01 - PESCANDO NELLA STORIA
La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda,
le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia.
Jean Cocteau
Situata a sud di Roma, sulla costa tirrenica, Nettuno costituisce oggi con Anzio quasi un unico agglomerato. Reperti archeologici provenienti da grotte situate lungo tutto il litorale attestano la presenza di insediamenti umani fin dall’epoca paleolitica. La costa su cui sorge questo agglomerato è formata da una particolare roccia sedimentaria: il macco. Originariamente, la presenza più significativa sulla costa è ANTIUM, capitale dei Volsci che dispone di un porto sito alla foce naturale del fiume Loricina detto “caenon”, fangoso; l’acropoli invece domina da un’altura dell’immediato retroterra, anche se CLAUDIO RENDINA, suGuida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità del Lazio, sostiene che precedente ad Antium sarebbe una NEPTUNIA VOLSCA, costruita
intorno al tempio del dio del mare, che sorge sul promontorio, posto sullo scoglio più alto della costa a picco sulle onde, fra fitti boschi di oleastri, pianta sacra al dio Nettuno, mentre il centro abitato è lungo la costa e i suoi resti oggi sono sul fondo del mare, distrutti da una serie di terremoti. Prima della costruzione del porto turistico affiorano dalle acque dei ruderi, tra cui il famoso scoglio Orlando, alla cui base si possono scorgere delle colonne. Secondo una leggenda, al centro del borgo medioevale, dove sarà poi eretta la collegiata di San Giovanni, viene costruito un tempio sacro a Nettuno, dio del mare, circondato da un bosco ai cui rami i naufraghi appendono tavolette votive. Una scala di marmo collega l’edificio sacro al mare, come si può vedere nella RICOSTRUZIONE FATTA DAL DISEGNATORE ORER ed ideata dal giornalista Oscar Rampone e dal pittore Giorgio Keil.
Secondo il sito web dell’Associazione Culturale Informare, al suo interno un sacello è dedicato ad Anfrite, moglie del dio, ed un altro alla Ninfa Venilia, madre di Turno, re di Ardea e regolatrice delle maree. Da scavi effettuati sono rinvenute quattro aree rostrate, in cui sono raffigurate: Nettuno con un delfino, Eolo che suona la buccina, un vascello che naviga ed un tridente. Nel mese di giugno in onore del dio Nettuno si celebrano i LUDOS NEPTUNALES e durante i sacrifici al dio, le viscere dei tori sono gettate nelle acque. Nei pressi del tempio, sulle foci del Loricina, viene costruito il porto Cenone, orgoglio dei Volsci per i suoi intensi traffici e temuto dai Romani per la sua importanza militare.
Solo dopo lunghe e dure lotte, i Volsci vengono sconfitti dai Romani (338 a.C.), il Cenone cade in oblio ed Antium ne diviene colonia tanto fiorente che, in età imperiale, si estende senza soluzione di continuità, da Tor Caldara a Torre Astura. Ancora oggi sussistono vestigia testimoni di quell’aureo periodo che termina con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Stradone afferma che in età Augustea non vi è porto tra Anzio e Nettuno, sarà Nerone a costruire un nuovo approdo ad Anzio nei pressi del suo palazzo. L’antico centro intorno al Cenone, una volta distrutto il porto, diviene un quartiere di Anzio e nei pressi del tempio del dio del mare, i patrizi romani costruiscono sontuose abitazioni e tra queste secondo una certa tradizione sembra anche quella di Cicerone, dove oggi sorge il borgo medioevale.
Nella seconda metà del V secolo d.C., l’Italia viene invasa da orde barbariche di origine germanica: dapprima i Visigoti nel 410, quindi i Vandali di Genserico nel 455 ed infine i Goti nel 537. La mancata occupazione di Anzio da parte dei Goti, diversamente da quanto accaduto ad Ostia, potrebbe indicare la perdita di importanza strategica da parte della città.
Caduto l’Impero Romano, Roma, che conta circa un milione di abitanti, si spopola quasi completamente e la popolazione rimasta, sovente cerca rifugio nei boschi nei pressi della città, mentre ad Anzio, distrutta dai Goti, i profughi riparano sul promontorio dove sorge il tempio del dio Nettuno, o quel che ne resta. Essendo un posto alto e relativamente sicuro, col tempo vi sorgerà un castello fortificato: l’attuale borgo.
Questa ipotesi, secondo l’interessante studio condotto da BAIOCCO LAURA E GIANCARLO in Le Chiese Perdute, Quaderni, Memorie di Nettuno, non trova spiegazione nei motivi difensivi o di sicurezza addotti, in quanto la rupe di Nettuno appare più modesta e più esposta di quella anziate delle Vignacce.
Inoltre, LA NASCITA della futura Nettuno potrebbe risalire al concentrarsi delle famiglie del personale di servizio delle lussuose ville costiere e delle attive fattorie rustiche dell’interno, abbandonate dai proprietari quando, con la decadenza di Roma, vengono a mancare le condizioni di sicurezza, come ad esempio Frascati, nata dal nucleo di abitanti che si è radunato prima nella villa di C. Pessieno Crispo e poi in quella di Agrippina e di Nerone.
Infatti, nell’area di levante del nostro borgo, potrebbe esser già presente in questo periodo, una prima comunità costituita da liberti e da legionari reduci, come appare da numerose iscrizioni funerarie rinvenute.
Fra le prime notizie certe sul territorio di Anzio e Nettuno, dopo le memorie imperiali, vi è quella che vuole nel 418 ivi rifugiato PAPA BONIFAZIO in attesa dell’ordine dell’imperatore Onorio da Ravenna, essendo stato eletto insieme con Eulalio poi deposto ed esiliato; in tale notizia Antium è detta “civitas”.
L’agro anziate nel quale si svilupperà la Nettuno medioevale partecipa a tutte le fasi di quel processo che vedrà l’affermazione del potere temporale della Chiesa nel Lazio.
In questo territorio, dopo una prima donazione da parte di Costantino di un latifondo (massa) per la spesa delle lampade che ardono nella basilica di San Pietro, viene insediata una diocesi; il PRIMO VESCOVO di cui rimane il ricordo è Gaudenzio Anziatino che nel 465 partecipa insieme ai vescovi di Albano e Velletri al Sinodo Romano convocato da Sant’Ilario. Al tempo del vescovo Gaudenzio il processo di formazione della comunità di Nettuno è già formato ed il declino di Anzio definitivo.
Un altro vescovo di cui ci rimane memoria è FELICE, presente nel concilio di Papa Felice III del 487. Infine, il vescovo VINDEMIO presente insieme con quello di Tres Tabernae (Cisterna) nei sinodi di papa Simmaco del 499 e del 501.
Secondo Vincenzo Cerri, Nettuno nel 600 figura tra i paesi che fanno parte DEL DUCATO ROMANO, costituito con la donazione alla Chiesa delle terre vicino a Roma, dopo il dominio dei Longobardi in Italia. Momento determinante per l’assetto politico del territorio laziale è proprio il periodo che va dal secolo VI all’VIII, caratterizzato da incessanti contese tra i Longobardi ed i Bizantini, i quali stabiliscono un nucleo amministrativo e militare: il Ducato di Roma.
In questo quadro si inserisce la Chiesa che, in possesso a partire dalla fine del VI secolo di alcuni territori, avvalendosi del favore acquisito tra le popolazioni, si sostituisce progressivamente alle autorità bizantine. Nasce il nucleo originario dello Stato Pontificio, la cui fisionomia giuridica prende evidenza alla fine del Regno Longobardo.
