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Progetto grafico ed impaginazione
ALESSANDRO TOFANI

 


GEORG KEIL
“NETTUNO È IL MIO PAESE
IST MEIN ZUHAUSE”

 

GIORGIO PAGLIUCA
ALBERTO SULPIZI

Comune di Nettuno
Istituto Culturale Italo-Tedesco

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Il cagnaro

Innsbruck: Georg ha un anno e mezzo quando sua madre, un giorno, porta in casa due topolini. La madre gli racconta poi che lui ci si affeziona subito e che li cerca continuamente facendo: ”Pi-pi”.
Georg non parla ancora ma, sempre secondo i racconti di Elisabeth, rimane sconvolto dalla loro assenza quando la madre, pensando che non gli interessassero più, li eliminerà. La sua seconda esperienza con gli animali sarà il suo “primo cane italiano”. Sta costruendo barchette in una cantina nei pressi di piazza Pia, ad Anzio, quando una ragazza entra con una scatola e gli chiede se può tenerla “per un pochino”. Al suo sì, ringrazia e se ne va. Non ritorna più e Georg aprendo la scatola vi trova un cucciolo di cane. Lo porta a casa e, con l’aiuto della madre, utilizzando un biberon e tanta pazienza, riesce a salvarlo. Decide di tenerlo con sé: è Wolfi.
E’ l’inizio della primavera del 1953, nella monocamera al Bottaccio non c’è posto per un cane ma Georg, anche contro il parere della proprietaria, lo prende con sé. Sono mesi bellissimi con il cucciolo Wolfi che cresce e non si allontana mai da Georg. Diventano una figura unica, Georg costruisce barchette ed il cane accanto a lui, appollaiati sull’altura dell’Arco muto, “quando tutto era ancora come madre natura ed il mare decidevano”.
Qualche mese dopo il cane viene avvelenato. Georg non riesce a capire come, e lotterà strenuamente per salvarlo. Latte contro il veleno, medicine degli uomini, coperte calde, tanto affetto, ma dopo un giorno ed una notte di sofferenze il cucciolo muore. Georg lo seppellisce proprio all’Arco muto e ritorna lì quasi tutti i giorni a fare barchette, lì dove ha passato tanti bei momenti adesso offuscati dal ricordo che lì vicino “ruht für immer ein lieber Freund”, riposa per sempre un caro amico. Georg racconta in tedesco questo momento così importante della sua vita. La madre per consolarlo cercherà un altro cane.
Il direttore del mattatoio di Anzio, Luigino Casaldi, gli regala un cucciolo femmina anche questo di pastore tedesco di tre mesi, questo però di razza. E dal mattatoio arrivano avanzi di carne a volontà. La cagnolina segue Georg e la madre nel trasferimento a Nettuno e Georg la porta con sé nelle sue lunghe
passeggiate per il paese, sia lungo le spiagge che nelle sue scorribande in campagna. Georg, non sa che la sua cagnetta è in calore fino al giorno in cui la vede tornare “attaccata” ad un brutto cane bastardo nero. Darà alla luce sei o sette cuccioli, Georg “non ricordo bene quanti”, comunque “erano tanti, troppi”. Una coetanea chiede di averne uno e con gli altri Georg farà “come si
faceva in Austria, senza problemi”, un colpo in testa per stordirli e poi si annegano, per non mandarli incontro ad un futuro disperato. L’amica poi gli restituisce il cucciolo e questo Georg lo terrà. “Allevavo i cuccioli con responsabilità, quando potevo”.
Nella nuova casa dove si trasferiscono, nella zona di Cretarossa accadrà ancora una volta “il fattaccio”: un cane randagio, dopo aver saltato il recinto divisorio del giardino di Georg, ingravida la sua cagnetta. Georg se ne libererà come la prima volta. Ma qualcuno questa volta lo denuncia. Arrivano da Roma due agenti della Protezione Animali che gli chiedono come se ne sia sbarazzato. Georg, pensando che la cosa sia permessa come in Austria, racconta per filo e per segno della botta in testa, per non farli soffrire, e del secchio d’acqua per annegarli. Il seguito sarà una denuncia alla Pretura di Anzio “per aver soppresso crudelmente sette cuccioli neonati”.
