si' conservava l'originale e la storia autentica della donazione della Chiesa fatta a S. Francesco (che visse nei primi del 1200) con la sottoscrizione di lui. E ciò asserivasi ai Bonaventura da un tal Ambrogio Sorrentini nettunese, il quale diceva, che a' suoi tempi il chirografo erasi perduto" (C. Soffredini, op. cit., pag. 166).
La Chiesa di San Biagio,
Vescovo e martire, a breve distanza dal paese, ora distrutta. Di essa, nel libro "De memorie de oblighi et legati Pii" del 1648, appartenente alla confraternita del Carmine, al foglio 52 si legge: "La Chiesa di San Biagio aggregata parimente alla nostra Confraternita et hoggi jus patronato, anticamente la possedevano li R. Canonici e come ha hauto principio non si trova memoria alcuna".
La Chiesa Madre,
Collegiata e parrocchiale, dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista. Come è stato già illustrato nella terza parte, il titolo lo ha ereditato dalla Cattedrale di Albano, che, ricostruita fra il IX e il X secolo, fu dedicata a San Pancrazio martire.
La Chiesa di S. Bartolomeo (oggi S. Francesco),
già Protettore del paese, con l'annesso convento dei Padri Conventuali, "che per tradizione vuoisi fondato da S. Francesco, allorché andava a Gaeta. il Padre Bonaventura Thguli dei Minori Conventuali riferisce che fino al secolo XVIII"
La Chiesa di San Nicola,
corredata di buone rendite da costituire anticamente una Badia sotto la dipendenza del monastero di Grottaferrata.
La Chiesa di S. Maria del Quarto.
A circa un miglio da Nettuno, nella via detta del Quarto (ora: via Santa Maria), sopra le rovine di una edicola con l'Immagine di Nostra Signora, ormai logora dal tempo, nel 1619 fu edificato un tempio e costruito un convento (di cui si vedono tuttora gli avanzi) abitato prima dai Riformati di S. Francesco, quindi dagli Osservanti e in ultimo dai Padri Minimi di S. Francesco di Paola, i quali lo abbandonarono verso l'anno 1660. La Chiesa fu ceduta in perpetua proprietà al Capitolo di San Giovanni di Nettuno dal Cardinale Vescovo di Albano, mentre con decreto di Alessandro VII, il convento con l'annesso terreno fu venduto ad un certo Papi di Marino, i cui eredi lo rivendettero al principe Colonna e questi al Capitolo di Nettuno verso l'anno 1700. In seguito a contratto stipulato tra il Comune di Nettuno e il Capitolo tutto il complesso è stato trasformato in cimitero.
Un documento del 1600 esistente nell'archivio della Collegiata, riferisce: "DELLA FONDAZIONE DELLA CHIESA DI S. MARIA DEL QUARTO."
"Circa un miglio lontano da questa terra di Nettuno per la strada detta il Quarto anticamente vi era vicino la strada una Cappelletta et a pie di essa una fontana sorgiva, et in detta Cappelletta vi era dipinta una Imagine della Vergine Maria. Onde andava per la detta terra un homo accattando elemosina, quale non so se dal ìnfantia, overo da malatie fusse muto, per il che capitando un giorno, per quella strada s'incontrò a bere in quella fontana et vedendo quella sacra Imagine le pregò di cuore, a liberarlo dalla sua indesposizione, è di fatto miracolosamente fu liberato, et venendo in Nettuno cominciò a parlare, et palesò il miracolo, a tale rivelazione concorse in quel loco Popolo infinito, è giornalmente la Gloriosa Vergine dispensava prodicamente grafie, a suoi servi che le dimandavano. Fu fatto 'consapevole all'Eminentissimo Cardinal Vescovo d'Albano, il quale attesa la relatione ordinò vi fusse fabbricato un Tempio, cioè del Quarto. Cominciò il devoto popolo a cumular elemosine, è con l'aggiunto di Sua Eminenza è del Eccellentissimo Contestabile Colonna, allora Padrone di Nettuno fu eretta la chiesa dove al presente si honora la devota è Miracolosa Imagine dipinta al Muro levata da quella Nicchia è portata in un altra Nicchia al Aitar Maggiore, et in quella Nicchia dove era vi fu fabricata una piramide de materia con una Croce nel estremità di essa, quale sta in mezzo la sfrac/a fori della Chiesa, è l'acqua che stava ivi, fu portata in un pozzo dentro la Chiesa, è serviva, per darla da bere all'Infermi, li quali miracolosamente ricevevano la salute. Eco."