L’evoluzione del centro abitato nel medio evo, è in direzione esclusivamente agricola come dimostra la presenza di UNA DOMUSCULTA, ossia un villaggio sparso nell’antico e vasto territorio di Anzio e Nettuno, sotto il papa Zaccaria (741-752).
Contemporaneo a questo periodo è l’abbandono, secondo il TOMASSETTI, del porto neroniano e lo spostamento degli ultimi anziati a Nettuno. A questo momento storico si riferisce la tradizione, raccolta da Alessandro Andrea, che gli abitanti di Nettuno discenderebbero da una colonia di arabi abbandonata (impedimenta) dopo una infruttuosa invasione e probabilmente composta da donne e fanciulli che rifugiatisi nel castello avrebbero conservato e tramandato le loro tradizioni.
Ne sarebbe testimone IL COSTUME DELLE DONNE DI NETTUNO, diverso da tutti quelli dei paesi vicini e che fino all’ottocento prevede un turbante di bende di vari colori, una guarnaccia senza maniche e che fino al secolo sedicesimo ha le sottane corte al ginocchio e sarà allungato per l’Anno Santo straordinario (1575) da Gregorio XIII non senza forte opposizione delle donne di Nettuno. Gli uomini indossano abiti dai colori vivaci e sulla testa portano berretti rossi.
Il Nibby, non si mostra convinto di questa tesi osservando che costumi simili si riscontrano anche in ISOLE NAPOLETANE.
Il periodo del Regno dei Franchi in Italia, segna il ritorno della sede imperiale a Roma, anche se il Papato rappresenta sempre per Roma un enorme potere politico oltre che spirituale. La scena politica romana, comincia ad evidenziare una FORTE ARISTOCRAZIA sorta dalle ceneri dell’Impero Romano e che ha come capostipiti le grandi famiglie senatorie sopravvissute all’impatto con la barbaritas.
Esse continuano a vivere in una Roma disabitata, arroccate nelle loro antiche e fatiscenti dimore, sempre ancorate alle loro proprietà di campagna. I Crescenzi, i Savelli, i Colonna, i Massimo, i Caetani, gli Orsini, i Santacroce, i Frangipane, i Tuscolo, che posseggono i loro latifondi sin dalla fine dell’Impero d’Occidente, si ritengono nelle loro proprietà dei sovrani, non avendole avute né dal papa né dall’imperatore.
Le mantengono con astuzia e prepotenza, appoggiandosi di volta in volta o al Papato o all’Impero e cercando di rafforzare il loro patrimonio.
Nettuno subisce durante i secoli IX e X, i ripetuti assalti dei SARACENI che “come nugoli di cavallette si spingono nella campagna romana consumando eccidi…” tanto che i nettunesi sono spesso costretti a rifugiarsi all’interno in cerca di scampo.
Il papa GIOVANNI X, durante il suo pontificato (915-928), interpretando il desiderio del popolo stanco di tante rovine, ordina di cacciare i Saraceni dall’Italia. Un forte esercito li assedia per tre mesi consecutivi, da terra e da mare, presso la foce del fiume Garigliano. Inseguiti e battuti, si disperdono e nel 1016 sotto Benedetto VIII saranno cacciati dall’Italia.
Nasce in questo periodo il fenomeno dell’ “incastellamento”, un villaggio difeso da costruzioni e palizzate in terra battuta e legno. In seguito i castelli diventano grandi edifici che servono da abitazione al feudatario, alloggio per soldati e servitù, stalla per animali. Nell’area più interna e fortificata si trova il “mastio”, ultima difesa nel caso in cui i nemici entrino nella cinta muraria. Con l’aumento della popolazione, attorno al villaggio fortificato, si costituisce il borgo anch’esso fortificato ed a sua volta circondato dal “fundus”, il territorio dipendente dal castello, che comprende campi e boschi. I nettunesi provvedono, in particolare sotto il pontificato di Benedetto VIII a munire il borgo di torri, mura, fossato e bastioni.
Un cenno su ASTURA che nel Medio Evo fa parte del patrimonio del cenobio Aventinense di Sant’Alessio, ampliato con terreni donati il 23 ottobre del 987, da Benedictus comes et Stefania, per quanta terra si arerebbe da tre paia di bovi entro un anno.
GREGORIO DE TUSCOLANA, nel 999 è praefectus navalis, signoreggia con le sue navi su tutta quella spiaggia per la difesa di Roma; i signori Tuscolani tentano di trasformare Nettuno in un centro feudale. In una lettera datata 1126 e spedita da Tolomeo, vescovo di Tuscolo, al nipote, si nomina Nettuno per la prima volta come Neptunia Castrum e compare successivamente in un’altra lettera inviata dai monaci di Grottaferrata al pontefice Innocenzo II nel 1140 in cui i monaci supplicano il papa di intervenire in loro favore nella controversia contro Tolomeo di Tuscolo il quale, a loro dire, li priva con la forza del diritto di proprietà su Nettuno. Forse Tolomeo riesce ad impadronirsi di Nettuno con l’aiuto della popolazione stanca dei tributi imposti dai monaci. In quell’anno, mutate le condizioni politiche a Roma per la recuperata sicurezza, i monaci di GROTTAFERRATA e quelli di SANT’ALESSIO insorgono verso Tolomeo II; in quel periodo Nettuno risulta già fortificata.
I monaci di Sant’Alessio chiedono allo stesso Tolomeo la restituzione di Astura poiché ne trarrebbero buona pesca. Risulta altresì che Astura sia un centro abitato visto che compare in un atto del 29 settembre 1037, UN IOANNES DE ASTURA, di mestiere potionarius.
Nel 1163 Nettuno è un possedimento dei monaci di Grottaferrata, ma Tolomeo II conte di Tuscolo riesce a tornarne in possesso.
Da un documento di quel periodo risulta che la popolazione coltiva il terreno prevalentemente a cereali e che il feudo viene considerato il granaio del Lazio.
Il 25 agosto 1189, reduce da una mancata visita al Papa Clemente III, RICCARDO “CUOR DI LEONE” diretto in Terra Santa, si ferma a Nettuno ad ammirarne la porta antica e le cripte scavate nel locale castello e Roger De Hoveden, cronista del re anglo-normanno, nomina Nettuno, pur storpiandone il nome, nella sua lingua franco-latina in Lettun.
Tutto il sottosuolo della vecchia Nettuno è ricco di lunghe e profonde grotte scavate nella pietra arenaria comunicanti tra loro e provviste di numerosi sbocchi a terra e a mare. Gli antichi nettunesi vi si rifugiano in cerca di scampo durante le frequenti incursioni saracene.
Riccardo “Cuor di Leone”, dopo una breve sosta in Astura, s’imbarca per l’oriente nel vano tentativo di liberare il Santo Sepolcro.
Alla fine del XII secolo, GIOVANNI GAETANO ORSINI entra in possesso di Nettuno ed è la sua famiglia, nella persona del governatore Lorenzo Orsini, nel 1380, ad ampliare il nucleo abitativo e a proteggerlo con mura di cinta dotate di otto torri che contiene tutto il vecchio paese; Torre Astura è di proprietà di Leone Frangipane.
In questo tempo Nettuno è abbastanza popolosa dato rilevabile dal noto elenco del sale, infatti vengono assegnate 20 rubbie di consumo per semestre che indica un abitato doppio di Albano.
