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UNA REGINA SEDUTA SUL MARE
di ALBERTO SULPIZI

 

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01 PESCANDO NELLA STORIA - 02 LA CARTOLINA - 03 NETTUNO IN CARTOLINA - 04 IL BORGO - 05 IL DIO NETTUNO, PIAZZA MAZZINI ...LE ALTRE PIAZZE - 06 IL FORTE SANGALLO - TORRE ASTURA - 07 IL MUNICIPIO E LA PASSEGGIATA - 08 LA COSTA, LE SPIAGGE E I VILLINI - 09 LEGGERE, SCRIVERE E FAR DI CONTO - 10 TRASPORTI - 11 MILITARIA - 12 FEDE E TRADIZIONE - 13 PLATEA IN PIEDI - 14 LA POSTA 15 RISTORANTI ED HOTEL - 16 LA NEVICATA DEL ‘56 - 17 QUARTIERI, FRAZIONI, PERIFERIE - 18 I GEMELLAGGI 19 MISCELLANEA - IL DIALETTO NETTUNESE - VOCABOLARIO NETTUNESE-ITALIANO

 

03 - NETTUNO IN CARTOLINA

Esiste una Nettuno oramai scomparsa che sopravvive solo in alcune testimonianze fotografiche di specialisti come Alinari, Vasari o di brillanti fotografi locali come Valeri Mancinelli o i Barattoni. La fotografia, inventata nel 1826, è una fonte documentaria eccezionale, fra le poche adatte a fermare il tempo. Insieme ad essa un’altra fonte, nuova, insolita, che della fotografia può considerarsi la figlia è
la cartolina, a mio parere testimonianza sufficientemente obiettiva e più rappresentativa della fotografia spesso eseguita solo a scopi privati, familiari e cogliendo immagini da un’ottica puramente personale e limitata. Se un limite invece si vuol trovare nella cartolina, può esser individuato nella tendenza a rappresentare gli aspetti belli, piacevoli, decorativi delle città anche se un analisi attenta ci mostra fotografi del tempo sensibili anche davanti ad aspetti meno pubblicizzabili: condizioni di vita, realtà umane e sociali più umili.
La cartolina diventa così il punto di partenza per un viaggio utile nel rilevare luoghi scomparsi o molto cambiati, trasformazioni urbanistiche e sociali, momenti di vita quotidiana eloquenti ed irripetibili.
Ho selezionato i pezzi più pregevoli e più rappresentativi, quelli più idonei a ricostruire l’atmosfera della Nettuno che va da fine ottocento agli anni sessanta ed essendo il panorama documentaristico locale molto vasto (secondo calcoli non lontani dalla realtà potrebbero essere circa diecimila le cartoline edite a Nettuno nel corso del secolo passato) daremo un’ occhiata solamente al non comune.
La prima cartolina postale italiana fu un “intero” da 10 centesimi, con l’impronta del francobollo raffigurante l’effige del re Vittorio Emanuele II, in circolazione dal 10 gennaio 1874, il suo scopo è viaggiare, a tassa ridotta, come corrispondenza aperta. Queste prime emissioni sono usate non solo per corrispondenza personale, ma soprattutto per scopi commerciali. Molte ditte infatti, soprastampano nella parte a sinistra del francobollo le loro ragioni sociali, adornandole con fregi e decorazioni. Nascono le PRIME CARTOLINE PUBBLICITARIE che avranno subito un notevole successo, usate anche come listino prezzi, avvisi di passaggio. Se ne conoscono solo alcune, peraltro rare di Anzio, relative alla pubblicità dei primi hotel nati per ospitare la nascente villeggiatura
medio-alto borghese e ancor meno di Nettuno, che non ha sviluppato sul finire dell’ottocento né un commercio, né tanto meno un turismo di pari livello.
Il primo modello di cartolina illustrata, che come detto viene attribuita a Franz Borich in Svizzera nel 1872, arriva in Italia verosimilmente con la cartolina ideata a Riva del Garda, allora dominio austriaco, nel 1885 dallo scrittore e patriota Cesare Bertanza, il quale gestisce una tabaccheria.
Le prime cartoline debbono il loro successo alla perfezione tecnica della litografia a colori che permette di stampare fino a sei colori.
A Nettuno, i primi esemplari di cartoline illustrate editi risalgono a fine Ottocento e si devono ad un valente fotografo locale, Giovanni Valeri Mancinelli che si dedica con molta passione a questa attività fotografando con la sua “cassetta a lastre” i dintorni di Anzio e Nettuno: comunemente dette “AZZURRINE”, per il tipico colore di stampa, ci mostrano, angoli ormai scomparsi, dal sapore antico e derivano da “cliché” probabilmente databili intorno al 1893, ma iniziano a diffondersi a partire dal 1898/99. Il retro di queste cartoline viaggiate, presenta scritte con calligrafie svolazzanti di gente istruita, nobili facoltosi che viaggiano, conoscono gente, si scambiano corrispondenza.

