L'antica città volsca di ANTIUM aveva anche un porto nella cittadella fortificata, sita nel luogo stesso dove si trova oggi il borgo medioevale di Nettuno. Il porto, come la cittadella, era detto "Cenone", o "Antium Navale". Già da tempo, al centro del villaggio "Cenone" era sorto un tempio dedicato al dio del mare, che in seguito diede il nome a tutto l'abitato. A proposito del "Cenone" così scrisse G. Brovefli Sof-fredini (11):
"Da storici ed archeologi, ad eccezione del Nibby, è confermato che il porto "Cenone" anziate era nel basso del castello di Nettuno, alla parte di levante, prossimo al fiume Loracina. Dalla foce di questo fiume fino al castello di Nettuno, per oltre cento metri entro il mare, esistono strati di profonde costruzioni, ricoperte dalle onde, e al termine di queste ruine le acque hanno una profondità rilevante. Il Ligorio, vissuto nel secolo XVI, dichiara d'aver osservato , a' suoi tempi, gli avanzi e il punto dove erano assicurate le navi.
Anche lo storico Cluerio stima che il porto Cenone fosse nell'intervallo tra l'attuale castello e il fiume Loracina.
Cito in ultimo il Volpi (12), che scrisse: "II porto Cenone anziate era nel luogo ove ora è il castello dì Nettuno; le sue rovine e vestigia, che fino alla presente età (sec. XVI) si vedono, indubbiamente appartengono a detto porto".
Cicerone, nelle sue lettere ad Attico, mentre descrive la bellezza e l'amenità della sua villa in Antium, accenna, anche al castello Coenon, situato alquanto più a sud della città, quindi nell'odierna Nettuno (13).
Dionisio d'Alicarnasso racconta (Lib. VIII) che il console Numicio marciò contro ANTIUM (anno 285 di Roma) e non potendo espugnare la città, attaccò col suo esercito il CENONE, che era insieme il porto degli Anziati, il foro per il mercato e il deposito dei loro viveri. Incendiò le case, demolì l'arsenale e portò via ventidue lunghe navi (14).
Orbene presso l'attuale Nettuno fu rinvenuta un'iscrizione marmorea (vedi: documenti storici), risalente forse al secondo secolo dopo Cristo (Matteucci, pag. 19), nella quale si accenna all'esistenza di un tempio di Apollo, di una sorgente di acqua, di un foro per il mercato di erbe e di bestiame, di depositi di grano e di vestigia del "porto di Nettuno" (PORTUS. EX. NEPTUNI). La sorgente corrisponde assai bene alla nota "fontana vecchia"; i depositi di viveri ai numerosi pozzi di grano ormai colmati, che erano visibili fino a pochi anni fa nella piazza detta appunto "dei pozzi" (oggi: piazza Mazzini), e il porto all'antico CENONE.
Del resto l'esistenza in Nettuno di un grandioso tempio al dio del mare fa supporre che vi fosse pure un porto. Si noti che anche Nerone fece erigere un piccolo tempio al dio Nettuno sul ripiano che dominava il suo splendido porto in Antium.
Scrive Tomassetti (15): "... Vennero essi a schierarsi con i nemici di Roma, nella prima guerra latina, e in breve toccarono una sconfitta per opera del console Postumio Cominio, nel 263 della città. Rinnovarono le ostilità e in breve soffersero un secondo rovescio dal console Tito Numicio Prisco, nel 286, che produsse loro la perdita dell'arsenale marittimo Cenon, che corrisponde, per consenso dei topografi, al Castello di Nettuno, nome di un tempio che dovette, col tempo, essere sostituito all'arsenale stesso".
Che l'antico porto di Cenone fosse nei.pressi del castello medioevale di Nettuno si rileva anche da numerose e antiche carte topografiche.
Com'è noto, nei Musei Vaticani vi è la galleria delle Carte Geografiche, opera del Padre Ignazio Dante di Perugia, matematico, cosmografo ed architetto, eseguite dal 1580 al 1583. Esse rappresentano in quaranta quadri le varie regioni d'Italia e delle isole vicine. È un grandioso e importantissimo documento della scienza geografica e cartografica del cinquecento. Nella carta del Lazio figura anche Nettuno, sotto il cui nome è spiegato: OLIM, CENO, ANTIUM NAVALE (una volta Cenone, Antium navale).
La stessa iscrizione si trova in un'altra carta della raccolta "Monumenta Carthographica Vaticana", che aggiunge "Antium d. templum Fortunae ubi natus Nero imp. et Col. (Antium distrutta - Tempio della Fortuna -dove nacque l'imperatore Nerone e Colonia}".
Anche le carte storiche di Innocenzo Mattei (1674), di Guglielmo De Lisle (1741), di William Gell. (1834) e di Attilio Zuccagni-Orlandini (1844), riportate da Amato Pietro Frutaz nella sua monumentale opera: Le Carte del Lazio, Roma, 1972, pongono l'antico porto "CENONE" nell'attuale Nettuno.