Nel 1268 il giovane CORRADINO DI SVEVIA, appena sedicenne, scende dalla Germania per rivendicare il Regno di Napoli da Carlo d’Angiò.
Sconfitto a Tagliacozzo, si rifugia a Torre Astura dai Frangipane che, secondo una fosca leggenda, lo tradiscono catturandolo nel sonno; consegnato al nemico viene decapitato in piazza del Carmine nella città partenopea.
Il 4 settembre 1286 Bernardo da Sarriano, inviato da Federico Re di Sicilia con dodici galee, pone l’assedio al castello di Astura e poco dopo l’incendia, vendicando così la morte di Corradino di Svevia.
Metà del territorio di Astura, compresa la torre, viene acquistata da Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII.
Nel 1378 le Repubbliche marinare di GENOVA E VENEZIA si contendono il primato del mare con vari atti di ostilità, che si concludono con un tragico scontro armato il 30 maggio 1378 nelle acque di
Nettuno. Si fronteggiano gli ammiragli Ludovico Fieschi, genovese, e VITTOR PISANI, veneziano.
La sanguinosa battaglia si conclude, dopo alterne vicende, con la sconfitta dei Genovesi che perdono 500 uomini e quasi tutte le navi.
Nel 1420, nel palazzo baronale, muore Rinaldo Orsini, viceré degli Abruzzi.
La signoria orsiniana su Nettuno prosegue fino a quando Raimondo Orsini permuterà con Antonino, Prospero ed Odoardo Colonna il dominio di Nettuno ed Astura, con quello di Sarno e del castello di Palma in Abruzzo, come risulta da un atto del 15 dicembre 1426: con esso s’inaugura il DOMINIO COLONNESE in questo territorio.
Nel XV secolo grazie ai Colonna vengono effettuati lavori di fortificazione che accrescono la sicurezza del Castello.
Nel 1494 gli Orsini, approfittando della confusione venutasi a creare a seguito del passaggio delle truppe francesi di Carlo VIII dirette a Napoli, tentano un colpo di mano per cercare di strappare ai Colonna il feudo di Nettuno.
I Colonna, aiutati dai nettunesi, sventano il piano degli Orsini opponendo una dura resistenza.
Nell’agosto del 1501 però, papa Alessandro VI confisca i beni ai Colonna con la bolla Dudum Iniquitatis Filii e li assegna a Rodrigo Borgia.
Nel 1503 viene inaugurato l’elegante Forte commissionato da Alessandro VI a GIULIANO DA SANGALLO ed eseguito forse da Antonio il vecchio, suo fratello; il pontefice va in persona ad esaminare il lavoro. Nello stesso anno, alla morte di papa Alessandro, il nuovo pontefice Giulio II rimette i Colonnesi in possesso delle terre loro confiscate compreso Nettuno.
Le attività prevalenti sono la coltivazione dei campi, l’allevamento di animali e concia delle pelli, il taglio della legna, la produzione del carbone, le attività estrattive, la caccia e la pesca.
Flavio Biondo da Forlì nel 1527, ci lascia questa descrizione: … nel mare di Nettuno per quanto sassoso, anzi meglio iaioso, vi sono pesci in abbondanza di ottima qualità. Come anche i boschi molto estesi offrono cacciagione di cinghiali e capre selvatiche in abbondanza.[…] all’inizio della primavera rondini, pernici e quaglie, così chiamate per il suono che emettono…
Nettuno nel Cinquecento gode di una discreta economia, tale da assicurare ai suoi feudatari rendite notevoli: grano, vino, orzo, legna, carbone, minerali (ferro, vetriolo, salnitro, zolfo, piombo), pelli conciate, lana. L’amministrazione è affidata dal feudatario ad un camerlengo che a sua volta nomina un governatore.
Nel 1505 GIULIO II, d’intesa con i Colonna, fa esplorare il territorio nettunese scoprendo immensi tesori d’arte: la statua di Apollo detta del Belvedere, il gladiatore combattente, Dositheo da Efeso, il gladiatore morente, Nettuno, Cibale ed altre opere d’arte pregevoli.
Nettuno e le sue terre verranno perse poi nel 1540 da Ascanio Colonna nella guerra con Paolo III e recuperate alla sua morte.
In seguito a tensioni con il papato, i Colonna vengono nuovamente privati del feudo che passa ai Carafa per breve tempo.
E’ del 1557 la guerra della Campagna di Roma combattuta tra spagnoli e pontifici.
Nettuno viene occupato dal cardinal Carafa e controllato dallo Strozzi allora maresciallo di Francia.
Temendo un ritorno dei Colonna, alleati con gli spagnoli, viene dato da papa Paolo IV Carafa l’ordine di distruggere il paese poiché non difendibile, ma i nettunesi si ribellano ai pontifici e mandano le chiavi del paese a Marcantonio Colonna che, inviato a Nettuno IL CAPITANO CALABRESE FILIPPO MORETTO con un pugno di armati, riesce a respingere i franco-pontifici pur supportati da 12 galee, grazie all’eroico aiuto dei nettunesi intenti a difendere “le loro robe et famiglie” e grazie al fortunoso mare contrario.
Nel 1553/1554 appare in tre volumi la grande raccolta DELLE NOVELLE, ispirata al Decamerone del Boccaccio, di MATTEO BANDELLO. Vi compare NETTUNO con Gaeta e Ponza nel VOLUME III (68). Dall’opera, che avrà grande fortuna in Europa per secoli, trarranno spunti ed argomenti scrittori come Shakespeare (Romeo e Giulietta, La dodicesima notte, Molto rumore per nulla), Stendhal, De Musset, Byron, D’Annunzio.
Nel 1560 per ordine di Marcantonio Colonna, Nettuno viene sgombrato e difeso dall’attacco dei Turchi.
Il 17 giugno Marcantonio pubblica lo Statuto intitolato: “Capitoli di tutte le regalie che il sig. illustrissimo Marcantonio tiene nella terra di Nettuno”; quattro anni dopo restaura le antiche mura, ne aggiunge altre e scava la miniera di vetriolo a Tor Caldana dove si costruisce una torre a difesa della spiaggia.
Il 7 ottobre 1571, secondo una certa tradizione, soldati NETTUNESI conMARCANTONIO COLONNA
prendono parte alla vittoriosa battaglia di Lepanto, togliendo così la supremazia navale nel Mediterraneo ai Turchi.
Una curiosità riferita dal Tomassetti: il 5 giugno 1573, Marcantonio assegna per benemerenza al sig. ALESSANDRO FORTUNATO suo MEDICO FISICO una entrata annua di scudi 50 sopra le rendite di Nettuno, con patto di poterla in ogni momento “redimere”.
Il condottiero muore in Spagna, a Medinaceli, il 1° agosto 1584.
Dieci anni dopo, il 13 settembre 1594, Marcantonio Colonna III con Felicia Orsini, vendono Nettuno alla Camera Apostolica per 400.000 scudi.
Clemente VIII promette ai nettunesi una serie di migliorie: disboscare e aumentare la superficie coltivabile, incentivare il commercio, ristabilire l’antico porto neroniano non ancora del tutto in disuso; questi propositi purtroppo non avranno un seguito concreto.
