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Progetto grafico ed impaginazione
ALESSANDRO TOFANI

 


GEORG KEIL
“NETTUNO È IL MIO PAESE
IST MEIN ZUHAUSE”

 

GIORGIO PAGLIUCA
ALBERTO SULPIZI

Comune di Nettuno
Istituto Culturale Italo-Tedesco

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“Wieviele Umzüge!”

“Wieviele Umzüge!”, quanti traslochi !... E’ uno sfogo quello di Georg. Sono tanti i traslochi della famiglia Keil a Nettuno. Dopo l’arrivo nella casa al Borgo medievale, prima in una monocamera, in via Sacchi, di proprietà del gestore del Ristorante “La marciaronda”, poi in un appartamento di Del Giaccio, in via Porcari, tutti e due con “vista sulla marciaronda e quasi dentro il mare”.
Viene poi la volta della casa del vecchio Rossetti, a piazza del Mercato, per una estate.
La casa non è ancora terminata e loro sono i primi inquilini. Vi sono ancora lavori da fare, ritocchi da eseguire e la porta di casa non chiude, ma i Keil sono abituati a molto peggio.
Poi, dopo l’estate, la famiglia Keil torna nel Borgo, di nuovo in casa Del Giaccio. Quindi in piazza San Rocco, nel Villino Romagnoli del professor Senesi. Un bel villino ad un piano, proprio sulla curva che dà sulla chiesa e che già in quegli anni si allaga quando “il cielo decideva di piangere di più”.
Poi a Cretarossa in una casa della quale Georg non conserva buoni ricordi per problemi con il proprietario di origine ebraica che vuole approfittarsi di loro e che, alle loro reazioni, li apostrofa come “nazisti”. Un anno, poi, in una stanza presso una famiglia di modeste condizioni, sempre a Cretarossa, un anno molto difficile, poche barchette e niente altre opere vendute e l’affitto è essenziale anche per i proprietari di casa. Cretarossa in quegli anni è molto diversa dall’attuale. Pochi gli abitanti e quasi tutta gente modesta. “Era un quartiere malfamato e chi ci abitava era malvisto”. Il quartiere cambierà lentamente ma radicalmente.
Poco alla volta spariscono le casette costruite frettolosamente nel dopoguerra, spariscono le baracche e anche le poche ville e villette che si distinguono in quegli anni nel povero quartiere.
E’ in pieno svolgimento la costruzione di Scacciapensieri ed inizia anche costruzione del porto di Nettuno. “La Cretarossa mia era quella vista dal mare, quello che c’era sopra non mi interessava”. La spiaggia di Cretarossa però, per Georg, è un tesoro nascosto. “La spiaggia era solo un nastro di pochi metri” e un dirupo di quattro, cinque metri con tracce della terra riportata dalla fornace. A Georg la rupe “affascinava come un libro che si poteva leggere.” Un giorno sul quel dirupo di terra rossa, così compatta che si può modellare con un bastone, scolpirà un viso che a detta di molti “assomigliava al duce”. Su quella spiaggia in pieno inverno con dei coetanei ai quali lascia i propri vestiti, si butta in acqua per una lunga nuotata, seguito, dalla spiaggia, dagli amici incappottati ed infreddoliti.
Poi, dal 1957 al 1961, nella casa del dottor Taranto, che è anche il proprietario del cinema all’aperto.
Una casa modesta, un paio di stanze, però con un giardinetto. I Keil occupano la metà della casa. L’altra metà è occupata dalla signora Pischel, maestra elementare trentina e nobildonna, la quale è gentile con loro e, nonostante le origini nobiliari, vive una vita di completa dedizione al prossimo dando lezioni gratuitamente, acquistando addirittura i libri per chi non può e donando i propri vestiti e buona parte del suo stipendio a chi sta peggio di lei, una santa laica come la definirà in modo appropriato in un suo scritto il professor Antonio Pagliuca il quale aggiunge: “quando la maestra Pischel può si siede al pianoforte, un regalo di Cesare Battisti alla famiglia”. Inoltre, la Pischel racconta della sua vita a Trento: ricorda lo sguardo severo di Mussolini per i suoi capricci, mentre con suo padre e Cesare Battisti discute di interventismo.
Tanti amici collaborano con richieste di quadri: il dottor Piccolino, direttore del mattatoio, chiede una battaglia navale in acquerello e Mariola, del Ristorante “Pizzotto”, uno a china di Nettuno senza il porto, con il mare che si infrange a riva e sulle mura del Borgo.
Tra i suoi estimatori, il professor Giancarlo Baiocco cultore e paladino della storia nettunese ed il commercialista Sergio Tortis. In quegli anni a Nettuno si gira il film “Cleopatra” con Elisabeth Taylor e Richard Burton e Georg è uno dei tanti nettunesi che prende parte alle riprese come comparsa, la prima volta da legionario romano, con tanto di armatura, spada e trucco “Ich, österreichicher Barbar als römischer Legionär …” io, barbaro austriaco come legionario romano … e sorride. Altre volte vestito e truccato da egiziano “immer ich, der Österreicher …”sempre io, l’austriaco… Ennesimo trasloco a Cretarossa, in una casa vicino ad un cinema all’aperto, il cinema “Astura”, la casa di un dottore di Nettuno, dove Georg stava molto bene.
