04 - IL BORGO
Sorge su un’altura prospiciente il mar Tirreno, risale all’alto medio evo e l’archeologo Fea dichiara che dove ora è il castello di Nettuno si trovava un tempio dedicato al dio del mare dal quale trarrà poi il nome la cittadina. E’ la tesi che amo maggiormente, anche se non posso sottacere che la studiosa Paola Brandini Vitucci in ANTIUM, ANZIO E NETTUNO IN EPOCA ROMANA, in modo più scientifico e rigoroso attribuisce la denominazione Nettuno ad elementi geografici presenti sul territorio, infatti il termine neptunus è utilizzato in epoca classica per indicare specchi d’acqua marina, mentre noctunus richiama la presenza di un rapace che dimora talvolta presso costruzioni abbandonate, la noctua, la civetta.
Nel 916, dopo la disfatta dei Saraceni al Garigliano ad opera di papa Giovanni X, diviene possibile una vita normale nel litorale a sud di Roma e si inizia la costruzione del borgo che fortificato poi costituirà il nucleo, il cuore pulsante della moderna Nettuno.
I primi e poco numerosi abitanti del borgo, superstiti dei Saraceni e della malaria delle vicine paludi pontine dispongono di un territorio che va da Lavinio ad Astura, profondo diciotto miglia verso l’interno e vivono di caccia e pesca.
Con l’ausilio di una minuziosa guida, da noi solo rivisitata, opera del prof. Augusto Rondoni, andiamo alla scoperta del borgo con un ipotetico turista che volesse visitarlo.
Entriamo nel borgo da quella che un secolo fa era piazza dei Pozzi di grano, poi piazza Umberto I ed ora piazza Mazzini, e troviamo dapprima il Palazzo Camerale che anticamente è sede della Guardia del Borgo, in seguito sede del Municipio, quindi la Torre con L’Orologio, attigua al palazzo Baronale, già corte degli Orsini e dei Colonna, Signori di Nettuno che delimita piazza Marconi antistante la Collegiata, nel cui ampio sagrato è la statua del Cicerone moderno, l’oratore nettunese Paolo Segneri.
Dietro piazza San Giovanni, laterale alla chiesa, si accede in via del Limbo ed in via San Giovanni, trasversalmente collegate dal vicolo del Limbo. Da via San Giovanni si entra in quella piazza del Gelso, oggi Segneri-Soffredini, dove nasce l’illustre oratore e sulla cui sinistra troviamo via Forno a Soccio, fatta ad U, che si collega con via delle Campane, retrostante la sagrestia della chiesa e con via Antonio Ongaro, dove si ammira una bella bifora trecentesca. Allo sbocco di tale via, su piazza Marconi, lato mare, troviamo un piccolo slargo, dove nasce via del Cavone che tramite alcuni scalini scende verso la balconata della Marciaronda, un tempo sul mare ora sul moderno porto turistico, per ridiscendere con altra scaletta, la parte occidentale del Borgo, non distante dal forte Sangallo. I palazzi Camerale e Baronale sono collegati con un arco a tutto sesto dalla cui porta si entra in via Marcantonio Colonna e poi nell’omonima piazza, fino al 1944 parzialmente occupata dalla chiesa del SS. Sacramento; questa parte orientale del borgo si costituirà in un secondo tempo.
Da piazza Colonna troneggia verso il mare il palazzo Doria Pamphili, edificato nel 1650 da Camillo Pamphili sul preesistente villino del cardinal Cesi. Il palazzo poggia sulle mura di fortificazione, è dotato di un meraviglioso giardino e di sontuosi saloni affrescati dove si dice aleggi ancora lo spirito vagante di donna Olimpia.
Piazza Colonna è collegata con la piazza e la via principale del paese da via del Quartiere, aperta solo negli anni trenta, mentre una lunga scalinata porta in via dello Steccato, balconata lungo le mura nord-orientali, per ridiscendere poi in via del Baluardo presso il negozio Arte 70 di Leonardo Leonardi. Da piazza Colonna si può anche scendere per l’antico vicolo della Mola, ora via del Mare, che conduce alla suggestiva e mai dimenticata marciaronda, dopo aver costeggiato l’Old Rock di Giorgio Serangeli, quasi trentennale attività di birreria posta in caratteristici locali un tempo stalle del palazzo Pamphili soprastante.
