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NETTUNO IN FIAMME
Note di Guerra 1939 - 1945

di
DON VINCENZO CERRI

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5 - Cacciati da casa


23 settembre 1943

Fin dalla metà di settembre furono messe in giro delle voci allarmanti circa un eventuale ordine di sfollamento obbligatorio per la città di Nettunia. La sera del 23 settembre quelle voci ebbero una dolorosa conferma: il Comandante Schàffer, convocato il Commissario di P.S. residente in Anzio, gli ordinò che entro 24 ore la città di Nettunia venisse sgombrata dalla popolazione...

Ventiquattro ore... Ventiquattromila persone...

A nulla valsero le insistenti richieste di una proroga presentate dall'Autorità civile e da Mons. Nicola De Franceschi, Arciprete Parroco di Nettuno. Qualcuno ci disse che..."in fondo sarebbe stata questione di una ventina di giorni, al massimo; poi si poteva tornare..."

Così ingannate, le famiglie di Nettunia presero la via dell'esilio. Molte di esse, sperando davvero in un prossimo ritorno, presero alloggio presso parenti ed amici dei paesi vicini; molte altre si accamparono nei prati e nei vigneti entro un raggio di una decina di chilometri dalla costa. Altri, però, non si mossero, avendo avuto il permesso di rimanere per incarichi di servizio pubblico. Questa notizia si diffuse in un baleno e causò il ritorno di un gran numero di cittadini. Tanto che il Comando tedesco emise un nuovo ordine di sfollamento sotto pena della fucilazione.

Fu necessario obbedire. Tempo massimo: fino alle ore 20 del giorno 5 ottobre.

I cittadini che non riuscirono a trovare ospitalità nei casolari della zona, aggiustarono alla meglio vecchie capanne, ripostigli un tempo di attrezzi agricoli o ricoveri di animali domestici. Ci furono di quelli, meno fortunati, specie nei primi tempi, che vissero davvero per giornate intere "al sole" e per lunghe notti "alle stelle": così, sotto gli alberi. Altri si "imbucarono" in certe grotti naturali site nei dintorni della città. Più tardi fu dato il permesso di servirsi dei baracconi abbandonati dalla milizia contraerea fascista e fu una vera provvidenza; ma quanti rischi per andare fino ad occidente di Anzio e con mezzi di trasporto rari a trovarsi, sotto il pericolo dei bombardieri alleati che fin da quel tempo controllavano giorno e notte la zona.

La situazione senza dubbio era caotica. Il Comandante Querbach, terzo della serie, cercò di rimediare in qualche modo. Sebbene ricercato dagli alleati, come si diceva, per crimini di guerra e quantunque di carattere impulsivo assai vigoroso da farlo sembrare talvolta spietato, pure si mostrò benevolo in molte circostanze verso la popolazione bisognosa. Tra l'altro, da Littoria fece arrivare cento quintali di farina che volle distribuire anche ai cittadini sfollati di Aprilia e cercò di organizzare meglio la distribuzione dei viveri nelle campagne.

Un altro che si adoperò un poco per migliorare le condizioni degli sfollati fu il Maresciallo Schadach che aveva l'aria di un buon padre di famiglia. Un giorno giunse fino a procurare le tavole per la costruzione della cassa ad un povero morto.

Unico sollievo per tutti gli sfollati; la speranza di tornare presto alle proprie case.





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