La presenza di Paolo Segneri tra le autorità citate dal Vocabolario della Crusca è estesa, perché riguarda gli spogli di tutte le sue opere, e costante, perché, entratevi nella terza Edizione del 1691,(2 )vi rimane sia nella quarta (1729-1738), che nella quinta, della quale il primo volume fu stampato nel 1863 e l'undicesimo e ultimo nel 1923, lasciando il Vocabolario alla lettera O per la forzata chiusura dell'Accademia da parte delle autorità fasciste. Ma soprattutto, sia per il momento in cui si produce, di travaglio e rinnovamento per la lessicografia cruscante, sia per le modalità nelle quali si realizza la presenza lessicale di questo scrittore, Segneri finirà col diventare uno dei rappresentanti del nuovo corso del Vocabolario.
I. L'ambiente e i personaggi della terza Edizione del Vocabolario
Se non rimane traccia documentabile di eventuali correzioni del Segneri nella revisione dei lemmi, è documentabile invece l'apporto indiretto ma sostanziale al Vocabolario costituito dalle citazioni tratte dallo spoglio delle sue opere poste ad esemplificazione dell'uso letterario nei singoli lemmi. Ma per comprendere il senso dell'accoglimento del Gesuita tra le autorità della terza Edizione del Vocabolario bisognerà fare brevemente il punto dello stato dell'opera e delle nuove esigenze sociali e linguistiche entro le quali maturavano i dibattiti degli studiosi e dei lessicografi.
Dopo la seconda Edizione (1623), che riproduceva sostanzialmente la prima (" una raccolta prevalentemente medievale ", per usare le parole di Giovanni Nencioni),(3) l'attività dell'Accademia si ridusse fortemente fino al 1641, anno della elezione a Segretario di Benedetto Buonmattei; ma bisognerà attendere il 1650, anno della elezione a Segretario di Carlo Dati perché venga nominata una nuova Deputazione del Vocabolario e i lavori abbiano un reale impulso.
Sono, questi, gli anni della trasformazione della cultura fiorentina che vede il decadere del proprio primato letterario rinascimentale e il contemporaneo emergere di una cultura scientifica sperimentale che si riassume nel nome di Galileo, ma che vede impegnati uomini come Francesco Redi e Lorenzo Magalotti che gran parte avranno nella concezione del Vocabolario. Sono anche anni influenzati, a Firenze, dalla figura del principe poi cardinale Leopoldo de' Medici, collezionista d'arte e creatore della Galleria degli Uffizi, oltreché protettore dell'Accademia della Crusca, che in un discorso tenuto nel 1663 a un'adunanza degli Accademici si mostrava consapevole del divario tra la lingua del Vocabolario e quella della vita sociale a lui contemporanea.(4)
La reazione della Crusca di fronte a tali trasformazioni fu di apertura assai cauta. Si pose, è vero, il problema dell'immissione di vocaboli tecnici dell'uso scientifico, ammettendo finalmente Galileo tra i citati. Si pose anche il problema dei tecnicismi dell'uso quotidiano su sollecitazione del cardinale Leopoldo che fece raccogliere voci scientifiche, nautiche, delle arti e dei mestieri; ma ve ne entrarono poche(5) e scarso fu l'apporto di Filippo Baldinucci, autore del Vocabolario toscano delle arti del disegno (Firenze, 1681) all'opera del Vocabolario, nonostante fosse divenuto Accademico nel 1682.(6) A testimonianza della cautela cruscante, valga questo brano del resoconto redatto da Giovan Battista Zannoni relativo alla riunione tenuta il 20 settembre 1658, nella quale si stabiliva " che fosse bene citare alcuni autori, benché non osservantissimi delle buone regole, per cavarne i termini delle professioni, delle arti e scienze ec.; e si dovesse fare una nota per trovare i libri che ne trattano. Alcuni però dissero, che fosse bene vederli ma non citargli. Alcuni anche citarli, e protestarsene ne' prolegomeni. Vi fu chi disse, che non era intenzione dell'Accademia fare il nomenclatore; ma bensì spiegare le voci che s'incontrano ne' buoni autori, alcune dell'uso, e anche molti termini principali e necessari ".(7)
Tuttavia, un'attenzione nuova viene rivolta verso gli aspetti contemporanei della lingua, sia pure sotto le specie di quel vernacolo municipale toscano espresso dalla letteratura ribobolaia, mediante l'immissione, tra i citati, di scrittori come Michelangelo Buonarroti il giovane (con la Fiera e la Tancia} o Lorenzo Lippi (con il Malmantile), come anche verso il nuovo lessico scientifico mediante l'acquisizione, oltre a Galileo, di autori come Francesco Redi e Lorenzo Magalotti.(8) È vero anche che il canone delle autorità letterarie non toscane si allarga a comprendere esperienze escluse fino a quel momento, come nel celebre caso del Tasso, ma anche del Sannazzaro dell'Arcadia, del Castiglione del Cortegiano, del Chiabrera delle Canzoni e delle Poesie. Presenze significative tra le altre, quella del grammatico forlivese Marc'Antonio Mambelli detto il Cinonio e del romano Pietro Sforza Pallavicino, ambedue espunti poi dalla quarta Edizione. Infine, Paolo Segneri.(9)
Ma come può un Gesuita impegnato nella predicazione urbana e nelle missioni rurali essere coinvolto anche in una intrapresa lessicale come quella del Vocabolario della Crusca?
