Era a dir poco singolare la mancanza, tra gli studi italiani sull'orizzonte del primo barocco romano, di una indagine recente intorno all'attività di Andrea Sacchi
Questo libro, nato dalla precisa volontà del Comune di Nettuno, in collaborazione con la locale Cassa Rurale e Artigiana, pur nei suoi limiti spaziali, vuole prima di tutto iniziare a colmare questo vuoto nell'ambito italiano. Infatti gli studi di Posse, che comunque per molti versi sono una base ancora solida, risalgono ai primi anni del secolo e i successivi colgono l'artista sempre in relazione ad altre figure o ad altri territori d'analisi: Blunt, Briganti, Emiliani, Fagiolo dell'Arco, Schaar, Haskell, Mahon, Pollak, Posner, Waterhouse e Wittkower. Fanno eccezione le minuziose investigazioni di Incisa della Rocchetto del 1924 e la brillante monografia di Ann Sutherland Harris pubblicata nel 1977.
Tuttavia la mancanza di un documentato corpus iconografico rendeva ancora più difficile l'approccio visivo all'opera dell'artista, soprattutto nel modo dalla pittura più richiesto e cioè nella visione dell'immagine nella sua presenza cromatica il più possibile vicina alla realtà.
Sappiamo bene quanto l'opera esiga una relazione visiva diretta, ma sappiamo altrettanto bene, e Benjamin ne ha teoricamente dimostrato la suprema ma anche relativa validità, quanto la riproduzione dell'immagine artistica oggi contribuisca alle forme di conoscenza di un autore o di un periodo.
La civiltà dell'immagine che vede il suo inizio proprio nel Seicento ce lo conferma. Questo vuoto, soprattutto, abbiamo voluto colmare.
Così, le difficoltà di realizzazione e di reperimento delle immagini impongono il mio più sentito ringraziamento a quanti hanno collaborato e contribuito nel lavoro, prima di tutto l'architetto Gabriele Morrione, che ha fotografato la maggior parte delle opere qui riprodotte, poi il Direttore del Museo del Prado, il Direttore della National Gallery di Ottawa, la Société des Amis du Musée des Beaux Arts di Caen, la Direzione del Museo di Malaga e quanti hanno reso agevole la ricerca.
Per i testi si sono evitate le polemiche incertezze delle pratiche attribuzioniste. Ci si riferisce infatti solo ai lavori autografi ed alle attribuzioni non contraddette.
Sull'approccio teorico, l'uso di un concetto come quello di riduzione va comunque riferito a Sacchi.
Quasi a voler sottolineare che questo non è uno studio sul seicento romano, che avrebbe richiesto tutt'altro sforzo, ma un tentativo di sistemazione della sua opera certa. Del resto, devo confessare che alla mia formazione teorica appartiene solo l'approccio sistematico all'opera.
L'uso di alcune metodologie, e le possibilità che esse forniscono, sono qui appena presentate. Mi riferisco in particolare alla seconda parte del testo, l'approccio iconologico, già da me rimessa in questione nell'introduzione, per una lettura iconologica, alle letture delle opere.
Questo non è un gioco di contraddizioni, ma più semplicemente la predisposizione teorica di una critica dell'arte come una disciplina che mai si attesta su posizioni dogmatiche e univoche. Insomma una specie di invito a continuare il lavoro fino a questo punto svolto. E questa la sede più adatta per ringraziare quanti con suggerimenti e consigli hanno direttamente collaborato alla ricerca; in particolare il prof. Bodin Vuksan dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Belgrado e la dottssa Lidia Merenik. Il mio più sentito ringraziamento, infine, va al Dott. Giuliano Cibatti che ha desiderato e voluto la realizzazione di questo volume, al Dott. Antonio Simeoni, Sindaco di Nettuno, e al Dott. Attilio Pompeo che me ne ha proposto la cura.
Il libro è dedicato a mio padre.
Roma, luglio 1985 .
A.d'A. |