02 - LA CARTOLINA
In Italia ci sono troppi
laureati in lettere…e nessuno in cartoline.
Principe Antonio De Curtis
LA CARTOLINA ILLUSTRATA, come tutti sanno, si presenta al destinatario come un rettangolo di cartoncino di pochi centimetri. Su di un lato, di solito, una veduta od un altro soggetto; sul lato opposto uno spazio per scrivere una data, un saluto, una firma con cui sembra esaurirsi la sua funzione, oltre beninteso, l’indirizzo del destinatario.
Giunta a destinazione però, accende un sorriso e mentalmente si risponde al “ti ho pensato” con un “grazie del pensiero”, fragile anello di carta con cui comunicare, brevemente, velocemente.
Dalla fine dell’ottocento in poi, una infinità di cartoline, come un silenzioso sciame di farfalle multicolori, raggiunge la gente ovunque nel mondo.
La cartolina illustrata va però oltre il comune saluto, muove il ricordo di uomini e di cose, riesce a richiamare in vita, sia pure per fugaci momenti, personaggi di un tempo passato quando si usava esporle in bella mostra, incastrandole nella scanalatura del vetro di un’anta della credenza o custodirle in voluminosi album dal “sapore” liberty.
Spinto dalla passione che nutro verso le collezioni in genere e in particolare per la cartolina, ho raccolto, in trent’anni di ricerca, un campionario sufficiente di immagini, per approfondire la conoscenza del paese che amo, di cui mi sento figlio e per mostrare come cartoncini di poche pretese, hanno il potere di conservare ed evocare interessanti momenti e cose del passato (Giuliano Carnevale, Retrospettiva Fondina).
Mio unico compito è soffiare sullo strato di polvere lasciato dal tempo, recuperando da quei fotogrammi momenti di vita passati, ma non perduti.
L’età dell’oro della cartolina illustrata va dagli ultimi anni dell’ottocento alla prima guerra mondiale. Affidata sovente, alla mano di piacevoli illustratori, non di rado artisti importanti, quindi all’obiettivo di abili fotografi, la cartolina apre l’età della comunicazione di massa.
Cartoncini colorati percorrono il mondo grazie alla corrispondenza fra parenti ed amici, qualche volta fra appassionati collezionisti che ne fanno scambio, con la stessa funzione ma anche con molta meno poesia degli odierni “messaggini”.
Le cartoline mostrano la storia con la esse minuscola e non è affatto certo che valga meno della storia ufficiale tanto è vero che quest’ultima sta continuamente rivedendo i propri giudizi; si pongono come documenti di vita offerti a chi li sa leggere ed il collezionista raffinato, considera oggi quei cartoncini colorati come oggetti di antiquariato, testimoni della storia, dell’arte, del costume di un’epoca.
Chi ha inventato e quando la cartolina? L’ampia letteratura e purtroppo lo spirito di campanilismo, rendono impossibile una risposta definitiva. E’ una nascita forse quasi spontanea, figlia di alcuni elementi fondamentali del XIX secolo: i nuovi metodi di stampa e l’enorme sviluppo del servizio postale, legato alla nascita delle ferrovie ed alla adozione, merito di Rowland Hill, del francobollo.
La prima idea di affidare alla posta non solo delle lettere sigillate, ma anche dei cartoncini, più leggeri e sbrigativi, è del barone von Stephan, che la sottopone all’esame delle Poste Imperiali nel 1865. Ottiene un rifiuto, che verrà ribadito nel corso della Conferenza Postale di Karlsruhe del 1867.
Ma ormai l’idea è matura ed il 1 Ottobre 1869 l’amministrazione postale Austriaca mette in vendita la Corrispondez Karte, cm. 12,2x8,5, con stampato, su cartoncino avorio, nel tradizionale angolo a destra, in alto, un francobollo da 2 kreuzer, con la scritta Corrispondenz Karte al RECTO dove può figurare solo l’indirizzo del destinatario, mentre il resto della corrispondenza viene riportato al VERSO.