Proveniente dall’Inghilterra, NEL 1550 approda fortunosamente sui lidi di Nettuno la statua lignea della MADONNA DELLE GRAZIE, insieme a quelle di San Rocco e San Sebastiano. Sottratta alle persecuzioni iconoclaste di Enrico VIII e sfuggita miracolosamente al naufragio davanti alle nostre coste, viene affidata dai devoti marinai che la stanno trasportando a Napoli ai fedeli di Nettuno che la proclamano loro Patrona.
Danno gloria alla città illustri concittadini come ANDREA SACCHI (1599 – 1661), uno dei maggiori esponenti della pittura classica romana del Seicento e l’oratore sacro PAOLO SEGNERI (1624 – 1694).
Il poeta ANTONIO ONGARO (1560 – 1593) ivi compone il poema pescatorio Alceo, uno dei rari esempi nella letteratura italiana del Cinquecento.
Nel 1622 il pontefice GREGORIO XV si reca a Nettuno per visitare il convento di Santa Maria del Quarto.
Nel 1625 la Camera Apostolica restaura le fortificazioni del castello di Nettuno e ricostruisce il baluardo verso levante.
Il 24 aprile 1648 a Sezze Romano, muore PADRE GIOVANNI BATTISTA cappuccino, al secolo, Bernardino Roselli.
Nasce a Nettuno nel 1584, sacerdote, predicatore, maestro dei novizi, per 13 anni guardiano di Roma e in altri conventi. Uomo di grande umiltà, carità, prudenza e austerità per cui da tutta la provincia è tenuto in concetto di santo religioso.
Nello stesso anno Don Camillo Pamphilj compra dal principe Cesi il palazzo a Nettuno, creduto disegnato dal Vignola, ampliandolo molto. E’ una villa con una loggia di fronte al mare ed un meraviglioso giardino, il principe la trasformerà nell’austero quanto elegante palazzo Doria Pamphilj che ancor oggi domina piazza Colonna e nei cui pressi si può ammirare una fontana incastonata in una nicchia dalla forma ogivale.
In questo periodo è governatore di Nettuno il Conte d’Alibert, favorito della Regina Cristina di Svezia.
Nel 1656 la popolazione di Nettuno, che supera i tremila abitanti, viene decimata dalla peste portata, secondo leggenda, da un pescatore napoletano e si riduce a 860 abitanti (Tomassetti). Nel tentativo di fermare il contagio, sono bruciati libri, documenti e registri e viene adottata una disciplina rigidissima con severe norme di igiene ed isolamento. Viene istituito il Monte Frumentario a sostegno della parte più indigente della popolazione. In un memoriale redatto dall’affittuario Filippo de Aste in questa occasione, si spiega come il morbo compromette il suo lavoro e proprio la voce peste è uno dei motivi mediante i quali si può esser esonerati, in parte o del tutto, dal pagamento dell’affitto ( Adriano Spina ).
In due anni, la peste causa a Nettuno più di 1100 vittime (Bultrini): su una popolazione di 2500 abitanti ne rimangono poche centinaia. I due stati d’anime compilati prima dell’epidemia e subito dopo, sono preziosi per lo studio demografico, ma non permettono una esatta numerazione degli abitanti, anche perché sembrano incompleti. Negli atti di una sacra visita del 1636, venti anni cioè prima della peste, si parla di 2300 abitanti. Quasi dieci anni dopo il grave contagio, nelle visite ad limina nel 1667, sono censiti 1000 abitanti. Nel 1632 si hanno le prime avvisaglie di quello che accadrà di lì a poco più di venti anni.
In quell’anno a Nettuno viene proibita la fiera di san Bartolomeo, per la provenienza di vascelli provenienti da luoghi sospetti e perciò fossero pericolosi per il contagio perché a tal fiera concorrono altre persone da Velletri, Cori, Sermoneta, Sezze, Piperno e luoghi circonvicini a comprare lini si parlò di gente proveniente da Napoli e Caserta.
La virulenza della peste a Napoli sarà eccezionale, su 70.000 abitanti, nel biennio 1656- 1657, farà 40.000 vittime (Adriano Spina).
Nel 1660 il cardinal Vincenzo Costaguti costruisce la villa Bell’Aspetto, ora Borghese.
Durante il pontificato di Innocenzo X, iniziato nel 1664, i Nettunesi cominciano a vedere qualche miglioramento nella loro situazione, avendo il Papa emanato ordini severi contro angherie e soprusi.
Nel 1697 Papa INNOCENZO XII, pressato dalle richieste della popolazione di Nettuno, realizza il progetto promesso alla città da Clemente VIII nel 1594 relativo alla costruzione del porto neroniano.
I nettunesi partecipano alla costruzione ed alle spese ma rimangono delusi per l’alto onere sostenuto, il modesto risultato tecnico ottenuto e l’assenza di qualsiasi diritto sul nuovo porto Innocenziano, compreso quello di vendere il loro pesce.
Il luogo è ancora disabitato: vi sono solamente il villino Cesi, la torre di capo d’Anzio, una misera osteria ed alcune capanne. In seguito vengono costruiti gli edifici per i funzionari del porto, per i sorveglianti delle ciurme (schiavi turchi o galeotti), per i soldati addetti alla difesa dei fortini ed una cappella data in custodia ad un sacerdote per l’assistenza spirituale dei pochi fedeli.
Al 1700 risalgono le prime piantagioni di VIGNETI A CACCHIONE, un vitigno particolarmente adatto a questi terreni. Ben presto i nettunesi ottengono una consistente produzione di vino brillante e gustoso largamente esportato nell’Urbe. Nelle botteghe romane, come quella di “Falcone” a S.Eustachio e quella di “Padron Clemente” dietro San Gallicano, si serve vino di Nettuno, ivi trasportato con carri carichi di barili dopo una sosta di riposo notturno a Fontana di Papa. In questo periodo la macchia di Nettuno è anche luogo di pascolo oltre che di produzione di legname, si enumerano 314 scrofe, 35 verri, 312 maiali, 2428 porcastri; inoltre la pesca produce 180 ceste di pesce e si riferisce anche di entrate dalla pesca del corallo e di piccole entità di cavalli, vacche e bufali.
NEL 1711 un domenicano, il PADRE LABAT, visita Nettuno e scrive che i nettunesi sono tutti cacciatori e uccellatori… sono circondati da spesse foreste e da paludi dove si trovano cinghiali, daini, caprioli. Le spiagge lungo le coste del mare brulicano di lepri e conigli e nella macchia vi sono quaglie, beccacce ed altri uccelli. Una foresta così fitta, deve avere molti animali, tra i quali i lupi.
Segnala ADRIANO SPINA in Nettuno, la madonna delle Grazie e la diocesi di Albano tra 500 e 900, edita dai Passionisti nel 2006, che il mestiere di luparo è un ufficio ben riconosciuto e retribuito. Si hanno due nomi di persone che si dedicano a questo mestiere e precisamente Domenico Galiota con 11 lupi uccisi nel 1696 di cui uno secondo la dimostrazione della pelle e si davano giulivi sei per ogni lupo ucciso. Un certo Domenico Perugino esibisce 14 ricevute di altrettanti lupi uccisi nel 1797.
Nel 1725 SUA MAESTÀ BRITANNICA GIORGIO I visita le galee pontificie, ospite di villa Costaguti e di villa Doria Panfili.
Nel 1727 il cardinal Alessandro Albani edifica la sua villa in Anzio ritrovandovi reperti antichi.
Nasce a Nettuno nel 1739, GIULIANO DE MATTEIS MEDICO: è console della repubblica romana del 1798 e padre del CELEBRE MEDICO GIUSEPPE.
