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ANDREA SACCHI

di Antonio d'Avossa

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10 - Gli ultimi lavori

(73) Andrea Sacchi
Le Tre Maddalene,
Galleria nazionale d'arte antica, Roma.

 

(74) Andrea Sacchi
Cristo Crocefisso e San Domenico, San Tommaso d'Aquino, San Pietro Martire, un Santo Domenicano non identificato e Santa Caterina da Siena,
Sacrestia di Santa Maria sopra Minerva, Roma.

 

(75) Andrea Sacchi,
San Francesco sposa la Povertà,
Collezione Corsini, Firenze.

Mentre Pietro da Cortona è a Firenze dal 1639 al 1647, Sacchi non è solo il primo pittore della corte barberiniana ma è anche l'interprete principale del rilancio classicista. La Decorazione di San Giovanni in Fonte è la sua prima e più importante occupazione del quinto decennio e rappresenta il terzo grandioso lavoro di cui accetta la direzione nel 1639. Era nelle intenzioni di Urbano VIII restaurare il leggendario Battistero meta sicura dei pellegrini per il giubileo del 1650. Terminata la famosa polemica con Cortona a Sacchi venne affidato il ruolo di supervisore e di decoratore di tutto il lavoro. Ma da qualche tempo si sentiva poco forte del successo dei suoi affreschi decorativi così come dell'ideazione di quei cicli e si limitava a quadri o a disegni. Il mito di Raffaello e del suo ideale diventava sempre più forte e di questo Sacchi ne sentiva grande rispetto sino a giudicarsi "indegno" del suo esempio.(30)
A questo proposito Bellori riporta la seguente affermazione che quando qualcuno lo sollecitava o lo avvertiva della lunghezza dei suoi lavori rispondesse: "La mia tardanza nasce dal timore, poiché io mi propongo, che l'opere mie abbiano da esser vedute da Raffaele, e da Annibale, che mi spaventano e mi tolgono l'ardire".
Sulla sua riverenza a Raffaello è sufficiente la frase riportata da Bellori da lui pronunciata nell'osservare un disegno del suo allievo Carlo Maratta: "Vogliono darmi ad intendere, che Raffaele non fosse un Angelo: Non è vero: Era un Angelo: Era un Angelo".
Fu probabilmente questa esibita insicurezza a far decidere dì lasciare il lavoro dei grandi affreschi ai suoi migliori allievi, tra cui il talento di Maratta non tardò a distinguersi, concentrando, invece, la sua attenzione agli otto oli per il Battistero, uno spazio sicuramente poco adatto all'ornamento illusionistico e quasi inaccessibile alla vista dello spettatore. In questa difficile posizione nascose gli ultimi capolavori della sua opera.
Il Battistero è una costruzione centrale a pianta ottagonale, con otto muri liberi dei quali ognuno ha le finestre e quattro le porte. Il ciclo narrativo degli affreschi è dedicato all'Imperatore Costantino, perché la leggenda vuole che in Laterano sia stato battezzato da Papa Silvestro I, ugualmente presentato negli affreschi.(31)
II programma iconografico era costruito intorno alle figure di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, di cui Sacchi disegnò i cartoni-modelli, cosi come per l'affresco di Costantino che istituisce il Cristianesimo e ordina l'abbattimento degli idoli pagani, realizzato da Carlo Maratta; sulla Distruzione delle scritture pagane al Concilio di Nicea, realizzato da Carlo Magnone; sulla Visione di Costantino prima della battaglia di ponte Miivio, realizzato da Giacinto Gimignani; su Costantino che sconfigge Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, realizzato da Andrea Camassei e sull'Entrata trionfale di Costantino a Roma dopo la sconfìtta di Massenzio, pure realizzato da Andrea Camassei. Maratta, al quale fu affidata gran parte del lavoro, realizzò in trompe l'oèil nicchie con statue di bronzo dell'imperatore Costantino, Papa Silvestro I, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e l'affresco allegorico in onore di Papa Innocenzo X, Dei medaglioni che seguono ogni composizione, pure attribuiti a Sacchi e alla sua bottega, è probabile che si limitasse a terminarne i fregi sugli affreschi. (32)
Ma c'è da dire che da un lato per lo spazio e dall'altro per un pensiero religioso di Sacchi sempre più devoto, semplice e severo nella pittura, sino al "patetico richiamo ad un bene ormai perduto" (33), in questo lavoro non ha permesso, né a se né ai suoi allievi, l'illusionismo tradizionale della decorazione, cosa che peraltro non ci si aspettava da lui. Non predisposto ai monumentali cicli narrativi, forse perché la tecnica dell'affresco non gli era conveniente, dopo gli studi e i cartoni li ha lasciati agli aiutanti dedicandosi completamente alla lavorazione degli otto oli della Vita di San Giovanni Battista: L'annunciazione a Zaccaria, La visita, La nascita del Battista, Zaccaria impone il nome al figlio, La benedizione del Battista prima di andare nel deserto, II battesimo di Cristo, La predica del Battista, La decapitazione del Battista.(34)
Iconograficamente si tratta di otto tele dove l'effetto "riduzione" viene portato al livello più alto. Semplici ad una facile lettura, sono prive dell'effetto decorativo e della descrizione dettagliata, la riduzione è condotta alla narrazione minima e necessaria che raggiunge il culmine nelle forme monumentali e nei chiari spettacoli architettonici. Questi otto lavori evidenziano da soli l'enorme stima ed il continuo richiamo alla maniera cinquecentesca ed alla semplice e grave intelligenza dei veneziani. 35