L’avvocato Verlezza, amico dei fratelli Barattoni, consiglierà a Georg di fare opposizione. L’avvocato Verlezza difende Georg che ancora ricorda una sua frase: ”Loro, i Keil, sono meglio di noi. Noi abbiamo i mezzi e facciamo poco per i cani abbandonati, loro non hanno i mezzi ma li aiutano ugualmente”. Nel frattempo si viene a sapere che “gli ignoti” che hanno denunciato Georg altri non è che il signore ebreo, già loro padrone di casa che non ha accettato le proteste della famiglia Keil la quale, arrivata l’estate e i villeggianti con i soldi, viene relegata in una soffitta isolata, calda e piccola, dal difficile accesso con una scaletta a chiocciola, non rispettando gli accordi presi. Ad ogni loro giusta
recriminazione li apostrofa quali “nazisti”. Spesso, per non incontrarlo, Georg entra in casa da una finestra.
Ricorda che quando la madre va a protestare con il signore ebreo lui le risponde con una frase che Georg ancora rammenta “Chi ha il colpo in canna spara, adesso ce l’ho io”. Arriva il giorno del processo per la soppressione dei cuccioli. Oltre all’avvocato Verlezza in qualità di difensore, c’è anche una delegazione del Consolato Austriaco di Roma, presente al processo “per contribuire a difendere un cittadino austriaco denunciato per vendetta”.
I Barattoni andranno da un loro amico, il maresciallo in pensione Ripa, per raccontare come i Keil siano tutt’altro che nazistima, a loro modo, vittime del nazismo. Sarà il maresciallo a spiegare al padrone di casa: “Fate un grosso sbaglio, quelli sono vittime della guerra”. Georg non sa come, ma i due agenti della Protezione Animali, al processo, dichiareranno di aver forse capito male la deposizione di Georg o forse Georg ha compreso male le domande.
Tutto terminerà con un nulla di fatto: problemi linguistici. La sentenza, a due anni dall’accaduto, è: “Assoluzione per mancanza di prove”. Georg, ad anni di distanza, ci tiene a precisare, addirittura con un suo scritto:”…sono un uomo pieno di difetti ma appassionato conoscitore della storia, perciò senza paraocchi ideologici o razziali.
Ho lavorato più volte per persone di origine ebraica, più o meno dichiarata, con pregi e difetti esattamente come tutti noi. E quando prevalgono i pregi, sono persone meravigliose “Wunderbare Menschen. Noi tutti, cristiani e non, dobbiamo tanto al popolo della diaspora: religione, scienza, musica, economia, psicologia, arte, letteratura e storia”.
E la permanenza della famiglia Keil a Nettuno continua come continuano i loro
traslochi.
Nel 1957 traslocano in casa di un dottore, una casa modesta ma con un giardinetto. C’è anche un bel cane lupo donato poi nel 1960 al reparto cinofilo della Polizia di Nettuno che, di solito, non prende cani da privati. I cani di Georg intanto diventano una ventina e nella piccola Nettuno questo tedesco adesso è conosciuto come “il cagnaro”. Anche un commissario di Polizia andrà più volte a controllare. Non capisce il motivo per cui quella madre e quel figlio,
stranieri, che non sembrano certo ricchi, raccolgano tutti quei cani. La madre di Georg mostrerà il permesso di soggiorno a tempo indeterminato con la motivazione ed il commissario non si farà più vedere.
Nelle sue lunghe passeggiate sulla spiaggia, Georg porta senza guinzaglio solo la sua prima cagnetta con il suo cucciolo. Un giorno è oggetto di una fitta sassaiola da parte di ragazzi che stanno sulla parte alta della costa, nella zona allora denominata “l’americana” per una villa in rovina che pare fosse appartenuta ad una signora americana. Georg ed i cani si riparano sotto la rupe scoscesa, dove oggi sorge il complesso di Scacciapensieri e, a sassaiola finita, mentre risalgono, racconta Georg, il cucciolo riconosce due dei ragazzi autori della sassaiola e li attacca, senza però alcun danno. Il padre dei due, lo spazzino acchiappacani del posto, non potendo però “acchiappare” il cane perché “in ordine con la documentazione”, denuncerà Georg. Prima conseguenza: obbligo di tenere il cane al chiuso. Seguirà la visita del dottor Piccolino, direttore del mattatoio e veterinario autorizzato ai controlli, il quale, dopo aver visitato il cane ed averlo trovato sano e senza problemi, decide per un periodo di controllo di due settimane durante il quale il cane non avrebbe dovuto dare alcun segno di aggressività. Il “cagnaro tedesco” sarà, per alcuni
