È chiaro, dunque, che l'ANTIUM volsca e imperiale era compresa per lo più nel territorio dell'attuale città di Nettuno. Tito Livio (23) scrive che il pretore romano Caio Lucrezio, circa l'anno di Roma 583, si fece costruire una villa in ANTIUM, nei pressi del fiume LORACINA, Questo fiume, si sa, scorre a levante del castello medioevale nettunese.
Il questore di ANTIUM, Lucio Verazio Afro, abitava nella zona detta anticamente di San Biagio, poco distante dall'attuale piazza Mazzini, dove fu rinvenuto un cippo eretto sopra il suo sepolcro (24). Altri cippi di legionari romani appartenenti alla XII Legione anziate, come risultava dalle loro iscrizioni, furono rinvenuti sotto la gradinata della Chiesa di San Giovanni durante gli scavi del 1937. Depositati in seguito nel Municipio di "Nettunia Porto", scomparvero durante la seconda guerra mondiate.
Calcedonio Soffredini (25) ci fa sapere che Caio Cilnio Mecenate possedeva una villa presso le acque Caldane, a sei miglia dalla città di ANTIUM. Orbene, partendo dalla detta località (Tor Caldara) e andando verso sud, le sei miglia (nove chilometri, essendo il miglio romano di circa 1500 metri) terminano in Nettuno, presso l'attuale piazza Mazzini.
Da notare inoltre che l'antica strada che univa Roma ad ANTIUM sbocca tra le vecchie mura dell'attuale Nettuno (Via Romana).
Si aggiunga infine che ANTIUM aveva molti templi alcuni dei quali, tra i più importanti, erano situati in varie località dell'attuale Nettuno. Il tempio della dea Fortuna sorgeva quasi certamente nell'area della Chiesa di San Francesco, costruita sulle fondamenta, ancora visibili, di un tempio pagano (26), dove fu rinvenuta una base marmorea con la scritta: FORTUNIS ANTIATIBUS M. ANTONIUS RUFUS AXIUS - DAMASO S.D.D.
Il tempio di Esculapio presso il "CENONE" (27). Il tempio di Ercole, nei pressi del Forte Sangallo, dove nel 1863 fu rinvenuta una statua di questo dio mancante della gamba che pochi anni prima era sfata trovata più a ponente (28).
Il tempio di Apollo era a levante, nelle adiacenze del castello (29), mentre il grandioso tempio del dio Nettuno si levava nell'area ora occupata dal castello medioevale (30).
A proposito di questo tempio Edoardo Martinori (31) scrive: "Probabilmente su quello scoglio tagliato a picco sul mare, dovette anticamente sorgere il tempio al dio del mare, donde il nome di Nettuno rimasto al castello. Quel tempio faceva parte della città volsca di Antium". Davanti al castello, insabbiati sul fondo marino, sono stati rinvenuti diversi capitelli e colonne appartenenti a questo tempio.
Un'altra importante testimonianza la troviamo in un'antica edizione dell' ALCEO, del poeta Antonio Ongaro, stampata a Venezia nel 1582 dal tipografo Francesco Ziletti, dove si legge:
"La scena si finge ne i lidi dove fu già Antio, dove è hora Nettuno Castello de i Signori Colonnesi".
Anche sopra una vecchia stampa di Nettuno, qui riprodotta, si legge testualmente: "NETTUNO, olim ANTIUM", cioè: NETTUNO, una volta ANTIUM.
Il Volpi parlando di Antium scrive: "Hodie nihil eius exstare censet Volaterranus, sed in eius vestigiis Neptunium nunc aedificatum" (32).
Nel libro delle Sacre Visite del 1720 conservato nell'archivio della Curia Vescovile di Albano Laziale, si legge: "Nettuno superstite alle rovine dell'antica Anzio vel ex iisdem emersit (o emerse dalle medesime)".
In conclusione, secondo gli storici, l'antica città volsca di ANTIUM con la sua acropoli, prima che divenisse colonia romana, era situata sulla zona più alta della riviera {villa Borghese). Laddove è ora il castello e nelle sue immediate adiacenze sorgeva il grandioso tempio al dio Nettuno con le abitazioni dei suoi sacerdoti e delle famiglie del borgo, e vi erano il foro dei mercati, il deposito dei viveri e l'arsenale. "Era la parte più ricca, il cuore della città, era l'emporio d'ogni ben di DIO... Non come oggi, ma assai più grande ed esteso quel colle, e dentro mare" (33).
In seguito, dopo l'avvento dei Romani, essendo "destinata allo svago e al riposo dei nobili", come dice Strabone (34), ANTIUM si estese a occidente e ad oriente fino ad Astura, su tutto il territorio ora occupato dalle due cittadine di Nettuno e di Anzio, con "moltissimi edifici di grande magnificenza e splendore" (35).
NOTE
(23) Tito Livio, Lib. XLIII, 5.
(24) G. Brovelli Soffredini, op. cit. pp. 41 e 63.
(25) Calcedonio Soffredini: Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno 1879, pag. 34.
(26) G. Brovelli Soffredini, op. cit. pp. 41 e 63.
(27) G. Matteucci. op. cit. pag. 10.
(28) G. Matteucci, op. cit. pag. 10.
(29) Calcedonio Soffredini, op. cit. pp. 64 e 65.
(30) F. Lombardi, op. cit. pag. 164.
(31) E. Martinori: Lazio Turrito, Roma, 1934, pag. 96.
(32) "II Volterrano ritiene che oggi nulla rimane (di Antium), ma che sulle sue rovine è stato edificato Nettuno".
(33) G. Matteucci, op. cit. pag. 44. - Sono tuttora visibili Sul fondo marino, a mezzogiorno di Nettuno, specialmente in tempo di bassa marea, antichissime costruzioni che si estendono per lungo tratto, dal forte Sangallo fino a levante del castello.
(34) Strabone, Lib. V.
(35) Anche oggi, dopo forti mareggiate, affiorano di tanto in tanto, lungo il lido fino ad Astura, avanzi di cornici e marmi pregiati che ornavano quelle magnifiche costruzioni. |