“Wieviele Umzüge!”, quanti traslochi !... E’ uno
sfogo quello di Georg. Sono tanti i traslochi della
famiglia Keil a Nettuno. Dopo l’arrivo nella casa
al Borgo medievale, prima in una monocamera, in
via Sacchi, di proprietà del gestore del Ristorante “La marciaronda”, poi in un appartamento di Del
Giaccio, in via Porcari, tutti e due con “vista sulla
marciaronda e quasi dentro il mare”.
Viene poi la volta della casa del vecchio
Rossetti, a piazza del Mercato, per una estate.
La
casa non è ancora terminata e loro sono i primi
inquilini. Vi sono ancora lavori da fare, ritocchi
da eseguire e la porta di casa non chiude, ma i
Keil sono abituati a molto peggio.
Poi, dopo l’estate, la famiglia Keil torna nel
Borgo, di nuovo in casa Del Giaccio. Quindi in
piazza San Rocco, nel Villino Romagnoli del
professor Senesi. Un bel villino ad un piano,
proprio sulla curva che dà sulla chiesa e che già in
quegli anni si allaga quando “il cielo decideva di
piangere di più”.
Poi a Cretarossa in una casa della quale Georg
non conserva buoni ricordi per problemi con il
proprietario di origine ebraica che vuole
approfittarsi di loro e che, alle loro reazioni, li
apostrofa come “nazisti”.
Un anno, poi, in una stanza presso una
famiglia di modeste condizioni, sempre a
Cretarossa, un anno molto difficile, poche
barchette e niente altre opere vendute e l’affitto è
essenziale anche per i proprietari di casa.
Cretarossa in quegli anni è molto diversa
dall’attuale. Pochi gli abitanti e quasi tutta gente
modesta. “Era un quartiere malfamato e chi ci
abitava era malvisto”. Il quartiere cambierà
lentamente ma radicalmente.
Poco alla volta spariscono le casette costruite
frettolosamente nel dopoguerra, spariscono le
baracche e anche le poche ville e villette che si
distinguono in quegli anni nel povero
quartiere.
E’ in pieno svolgimento la costruzione di
Scacciapensieri ed inizia anche costruzione del
porto di Nettuno. “La Cretarossa mia era quella
vista dal mare, quello che c’era sopra non mi
interessava”.
La spiaggia di Cretarossa però, per Georg, è un
tesoro nascosto. “La spiaggia era solo un nastro di
pochi metri” e un dirupo di quattro, cinque metri
con tracce della terra riportata dalla fornace. A
Georg la rupe “affascinava come un libro che si
poteva leggere.”
Un giorno sul quel dirupo di terra rossa, così
compatta che si può modellare con un bastone,
scolpirà un viso che a detta di molti “assomigliava al duce”. Su quella spiaggia in
pieno inverno con dei coetanei ai quali lascia i
propri vestiti, si butta in acqua per una lunga
nuotata, seguito, dalla spiaggia, dagli amici
incappottati ed infreddoliti.
Poi, dal 1957 al 1961, nella casa del dottor
Taranto, che è anche il proprietario del cinema
all’aperto.
Una casa modesta, un paio di stanze, però con
un giardinetto. I Keil occupano la metà della casa.
L’altra metà è occupata dalla signora Pischel,
maestra elementare trentina e nobildonna, la
quale è gentile con loro e, nonostante le origini
nobiliari, vive una vita di completa dedizione al
prossimo dando lezioni gratuitamente,
acquistando addirittura i libri per chi non può e
donando i propri vestiti e buona parte del suo
stipendio a chi sta peggio di lei, una santa laica
come la definirà in modo appropriato in un suo
scritto il professor Antonio Pagliuca il quale
aggiunge: “quando la maestra Pischel può si
siede al pianoforte, un regalo di Cesare Battisti
alla famiglia”. Inoltre, la Pischel racconta della
sua vita a Trento: ricorda lo sguardo severo di
Mussolini per i suoi capricci, mentre con suo
padre e Cesare Battisti discute di interventismo.
Tanti amici collaborano con richieste di quadri:
il dottor Piccolino, direttore del mattatoio, chiede
una battaglia navale in acquerello e Mariola, del
Ristorante “Pizzotto”, uno a china di Nettuno
senza il porto, con il mare che si infrange a riva e
sulle mura del Borgo.
Tra i suoi estimatori, il professor Giancarlo
Baiocco cultore e paladino della storia nettunese
ed il commercialista Sergio Tortis.
In quegli anni a Nettuno si gira il film “Cleopatra” con Elisabeth Taylor e Richard
Burton e Georg è uno dei tanti nettunesi che
prende parte alle riprese come comparsa, la
prima volta da legionario romano, con tanto di
armatura, spada e trucco “Ich, österreichicher
Barbar als römischer Legionär …” io, barbaro
austriaco come legionario romano … e
sorride. Altre volte vestito e truccato da egiziano “immer ich, der Österreicher …”sempre io,
l’austriaco… Ennesimo trasloco a Cretarossa, in una
casa vicino ad un cinema all’aperto, il cinema “Astura”, la casa di un dottore di Nettuno, dove
Georg stava molto bene.
Georg comincia ad avere molte richieste di
piccole opere, commissioni che sicuramente
aiutano il gramo bilancio familiare.