Difficilmente in questa prima fase, un contadino o un artigiano possono avere queste occasioni ed inoltre l’analfabetismo è molto diffuso.
Nei primi decenni del novecento con il progredire delle forme di istruzione si noterà curiosamente viceversa, un impoverimento della calligrafia.
Nel volume di Piero Becchetti, FOTOGRAFI E FOTOGRAFIA IN ITALIA – dal 1839 al 1880 – Edizioni Quasar, il NOSTRO FOTOGRAFO – EDITORE, VALERI MANCINELLI, viene annoverato nell’elenco dei migliori artisti operanti in Italia.
Nel 1895, sotto Umberto I, viene emanato un decreto che regolamenta la stampa delle cartoline illustrate e la loro vendita. Il formato standard deve essere di cm 9 x 13; “una facciata” è riservata alla fotografia e per il messaggio vi è un piccolo spazio sotto l’immagine. Non è inconsueto vedere scritte sull’immagine stessa poiché il dorso viene riservato solo all’indirizzo del destinatario. Questo inconveniente sarà eliminato dall’Amministrazione Postale che nel 1905 provvede a suddividere il retro della cartolina in due parti uguali: la metà di destra riservata all’indirizzo del destinatario, quella di sinistra al saluto, l’immagine occuperà l’altra facciata delle cartoline come in uso ancora oggi.
Nel periodo a cavallo fra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, oltre alle cartoline della serie azzurrina di Valeri Mancinelli ed ad una dozzina di scatti dei fratelli Alinari, saranno edite a Nettuno quelle dei fotografi: Cesare Vasari, del Petitti, di James Anderson, di Michele Danesi.
Interessanti anche se rari, gli scorci lasciatici dall’ing. P. Becchini di Roma, pochissime quelle del fotografo romano Casoli, dell’editore R. Rimoaldi che ha la sede in via S. Agata dei Goti 14 in Roma, nonché le splendide edizioni fotografiche a tiratura limitata, per amatori, del fotografo F. Felicetti. Infine non si può tralasciare che Nettuno vanta almeno un paio di immagini nella prestigiosa e ricercatissima serie N.P.G., Neuen Photographischen Gesellschaft, una importantissima casa fotografica berlinese.
Le prime cartoline sono stampate in litografia o in fototipia, tecniche che consentono di stampare poche centinaia di copie; solo con l’avvento della stampa in off-set le tirature arrivano ad alcune migliaia.
Sono dei primi anni venti le splendide edizioni di Guido Barattoni (padre) e contemporaneamente di moltissimi altri editori locali come Venturini e Caracuzzo (quest’ultimo di Albano), come Tersigni e Monaco, Pirro, Eufemi o Vaccari che commissioneranno tutta quella mole di cartoline che costituisce il vasto e prezioso patrimonio documentaristico del paese.
La cartolina fa nascere quindi una serie di editori improvvisati: cartolai, librai, tabaccai, droghieri, titolari d’empori, albergatori, fotografi, ognuno con le sue cartoline che hanno una funzione fondamentale specialmente nei piccoli centri, documentando ogni aspetto della vita quotidiana: mestieri, costumi locali, manifestazioni civili e religiose, l’aspetto urbano in ogni suo angolo.
Pur non essendo una città turistica negli ultimi anni del secolo scorso, Nettuno riceve l’attenzione di grandi editori sia stranieri che italiani come il Richter, Brunner, Pistolesi, Alterocca ed in seguito di Diena, Berretta, Dalle Nogare ed Armetti.
I soggetti raffigurati sono innanzitutto i panorami, quindi le spiagge anche con “sontuosi” primi piani, le chiese e le caserme, poi le piazze con diverse animazioni (che oggi incidono sensibilmente sul prezzo delle cartoline da collezione), il forte Sangallo, Torre Astura, le stazioni ed il tram ed infine, tanto rare quanto suggestive, quelle dell’interno borgo e del bellissimo costume nettunese.
Meritano inoltre di esser segnalate cartoline particolari, estremamente bizzarre come quelle astronomiche, le Mary Poppins, le donne farfalla, i saluti a gran velocità, LA VIOLA DEL PENSIERO e le cartoline a valigetta, tutte molto rare e ricercate dai collezionisti.
Come già accennato, la prima serie di cartoline stampata a Nettuno si deve al fotografo Valeri Mancinelli (che ricopre anche il ruolo di segretario comunale), precedentemente ci si potrebbe imbattere fortuitamente in FOTO – CARTOLINE PRIVATE che se spedite risulterebbero comunque alquanto preziose.
La serie “azzurrina” di Valeri Mancinelli è stampata in modo artigianale ed in tiratura limitata, non più di alcune centinaia di pezzi per tipo, dovrebbe comprendere oltre una trentina di soggetti, non comuni e molto collezionati.