Un sottile orlo ricamato ed un piccolo emblema di Casa d’Austria, posto sotto la scritta sono i soli motivi ornamentali, unitamente all’effige di Francesco Giuseppe nell’impronta del francobollo: è la nascita DELL’INTERO POSTALE di interesse più filatelico che cartofilo.
Seguiranno via via tutti gli altri paesi europei ed infine solo nel 1874 L’ITALIA, anche se nei territori di lingua italiana, sotto dominazione austriaca dopo il 1866, appaiono cartoline postali austriache con la scritta in italiano.
Prima della comparsa delle cartoline postali ufficiali, circolano in alcuni Stati Europei cartoncini pubblicitari di iniziativa privata, recanti la reclame di prodotti di alcune ditte commerciali o avvisi di passaggio di loro rappresentanti. Questi cartoncini anteriori al 1870 che recano manoscritto solo l’indirizzo del destinatario, in modo da poter usufruire della tariffa postale ridotta riservata agli stampati, sono classificati come incunaboli, antesignani della cartolina pubblicitaria.
Ma leggenda più affascinante, anche se non universalmente accettata, fra tutti i pretendenti padri della cartolina, paternità contesa prevalentemente tra francesi e tedeschi, è a mio personalissimo giudizio quella che ne attribuisce l’invenzione durante la guerra franco-prussiana del 1870 a LÈON BESNARDEAU.
Nel novembre di quell’anno a SILLÈ LE GUILLAUME lavora il suddetto libraio e cartolaio. Nelle vicinanze sono accampati 40.000 soldati che hanno un gran bisogno di carta da lettere per scrivere alle famiglie e fidanzate.
Esauriti i fogli e le buste, l’ingegnoso libraio taglia in rettangoli di mm 66 per 98 le copertine dei quaderni avanzate dopo che i fogli sono stati venduti uno per uno. Sulla faccia destinata all’indirizzo, Besnardeau fa stampare trofei d’armi sormontati dallo stemma della Bretagna, con scritte che sottolineano il carattere patriottico della cartolina.
Il successo è enorme e Besnardeau vivrà abbastanza per esser glorificato in vita con un articolo su Le Petit Journal nel 1902, con onori e festeggiamenti ed una CARTOLINA CELEBRATIVA NEL 1910, come ricorda Andrea Rapisarda in Il mondo in cartolina,1898 – 1918.
Nata nel 1870 la cartolina illustrata conosce un successo destinato a crescere di pari passo con il collezionismo fino ad ottenere un autentico “boom” nel 1900 con l’Esposizione Universale di Parigi, che darà agli editori l’occasione per stamparne una infinità di serie.
Si intreccia in tutto il mondo una fitta rete di corrispondenti che scrivono con l’unico scopo di scambiarsi cartoline. Si pubblicano parecchie riviste dedicate alle cartoline, aprono diversi negozi specializzati e fino al 1914 saranno gli eccellenti stampatori austriaci e tedeschi a rifornire gli editori di tutto il mondo.
Alla cartolina si dedicano molti raffinati illustratori, in un periodo d’oro per la grafica decorativa. Incontriamo: Henry Meunier, RAPHAEL KIRCHNER, Alphonse Mucha, Leonetto Cappiello, il nostro Bottaro e persino Umberto Boccioni e Toulouse-Lautrec.
La Grande Guerra, pur costringendo i paesi all’autarchia, presenta numerose cartoline destinate alla propaganda patriottica conservando complessivamente un’ ottima qualità.
Questo successo durerà fino alla fine degli anni venti per poi declinare verso le più comuni vedute di città, le cartoline augurali, le serie degli innamorati ed infine verso i nascenti divi del cinema.
Attualmente, la stragrande maggioranza dei collezionisti si dedica alla cartolina regionale, alla riscoperta del proprio paese, alla sua trasformazione urbanistica.
