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Progetto grafico ed impaginazione
ALESSANDRO TOFANI

 


GEORG KEIL
“NETTUNO È IL MIO PAESE
IST MEIN ZUHAUSE”

 

GIORGIO PAGLIUCA
ALBERTO SULPIZI

Comune di Nettuno
Istituto Culturale Italo-Tedesco

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Le barchette

Le barchette sono piccoli e graziosi modellini di antichi velieri, ricavati dal tenero legno di abete al quale le agili mani di Georg danno forma. Riproduce lo scafo e l’alberatura semplicemente con un coltello, poi rifinisce il tutto con vele bianche e cordame, aiutato spesso da sua madre. Le costruisce velocemente, fino a 15 al giorno, con un gusto e una maestria che denotano la sua predisposizione artistica. All’inizio le vende ai tabaccai poi, visto che la vendita è poco redditizia, forse per il prezzo molto più alto delle cento lire che Georg riceve per ogni barchetta, lui e la madre cominciano a rifornire i vari ristoranti sulla costa che ne fanno usi diversi: alcuni li offrono insieme al conto, quando questo è forse un po’ salato, altri chiedono a Georg di scrivere il nome del locale per farne pubblicità.
La vendita delle barchette va così bene che la madre limiterà molto il suo lavoro di maglieria diventando un’esperta rappresentante venditrice di barchette lungo tutta la costa a nord e a sud di Roma, da Santa Marinella fino a Napoli.
Georg progetta, costruisce, crea: Elisabeth vende. Così Elisabeth ha modo di conoscere Anzio e Nettuno. La decisione di trasferirsi sulla costa viene di conseguenza. Il territorio offre maggiori possibilità di commercio, gli affitti ed i prezzi in generale sono più bassi che a Roma, il clima e l’ambiente migliori e poi c’è ilmare, che entrambi amano.
La scelta iniziale cade su Anzio, dove, nella primavera del 1953, Elisabeth e Georg si trasferiscono. Il primo alloggio è proprio nella zona centrale di Anzio, in via XX Settembre, in un appartamento del farmacista Cicconetti. D’estate però l’appartamento è troppo caro, i villeggianti pagano molto di più, perciò si trasferiscono al Bottaccio, periferia di Anzio. La proprietaria del piccolo appartamento del Bottaccio è gentile con loro ma non vuole il loro cane che, dopo alcuni mesi, muore…avvelenato. Al Bottaccio restano circa un anno e Georg conserva ancora oggi bei ricordi del periodo trascorso ad Anzio.
Georg ha diciotto anni. Una delle immagini più chiare rimaste dei primi tempi ad Anzio sono le lunghe nuotate a rana, tutti i giorni, anche d’inverno e le passeggiate spensierate lungo le spiagge delle due riviere ornate da vecchi palazzi patrizi, da antiche rovine romane e da pittoreschi dirupi scoscesi.
Indelebili le serate sul molo di Anzio al ristorante della signora Gina Tulli. Là gustano una meravigliosa zuppa di pesce. Mangiano spesso in quel ristorante perché Georg preparamolte barchette per loro, ed inoltre Elisabeth, talvolta fa l’interprete per i clienti del locale. Pagano un prezzo scontato e qualche volta sono ospiti della proprietaria, sempre molto cortese con loro. “La ricordo volentieri. Passavo spesso da lei quando avevo necessità di vendere qualcosa e lei mi ha comprato una grande quantità di barchette, Lo faceva per aiutarmi. Conosceva il mio bisogno di guadagnare quattro soldi”.
Ad Anzio Georg conosce e frequenta “Garzia padre” proprietario del ristorante
“Garda”, che dà sul porto. “Ennio Silvestri, altro mio estimatore ed acquirente. Non aveva tanto tempo per me, sempre occupato come direttore dell’Ente Turismo di Anzio, ma avevamo un ottimo rapporto”. “Ho tanti bei ricordi legati a diverse persone: Amerigo Salvini, un benemerito, molto importante per me e che ha parlato di me alla radio locale, grazie a lui, mi sono state commissionate delle vedute di Anzio; ne ho preparate quattro, in una cartella, ma purtroppo non le hanno poi volute ed io le ho regalate a Don Vincenzo Cerri. E poi Patrizio Colantuono, già da allora impegnato con le sue ricerche di fotografie, libri e storie di Anzio, e anche suo fratello, Ennio, che gestiva il Bazar in piazza Pia, altro importante acquirente di barchette”.
Georg non dimentica il molo di Anzio, l’arrivo dei pescatori, la gente del porto, le grida incomprensibili in dialetto, gli odori, dove quello del pesce sovrasta tutti gli altri in tutte le stagioni dell’anno. Gli piace, come gli piace ancora oggi, “l’ambiente marinaro”, un ambiente che gli fornisce l’ispirazione per molte opere.
La gente di Anzio è cordiale con loro anche se qualcuno, a sproposito, esclama: ”Sti tedeschi!”. La reazione di Georg e sua madre è sempre: ”Siamo austriaci!”. A questa risposta Georg ricorda le facce perplesse dei “portodanzesi” e il commento di alcuni:”Ah, non sono tedeschi”, dimostrando i propri limiti geografici e storici. “Ma tutto si calmava e tutto andava bene”.
Passa molto tempo nella parte alta dell’Arco muto, là dove lo sguardo può spaziare senza limiti e senza confini, sempre con il suo fedele cane. Lì si appollaia a intagliare gli scafi per le barchette che poi a casa rifinisce. Una cosa che colpisce molto Georg è il disinteresse verso la magnificenza dei resti
romani dell’Arco muto, oltraggiati dall’incuria e dalla spazzatura che, in un periodo, viene addirittura gettata “a camion” dall’Arco muto fin giù, in acqua. “Lo scenario delle mie giornate ad Anzio era l’Arco muto con i suoi ruderi che mi affascinavano, poi Tor Caldara e Lavinio” la costa dei Cesari intrisa di romanità fino al midollo.
A Tor Caldara Georg scava e trova il fondo di una lucerna con raffigurate tremaschere del teatro greco.


OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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