Le cartoline del Valeri Mancinelli, seppur talvolta dalla stampa incerta, riescono a comunicare emozioni paricolari: documentano i diversi aspetti della realtà, la vita quotidiana, le tradizioni popolari, gli antichi mestieri, gli angoli più nascosti e suggestivi del paese.
Fra le prime cartoline di Nettuno, oltre la serie citata, non dobbiamo dimenticare alcune immagini che si soffermano, più che sull’aspetto urbanistico su quello umano.
La CAPANNA DI CONTADINI dei fratelli Alinari e il bel primo piano sui BUTTERI nei dintorni di Nettuno per le edizioni di A. Auda ne sono la conferma. Sono immagini a volte struggenti, che ricordano paesaggi relegati nell’oblio o violentati da una urbanizzazione selvaggia, ricordano quelle atmosfere che sono fonte di turbamento ed emozione per personaggi del calibro di Goethe, Chateaubriand, Turgenev e di molti altri appassionati ed irrequieti allievi del Grand Tour.
Auda è un foto-editore particolarmente attento, mai banale che va oltre la comune veduta da vacanzieri, ma cerca di fermare con i suoi scatti alcuni dei tanti momenti anonimi della vita quotidiana che ci ricordano quel mondo in gran parte trasformato, se non addirittura scomparso.
Il suo laboratorio in via Nettuno n.6 ad Anzio, si occupa sovente delle zone periferiche privilegiandone il lato rurale con immagini di quei tempi duri, ove la fatica e l’iniziativa si mischiano con la miseria e la speranza.
L’ inconsueta GRUSS con vedute di Roma, Nettuno ed Anzio in ricordo di un Comitato di cui non sono chiare le finalità, può considerarsi tra le prime se non la prima gruss della nostra zona, senz’altro la più curiosa poiché mostra in una bella composizione monocromatica Nettuno, Anzio e Roma, fatto graficamente inconsueto in tutto lo scenario della cartolina.
A cavallo degli anni dieci e venti giunge a Nettuno Guido Barattoni (padre). Nato a Santarcangelo di Romagna intorno al 1894, si trasferisce presto a Roma dallo zio materno ed alcuni anni dopo, con la mamma Carlotta ad Anzio, attratti dall’aria salubre del mare. Qui i Barattoni aprono il primo studio di fotografia che in seguito sarà trasferito a Nettuno.
Nel 1924 Guido sposa Matilde Milita di Cori, dalla cui unione nascono Guido nel 1925 ed Elfo nel 1927. Alla morte prematura del padre, nel gennaio 1936, i due figli proseguono l’attività apprendendo da un bravo fotografo assunto dalla madre nel laboratorio.
Primo studio in via dello Steccato, poi in via S. Maria e quindi nella sede storica di via Durand de la Penne dove rimarranno fino al dicembre 1988, quando lasceranno, insieme a molti rimpianti, un profondo vuoto culturale. Guido ed Elfo hanno continuato l’attività paterna fotografando per quasi cinquanta anni tutte le generazioni e gli avvenimenti di Nettuno e dei suoi dintorni. Del figlio Guido, valente artista, ci rimangono delle belle chine e delle litografie di quegli angoli dove forse non sono arrivati i suoi scatti.
Sono dello Studio Barattoni le immagini pubblicate dell’editore Sonzogno, nel fascicolo nr.127 Anzio, Nettuno e Torre Astura”, nella serie Le cento città illustrate, insieme ad altre foto dei fratelli Alinari e di Sciamanna. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale ed in particolare a Nettuno con lo sbarco alleato, l’aspetto urbano cambia per i bombardamenti e le distruzioni belliche, anche se non viene stravolto come succede ad Anzio, dove gran parte del paese è ricostruito e la cartolina, specialmente quella antecedente il conflitto, assume la funzione di documento storico.
Continuiamo il percorso intrapreso sulla Nettuno di una volta, con una cartolina-simbolo per il nostro paese: LA FONTANA DEL DIO NETTUNO, donata dallo Stato Italiano in occasione dell’inaugurazione della ferrovia nel 1884, è opera dello scultore Ottavio De Angelis. Sistemata dapprima in piazza dei Pozzi di Grano, odierna piazza Mazzini, viene trasferita dal sindaco Angelo Combi in piazza Giovanni Torretta. La statua è arricchita di una vasca abbeveratoio; poi in seguito, nuovamente riportata nella piazza di origine con l’aggiunta dell’attuale cornice.
Vengono ingaggiati bravi artisti ed artigiani locali che costruiscono la conchiglia ed i cavalli, così belli che Albano tenterà invano di usurparne la paternità.