Costeggia il muro del palazzo, per molto tempo sede delle scuole delle Suore dette Francesi, via Stefano Porcari, fatta ad elle, fino allo slargo dove si innesta la via della Fontana Vecchia (ex Fontana Grande) che conduce all’antica polla d’acqua pura del borgo, lungo la marciaronda dove secondo il prof. Augusto Rondoni vi era un antico lavatoio. Dallo slargo, salendo alcuni gradini, via Stefano Porcari si immette su via Andrea Sacchi, insigne pittore nettunese, che si allaccia con via del Baluardo tramite il vicolo più stretto del borgo, il vicolo del Baluardo. Le due vie portano entrambe alla porta orientale del borgo, detta buco, che sfocia su via Giacomo Matteotti, un tempo via Durand de la Penne e si ricongiungono tramite il vicolo Sacchi. A metà percorso, le due vie incontrano piazzetta Andrea Sacchi, leggermente in pendenza, i cui gradini sono la meta preferita dei giovani nettunesi nelle lunghe sere d’estate, dove si affacciano e si susseguono, negozi di artigiani, gelaterie, pizzerie, pub, viuzze, piazzette, scorci suggestivi, frammenti di epoche passate e momenti di chiassosa vita moderna.
Fotografia fine ottocento di via del Quartiere:
non è ancora aperto il passaggio su via Durand de la Penne |
Foto G. Gregorovich, via del Baluardo anni ‘70 |
Fotografia esterno borgo, bagnanti sullo scoglio rosso, da poco terminato il municipio
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via del Quartiere, foto Vasari per la tipografia Squarci, 1900,
nettunesi posano per il fotografo |
lo stesso angolo circa quarantanni dopo con il passaggio su via Matteotti oramai aperto e donne alle prese con le loro attività domestiche all’altezza della trattoria all’Archetto e della famosa pizzeria dove lavorava Giuseppe Calabrese, ora gestita dai figli edizione Monaco, 1939 |
piazza Colonna anni settanta, foto G. Gregorovich |
l’antica torre: impreziosita dalla pubblicità della Benzina Lampo, edizione Tersigni, 1933: dal “buco” si entra nella piazzetta del Baluardo accanto allo storico negozio Arte 70 dell’artista Leonardo Leonardi e della maestra Silvana Maltese, a sinistra si accede salendo venti scalini, in via dello Steccato, una spettacolare balconata sulla città |
l’antica torre fa da sentinella alla via Durand de la Penne
in una edizione Angelo Napoleoni del 1937 |
Cartolina edizione Rimoaldi da foto Alinari: via della Fontana Grande, attuale via Stefano Porcari, forse un cavaliere romano del 1400, forse solo un nobile ravennate che qui ha una dimora. Il ciabattino al lavoro vicino l’uscio di casa è Pio Celani, la stradina termina alla Fontana Vecchia dove sgorga copiosa e fresca un’acqua proveniente da una antica condotta di epoca romana o preromana |
Quattro cartoline ci fanno respirare aria medioevale mostrando il camminamento di ronda, che una volta circondava l’intera cinta di mura ed è ancora oggi parzialmente percorribile. Gli angoli fra i più suggestivi del paese fra bifore e frammenti di antiche case sono da sempre custodi degli amori e delle usanze nettunesi. In sequenza: Steccato, 1925, edizione Napoleoni |
Cavone, anni venti, poetica immagine Barattoni |
Nettuno veduta aerea, 1957
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Esterno Borgo lato mare, edizione Barattoni |
Il restauro delle mura di Nettuno. Stampa tratta da
“Le Scienze e le Arti sotto il Pontificato di Pio IX”; Roma 1865 |
Acquerello del maestro Leonardo Leonardi, piazza Colonna, chiesetta del Ss.mo Sacramento |
Rara quanto animata cartolina di Piazza Vittorio Emanuele (piazza Colonna) con parziale veduta dell’Osteria del Centro, un tempo di Giulio Monaco, in seguito condotta da Alessio Coppola, ora frequentata del jet – set romano e gestita dai fratelli Roberto e Mauro Spadaro che la rilevano da Giorgione Bernardi nel 1974 |
Antichi Bastioni, veduta della marciaronda e porticciolo |
Esterno borgo: una cartolina edizione Pirro mostra le giostre di NICOLINO
e lo storico bar Conchiglia dove adesso è l’edicola Slim di Fabio Giannascoli
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Primo piano di bimba alle giostre in due fotocartoline, edite da Simonetti; nei primi anni cinquanta |
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