Waterhouse certamente esagera nel portare avanti l'ipotesi di un "fronte classico" tra Sacchi, Poussin e Duquesnoy, perché i tre artisti non hanno mai formato un qualsiasi fronte nella polemica antibarocca (14). Tuttavia sono innegabili le intenzioni comuni così come è indubbia la simpatia e l'amicizia di Poussin verso Sacchi. L'intimità dell'amicizia tra Sacchi e Poussin era tale che più volte lo scambio delle visite culminava nell'osservazione di studi e disegni di lavori in corso. Ma ogni influsso stilistico diretto in questo caso è da escludere. La devozione di Duquesnoy, invece, si appunta sulle questioni più direttamente programmatiche. Infatti mentre Cortona è in procinto di creare un nuovo e, soprattutto, più popolare sistema decorativo Sacchi mira alla riduzione e alla riforma delle grandi certezze barocche, ma all'interno della curva stilistica della tradizione nello sviluppo di questa come dalle indicazioni ereditate da Raffaello. La forte simpatia di Duquesnoy si pone in questa scia: è Sacchi che, nella ripresa di un modello già troppo presto dimenticato, aspira alla purezza più classica alla "bellezza e musicalità della forma" come scrive Bellori. Del resto la Santa Susanna di Duquesnoy, da considerare come l'alternativa ideologica alla Santa Bibiana di Bernini, è il certo risultato dei forti suggerimenti degli affreschi sacchiani, tanto da far dire a Bellori che è "l'opera più importante di quel neo-antico romano". L'evidente dualità delle sensibilità, le diverse esigenze estetiche non corrispondono soltanto alla lotta per l'egemonia artistica alla corte dei Barberini, ma sono l'esatta e puntuale conferma dell'essenziale legame tra Sacchi, Duquesnoy e Poussin in un nuovo rapporto verso l'eredità del cinquecento, nell'opposta posizione verso i contemporanei e di un ideale più puro, ordinato e severo del barocco, definibile come povero e ridotto.