Georg comincia ad avere molte richieste di piccole opere, commissioni che sicuramente aiutano il gramo bilancio familiare.
Nel 1962 si trasloca a Villa Fornace, una villa, anche questa “sparita”, di fronte al Poligono. La villa ha due appartamenti e i Keil affittano il secondo ad operai del Poligono in inverno ed ai villeggianti in estate.
A Villa Fornace restano quattro anni. Dietro questa villa vi è molto spazio ed Elisabeth tenta l’avventura di un allevamento di polli che all’inizio va a gonfie vele ma che finisce miseramente a causa di una epidemia. Quello è uno dei momenti migliori dal punto di vista finanziario.
Oltre alle commissioni di opere, Georg inizia a lavorare alla Simmenthal, ad Aprilia. Conosce il dottor Pietro Sada, titolare della Simmenthal, appassionato di vela e proprietario di diversi modellini di navi a vela, che gli offre un posto da disegnatore pubblicitario. Ma il lavoro alla Simmenthal non funzionerà perché “non ero simpatico ad un pezzo grosso che un giorno mi ha chiamato e mi ha detto che quando un italiano andava a vivere in un paese in poco tempo si adattava ed io invece non cambiavo, ero sempre tedesco, austriaco. Dopo questo discorso non ho più ricevuto incarichi, mi hanno messo come aiuto alla tipografia, poi sostituito da un giovanissimo, ed a me hanno detto che era bene se rimanevo a casa”. Georg perde il lavoro alla Simmenthal ed iniziano gravi problemi finanziari.
Villa Fornace diventa troppo cara, vengono perciò sfrattati e ripiegano su una villetta di un signore di Albano davanti alla Batteria Filangeri, all’angolo con la via dei Frati. Ci restano fino al 1971, quattro anni nei quali Georg si occupa intensamente delle sue opere, delle barchette e dei suoi cani, arrivati al numero di quaranta.
Quindi trasferimento a San Giacomo, in via Sila, in una casetta in mezzo ad altre case, però con il giardino, necessario per i suoi tanti cani.
Prima di trasferirsi lì Georg costruisce “un grande recinto di rete”. Un materassaio di Nettuno, di cui non ricorda il nome, lo aiuterà nel trasloco dei suoi quaranta cani con una cinquecento Fiat e solo alla fine gli confesserà del terrore provato per tutti quei cani, durante tutto il trasloco. Anche San Giacomo è un quartiere popolare e la gente cortese con loro. “Brava gente”, dice Georg, che non si fa problemi per i molti cani e si comporta amichevolmente con loro.
Il quartiere di San Giacomo gli lascia un buon ricordo. Georg intanto, si è fatto conoscere come artista che vive onestamente del suo lavoro. Il quartiere di San Giacomo sta nascendo.
“Bolici padre” ha iniziato a costruire palazzine nella zona alle spalle del Cimitero americano e quella parte del quartiere si svilupperà coprendo totalmente la zona fino alla chiesa parrocchiale, mentre contemporaneamente anche nel resto del quartiere nascono case, villette, palazzine popolari e cooperative. Aprono nuovi negozi ed arrivano i servizi, le scuole, la farmacia, la posta, i medici.
Dopo due anni, da via Sila a San Giacomo, nella casa della signora Mercuri, una villa unifamiliare nel quartiere Zucchetti, quartiere che prendeva vita in quegli anni. Ci restano quasi due anni, fino alla fine del 1973.
Penultimo trasferimento, prima di quello definitivo, a casa Varani, per un paio di anni, in una villetta che ora non c’è più. Acasa Varani, Georg acquista un motorino che sua madre, per paura, sequestrerà subito, fino a quando, vedendolo andare con sicurezza e prudenza gli permetterà di utilizzarlo.
Georg è ormai nettunese, o almeno si sente tale, come quando accompagna, nel 1973, una delegazione di nettunesi a Traunreut, paesino bavarese gemellato con Nettuno.
E finalmente, nel 1974, ultimo trasloco, nella casa in cui abita ancora oggi. E’ la casa della ex direttrice delle Poste di Nettuno, la signora Maria Trafelli, che la vende a dei signori di Roma. All’inizio non vogliono affittarla poi, a causa della posizione isolata e dei continui danneggiamenti, l’affidano a Georg e a sua madre che ne divengono inquilini e custodi. Georg: “Una casa isolata, direi spartana, immersa in un ambiente naturale,mi è piaciuta dall’inizio, anche se, non c’era né acqua potabile né corrente elettrica, nelle stanze le candele e nel soggiorno la luce a gas”. Molto vicina al “fontanone dei Zucchetti”, costruito nel dopoguerra per rifornire di acqua le vigne circostanti e per abbeverare il bestiame che in quegli anni è ancora molto diffuso. In quella zona si utilizza ancora il trasporto con gli animali: cavalli e somari. Georg va anche più di una volta al giorno a prendere l’acqua con un fusto di circa settanta litri su una carriola, “mi ero abituato, era pure divertente”.
Solo quattordici anni dopo, nel 1988, in quel punto del quartiere Zucchetti arriverà l’acqua e la luce.




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