuno, metà anni cinquanta |
Locandina del film Rosa di Sangue con Viviane Romance, uno dei primi film girati a Nettuno |
Due belle foto: Torre Astura, trasformata per l’occasione in Alessandria d’Egitto per il film Cleopatra;
interno del Ristorante Ai Cacciatori dove pranzano gli attori Alberto Farnese e Milly Vitale; (g.c. famiglia Faraone) |
Due rare locandine del film L’invasore, girato nello splendido scenario di villa Borghese nel luglio del 1943 |
Manifestino pubblicitario del cinema Arena di Nettuno per il film Lo schiaffo della Metro Goldwyn, 1934, con Clark Gable, prima visione in Italia, proiettato con due mesi di anticipo su Roma |
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