Queste memorie ci sono state tramandate da Cristofaro Trippa, Priore della Confraternita del Carmine, nel 1712. Le ha scritte in un libro iniziato dal suo zio Leonardo Trippa nell'anno 1648.
La Chiesa del SS. Sacramento.
Era sita in piazza Colonna e fu distrutta nel 1944 durante lo sbarco delle forze alleate.
L'Oratorio del Carmine.
Si trovava a fianco della Collegiata, nella piccola piazza detta ora di S. Giovanni. Fu demolito nel 1937 perché pericolante. Era sede della Confraternita di Maria SS. del Carmelo.
Lo storico nettunese G. Brovelli ci fa sapere che:
"il Cardinale Giambattista Costaguti, nel 1674, costruiva un ricco edificio nei pressi ove era l'acropoli dell'antica Antium. L'edificio, tuttora esisente, chiamasi Villa Bell'aspetto. Lo stesso Cardinale, proprietario di un ricco Museo, donava al piccolo tempio del Carmine sito avanti al Duomo di Nettuno, un artistico timpano marmoreo, con relativa comice che poggia sopra colonne, ed è adorno di finissimi fregi, di puro stile del secolo decimosesto. Non è da escludersi che possa attribuirsi al Sansovino, essendo opera di molto pregio, certamente degna d'un seguace delle, orme possenti del Buonarroti, e del chiarissimo allievo di Andrea Contucci e Mino da Fiesole".
Quest'opera ora si conserva in una piccola cappella della Chiesa di S. Giovanni.
LA CAPPELLETTA IN VIA S. MARIA, descritta dal Tomassetti (1).
"Un'altra cosa da notarsi a Nettuno, ed ignorata fin'ora da tutti, è la conetta ossia cappelletta diruta sulla strada di S. Maria a meno di un chilometro dal paese. Conserva pitture in affresco soltanto nella grossezza del muro, perché il dipinto principale, che stava nel fondo, è scomparso. A destra si vede una Madonna col Bambino, al disopra, in un tondino, una mezza figura di Arcangelo con penna d'oca sulla destra ed uno svolazzo in mano in cui è scritto "fui" (?) antea (?) vos" che il P. Bonavenia, da me interpellato, mi suggerisce gentilmente dì spiegare per (Verbum) velatum fuit ante eos, secondo il testo di S. Luca (IX, 45) e mi par giusto perché fa riscontro al motto di S. Giovanni, che ora descriverò. A sinistra, la figura di S. Giovanni Evangelista, e al disopra, in un tondino è la testina dell'aquila e sul basso del tondino, la mezza figura di un Angelo con uno svolazzo, in cui si legge: in principio erat Verbum, e al disopra, S. Jo. evangelista. Al disopra un'altra mezza figura di Angelo con svolazzo in cui si vede: vidit Jhesus homine, e sul capo di questa striscia scritta si scorge un medaglioncino con una piccola testa di personaggio imberbe con berretto ricamato, un vero gioiello di pittura, e non guasta dai luridi ritocchi onde le altre pitture sono state maltrattate. Rappresenta forse il pittore o il padrone della cappellina. In ogni principio di svolazzo vi è il simbolo dell'animale dell'evangelista, quello di S. Giovanni è l'uomo (?!)
Un Santo imberbe in piedi fa simmetria con la Madonna di contro. Sarà forse un Santo Patrono di Nettuno, il tondino centrale ha l'Agnus Dei. Sopra ogni altro dei quattro tondini v'è il nome dell'Evangelista".
(1) Tomassetti, La Campagna-Rorti'àna - vol. Il, pag. 342.
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