Questa nasce probabilmente due anni dopo l’invenzione di Besnardeau, artefice il pittore Franz Borich che lancia nel 1872 la cartolina per turisti con VEDUTE FOTOGRAFICHE DELLA SVIZZERA. Sono i cosiddetti “gruss aus”, i saluti da…, anche se l’anziano ex pastore protestante tedesco Rudolph Parisius morendo nel 1940 sostiene di aver inventato a Gottingen, le cartoline illustrate con vedute di città, già nel 1871. Inoltre nel volume Pictures Postal cards of the Golden Age di T.W.Holt si legge che nel 1934 viene a mancare un altro padre della cartolina, l’italiano Cesare Bertanza (Angelo Pinci in Saluti da Tivoli).
Sostiene Furio Arrasich, uno dei più autorevoli studiosi del fenomeno cartolina, nel Catalogo del Regionalismo Italiano, che sarà lo sviluppo del turismo e della corrispondenza vacanziera a dare un impulso notevole a questi collage litografici che vanno sotto il nome di “gruss aus”. L’abbandono dell’incisione e l’introduzione di nuovi sistemi di stampa permettono il lancio sul mercato di questi multicolori cartoncini.
La diffusione dei “gruss aus” inizia verso il 1880 e prende piede nel nostro paese verso il 1890 ottenendo solo verso il 1897 il grande successo che sarà però di breve durata, poiché la fotografia policroma con la sua efficace resa della realtà relegherà questi precursori negli album dei collezionisti.
In Italia le cartoline dedicate alla propria città diventano ufficiali nel 1889 con le AUTORIZZATE DAL GOVERNO e differiscono dalle gruss, colorate ed in cromolitografia per esser di un solo colore, normalmente seppia e stampate in fototipia.
Sono abilitate a viaggiare a tariffa ridotta, con un francobollo da dieci centesimi: sono la nostra risposta ai gruss aus nordeuropei e condividono per alcuni anni la scena postale con le cugine di ispirazione straniera.
Primo editore il Danesi di Roma, accurato e preciso stampatore, iniziano a viaggiare pochi mesi dopo il decreto ufficiale del primo agosto 1889 che ne autorizza la produzione.
La cartolina con vedute di città destinata ai viaggiatori per l’usuale saluto ai parenti ed amici non conoscerà più tramonto. Al successo iniziale contribuisce non poco un periodo relativamente tranquillo dell’Europa di metà secondo ottocento che spinge molta gente a muoversi. L’evolversi dei mezzi di trasporto, specialmente del treno, porta allo sviluppo del turismo e di conseguenza della cartolina.
Non è da sottovalutare il fatto che nel periodo fine ottocento-primi novecento, la consegna della posta avviene in tempi rapidissimi. In alcune città vi sono fino a sette levate giornaliere della posta con relativa consegna, così che (sottolinea argutamente Angelo Pinci nella presentazione del libro “Saluti da Tivoli”) attraverso una cartolina spedita al mattino, si possono invitare le amiche per il the del pomeriggio.
Conservate e collezionate diventano materiale utile ad individuare i cambiamenti della società, a focalizzare la trasformazione urbanistica ma ancor più a capire le consuetudini di un tempo, una testimonianza fotografica che, se ben osservata, trascina in un viaggio nella memoria storica e culturale del nostro paese, negli usi e costumi del territorio.
Riporto volentieri, in conclusione, un pensiero di Benedetto Croce: “la cultura storica ha il fine di serbare viva la coscienza che la società umana ha del proprio passato, cioè del suo presente, cioè di se stessa, di fornirle quel che le occorre sempre per le vie da scegliere, di tener pronto quanto per questa parte potrà giovarle in avvenire. In questo alto suo pregio morale e politico si fonda lo zelo di promuoverla e di accrescerla, la gelosa cura di preservarla incontaminata, e insieme con ciò, il biasimo severo che infligge a chi la deprime, la distorce e la corrompe”. |