Nel 1735 il cardinal Nereo Corsini costruisce la sua villa sulle rovine di quella di Nerone, oggi villa Sarsina; i lavori sono iniziati nel 1732.
Nel 1746 arrivano nel territorio di Nettuno C. DE BROSSES E J. J. WINCKELMANN, i quali lasciano resoconti delle loro visite. Nel 1749 a Nettuno, il Vescovo di Velletri monsignor Cremona, consacra solennemente la nuova Collegiata.
Nel 1758, invitate dall’arciprete parroco di San Giovanni Don Ambrogio De Massimi, vengono a Nettuno le maestre PIE FILIPPINI per la gratuita istruzione religiosa e civile dei bambini.
Nel 1760 CLEMENTE XIII (Rezzonico) invia come internunzio a Bruxelles, Monsignor Bartolomeo Soffredini, nettunese.
CAMILLE DE TOURNON, agli inizi dell’ottocento, scrive sulla macchia di Nettuno e dice che le foreste dell’America non offrono un aspetto più selvaggio. Tutti i viaggiatori, rimangono meravigliati della grande estensione dei boschi e della varietà degli alberi. La voce più importante di entrata come ricchezza, nel territorio di Nettuno, riguarda lo sfruttamento delle foreste, con la conseguente produzione del legname e del carbone. Il successo di un tale sfruttamento, durato secoli, e fonte di lavoro per gli abitanti del luogo (taglio degli alberi e carico del legname dalle spiagge alle imbarcazioni con l’impiego anche di donne) è dovuto alla sua ubicazione, non lontano dal mare a differenza di altri posti, specie all’interno dell’agro romano, dove il trasporto con i carri trainato da buoi o bufali è più oneroso. In molti casi, nella zona di Nettuno, quando i corsi d’acqua hanno una certa portata, diventano essi stessi mezzi di trasporto fino al mare. Il fiume Cavata che sfocia a Torre Astura, raccoglie i tronchi degli alberi della tenuta di Conca, come risulta dalla Dichiarazione di Panfilo Di Pietro sulla legna della macchia di Conca (Adriano Spina).
Fino all’inizio del 1800, il tratto di costa continua ad esser infestato da frequenti scorrerie dei pirati turchi.
Nel 1810 Nettuno cade sotto il dominio delle truppe francesi: subisce il cannoneggiamento delle navi inglesi, saccheggi e devastazioni. L’arciprete Parroco DON ALESSANDRO SGUZZI preferisce l’esilio al giuramento di fedeltà all’invasore Bonaparte.
Nel 1827 si costituisce e durerà per trent’anni, il COMUNE DI NETTUNO E PORTO D’ANZIO.
Dopo i moti rivoluzionari del 1831, papa Gregorio XVI chiede aiuto agli austriaci che stabiliscono dei presidi anche a Nettuno, ma i problemi e le difficoltà economiche che sorgono lo inducono a vendere la città alla famiglia Borghese per 400.000 scudi.
Nel 1845, per rendere più agevole l’ingresso al paese, si allarga la porta e si abbatte il ponte levatoio. Anche i fossati che corrono intorno al castello vengono colmati per dilatare la piazza del borgo.
Nel 1852 si costruisce il ponte sul fiume Loracina ed il successivo tratto di strada che conduce al santuario di Nostra Signora delle Grazie.
Il 4 aprile 1854 il consiglio Municipale del COMUNE DI NETTUNO E PORTO D’ANZIO, sotto la presidenza del Priore Sisto Pollastrini, dichiara Patrona del paese la Madonna delle Grazie e Compatroni San Rocco e San Sebastiano.
L’anno seguente il comune di Nettuno costruisce il cimitero sul terreno che fu già di Santa Maria del Quarto e restaura la chiesa annessa restituendola al culto.
Il 7 luglio (alle cinque di mattina) 1859, lo storico e poeta tedesco FERDINAND GREGOROVIUS prende dimora a Nettuno presso casa Fiorilli: è con lui il pittore RUDOLPH MULLER con il quale attraverserà a cavallo la splendida e rigogliosa selva di Nettuno inoltrandosi fino ad Astura. Si tratterranno per circa due settimane con la voglia di prender bagni e fare niente.
Il 31 agosto 1859 nasce a Nettuno, da Raffaele e Vittoria Tavolini, il MEDICO FRANCESCO FELICI, uno dei pionieri dell’otorinolaringoiatria. E’ definito dal Brovelli Soffredini: “cultore dell’arte salutare e specialista insigne per le malattie della gola”. Laureato in Medicina e Chirurgia presso la Regia Università di Roma nel 1885, si trasferisce in seguito a Napoli per continuare i suoi studi di medicina con riferimento otologico, sotto l’insegnamento di due famosi studiosi partenopei: Ferdinando Massei e Vincenzo Cozzolino. Partecipa alla nascita della Società di laringologia, otologia e rinologia (SILOR) in Italia ed al primo Congresso svoltosi a Roma nel 1892. Scompare prematuramente a soli 33 anni, il 29 aprile del 1893.
Tra il 1867 ed il 1870 PIO IX ordina di RESTAURARE le mura del castello nettunese e di costruire una solida strada dalla parte del mare “che si è spinto molto verso il paese”: nasce così la marciaronda.
Nello stesso anno 1870 il forte Sangallo è annesso allo stato Italiano e nel 1876, dopo lavori di restauro, visitato da GIUSEPPE GARIBALDI.
Nel 1872 il pittore GIOVANNI PIANCASTELLI soggiorna a Nettuno. Nato a Castel Bolognese nel 1845 da famiglia di modeste origini, dopo il congedo torna a Roma dove viene contattato dal principe Marcantonio Borghese che lo assume come insegnante di disegno e pittura per i figli. Un gruppo di lettere ai genitori, riferibili a questo periodo, documentano il ruolo assunto all’interno della famiglia Borghese ed una panoramica sullo stile di vita della nobiltà romana.
In particolare in una lettera del 23 dicembre 1871, il Piancastelli, da poco assunto come precettore, racconta: “non è a Roma bensì a Nettuno che io mi trovo, villeggiatura del principe, il più incantevole luogo che mente umana immaginare sappia… che grandiosa villa, quanti servitori, camerieri, cocchieri, guardiani, e cacciatori, è un paese, se così posso dire, entro un palazzo, che lusso…il cameriere tutti i giorni mi pulisce la camera e mi lustra le scarpe, vi ripeto è un sogno…vi basti il dire che se dir si può esservi paradiso quaggiù quello sarebbe ove io mi trovo…” Inizialmente spaesato in questo mondo di signori, il Piancastelli diviene presto un personaggio molto ricercato per feste, matrimoni, cene e viaggi di piacere, spostandosi continuamente fra Nettuno e le altre residenze dei Borghese.
Del 1872 è l’Album “Nettuno”, composto di 20 acqueforti di mm 200 per 300 con immagini del paese e della Villa Bell’Aspetto.
Nel 1882 giungono a Nettuno i PADRI PASSIONISTI, l’arciprete parroco Mons. Temistocle Signori invita il Generale dei Padri Passionisti, Padre Bernardo Maria di Gesù, a fondare a Nettuno un convento presso il piccolo Santuario di Nostra Signora delle Grazie.
Inaugurato il 4 novembre 1888, i Passionisti assumono con esso anche il grave compito dell’assistenza religiosa alle famiglie dell’Agro Romano.