Da questi documenti si rileva non solo che l'antichissimo porto CENONE era nei pressi del castello medioevale dell'attuale Nettuno, ma anche che il porto col suo castello costituiva parte integrante della città, cioè di ANTIUM.
E' interessante anche quanto dice il Matteucci (14):
"..... Ci resta esaminar ora se questo porto poteva essere a destra o sinistra del nostro Nettuno. Intorno all'antico Anzio ed in poca sua distanza osserviamo due seni, né ivi può averne più in natura. In primo è l'avvallamento grandioso che vediamo tra il palazzo che mirasi fra il colle di Nettuno e l'altro colle di San Rocco: queste due colline sporgevan una volta ben entro al Mare: si ravvicinavano certo e formavano come una curva, siccome deducesi dal suolo stesso; impedito così il libeccio ed altri venti nocivi, meno il mezzodì, che li serviva d'ingresso.
Di tanto ci assicurano e l'ottimo Agrim, Qualeati nelle sue piante topografiche del 1760, vedendosi vigneti non pochi, ove ora è mare; e la tradizion de' più vecchi del castello, anche per via di fatto proprio, avvisandoci, che i due colli terminavan ben entro a mare, e che nella giovinezza loro era il mare ben distante dal paese. Fra questi, circa dieci sopraottuagenari in oggi fra i più: Fiorilli, Fattozzi, Mariola Francesco, Andolfi Domenico di oltre anni novantanove; Ammiraglia Agata soprannonagenaria, Jannucci Canonico vantando 45 anni di coro; Nocca Francesco nonagenario ecc. Questi venerandi vegliardi nuovi Nestori, oltreché ci mostrano la salubrità dell'aria marina e la robustezza loro, conservata già dalla frugalità e severi buon costumi, ci assicuravan dell'inoltramento del mare verso terra e del notevole straripamento e perdita delle due estremità dei due accennati Colli".
Questa corrosione continua tuttora.I nostri vecchi ricordano assai bene la strada che passava sotto il Santuario della Madonna delle Grazie, dove adesso è spiaggia e mare. Anche noi abbiamo visto tante volte franare il terreno fra il Santuario e il Poligono d'Artiglieria durante forti mareggiate.
Da ultimo citiamo Rosalinda Paoli:
"I Romani, non osando affrontare la città, potente e molto fortificata, decisero di prostrare gli Anziati nella fonte della loro ricchezza e della loro forza: la flotta. Assalirono infatti il CENONE, un castello che, secondo Dionisio, serviva agli Anziati come emporio e darsena, ove riunivano tutto il frutto del loro commercio, e più spesso delle loro scorrerie piratesche. Il CENONE, considerando appunto il fatto sopradetto, che l'esercito romano non osava affrontare la città, doveva trovarsi a qualche chilometro da essa, e pare che avesse preso questo nome dal borgo che si era raccolto intorno all'arsenale. Si pensa possa corrispondere all'odierna Nettuno, non essendovi altro luogo, a sud di Anzio; fino a Torre Astura, che potesse offrire, naturalmente, una qualche protezione alle navi in sosta." (17).
Dunque, Nettuno era in Antium, il centro della ricchezza e della forza degli Anziati; com'è oggi, del resto, il porto innocenziano nei confronti della nuova cittadina.
NOTE
(11) G. Brovelli Soffredìni: Neptunìa, pag. 32
(12) Volpi, Vetus Latium Profanum (1726).
(13) Cicerone: Ep. Ad Atticum, IV, 8; Lib. XII, epist. 19; Lib. XIII, ep. 26, ecc.
(14) Dion. D'Alicarnasso, Lib. VIII: "Et oppidulum maritimum captum quod Antiatibus erat navale si-mul et forum rerum ad victum pertinentium... Captae, illic etiam sunt naves longae XII Antiatum... Post haec incensa sunt oppidi aedificia, diruta navium receptacula, ac aequata solo moenia, ne Castellum relictum Antiatibus in posterum usui esse posset. (... Fu occupato un Castello marittimo che era insieme il porto degli Anziati e il foro del mercato dei viveri... Vi furono catturate anche 22 lunghe navi degli Anziati... Quindi furono incendiate le case del castello, distrutto l'arsenale e rase al suolo le mura, affinchè quel castello non potesse mai più servire agli Anziati).
(15) Tomassetti: La Campagna Romana, vol, II pag. 372.
(16) Matteucci, op. cit. pag. 20. Lo storico, giustamente fa notare che l'antico Cenone non era un porto propriamente detto, ma un seno, un porto naturale. Per questo Livio e Dionisio d'Alicarnasso lo chiamano "navale", cioè luogo di approdo delle navi.
(17) Rosalinda Paoli: "I grandi centri del passato: Anzio, pag. 15.
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