Si respira ARIA MEDIOEVALE invece passeggiando lungo il camminamento di ronda che una volta circondava l’intera cinta di mura, ancora oggi parzialmente percorribile ed altrettanto passeggiando sotto la suggestiva marciaronda.
Alla marciaronda si può accedere anche da PIAZZA COLONNA, scendendo per via del mare, dove era la mola, alimentata dall’acqua di Cadolino.
Imponente vi spicca il palazzo Doria Pamphilj poi divenuto Borghese. Eretto nel 1656 al posto della villa del cardinal Cesi, l’edificio contiene affreschi del pittore romano PierFrancesco Mola.
La marciaronda, silente complice delle passeggiate di tutte le coppie di nettunesi innamorati, continua idealmente sotto il lungomare antistante il municipio con quattro stabilimenti balneari: il Delfino, il Tridente, il Dopolavoro ferroviario ed i Bagni Astura.
Spostiamo lo sguardo sul borgo con l’interno di piazza Colonna e con la veduta dell’oratorio del SS.MO SACRAMENTO andato perduto forse a causa degli eventi bellici del ’44.
Dietro il palazzo baronale, a destra, dove attualmente è il bar “Gabbiano”, una volta si incontrava la sora Anita, popolare fra i ragazzi per la vendita dei “capoccioni” e più in su in via Marcantonio Colonna, era ubicato il negozio dell’artigiano Angelo Morelli, noto per aver lavorato al sarcofago di S. Maria Goretti.
Una delle più rare ed interessanti cartoline del panorama locale immortala la TABACCHERIADROGHERIA- CARTOLERIA dell’editore VENTURINI. In primo piano, un gruppo di nettunesi ed una bella vetrina con tante cartoline esposte.
Altra bella cartolina, sempre dell’editore Venturini, è quella dedicata al mercato, il famoso “GABBIONE”, in ferro, stile umbertino, sotto le mura castellane è adibito alla vendita (all’interno) di pesce e verdura. Fuori alcune venditrici di uova e pollame. Demolito nel 1929, uno dei cancelli viene acquistato dal cavalier Lotti, per essere installato all’ingresso della sua villa, ai piedi della salita di S. Barbara.
Verso la fine dell’ottocento, Nettuno entra a far parte delle località di villeggiatura, divenendo una delle spiagge della capitale: si diceva che fosse frequentata soprattutto dal “generone romano”.
Tra le spiagge più gettonate segnaliamo a ponente, il lido BELVEDERE, costruito su palafitte di castagno e piloni in cemento armato, su una superficie di circa 2000 mq. In asse con la triplice tondeggiante terrazza del Belvedere su via Roma, viene distrutto da una mareggiata nel novembre del 1936 e non più ricostruito.
A levante, lo stabilimento le SIRENE; il primo complesso balneare, è opera di Isidoro Porfiri, nel 1937, con alcuni soci: Ricci, Mariola, Massarelli.
Le NUOVE SIRENE, invece, ultimate nel 1947 dal cavalier Dotti ed aperte il 26 giugno 1948 per sostituire il vecchio stabilimento distrutto nel corso degli eventi bellici del ’44, sono inaugurate con l’orchestra diretta dal maestro Gustavo Ferroni e per l’occasione, viene composta la canzone “Le Sirene di Nettuno”, cantata da un giovanissimo Claudio Villa.
La costa del golfo nettunese, rientra nella tipologia a falesia costituita da un’arenaria fossilifera conosciuta con il nome di macco.
I residui del macco, uniti ad avanzi di antiche costruzioni romane, formano quei famosi scogli che i nettunesi ricordano con grande nostalgia.
Non vi è la sabbia ma dei sassolini arrotondati, chiamati in dialetto pallandoli.
Una foto di Guido Barattoni degli anni venti, mette in bella evidenza il caratteristico SCOGLIO ROSSO, nei pressi dello stabilimento Massarelli.
Poco più in giù, dove forse un tempo è il Caenon, porto militare anziate distrutto nel 417 di Roma dal console C. Menio, sfocia il LORICINA che, distrutto ed abbandonato il porto, con i secoli lo ricopre di detriti formandovi un largo pantano. Qui, oltre a capanne di pescatori, solo la foce del Loricina scavalcato dal vecchio ponte, quindi lontano, il borgo, il palazzo comunale in costruzione, orti suburbani ed uliveti. Tra le più interessanti immagini religiose dei primi anni del novecento ci soffermiamo su una veduta della chiesina dell’Annunziata, detta di S. ROCCO, forse risalente ai primi del secolo XVI, sulla cui area, su progetto di Fratel Costanzo Dodet e dell’ingegner G. Venarucci, il 14 maggio 1914 viene riaperta al culto la nuova chiesa poi a sua volta ampliata a tre navate negli anni sessanta.
Infine, uno sguardo al romantico trasporto su rotaie con il tram dapprima in via S. Maria, vicino la Grande Caserma del Distaccamento e quindi in Piazza Umberto I.