Il 23 marzo 1884, costruita dalla società anonima “Ferrovia Albano-Anzio-Nettuno”, arriva la strada ferrata, che unisce per la prima volta Nettuno a Roma attraverso Albano e che facilita lo sviluppo turistico e demografico della zona.
Le locomotive sono ancora a carbone e viaggiano sul litorale tra Anzio e Nettuno lungo il quale cominciano a sorgere deliziosi villini liberty.
Nel 1888 è inaugurato il Centro Esperienze di Artiglieria per la sperimentazione ed il collaudo di armi e munizioni che si sviluppa lungo la fascia costiera a sud di Nettuno, sui 1500 ettari di terreno dell’Università Agraria compresi tra Cretarossa e Valmontorio.
Nel 1897 il MEDICO COLONIALE INGLESE ROSS dimostra sperimentalmente che le zanzare sono il vettore del parassita malarico. L’anno seguente, GRASSI, BIGNAMI E BASTIANELLI, individuano nelle zanzare del genere Anopheles l’ospite intermedio della malaria umana. Dal 1 novembre 1899 al 31 ottobre 1900, nelle sole tenute di Conca e Campomorto, si registrano 1367 CASI DI MALARIA.
Nel 1889 fra’ GIOVANNI ORSENIGO, dei Fatebenefratelli, spinto dal parroco Don Temistocle Signori, dà inizio ai lavori di trasformazione del vecchio ospedale dei poveri; a settembre del 1891 viene inaugurato il nuovo ospedale Orsenigo di Nettuno.
Il 23 agosto 1899, il capitolo della Collegiata di San Giovanni fonda la Cassa Rurale di Depositi e Prestiti “San Isidoro Agricola” che diventerà poi CASSA RURALE E ARTIGIANA e, in anni più recenti, BANCA DI CREDITO COOPERATIVO.
Nel 1900, il primo marzo, la città è raggiunta dalla luce elettrica. Le antiche lampade a petrolio, che al declinare del giorno sono accese lungo le vie, sono sostituite nelle piazze e lungo le strade del paese dalle lampadine elettriche. Nettuno conta 5000 abitanti, quasi tutti contadini, sparsi nelle vaste campagne circostanti (Benedetto La Padula, Millenovecento).
Per difendere la propria purezza, muore nell’ospedale di Nettuno, il 6 luglio 1902, la piccola MARIA GORETTI, perdonando il suo assassino: viene proclamata compatrona di Nettuno.
Nel 1903 Gabriele D’Annunzio, durante un soggiorno a Nettuno, scrive La figlia di Jorio, ospite presso la villa Borghese, in compagnia della figlia “Cicciuzza” e di Eleonora Duse.
Nettuno è meta turistica per il bel mare, i bagni di sole, l’aria salutare come tramandato da alcune pubblicazioni edite da illustri medici, dapprima il DOTT. GIULIO PETRAGLIA e poi il medico condottoufficiale sanitario DOTT. NORBERTO PEROTTI.
Ci restano di questo anche testimonianze letterarie, come si legge nell’epistolario fra Gabriele D’Annunzio ed il suo amico ed editore Giuseppe Treves e come riportato da Luigi Pirandello nella novella “Va bene” del 1904 nella quale narrando di vacanze si ispira a quelle trascorse alcuni anni prima a Nettuno.
NEL 1906 il poeta crepuscolare SERGIO CORAZZINI, nato a Roma il 6 febbraio 1886, viene ricoverato in grave stato febbrile presso l’ospedale FATEBENEFRATELLI DI NETTUNO per l’aggravarsi della tubercolosi. Dal sanatorio inizia una corrispondenza con Aldo Palazzeschi e lavora alla traduzione della Semiramide di S. Péladan che viene annunciata su VITA LETTERARIA come opera di collaborazione con G. Milelli. Nel maggio del 1907, per il peggioramento ulteriore del suo stato di salute e vista l’inefficacia delle terapie alle quali si sottopone, torna a Roma nella sua casa di via dei Sediari dove muore di etisia all’età di soli ventun anni. La sua poesia è focalizzata su “piccole cose”, dietro le quali non emergono valori segreti, ma si nasconde il vuoto, tipico dei poeti crepuscolari. I suoi versi esprimono da un lato un malinconico desiderio per quella vita che la malattia gli nega, dall’altro un nostalgico ritrarsi dall’esistenza presente, proprio perché avara di prospettive future. La poesia crepuscolare è piena di cose, avvenimenti, personaggi modesti, di buone cose di pessimo gusto, come le definisce Gozzano, povere piccole cose come le chiama Corazzini che nel sanatorio di Nettuno vede e descrive: corsie di ospedali, monachelle, fiori finti, animali imbalsamati, amori adolescenziali.
Il 27 agosto 1910 si inaugura la TRAMVIA ELETTRICA che unisce il centro di Nettuno a quello di Anzio. Le vetture partono da entrambi i capilinea ogni venti minuti e coprono in 12 minuti i circa 3 chilometri di percorso.
Il 12 dicembre 1912 si inaugura la NUOVA SEDE MUNICIPALE del comune di Nettuno opera degli ingegneri Talenti e Serri, condotta a termine con una spesa di 400.000 lire.
L’ingegner Talenti oltre che progettare il nuovo municipio, viene ricordato per altri villini costruiti a Nettuno in quell’epoca; uno stile il suo, che diviene addirittura un nome per il quartiere Talenti che a Roma è “firmato” dalla sua famiglia.
Nel 1914, per la tenace volontà dei Padri Passionisti e con l’aiuto determinante del Papa Pio X, viene inaugurato il nuovo Santuario dedicato a Nostra Signora delle Grazie.
Anche Nettuno partecipa alla PRIMA GUERRA MONDIALE: venticinque i caduti e fra questi le medaglia d’argento al valor militare, il Cap. Umberto Donati, caduto nei pressi di Gorizia fra il 5 e 6 settembre del 1917 durante eroica azione. Alla memoria di tutti i caduti viene eretto un monumento, in località Belvedere, opera dello scultore Cesare Bazzani.
Il 20 settembre 1919 muore a Nettuno Monsignor TEMISTOCLE SIGNORI che qui è nato nel 1850 da Antonio e Virginia Ottaviani. Colto e di nobile animo è anche autore di numerosi componimenti letterari. Assiste nelle ultime ore di vita la piccola Maria Goretti.
Intorno agli anni venti, periodo in cui la malaria e la tubercolosi attanagliano anche la popolazione di Nettuno, l’ospedale Fatebenefratelli è trasformato in Sanatorio; al suo interno la prima farmacia di Nettuno la cui licenza è giunta fino ai nostri giorni.
Il 20 luglio 1925, all’interno del forte Sangallo, SUA ECCELLENZA il Cav. BENITO MUSSOLINI sottoscrive il Trattato fra Italia e Jugoslavia che regola le condizioni degli italiani in Dalmazia.
Nello stesso anno a Nettuno viene fondata la SCUOLA PRATICA DI MALARIOLOGIA.
Nel 1928 soggiorna a Nettuno LUIGI PIRANDELLO, presso la pensione Neptunia; di questa presenza rimane traccia in alcune lettere inviate a Marta Abba.