giorni, l’argomento di chiacchiere dei nettunesi di Cretarossa e di tutto il paese ma i rapporti con gli autoctoni continueranno come sempre: pochi rapporti con la maggior parte della gente e “buon giorno, buona sera” con gli altri.
Pochi i conoscenti e ancor meno gli amici, ad eccezione dei fratelli Barattoni, che va spesso a trovare nel loro laboratorio fotografico. Porta da loro ogni sua opera importante e c’è un continuo scambio di opinioni, critiche delle sue opere e spesso, nel loro laboratorio, incontra altre persone interessanti dal punto di vista artistico. Con Elfo Barattoni si vede anche sulla spiaggia. Elfo sa unire sapientemente l’utile, il suo lavoro di fotografo, al dilettevole, la sua passione per le barche a vela. A Guido Barattoni, fratello di Elfo, piacerebbe che un orafo locale prendesse Georg come apprendista, così da usufruire della sua vena artistica. Non se ne farà nulla nonostante l’orafo abbia bisogno di un apprendista e Georg di un lavoro ma, secondo Georg, “bisognava dare lavoro ad un nettunese e non ad uno straniero”.
Buoni anche i rapporti con il professor Antonio Pagliuca che frequenta la casa dei Keil e quella vicina, della maestra Pischel. La maestra Pischel, come detto, è stata amica di Cesare Battisti, l’eroe trentino ucciso dagli austriaci e questo “imponierte sich”, fa enorme effetto sul professor Pagliuca che visita spesso le due case intrattenendosi con la famiglia Keil, con la quale può esercitare il suo
tedesco e con la signora Pischel verso la quale ha una deferente ammirazione.
Durante una sua mostra presso il Santuario di N.S. delle Grazie, alla fine degli anni novanta, la signora Ester Polverari, organizzatrice della mostra, racconterà a Georg che un visitatore, molto interessato ai suoi quadri, all’improvviso con stupore esclamerà: ”Ma questo è il cagnaro!”. Georg sa che Ester si arrabbierà molto per quello che lei riteneva “un epiteto” ma non gli svelerà mai il nome di quel signore. Ora ha “solo” cinque cani, ed è molto affezionato a tutti. Ognuno ha un nome e Georg dice che ognuno ha proprie specifiche peculiarità: Milo, un meticcio di Rottweiler, Nerone un terranova molto piccolo, il piccolo Jack, un volpino, la vecchia Dora, una meticcia dal pelo lungo e Ulisse, un maremmano brontolone. “Ogni cane ha una sua personalità. E’ un individuo” dice con sicurezza Georg.
Per lui il rapporto del cane con la vita inizia nei primi mesi di vita per questo vanno trattati bene da subito e rispettati. Non vanno trattati come “usa e getta”ma come esseri viventi. “Meritano di essere aiutati”. Se vedete Georg in
giro per Nettuno, lungo le spiagge e nelle campagne circostanti, ed è facile incontrarlo, lo vedrete solo con Milo e Nerone, gli altri restano a casa.
Georg non è più il “cagnaro”. Solo alcuni vecchi nettunesi lo ricordano forse come tale. Per tutti gli altri Georg è l’artista e il pittore dei quadri della Madonna, di Santa Maria Goretti, di ritratti e di paesaggi nettunesi. Quando Georg racconta della sua vita con i suoi cani non vorrebbe smettere più. Storie, aneddoti, avventure, gioie e dolori.
Ricordi di momenti importanti della sua vita. In italiano, quando si sofferma sui racconti, i fatti, le persone, ed in tedesco quando i sentimenti, le emozioni e le sensazioni prendono il sopravvento. Passa da una lingua all’altra così, senza problemi, senza pause, lasciando ad ognuna la propria importanza ed il proprio ruolo, proprio come le due lingue e le due culture lo sono state per quasi tutta la sua vita. E conosce bene tutte e due le lingue, anche nei modi e nelle forme necessarie a materializzare per l’ascoltatore i propri momenti più intensi, più intimi…


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