Trascorso quasi un secolo la Chiesa Collegiata di San Giovanni presentava nuovamente i sintomi di una penosa decrepitezza. Il Rev. Capitolo, fidando nella collaborazione di tutti i concittadini, decise di intraprendere i necessari restauri. I lavori programmati nel 1962 ebbero inizio il 23 settembre dell'anno seguente, quando il pittore romano Prof. Mario Giovenchi affrontò con paziente e ammirevole abilità il ripristino della volta facendole ritrovare l'originaria e spontanea armonia di linee.
Per risolvere il grande problema del rivestimento parietale fu chiesta la consulenza dell'architetto Dr. Cesare Ottaviani, il quale, lieto di poter offrire il suo gratuito contributo di artista, disegnò il rivestimento della conca absidale, realizzato poi con lastre di cemento marmorizzato dallo scultore romano Luigi De Blasi, nonché la nuova cantoria, più ampia e maestosa della precedente, che fu costruita dalla ditta Luigi Tajariol di Nettuno, su progetto di struttura dell'lngegner Aldo Arcangeli di Roma.
Le pareti furono prima arricchite nel fregio con bassorilievi disegnati dal medesimo Architetto Ottaviani e realizzati dallo scultore romano Romolo Rovetti, e quindi rivestite con pregiati marmi approntati dalla ditta Alfredo Soldati di Nettuno. Nell'esecuzione di questi lavori il signor Costaioli Antonio, nettunese, operò con amore e competenza, completando anche i bassorilievi incastonati sugli archi delle quattro cappelle laterali.
La sera del 29 novembre 1965 il Vescovo diocesano Monsignor Raffaele Macario, alla presenza del Clero, delle Autorità civili e di molto popolo, consacrò il nuovo altare maggiore, dono del signor Isidoro Porfiri (27), e vi celebrò i Divini Misteri.
Poco dopo fu condotto a termine anche il restauro della cappella del Fonte battesimale, rivestita anch'essa, in gran parte, con lastre di cemento marmorizzato.
La Chiesa nella parte centrale era ormai rimessa a nuovo. Sulla maestosa cantoria, progettata dall'architetto Ottaviani, fu collocato un grande organo, opera assai pregiata della ditta Giustozzi di Foligno, corredato di due manuali, 26 registri, 46 comandi e 906 canne. Ne fece dono la Cassa Rurale e Artigiana di Nettuno in collaborazione con una persona che desidera serbare l'incognito.
L'Architetto Ottaviani ha così sintetizzato i motivi ai quali si è ispirato nella direzione dei lavori di restauro:
"Si è operato all'interno della Chiesa, in una prima fase, limitatamente allo, sviluppo parietale e al fastigio, escludendo le cappelle, che si affacciano sulla navata, e il pavimento.
Nell'intento di conservare l'Opera con tutte le provvidenze tecniche possibili, è stato seguito lo stile del tempo sovrapponendolo all'originale nelle aggiunte e nelle sovrapposizioni, ad eccezione, nella conca absidale, delle zone a ferma quadrilatera prive di decorazione, nelle quali sono stati inseriti spartiti decorativi simbolici improntati a lineare semplicità.
La formula del Didron "consolidare non restaurare" che coincide con il punto di vista degli archeologi e degli storici dell'arte non era ovviamente attuabile data l'età della Fabbrica, dato che il consolidamento raramente è possibile senza aggiunte e detrazioni, e infine considerando che gli elementi architettonici e decorativi, hanno perduto il carattere individuale ed irregolare per assumere secondo il concetto rinascimentale forma geometrica e simmetrica.
Dopo uno studio accurato delle lesioni e degli strapiombi, si è limitato il lavoro di consolidamento al minimo indispensabile, utilizzando gli schemi di risorsa formatisi nella statica dell'edificio per il contrasto e la solidarietà delle strutture murarie, dando così credito al collaudo operato dal tempo.
Nei rivestimenti si è operato con riferimento per tipo similare ad altre opere note, tenendo presente l'evoluzione architettonica sotto il triplice aspetto del fine (utilitas), del mezzo (firmitas) e del carattere d'arte (venustas).
La realizzazione si è valsa di taluni accorgimenti e idee frutto di un'attenta e meditata ricerca: scelta dei marmi, intonazione degli stessi in base a schemi cromatici assortiti, impiego di liste di transizione tra colori non direttamente comparabili, tagli e innesti eseguiti secondo la tecnica delle migliori realizzazioni attuate in ogni tempo, policromia, composizione in base alla forma degli spartiti del paramento con raggio di azione che investe sia l'organismo che il piccolo elemento, impiego di marmi pregiati con intonazione al carattere formale interpretato attraverso la linea, la superficie e il volume negli elementi accessori di suppellettile e di decorazione.
La volontà di compiere un'opera idonea è stata confortata dalla percezione finale di aver conseguito un buon effetto d'insieme in un interno sobrio, intimo e festoso".
A ricordo duraturo di tali importanti restauri, sarà posta la seguente iscrizione nel vano di accesso alla sacrestia:
L'ANNO DEL SIGNORE 1965
IL CLERO E IL POPOLO DI NETTUNO
IN NOBILE GARA DI SOLIDARIETÀ CRISTIANA
CON L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
E CON ALTRI ENTI SOTTO LA GUIDA DELL'ARCHITETTO
CESARE OTTAVIANI
HANNO RESTAURATO E ABBELLITO
QUESTA LORO INSIGNE COLLEGIATA
CHIESA MADRE DI NETTUNO
ANZIO E CONCA
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NOTE
(27) II medesimo signor Porfiri provvide a sue spese al restauro dei 4 confessionali e del coro, che per ragioni estetiche, fu ridotto a 6 stalli e alquanto abbassato.
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