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NETTUNO

di DON VINCENZO CERRI

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I RESTAURI DEL 1867

 

Dopo oltre cento anni, la Chiesa Collegiata era ridotta in uno stato deplorevole, specialmente a causa delle "parature" (26): quasi tutta rovinata negli stucchi e nelle cornici. Si rese perciò necessario un restauro generale e fu deciso di decorarla convenientemente, poiché era semplicemente imbiancata.

Il lavoro di decorazione fu affidato al pittore Andrea Monti, di Genzano, che aiutato da due suoi figli e da due altri artisti romani, portò a compimento l'opera con soddisfazione di tutti. Nel frattempo furono fatte anche le dodici croci di metallo dorato disposte sulle pareti della Chiesa sul luogo delle unzioni fatte dal Vescovo il giorno della consacrazione; furono scolpite le conchiglie in marmo per l'acqua santa, collocate ai lati della porta principale, mentre i falegnami Achille Silvestroni e Saverio Fabri, di Albano, costruirono in noce il coro e i quattro confessionali.
Per tutti questi lavori il Capitolo spese la somma di circa 3.300 scudi.

La cappella della Madonna del Rosario fu restaurata e artisticamente decorata dal medesimo pittore Andrea Monti, allo scopo di erigere un bel monumento a Gesù Sacramentato, in riparazione delle empietà diffuse nel 1864 da Renan contro la divinità di Gesù Cristo.

L'altare, ricco di marmi pregiati, è dominato da un artistico tabernacolo e da una tela di buon pennello raffigurante la Vergine Santissima del Rosario con San Domenico e Santa Caterina. Per la restaurazione di questa cappella furono spese lire 6.722,75.

La cappella dell'Immacolata fu fatta abbellire con decorazioni, doratura e balaustra, da Giuseppe Trovarelli fu Filippo, per la somma di lire 2.500. Il quadro dell'altare rappresenta la Vergine Immacolata con San Vincenzo Ferreri e S. Luigi Gonzaga. Nel mezzo della cappella vi era la tomba gentilizia su cui tuttora si legge: Joseph Trovarelli sibi et suis. A.D. 1868.

La cappella del SS. Crocifisso fu eretta fin dalle fondamenta dalla famiglia Soffredini. In occasione dei restauri l'Avv. Calcedonio Soffredini la fece dipingere e adornare. Vi spese 1000 lire. Il quadro, dipinto con buon gusto, rappresenta il SS. Crocifisso e la Maddalena.

La cappella di San Michele Arcangelo anticamente era sotto il giuspatronato della famiglia Camposani, come si legge in una nota storica posta sulla parete di sinistra. Estinta questa famiglia, il Capitolo cedette il giuspatronato a Giovanni Moronesi e al suo genero G. D'Andrea, i quali fecero restaurare la cappella imitando le decorazioni di quella posta dirimpetto. Vi spesero 2500 lire. Il quadro dell'altare è una copia di quello di G. Reni esistente nella Chiesa dei Cappuccini in via Veneto a Roma. Come nelle altre cappelle, vi era la tomba gentilizia con l'iscrizione: Pro Familia Joannis Moronesi et Josephi D'Andrea, A.D. 1868.

Così restaurata, la Chiesa Collegiata fu riaperta al culto il 19 marzo del 1868, festa di San Giuseppe.

NOTE

(26) Fino a pochi anni fa, in occasione della festa patronale, si usava addobbare sfarzosamente tutto l'interno della chiesa.

 

 

 

 

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