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ANDREA SACCHI

di Antonio d'Avossa

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La Divina Sapienza e la disputa con Pietro da Cortona

L'affresco della Divina Sapienza è realizzato per una delle più grandi stanze del palazzo progettato da Maderno e rielaborato da Bernini. Eppure lo spazio si dimostra ingrato e poco adatto all'illusionismo pittorico della composizione sul soffitto per la relativa altezza e la notevole vastità di questo. Difatti Sacchi, pur riuscendo ad evitare l'illusione estrema, configura chiaramente l'intenzione di creare l'illusione del soffitto aperto aiutandosi con l'applicazione della formula del quadro riportato attraverso la cornice dorata e nell'evidente ripresa delle soluzioni dei quadri riportati di Annibale Carracci, tuttavia adoperando una tipologia nuova e pulita, concentrata e priva di una cornice riccamente dipinta, spostando così l'attenzione al centro rispetto alla periferia(11).
C'è da aggiungere che, per Waterhouse, questo lavoro pur essendo dal punto di vista decorativo "un vero e proprio disastro" e pur avendo impegnato l'autore nella risoluzione di problemi infiniti, è da considerare notevolissimo per l'impianto riduttivo e per la novità all'interno dello schema del soffitto barocco illusionistico (12). La reductio ad absurdum è evidente: la figura centrale della Sapienza sull'altare è situata sullo stesso piano dei suoi undici attributi, le altre figure femminili. Questa "fila" o "linea" viene simmetricamente rotta dalle allegorie di Amore e Timore e dall'agitazione delle enormi nuvole che formano la struttura di due diagonali principali, sottolineate dalle quattro cariatidi agli angoli della cornice. Infine, il grande globo sembra respingere quest'ordine e la sua strana ellisse dà l'impressione di una rotazione accelerata. È in questo evitare l'effetto illusionistico nell'inganno decorativo che Sacchi mette a punto un piano di soluzione programmatica che lo allontana da Cortona e lo ritrova nella ripresa e nello sviluppo di certe soluzioni di Raffaello. Tutto questo torna ancora più evidente nell'immediata comparazione con il soffitto, del salone dello stesso palazzo, decorato da Cortona con il tema della Divina Provvidenza, dal 1633 al 1639. Queste due decorazioni rispecchiano le diverse posizioni estetiche e sono le cause scatenanti la polemica sulle intenzioni e gli scopi dell'arte connessi ai problemi stilistici esposti da Sacchi e Cortona (13).
La polemica vivacizza soprattutto i pittori dell'Accademia di San Luca, di cui Principe fu, dal 1634 al 1638, proprio Cortona che ne risultava certamente la personalità dominante. Il dibattito di Sacchi inizia verso il 1636, cioè nel pieno corso dei lavori di Cortona al Salone del Palazzo Barberini, ed è leggibile solo come difesa del proprio atteggiamento e come prova di consapevolezza del nuovo tipo di programma e stile decorativo espresso con La Divina Sapienza. Si tratta cioè dello scontro di due concezioni teoriche e pratiche che nello stesso luogo, per gli stessi committenti e negli stessi anni divengono i punti di riferimento per il dibattito poetico nella Roma barocca degli anni trenta, che vede comunque a leaders incontrastati dell'espressione Bernini e Cortona. Del resto il dilatarsi della polemica all'Accademia di San Luca è direttamente legato alle importanti questioni e ai fondamentali principi posti dai due pittori in quegli anni. Ciò che li allontana è prima di tutto l'impianto delle figure partecipanti.



(33 )C. Maderno, Progetto per una facciata di Palazzo Barberini,
Galleria degli Uffizi - Firenze


(34) C. Maderno, Disegno della facciata orientale di Palazzo Barberini,
Castello di Windsor - Windsor


(35) P. Ferrerio, Veduta del Palazzo Barberini

La riduzione operata da Sacchi si rende possibile solo attraverso la profonda analisi psicologica dei personaggi che sono più protagonisti attori che comparse, più attori che partecipanti. La posizione di Cortona, invece è molto lontana e diversa da questa tensione psicologica, la soluzione ideale è l'inganno piacevole, l'immagine è un poema pubblico, lo scopo è un'infinità di personaggi indifferenziati che creino l'effetto finale di un coro magnifico. Insomma la tragedia contro la poesia. Ma lasciamo parlare i due artisti. Sacchi: "Io stimo e credo che i pittori dagli oratori deggian pigliare i concetti", che è un modo per programmare all'interno di un sistema di regole ridotte un procedere mentale legato all'esperienza emotiva e tecnica della persuasione, in tal caso, cioè, il pittore deve persuadere il pubblico e cattivarne le emozioni con gli stessi principi della retorica. Nessuna piacevolezza dunque, ma l'introspezione psicologica che più di ogni altro effetto può garantire questa persuasione. Insomma, una specie di effetto alla seconda potenza o anche ad un livello più alto. Cortona: "Procuri il pittore di esprimere con molta varietà di cose la sua dipintura. In un'opera grande conviene far comparire uomini, donne, vecchi, giovani, ed anco fanciulli, paesi, città, campagne e tratti di mare con altre cose varie... per quanto comporta il decoro della storia o del soggetto che devesi rappresentare. Imperciocché come molti e graziosi fiori rendono vago e grazioso a tutti un bel giardino, così molte e varie figure cagionano che un'opera sia tale che tutti vi trovino materia per riceverne molto compiacimento". Per parlare con le parole di oggi, una sorta di effetto speciale dell'ordine cinematografico, cioè una forma popolare dell'effetto che appartiene all'immaginario e che mette in moto una decifrazione ingenua, in un consumo veloce e seduttivo, basato più sull'apparenza che sulla dimostrazione sistemica. Per concludere, provvisoriamente, i fiori di un bel giardino contro le regole della retorica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(36) Palazzo Barberini
Una delle finestre
attribuite a Borrornini.

(36B) Palazzo Barberini,
Particolare del settore centrale
del prospetto sulla via Sistina.

(37) Palazzo Barberini,
Vista dai giardini.

 

(38) Palazzo Barberini, Facciata, particolare.

(39) Palazzo Barberini, Pianta.