Alla fine degli anni venti, nasce a Nettuno una grande fabbrica: LA DISTILLERIA LOMBARDI. Il proprietario proviene da Pozzuoli. All’inizio la fabbrica è solo un piccolo laboratorio, assume operai stagionali, alcuni sono di Napoli altri di Nettuno, alcuni contadini del posto portano lì la “vinaccia”, quello che resta dopo la bollitura del mosto. E’ l’unica industria che riesce a sopravvivere alla guerra e, dopo il conflitto, riesce a potenziarsi fino a diventare una grande distilleria.
Da uno splendido manifesto pubblicitario edito da Maga, pseudonimo di Magagnoli, per la benzina Shell, scopriamo l’appassionante contesa del II circuito aereo del Lazio, partenza da Fregene il 22 giugno 1930, VIII E.F., con atterraggio a Nettuno, prima tappa dopo che su Anzio avviene il lancio di messaggi. Alla manifestazione assistono il Duce che dà il via ai piloti partecipanti, italiani e stranieri e S.E. Balbo che visita gli apparecchi.
Nel 1931 la Regina Maria di Rumenia, accompagnata dalla principessa Ileana e da un numeroso seguito, soggiorna a Nettuno ospite del Barone Fassini; in suo onore la banda cittadina esegue un programma musicale diretto dal maestro Angelo Castellani.
Nello stesso anno, l’undici luglio, il Mattino Illustrato riporta in copertina l’incontro fra S.E. Benito Mussolini ed il Segretario di Stato per gli Affari Esteri degli Stati Uniti d’America STIMSON, nelle azzurre acque della rada tirrenica.
Il 24 aprile 1933 viene emessa una serie di francobolli per la Crociera di propaganda del DIRIGIBILE ZEPPELIN in Italia con validità solo per il trasporto delle corrispondenze inoltrate con il dirigibile durante la Crociera Italiana del 29 e 30 maggio che prevede il sorvolo su NETTUNO ED IL LANCIO DI POSTA; vengono usati annulli speciali e un cachet in gomma con la Lupa impresso in vari colori.
Nel 1934 con R.D.L. n° 1682 dispone che la zona del comune di Nettuno, comprendente le frazioni Acciarella, Conca e Ferriere, sia aggregata al Comune di Littoria.
Nel periodo fascista, viene risistemato il centro storico con la creazione di numerose piazze abbattendo edifici preesistenti, costruito il lungomare, passeggiata prediletta dai nettunesi, edificata la nuova stazione della ferrovia che elettrificata collega Nettuno a Roma in 45 minuti. Gli impianti vengono progettati per un futuro proseguimento verso Littoria. Questa linea ferroviaria affonda le sue origini ben più lontano: viene proposta a Pio IX già nel 1846, anche se viene costruita come già detto nel 1884 quando sostituisce la diligenza per Roma istituita nel 1832.
Per iniziativa di Aurelio Leoni, Commissario Prefettizio, si demoliscono le numerose casupole antistanti la chiesa di San Giovanni e quelle fatiscenti sulla piazza principale, oggi piazza Mazzini.
Il 26 novembre 1936 muore lo storico, pittore, letterato GIUSEPPE BROVELLI SOFFREDINI; più tardi il ramo nettunese della sua antica e nobile famiglia si estinguerà con la morte del fratello Pietrantonio.
Nel luglio 1938, in seguito all’introduzione del Processo Apostolico che si svolge nella diocesi di Albano Laziale per il riconoscimento del martirio della Serva di Dio, si procede alla ricognizione canonica del corpo di Maria Goretti come richiesto dalle leggi della Chiesa. I signori dottori MONTI VINCENZO e VUCOVIRLO GIOVANNI prestano gentilmente l’opera di ricognizione medica. Dopo il giuramento si procede all’apertura dell’urna estraendo i resti della dodicenne fanciulla che sono distesi ed esposti sopra un candido lino per la omologazione e poi collocati in una nuova urna.
Dal 1939 una MODERNA FILOVIA lunga oltre quattro chilometri sostituisce la vecchia tramvia collegando le nuove stazioni ferroviarie di Anzio e Nettuno ai rispettivi centri abitati e questi tra loro.
Secondo lo scrittore Paolo Senise, intorno al 20 luglio del 1943, giorno dopo il bombardamento alleato di San Lorenzo a Roma e cinque giorni prima della caduta del Fascismo, arriva a Nettuno una troupe cinematografica da Roma: attori famosi, mondanità del tempo si preparano ad un gran film, girato nel sublime teatro della villa Borghese. Ambientato nel ‘700, regia di Nino Giannini, supervisione e sceneggiatura di Roberto Rossellini, forse su ispirazione dell’avvenuto sbarco in Sicilia, il film L’INVASORE ha protagonisti eccezionali per l’epoca: Amedeo Nazzari, Miriam di San Servolo, Osvaldo Valenti, quest’ultimo sacrificato forse inutilmente alla storia nel tragico epilogo e conseguente resa dei conti della guerra partigiana.
Alla caduta del fascismo il set si volatilizza ed il film uscirà raffazzonato con aggiunte prese probabilmente dal film tedesco KOLBERG, La cittadella degli eroi e, dopo una breve apparizione nella stagione 1949/1950, riposto nell’oblio. A distanza di circa settanta anni ho ritrovato in Canada una rara copia del film, e l’ho riproposto nell’agosto 2007 nel suggestivo scenario del forte Sangallo.
Dal 1939 al 1945, le città di Anzio e Nettuno sono riunite in un solo comune DENOMINATO NETTUNIA (Decreto – legge del 27-11-1939). Questa unione amministrativa durerà fino al 3 marzo 1945.
Il Duce si ispirerà al nome usato da DIONIGI DI ALICARNASSO che indica Nettunia come termine d’Italia.
Alcuni giorni dopo l’armistizio fra l’Italia e gli Alleati, i Tedeschi che controllano il paese ne ordinano lo sgombero. Gli abitanti prevalentemente si disperdono nelle campagne circostanti e nella pineta della Campana, mentre gli alleati organizzano lo sbarco di Anzio-Nettuno (22 gennaio 1944) per poter poi puntare su Roma. Il fronte di Nettuno è teatro di aspri combattimenti dopo lo sbarco del 22 gennaio 1944. Finita la guerra, a memoria dei tragici eventi, l’American Cemetery and Memorial ospita nel suo parco-sacrario 7862 caduti americani della Campagna d’Italia, dalla Sicilia a Roma. Il
Museo dello sbarco alleato raccoglie fotografie, documenti e materiale bellico.
A soli 61 anni, nel 1942, muore lo scienziato LUIGI TRAFELLI; è nato a Nettuno il 7 giugno 1881.
Quattro anni dopo in via Gabriele D’Annunzio, scompare il pittore SALVATORE VALERI, fondatore della scuola di Belle Arti di Costantinopoli.
Nel mese di ottobre del 1949 si spengono a poche settimane di distanza: il maestro di musica ANGELO CASTELLANI ed il chirurgo GUIDO EGIDI, primario degli Ospedali Riuniti di Roma.
Nel luglio 1950 Pio XII, in Piazza San Pietro, canonizza Santa Maria Goretti davanti a 500.000 fedeli, il 30 agosto del 1953 Pio XII la dichiara Compatrona particolare di Nettuno.
Nel 1954 il presidente Luigi Einaudi, quasi alla scadenza del suo settennato, si reca in visita a Nettuno ricevendo festanti accoglienze dalla cittadinanza e dal sindaco Ennio Visca.
Nel settembre del 1955 si inaugura l’acquedotto di Carano, alimentato dalle sorgenti scoperte nel 1929 dai FRATELLI SCAVIZZI a loro spese e su loro terreni.