II. I rapporti tra Segneri e la Crusca
Come è possibile ricostruire dalle lettere tra Redi e Segneri, tra questo e Cosimo III de' Medici Granduca di Toscana e tra alcuni Accademici della Crusca, i primi contatti tra Segneri e l'Accademia di cui si ha notizia risalgono agli ultimi anni Settanta. In questi anni il lavoro intorno al vocabolario si trova in una fase delicata: già nel 1664 la terza Edizione risultava definita nei suoi tratti fondamentali, ma ancora nel 1674 in una lettera all'etimologista francese Menagio, il Redi parla di un intenso lavoro che si preannuncia ancora lungo. Intanto, se nei primi anni di vita l'Accademia aveva goduto del disinteresse dei governanti, ma anche della libertà che ne conseguiva,(10) ora era diventata un organismo dipendente dallo Stato e il Vocabolario era direttamente sovvenzionato dal Granduca che, pertanto, sollecitava una conclusione dei lavori.(11)
È nota la familiarità del Segneri con il religiosissimo Cosimo III e con la sua Corte, tanto che il Granduca fu compiaciuto ascoltatore delle prediche segneriane a Pisa durante le Quaresime del 1677 e del 1679. Tuttavia, il tramite principale dei contatti del Gesuita con l'Accademia è il Redi: tra i due si stabilisce un rapporto d'amicizia e di stima reciproca testimoniato dalle lettere, basato non solo sull'attività di medico svolta dal Redi presso il Segneri, ma anche su comuni interessi letterari, oltreché sulla familiarità del Redi con l'ambiente dei Gesuiti, testimoniata anche dalla sua amicizia con Daniello Bartoli.(12) Nel 1678 Redi diventa Arciconsolo della Crusca, dando nuovo impulso alla " fabbrica del vocabolario ";(13) in quello stesso anno, Segneri diviene Accademico della Crusca.(14) Sempre in quell'anno, il Redi loda il Segneri in una lettera al Menagio: " Fra due o tre mesi saranno finite di stampare qui in Firenze le prediche del padre Segneri gesuita nostro accademico della Crusca, predicatore famosissimo. Sono scritte con una tutta perfetta pulizia Toscana, corredata dalle più nobili, e dalle più gentili finezze di nostra lingua".(15) Ancora nel 1678, Segneri scrive a Redi: "Ho mandata a Firenze direttamente la prima predica, e per quanto ho di poi veduto converrà che direttamente là mandi ancora queste altre, perché il P.re D. Ambrogi le possa vedere in tempo, il che non avverrebbe quando io le mandassi prima costì alla ser.ma Granduchessa, com'io pensava di fare. Converrà però che in queste poche prediche che si stamperanno, mentre la Corte seguita a stare in Pisa, V.S. Ill.ma si rimetta al sig. Cionacci. Tanto più che io le ho rivedute molto puntualmente: quanto alla lingua e posta la censura fattane già dal sig. Avv.° Coltellini, poco altro più di notabile può restarvi ".(16)
Il Quaresimale vede però la luce l'anno seguente a Firenze e Venezia; nella parte introduttiva, intitolata L'autore a chi legge, Segneri, per parte sua, dichiara pubblicamente la propria scelta linguistica conforme alle norme letterarie cruscanti: " E nella stessa maniera, quanto alla lingua, ho riputato certamente mio debito il sottoponili con rigore non piccolo a quelle leggi che sono in essa le riverite generalmente, e le rette, per non violarla, qual italiano ingiurioso; contuttociò chi non vede che, salvo il mio intendimento, io non ho potuto, nell'abbigliarla di voci splendide e scelte, servire al lusso, proporzionato più a prediche di barriera che da battaglia; ma servire al solo decoro, con amare a ciò quelle voci che godano in uno il credito di sincere(17) in questa Città, che fatica tanto per coglierne ad uso pubblico il più bel fiore e che nelle altre non abbino uopo di chi le divolgarizzi ".(18) Dove appare subito evidente la captatio benevolentiae ottenuta mediante la parafrasi del motto della Crusca " II più bel fior ne coglie ". Ma c'è di più. A voler leggere tra le righe di questa prefazione insieme umile e ossequiente, traluce un ben delineato programma di politica linguistica che oltrepassa l'orizzonte letterario, tendente a una sorta di medietas decorosa capace di estendere i confini del linguaggio di comunicazione, quello cioè effettivamente usato in una circolazione sociale più ampia della cerchia dei letterati e dei filologi, al di fuori dell'area fiorentina, in una comunità che vorremmo chiamare nazionale, se non fosse che le vicende storiche e politiche della penisola in quegli anni rendono antistorico l'uso di questo aggettivo. Dunque la lingua proposta dal Segneri si pone all'intersezione tra due coordinate, l'una rappresentata dalla puritas, l'altra rappresentata dalla capacità di questa lingua di presentarsi nei vari stati come " moneta unica " italiana. È dunque chiaro che tale lingua dovrà muoversi in una fascia media, tagliando fuori le punte più alte come quelle più basse.(19)