Con esso, non è esagerato affermare, si trasforma la vita quotidiana e ne diviene un punto di riferimento, diviene parte integrante del panorama cittadino, come dimostrano le molte cartoline d’epoca superstiti di cui IL TRAM è il protagonista. Dire che è esclusivamente mezzo per trasportare persone e velocizzare il traffico commerciale o vacanziero, è riduttivo: è un pezzo della nostra vita sociale.
Concludiamo con la VECCHIA STAZIONE situata in piazza gen. Federico Rogier, oggi largo Bruno Buozzi e la NUOVA STAZIONE appena inaugurata con all’interno una fumante vaporiera. Abbiamosolo intravisto un’ epoca passata, attraverso lo strumento didattico – iconografico della cartolina, un modo per valorizzare le proprie radici più recenti. Immagini di paesaggi stupendi, di grandi orizzonti, di una civiltà prevalentemente agricola e contadina e dei primi segni significativi dell’avvento della società industriale. Oggi con il superamento della stessa società industriale, si sente profonda nostalgia per quei paesaggi, per quelle vie e piazze, polverose ma prive di asfalto e cemento. Paesaggi che sembrano suggerirci, in modo discreto, la chiave di volta per guardare avanti, progredire ma considerare il progresso più come qualità che quantità, considerare il territorio, l’ambiente non come intralcio, ma come bene supremo da salvaguardare, affinché il futuro non venga inteso come necessità di distruggere il passato, un futuro che ha un cuore antico come ci lascerà scritto Carlo Levi nelle sue opere letterarie.
E come nel medioevo troviamo i cantastorie, assimilabili a giornalisti dell’epoca, che viaggiando di paese in paese tramutano in canto ed immagini disegnate, personaggi e luoghi, storie a loro tramandate, come con l’invenzione della fotografia l’informazione diventa una realtà concreta e, sostituendosi in parte alla pittura, l’obiettivo diventa il prolungamento dell’occhio della gente, così la cartolina si rivela insostituibile nella ricerca e nella documentazione etnografica e socioculturale, con la riscoperta di immagini belle ed animate, con la didascalia e spesso la data a dare una impronta di ufficialità che le semplici fotografie non sempre ci possono lasciare in eredità.