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(76) Andrea Sacchi
Cristo Crocefisso e San Domenico, San Tommaso d'Aquino,
San Pietro Martire, un Santo Domenicano non identificato
e Santa Caterina da Siena
Particolare - Sacrestia di Santa Maria sopra Minerva - Roma


(77) Andrea Sacchi
L'ebrezza di Noè


La Visita e il Battesimo rappresentano la purezza piena della composizione, sono tuttavia anche le citazioni certe degli Affreschi di Domenichino a Fano e del Battesimo di Cristo per San Giorgio a Bologna di Albani. La Nascita riprende invece l'impianto della sua precedente composizione per La Nascita della Vergine della fine degli anni venti, nella convinzione che quell'impianto fosse ancora valido e senza la minima incertezza nella ripresa. Per La predica sarebbe possibile un paragone con le composizioni di Annibale Carracci per San Giacomo degli Spagnuoli. Ma è l'inaspettato divampare della tavolozza per l'Annunciazione di Zaccaria, forse la migliore e la più importante di queste composizioni, a rendere fino in fondo il sistema della retorica barocca dei dettagli nei modi maturati da Sacchi, che rinnova con questo esempio la luminosità raggiunta e modifica, sviluppandola ulteriormente, la sua predisposizione al chiaroscuro. 1 colori calmi e quasi spenti dello sfumato degli anni precedenti ora, all'improvviso, acquistano una nuova intensità, nei toni dell'oro, negli arancioni ricchi, nei blu e nei bianchi, che coincidono, nel fiorire, con i brillanti momenti coloristici dello stesso periodo di Poussin. La Morte di Sant'Anna è l'ultimo grande capolavoro di Sacchi. Viene terminato nel 1649 per la chiesa di San Carlo ai Catinari. È possibile che gli fosse nota la composizione di Caravaggio della Morte della Madonna. Ma la relazione può appoggiarsi solo sui piani formali e compositivi. Il decoro e la dignità dei personaggi di Sacchi, pochi anche in questo caso, la centralità della figura di Sant'Anna e il suo rapporto con il Bambino, oltre all'uso diverso dei rossi, degli ocra e dei bruni da parte dei due artisti, rende perfettamente la distanza che, pure in questa occasione, sembra volere sottolineare Sacchi. Basandosi su maggiori dettagli e ponendo l'artificiale messinscena in rapporto all'iconografia barocca, di cui la presenza dei putti è emblematica, Sacchi ribadisce il proprio attaccamento agli elementi fondamentali del programma barocco nel suo percorso classicista. (36)


(78) Andrea Sacchi
La Benedizione del Battista
Battistero di San Giovanni in Laterano - Roma

(79) Andrea Sacchi
La Predica del Battista
Battistero di San Giovanni in Laterano - Roma

 


(80) Andrea Sacchi
La Visitazione
Battistero di San Giovanni in Laterano - Roma

(81) Caravaggio
Morte della Madonna
Museo del Louvre - Parigi