Nel 1962 si trasloca a Villa Fornace, una villa,
anche questa “sparita”, di fronte al Poligono.
La villa ha due appartamenti e i Keil affittano
il secondo ad operai del Poligono in inverno ed ai
villeggianti in estate.
A Villa Fornace restano quattro anni. Dietro
questa villa vi è molto spazio ed Elisabeth tenta
l’avventura di un allevamento di polli che
all’inizio va a gonfie vele ma che finisce
miseramente a causa di una epidemia.
Quello è uno dei momenti migliori dal punto
di vista finanziario.
Oltre alle commissioni di opere, Georg inizia a
lavorare alla Simmenthal, ad Aprilia. Conosce il
dottor Pietro Sada, titolare della Simmenthal, appassionato di vela e proprietario di diversi
modellini di navi a vela, che gli offre un posto da
disegnatore pubblicitario.
Ma il lavoro alla Simmenthal non funzionerà
perché “non ero simpatico ad un pezzo grosso
che un giorno mi ha chiamato e mi ha detto che
quando un italiano andava a vivere in un paese in
poco tempo si adattava ed io invece non
cambiavo, ero sempre tedesco, austriaco.
Dopo questo discorso non ho più ricevuto
incarichi, mi hanno messo come aiuto alla
tipografia, poi sostituito da un giovanissimo, ed
a me hanno detto che era bene se rimanevo a
casa”. Georg perde il lavoro alla Simmenthal ed
iniziano gravi problemi finanziari.
Villa Fornace diventa troppo cara, vengono
perciò sfrattati e ripiegano su una villetta di un
signore di Albano davanti alla Batteria Filangeri,
all’angolo con la via dei Frati.
Ci restano fino al 1971, quattro anni nei quali
Georg si occupa intensamente delle sue opere,
delle barchette e dei suoi cani, arrivati al numero
di quaranta.
Quindi trasferimento a San Giacomo, in via
Sila, in una casetta in mezzo ad altre case, però
con il giardino, necessario per i suoi tanti cani.
Prima di trasferirsi lì Georg costruisce “un
grande recinto di rete”. Un materassaio di
Nettuno, di cui non ricorda il nome, lo aiuterà nel
trasloco dei suoi quaranta cani con una
cinquecento Fiat e solo alla fine gli confesserà del
terrore provato per tutti quei cani, durante tutto il
trasloco. Anche San Giacomo è un quartiere
popolare e la gente cortese con loro. “Brava
gente”, dice Georg, che non si fa problemi per i
molti cani e si comporta amichevolmente con
loro.
Il quartiere di San Giacomo gli lascia un buon
ricordo. Georg intanto, si è fatto conoscere come
artista che vive onestamente del suo lavoro.
Il quartiere di San Giacomo sta nascendo.
“Bolici padre” ha iniziato a costruire palazzine
nella zona alle spalle del Cimitero americano e
quella parte del quartiere si svilupperà coprendo
totalmente la zona fino alla chiesa parrocchiale,
mentre contemporaneamente anche nel resto del
quartiere nascono case, villette, palazzine
popolari e cooperative. Aprono nuovi negozi ed
arrivano i servizi, le scuole, la farmacia, la posta, i
medici.
Dopo due anni, da via Sila a San Giacomo,
nella casa della signora Mercuri, una villa
unifamiliare nel quartiere Zucchetti, quartiere che
prendeva vita in quegli anni.
Ci restano quasi due anni, fino alla fine del
1973.
Penultimo trasferimento, prima di quello
definitivo, a casa Varani, per un paio di anni, in
una villetta che ora non c’è più.
Acasa Varani, Georg acquista un motorino che
sua madre, per paura, sequestrerà subito, fino a
quando, vedendolo andare con sicurezza e
prudenza gli permetterà di utilizzarlo.
Georg è ormai nettunese, o almeno si sente
tale, come quando accompagna, nel 1973, una
delegazione di nettunesi a Traunreut, paesino
bavarese gemellato con Nettuno.
E finalmente, nel 1974, ultimo trasloco, nella
casa in cui abita ancora oggi. E’ la casa della ex
direttrice delle Poste di Nettuno, la signora Maria
Trafelli, che la vende a dei signori di Roma.
All’inizio non vogliono affittarla poi, a causa
della posizione isolata e dei continui
danneggiamenti, l’affidano a Georg e a sua madre
che ne divengono inquilini e custodi. Georg: “Una casa isolata, direi spartana, immersa in un
ambiente naturale,mi è piaciuta dall’inizio, anche
se, non c’era né acqua potabile né corrente
elettrica, nelle stanze le candele e nel soggiorno la
luce a gas”.
Molto vicina al “fontanone dei Zucchetti”,
costruito nel dopoguerra per rifornire di acqua le
vigne circostanti e per abbeverare il bestiame che
in quegli anni è ancora molto diffuso.
In quella zona si utilizza ancora il trasporto con
gli animali: cavalli e somari. Georg va anche più
di una volta al giorno a prendere l’acqua con un
fusto di circa settanta litri su una carriola, “mi ero
abituato, era pure divertente”.
Solo quattordici
anni dopo, nel 1988, in quel punto del quartiere
Zucchetti arriverà l’acqua e la luce. |