 


Prima cartolina postale Italiana, 1874

 

 


Prima cartolina della storia, 1870

 

 


Una delle prime cartoline illustrate regionali, fine ottocento

 

 


Una cartolina autorizzata dal governo, è tra le prime cartoline illustrate regionali Italiane, 1880

 

 


Il libraio Leon Besnardeau, inventore della prima cartolina illustrata, 1910

 

 


Cartolina illustrata liberty, autore Raphael Kirchner

 

 


Due cartoline pubblicitarie locali: hotel des Sirenes, Anzio, 1895;
farmacia Tomasi, Nettuno, anni venti

 

 


Quattro bellissime cartoline della serie azzurrina di Giovanni Valeri Mancinelli

 

 


Trasporto del carbone

 

 

Le cartoline appartengono alla prima serie di immagini conosciute del paese
e sono dell’ultimo decennio dell’ottocento, 1895/1899 circa

 


Piazza Umberto I

 

 


La verduraia

 

 


Villeggianti antistanti lo stabilimento Vittoria

 

 


Una viola del pensiero, per salutare da Nettuno; sono note come gruss aus, saluti da…
e con poche vedutine dette finestrelle, riassumono le cose da vedere del paese, 1910

 

 


Forse la prima foto-cartolina del paese: ingresso alla Fortezza,
l’assenza del Presidio la fa datare 1890 ca

 

 


Cartolina Alinari: capanna di contadini, 1900

 

 


Edizione A. Auda, Butteri nei dintorni di Nettuno, un momento di anonima vita quotidiana,
ci ricorda un mondo scomparso; documenti di vita offerti a chi li sa leggere, 1900

 

 


Una particolarissima gruss locale: ricordo del Comitato Pro Roma–Anzio–Nettuno, 1900

 

 


Fontana del dio del mare, edizione C. Pirro, un gruppo di bambini
posa per il fotografo in piazza Giovanni Torretta, databile intorno al 1920

 

 


Esterno borgo di Guido Barattoni, artistica vista fra gli scogli della marciaronda, 1922

 

 


Rarissima cartolina dell’editore Venturini, fra i primi a stampare cartoline a Nettuno; isolotto 1910

 

 


Una cartolina edizione G. Monaco dell’antico palazzo Principe Borghese, veduta parziale dell’oratorio del Ss.mo Sacramento distrutto da un bombardamento alleato nel dicembre 1943 e dove ora si trova il bar Il Gabbiano, vi era il negozio della sora Anita, popolare fra i ragazzi per la vendita dei capoccioni; in via Marcantonio Colonna si trovava il negozio dell’artigiano Angelo Morelli, noto secondo il giornalista Oscar Rampone per aver lavorato al sarcofago di Santa Maria Goretti; 1939

 

 


Bellissima immagine del gabbione, in ferro stile Umbertino, adibito alla vendita del pesce e verdure;
fuori venditrici di uova e pollame, viene demolito nel 1929

 


Lo stabilimento Lido Belvedere in una cartolina virata verdina dall’editore Giuseppe Tersigni, 1922

 

 


Il primo complesso balneare Le Sirene voluto da Isidoro Porfiri nel 1937, in una edizione G. Monaco

 

 


Cartolina delle ultime vestigia dello scoglio rosso: una cartolina grande, a colori, edizione Terriaca

 

 


Cartolina dello scoglio rosso: lo Stabilimento Massarelli in una edizione animatissima
di Guido Barattoni del 1924, “Passatempi estivi”

 

 


Due cartoline del rio Loricina, con il ponte costruito nel 1852
insieme al tratto di strada che conduce al Santuario. Anni ‘10/’20


 

 


Due rare immagini di San Rocco: la chiesetta dell’Annunziata in una cartolina primi novecento; viene demolita nel 1909,
la nuova chiesa è riaperta al culto il 14 maggio 1914. Una foto mostra l’esondazione del Loricina negli anni cinquanta

 

 


Una cartolina Barattoni della Grande Caserma del Distaccamento, 1925, nota come Caserma Donati; alla fine degli anni ottanta l’intero complesso viene demolito, il solo palazzo alloggi ristrutturato. Nasce il parcheggio Enrico Berlinguer, il tram n. 1 in via S. Maria è una delle rare immagini di via interna del paese, peraltro molto trasformata

 


Piazza Umberto I, cartolina Tersigni, 1929, tram n. 6 in livrea a due toni di verde e fascia arancione in sosta al capolinea,
sul binario di raddoppio, in secondo piano, una delle quattro elettromotrici della dotazione originaria

 

 


Vecchia stazione: cartolina edizione Contessa, 1910,
nell’area corrispondente all’attuale viale della Vittoria

 

 


Cartolina a tiratura limita, edita nel 1988, dal dott. Paolo Blasimme, studioso di storia delle ferrovie. La nuova stazione: una locomotiva a vapore FS 640.003 in testa ad un treno accelerato pronto a partire per Roma Termini, via Campoleone; da una bozza fotografica della ditta Dalle Nogare ed Armetti, n. 47910 del 1934

 


 

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ALBERTO SULPIZI

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