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Progetto grafico ed impaginazione
ALESSANDRO TOFANI

 


GEORG KEIL
“NETTUNO È IL MIO PAESE
IST MEIN ZUHAUSE”

 

GIORGIO PAGLIUCA
ALBERTO SULPIZI

Comune di Nettuno
Istituto Culturale Italo-Tedesco

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Da Anzio a Nettuno

Sta iniziando l’inverno quando Georg e la madre Elisabeth si trasferiscono a Nettuno, dove è più facile trovare alloggi meno cari e la vita stessa costa meno. Nettuno gli appare come un paese prevalentemente rurale al contrario di Anzio, che è un “posto per signori”.
Nel periodo trascorso ad Anzio, Georg non è mai stato a Nettuno. “Forse Nettuno non mi interessava perché era medievale ed io ero ancora “fixiert”, fissato, con Roma, la romanità”.
Decidono di rimanere in Italia. In Austria ci torneranno, ma solo da turisti. Entrambi sognano di vivere in un paese di mare ed i presupposti per restare in Italia, a Nettuno, ci sono tutti. Sono arrivati in Italia nella tarda primavera del 1948 ed è il 1954 quando Georg e la madre si trasferiscono a Nettuno, in quello che sarebbe stato il paese della loro vita.
Georg ci tiene a precisare che:”Mein erstes Meer, il mio primo mare, è stato l’Adriatico, precisamente a Cattolica”, dove, grazie ad un loro conoscente austriaco docente di teologia, va, in estate, per ben due mesi, in colonia con la “Pontificia Opera Assistenza” di Roma. Sempre con la stessa organizzazione Georg va in villeggiatura a San Pastore e visita Palestrina e San Gallicano.
Il loro primo alloggio a Nettuno non è grande, una monocamera nel Borgo Medioevale, che però dà sul mare, proprio sulla marciaronda ed è di un proprietario di ristoranti, “grande compratore delle mie barchette”, sottolinea Georg. Vi trascorre tre mesi in quella casa, la vista sul mare dall’unica finestra, il rumore delle onde che riempie le sue giornate e che la sera lo accompagna nel sonno, cullandolo poi per tutta la notte. Le notti sono di una suggestione straordinaria, specialmente le notti di luna, “con il mare sotto il letto”, i fasci di luce, colori, riflessi incredibili con il brusio che accompagna come una musica e che non disturba, neanche quando il brusio diventa il violento accompagnamento del mare in burrasca.
Sono di quel primo periodo nettunese due grandi panorami della città con lo stesso tema: il paese antico con la marciaronda vista da ponente, con Cretarossa alle spalle. Due chine colorate con matita ed acquarello su cartoncino.
Cambiano casa e si trasferiscono in un bell’appartamento in casa di Del Giaccio, sempre nel Borgo Medievale. Da lì si può vedere tutta la costa, dal porto di Anzio a Torre Astura, al Circeo, “si vedeva un mare e un panorama senza limiti”. Allora, nel mare davanti Nettuno vi è solo un frangiflutti di pochi metri, fronte ristorante “Le Sirene”. Sotto la sua finestra poi, la marciaronda, dove Georg va spesso a passeggio o a camminare cercando, come tutti i ragazzi di Nettuno, di non farsi bagnare dalle onde che si infrangono sugli scogli e sui bastioni più bassi dellemuramedievali. “Era come una guerra” dice con un sorriso, ricordando.
Un giorno, mentre cammina sulla marciaronda, attento a non lasciarsi “fracicare” dalle onde del mare, è sfiorato da uno scroscio di acqua che non arriva dal mare ma gettato da una finestra sovrastante. Alle sue proteste un: “Ahò, che c’hai paura de morì?”. Ricorda sorridendo Georg.“Die Altstadt war mein Heim! Il Borgo praticamente era diventato casa mia”! “Il mare mi è sempre piaciuto, forse lo preferivo col brutto tempo e di notte, ma mi piaceva anche col tempo bello, con la luna che vi si rispecchiava…. ich liebte das stürmische Meer, besonders bei Nacht, aber auch bei gutemWetter gefiel es mir, nachts beiMondschein …”
Si gode le passeggiate quotidiane lungo tutta la costa, ogni tanto va anche in campagna, accompagnato dalla inseparabile lupetta Wolfi, regalo della madre alla morte del suo primo cane. Con Wolfi sempre al suo fianco scopre la Torre del Monumento e la strada romana, vicino a quel bellissimo bosco di pini marittimi della Campana che qualche decennio prima ha incantato anche il vate D’Annunzio. Si picca di aver scoperto per conto suo la strada romana, allora non ancora considerata e valorizzata. Ne parla anche in una trasmissione dell’allora nascente emittente televisiva “Teleobiettivo”, lamentando la scarsa attenzione dei nettunesi verso le loro bellezze naturali e storiche. In quella trasmissione parla del Sughereto che, dopo essere stato brevemente utilizzato per corse di cavalli sarà ridotto a discarica abusiva; della strada romana e della utilità di studiare la rete stradale romana della zona, infine della Torre del Monumento dove “allora si bruciavano solo montagne di plastica”. Oggi, ripensandoci, c’è un po’ della soddisfazione del nettunese nel vedere come la discarica al “Sughereto” sia quasi sparita, la strada romana sia stata rivalutata ed “aggiustata” e la Torre del Monumento sia adesso tutelata, “protetta, anche se abbandonata”, sospira Georg.
La madre continua a lavorare a maglia, occupazione che ormai da anni permette loro di sopravvivere. E’ molto brava ed il lavoro non le manca, ma gli introiti più importanti sono ormai le barchette che Georg continua a costruire e che permettono loro anche di superare il brutto inverno del 1956, quando abbondanti nevicate colpiscono anche Nettuno, costringendo l’Amministrazione Comunale ad organizzare una mensa popolare nel Palazzo comunale, specialmente per i contadini, gli edili e quanti, a causa della neve, non hanno di che sfamarsi.
Georg e la madre riescono ad evitare la mensa comunale grazie appunto al lavoro a maglia della mamma, alle barchette di Georg e alla commissione di quadri sulla storia dell’approdo della Madonna delle Grazie nel 1550. L’incarico è del Rettore del Convento del Santuario il quale, ogni volta che Georg consegna un quadro, lo paga.
Georg ha venti anni. Questi nove quadri permettono ai Keil di superare quasi senza problemi “la neve nettunese, che io dovevo spalare, genau wie in Österreich, proprio come in Austria, davanti la porta della nostra casa in via Stefano Porcari, al Borgo”.


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