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NETTUNO IN FIAMME
Note di Guerra 1939 - 1945

di
DON VINCENZO CERRI

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11 - Lo sbarco


22 gennaio 1944

Erano le due di notte. Ci svegliò improvvisamente un poderoso cannoneggiamento sulla zona del poligono di artiglieria. A breve distanza, un secondo; poi un terzo... Si pensò che i guastatori tedeschi, in vista della ritirata dal fronte del Garigliano, costretti quindi ad abbandonare Nettuno, facessero brillare le mine poste sulla fascia costiera. Nei brevi intervalli che seguivano, si udiva assai distinto un sordo rumore di mille macchine in moto.

Uscimmo all'aperto. Dal mare si elevavano grandi bagliori verso il cielo con paurosi riflessi all'intorno. Incominciammo a preoccuparci seriamente. Tanto più che anche in direzione di Torre del Padiglione e dietro la grande pineta della "Campana" si susseguivano enormi fiammate. Eravamo circondati dal fuoco, un fuoco d'inferno che sembrava convergere su di noi. Ad accrescere il nostro terrore, un cannone tedesco, da un nascondiglio non lontano, prese a tuonare con tanta rabbia da far tremare anche le nostre povere capanne. Era come un grandioso temporale nel buio della notte.

Alle prime luci del giorno notammo, tra la fitta nebbia, un gran numero di palloni frenati sulla costa. Fattosi più chiaro, apparvero centinaia di aerei a quote diverse, che si incrociavano con fragore assordante...

Eravamo tutti intenti a guardare quel pauroso spettacolo quando alcuni ragazzi, dall'alto degli alberi, cominciarono a gridare a squarciagola:
- Le navi, le navi... sono centinaia... guardate...guardate!

Era vero: il mare pullulava di navi di ogni tipo. Poco dopo altri ragazzi gridarono:
- Gli Americani... gli Americani... Eccoli che vengono!

Santi numi; può esser vero?

Era vero. Tra i vigneti vicini apparvero i primi fanti americani. Allora un accorrere di gente: uomini, donne, bambini, tutti ad accoglierli con forti esplosioni di gioia. Chi offriva del pane, chi del vino, chi si prestava a scavar trinceee o aiutava a piazzar mitraglie... Era tutto un brulichio di gente che non credeva ai propri occhi.

Neppure Don Pietro Bùrge se ne accorse, quantunque dormisse a pochi metri dalla spiaggia. Aveva chiesto infatti e ottenuto il permesso di abitare nella Casa della Divina Provvidenza, proprietà della Santa Sede, con la speranza di non essere disturbato dalla soldataglia tedesca. Quando sentì sparare quella notte contro le sue finestre, provò a farsi intendere in lingua tedesca. Non l'avesse mai fatto! i colpi si infittirono. Poi gli balenò alla mente che poteva trattarsi degli Americani e urlò alcune frasi in inglese. Furono la sua salvezza; i colpi cessarono.  Nell'archivio di San Giovanni, in una libreria lasciata dallo stesso Don Pietro, ho messo ben in vista un libretto con una pallottola infissa tra i fogli.

Ad perpetuam rei memoriam.





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