Nel 1960 il sindaco di Nettuno Bruno Lazzaro, conferisce la medaglia d’oro a SUOR ELETTA BARATTIERI per aver dedicato tutta la vita all’assistenza sanitaria dei nettunesi.
L’11 luglio 1969 il presidente Giuseppe Saragat presiede alle celebrazioni per il 117° anniversario del Corpo di Polizia.
Il 12 luglio 1972 Giovanni Leone, presidente della Repubblica, oltre a presiedere alle manifestazioni per il 120° anniversario del Corpo di Polizia, visita ufficialmente il palazzo comunale.
Il 6 ottobre 1973 i sindaci di NETTUNO e del comune tedesco di TRAUNREUT, Antonio Simeoni e Franz Haberlander, celebrano solennemente il gemellaggio fra le due città atto a favorire in ogni campo gli scambi culturali e turistici tra i loro abitanti.
Nettuno è gemellata da oltre dieci anni anche con la cittadina di BANDOL in Provenza e dal maggio 2005 con CORINALDO, città natale di Maria Goretti.
Il 5 maggio 1974, dopo novecento anni, un Padre Abate di Grottaferrata, nella persona del Rev.mo PADRE PAOLO GIANNINI, torna nella chiesa madre di Nettuno per una solenne celebrazione in rito greco – bizantino in occasione delle feste del maggio nettunese.
Gli abati del monastero di San Nilo di Grottaferrata, sono tra i primi feudatari di Nettuno, intorno al 1100; il Padre Giannini, negli anni della sua giovinezza, vive a Nettuno con la sua famiglia.
NEL 1979, dieci anni dopo la visita di papa Paolo VI, un altro pontefice, Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio a Nettuno al santuario di nostra Signora delle Grazie.
Un altro illustre concittadino ci lascia nell’agosto 1981: il pittore LAMBERTO CIAVATTA.
Il 31 luglio 1985, dopo 121 anni di attività scolastica nella scuola materna ed elementare, le Suore Figlie della Croce dette Francesi lasciano Nettuno.
Vi giungono nel 1864 dietro invito della principessa Teresa Borghese che, fino al 1890, oltre all’uso gratuito dei locali, da loro un generoso contributo mensile. Curano l’educazione religiosa e civile dei ragazzi nettunesi e della gioventù femminile istituendo un laboratorio interno di cucito, ricamo e taglio. Anche per loro merito si sviluppa la tradizione degli angioloni e dei paggetti nell’annuale processione della Madonna delle Grazie.
BRUNO CONTI, campione del mondo di calcio nel 1982, è nativo di Nettuno.
Dagli americani Nettuno eredita la passione sportiva per il BASEBALL e ne diviene la patria con 17 titoli nazionali (un torneo d’oro a quota mille, imbattuti) e 4 coppe dei campioni.
Nel 1988 Nettuno ospita i Campionati del Mondo di baseball e la nazionale italiana si classifica al quarto posto miglior risultato in assoluto.
A Nettuno è ubicata la sede dell’Istituto per Sovrintendenti e Perfezionamento per Ispettori della Polizia di Stato, con specializzazioni al tiro e in cinofilia.
Nel 1986 viene inaugurato il PORTO TURISTICO che offre oltre 800 posti barca con servizi, un moderno centro commerciale ed un attrezzato cantiere navale.
Il 28 maggio 1989 il presidente degli Stati Uniti, GEORGE BUSH (padre), visita la città per celebrare il Memorial Day nel cimitero militare americano; nel 1994 sarà la volta di BILL CLINTON. Tra gli organizzatori del Memorial Day desidero ricordare colui che per quasi un ventennio con maestria dirige e coordina tale evento: il colonnello Franco Bartolini.
Il 28 marzo 1993 si inaugura il Campo della Memoria, nato da un’idea del Guardiamarina Alessandro Tognoloni, medaglia d’oro al valor militare, con lo scopo di raccogliere proprio a Nettuno, città simbolo di libertà e di riscatto per tanti giovani combattenti, i caduti della Decima Mas dispersi in tutta Italia.
Nell’ottobre del 1991 il sindaco ANTONIO SIMEONI, ormai prossimo a festeggiare le nozze d’argento con la carica di primo cittadino di Nettuno, lascia l’incarico e la leadership che dalla sua prima elezione alla massima carica cittadina in poi non è mai stata messa in discussione. Incide profondamente sullo sviluppo e sulla crescita della città e viene anche eletto alla CARICA PROVINCIALE nel 1990.
Il 3 giugno 1994 Oscar Luigi Scalfaro presenzia alla commemorazione dei soldati caduti durante la seconda guerra mondiale. Alla cerimonia sono presenti: il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e Silvio Berlusconi in qualità di Presidente del Consiglio in carica; a far gli onori di casa, il sindaco Giuseppe Monaco.
Nello sport, a distanza di diciassette anni dall’ultimo scudetto datato 1973, il Nettuno – Baseball, sponsorizzato SCAC, battendo il Rimini riporta in riva al Tirreno il tricolore che nel corso degli anni novanta sarà conquistato altre quattro volte, insieme anche a due coppe dei campioni, segno intangibile della ritrovata supremazia verdeazzurra. E’ la notte del 4 novembre 1990 e delle diecimila persone in piazza ad attendere la squadra di ritorno da Rimini.
Al mai dimenticato STENO BORGHESE presidente onorario del Nettuno baseball negli anni d’oro ed a capo della Federazione italiana sino al 1961, viene dedicato lo stadio del baseball nel 1996.
Anche nel ciclismo Nettuno diviene un punto di riferimento importante: ospita nel 2001 il giro d’Italia, con le tappe Avellino – Nettuno e Nettuno – Rieti, quindi quattro volte il giro del Lazio per la gioia dei numerosi cicloamatori presenti sul territorio. Nel settembre 2007 il poliziotto nettunese Francesco D’Aniello si laurea campione del mondo di tiro a volo, specialità double trap, nell’individuale con 191 centri su 200 ed a squadre insieme ai colleghi delle Fiamme Oro; rappresenterà Nettuno e L’Italia ai giochi olimpici di Pechino.
Nel luglio del 2007 ci lascia anche il dottor Gianni Cappella, nato a Nettuno nel 1923, medico specializzato in Gastroenterologia e Reumatologia, dapprima ospedaliero fino al 1958 poi medico di famiglia. Per sintetizzare la sua opera fatta di professionalità, capacità ma soprattutto umanità, basta parafrasare un suo libro di ricordi che lascia come testimonianza nel 2005, edito con il contributo della B.C.C., semplicemente: HO FATTO IL MEDICO A NETTUNO.
La città, che oggi conta oltre 40.000 abitanti e circa 100.000 nella stagione estiva per l’afflusso turistico, subisce in questi anni una notevole trasformazione, divenendo non soltanto una stazione balneare ma centro residenziale dell’area metropolitana di Roma.
Ciò comporta un’evoluzione del tessuto socioeconomico e culturale della città la cui popolazione passa dalle occupazioni prevalentemente agricole a quelle del settore terziario, con sviluppo dei settori artigianato e servizi, conservando comunque una componente agricola ed una industriale volta alla trasformazione dei prodotti agricoli, l’industria della conservazione del pesce e numerose attività commerciali.
Acquerello di Yildirim Orer:
tempio del dio del mare, Neptunia volsca. |
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