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Progetto grafico ed impaginazione
ALESSANDRO TOFANI

 


GEORG KEIL
“NETTUNO È IL MIO PAESE
IST MEIN ZUHAUSE”

 

GIORGIO PAGLIUCA
ALBERTO SULPIZI

Comune di Nettuno
Istituto Culturale Italo-Tedesco

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Quella mattina...

Quella mattina d’inverno del 1954 è particolarmente bella la marciaronda che corre in basso, intorno alle mura del Borgo medioevale del paese, schiaffeggiata dalle onde di quel mare azzurro che qualche secolo prima vede l’approdo di N.S. delle Grazie e la storia d’amore del pescatore Alceo e della bella Eurilla.
L’inverno a Nettuno possiede il fascino della normalità, un clima mite, magnifiche giornate di sole, una vita semplice e spontanea, angoli che sembrano dipinti, piazze e piazzette dove il tempo sembra fermarsi per riprendere poi con un ritmo tutto suo, accompagnato dal lavoro della gente e degli artigiani del Borgo.
Georg non pensa certo che Nettuno, quel paesetto così diverso da tutti i luoghi che ha incontrato, diventerà il suo paese, per sempre! Georg e lamadre Elisabeth viaggiano molto. Forse pensano che Nettuno, dopo un anno trascorso nella vicina Anzio, sia solo un ulteriore e non definitivo luogo di passaggio. Un bel luogo di transito dove fa piacere, nelle lunghe e calde giornate estive, passeggiare nelle polverose strade di campagna, appena fuori dell’abitato, piene di filari di viti e di alberi da frutta, arrampicarsi facilmente su un albero di fichi per assaporare quei dolcissimi ed appiccicosi frutti che Georg conosce solo a Nettuno. E solo a Nettuno impara ad amare altri frutti, le more ad esempio, che lo attirano nel passaggio dal colore verde, al rosso fino al nero della maturità e dal sapore dolce ed accattivante.
Lunghe passeggiate in bicicletta senza le ripide e faticose strade di montagna austriache. Le visite a Torre Astura e alla sua pineta, “gite indimenticabili” su strade piene di buche come dopo un bombardamento ed attraversate quasi esclusivamente da automezzi militari. In bicicletta anche sul monte Circeo, a visitare le mura ciclopiche e l’angolo fiabesco di Torre Paola con l’indelebile ricordo dell’intenso profumo di resina delle conifere.
Quel clima è così diverso e gli inverni non solo più miti di quelli austriaci ma anche più vari. Si passa da giornate fredde e ventose a momenti soleggiati e caldi e la pioggia stessa, per quanto insistente, non porta alla esasperazione delle lunghe giornate piovose che preparano al bianco inverno austriaco. Gli manca, forse un poco, il candore rassicurante della neve, che in Austria scende lentamente imbiancando prima le montagne ed ovattando poi le valli, le foreste ed i piccoli paesi che cambiano aspetto e colore.
A Nettuno, nota Georg, cambiano anche gli odori ed i rumori insieme alle stagioni. Le passeggiate lungo la spiaggia hanno un sapore particolare. E’ rilassante osservare il volo dei gabbiani, così diverso da quello maestoso dei falchi e delle aquile delle montagne austriache. Dà un senso di pace restare ad osservare i pescatori, seduti accovacciati, chiusi nei loro pensieri con gli occhi fissi sulle loro canne in attesa di quel piccolo movimento che in fondo rompe la tranquillità: rimane solo il rumore delle onde ad osservare la “gara” tra il pescatore ed il pesce. La pesca non gli è mai piaciuta “sono animalista al cento per cento”. Non sopporta il pesce in agonia e ricorda ancora di quella volta, quando a Klagenfurt, in Austria, i pesci che pesca suo nonno e che lui dovrebbe custodire, se ne tornano da soli in acqua, scodinzolando sulla terra, sicuri della direzione da prendere per riguadagnare il proprio elemento; uno spettacolo che affascina Georg “… e non mi sembrava giusto fermarli”.
Il mare di Nettuno, tra il porto di Anzio fino a Torre Astura e, con il bel tempo ed una buona visibilità, fino al monte Circeo, è presente in tante sue opere.
Ora è così diverso però da quello conosciuto al suo arrivo a Nettuno dopo i tanti, troppi tentativi fatti per rovinarne l’immagine, la magìa, la poesia che accompagna i suoi lineamenti.
Georg racconta i dirupi, le scogliere, la costa, le case, le mura del Borgo e del Sangallo nelle sue opere; questo mare diventerà il proscenio delle sue battaglie navali, di innumerevoli tempeste oceaniche e di grandi e piccole navi con le vele al vento.
Quello che non riuscirà ad esprimere con le parole, italiane o tedesche, Georg lo esprimerà al meglio con le sue numerose opere che sostituiranno così sia la lingua italiana che quella materna. La lingua italiana non sarà un problema per Georg se non nei primi mesi. La madre conosce bene l’italiano perché prima della guerra è istitutrice presso varie famiglie italiane a Roma. Georg invece non ha nessun contatto con la lingua italiana e la sola conoscenza dell’Italia è
legata ad un album di foto di sua madre scattate a Roma durante un primo soggiorno dal 1934 al 1938 e dai suoi racconti sugli italiani nei quali trova una gentilezza e una bontà d’animo a lei sconosciute e che le sono sempre mancate.
Una umanità per lei nuova, “più aperta e gentile”.


OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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