Queste le premesse al Quaresimale che, lo ricordiamo ancora, viene spogliato per il Vocabolario. Il livello stilistico si abbassa, ma sempre all'interno della già ricordata fascia media, nella composizione del Cristiano istruito, il cui spoglio confluirà massicciamente nelle Giunte. È la medesima destinazione dell'opera, rivolta all'istruzione dei parroci di campagna, a determinare un salto di genere stilistico, dall'oratoria del Quaresimale, al tono affabulatorio del Cristiano istruito. Nella Dichiarazione dell'Opera a Chiunque legge, distanziando nettamente il carattere di quest'opera da quello delle Prediche, Segneri non rinuncia tuttavia a consigliare espedienti retorici adeguati all'uditorio dei parroci: " Però a rendere sempre attento chi ode, era di mestieri ricorrere ad altro ajuto. E tale si è creduto potere aversi, in una familiare Instruzione, dalle similitudini, dagli esempi, dalle erudizieni, e da altre si fatte curiosità, che adulando la Fantasia, fanno che l'intelletto si lasci poi da lei tener come legato ad udire in grazia di essa la Verità; la quale troppo riuscirebbegli ancora più volte odiosa, se non gli venisse dinanzi in vestito adorno ".(20)
Di fronte a tale perizia stilistica si comprende allora il tono di divertita complicità con il quale il Redi scriveva al Segneri: " Un aijro [predicatore] alla presenza del Granduca volendo raccontare un fatto di Selim Imperatore de' Turchi, chiese licenza a S.A.S. di nominare una certa cosa, e la chiese con tanta premura che gli uditori dubitorno o che fosse qualche laida enormità, o pure volesse entrare in qualche segreto di Stato; ma la cosa fu, che egli voleva nominare una Troja. Io non vi fui presente, ma l'ho sentito dire, che per altro mi parrebbe un Predicator ragionevole, e particolarmente se volesse contentarsi di chiamar le cose co' propri nomi, e di tralasciar tante e tante metafore ec. ec. ec. ".(21) A questo punto il nodo si stringe: oltre al Quaresimale, vengono spogliati per la terza Edizione del Vocabolario i Panegirici sacri (Firenze, 1684) e Il cristiano istruito nella sua legge (Firenze, 1686), inviato dal Segneri direttamente a Cosimo III;(22) il Quaresimale poi viene ancora caldeggiato in una lettera del 5 gennaio 1682 dal Redi ad Alessandro Segni, segretario dell'Accademia: " Non trascurino di citar le Prediche del P. Segneri. Questo padre in quei giorni, che è stato qui alla corte, ha passati uffizi potentissimi a favore dell'Accademia, e di molti Accademici [...]. Esso P. Segneri avrebbe una brama ardentissima, che nel Vocabolario si citassero le storie del Concilio di Trento del Cardinale Sforza Pallavicino. Io quanto a me crederei, che fosse bene dargli questa consolazione, e di questa mia credenza ne ho molti e molti gagliardissimi motivi ".(23) Ormai il Segneri, consigliere spirituale di Cosimo III, è divenuto l'intermediario tra il Granduca e l'Accademia e, oltre a dover essere tenuto in primaria considerazione come scrittore, può chiedere che venga introdotto fra i citati il proprio maestro, che pure verrà espunto dall'edizione successiva. Con l'incalzare dei tempi, è ancora il Segneri ad essere particolarmente caldeggiato dal Redi al Segni in una lettera del 1684 per affrettare la revisione delle voci già redatte.(24) Cosa realmente avvenuta, come ci attesta il Fabroni nella sua biografia segneriana: " Aliquid et ipse contulisse ad Etruscum Lexicon conficiendum, ut ex litteris Josephi Segnii ad Redium conjicere potui. Elaboravit praesertim in littera E notans latina nomina dicendique modos, qui Italici responderent ".(25)
Ormai alle soglie della pubblicazione del Vocabolario, in un periodo che è facile immaginare di notevole concitazione da parte degli Accademici, di nuovo il Redi si consulta con l'amico perché offra il proprio autorevole consiglio al Granduca. In una lettera a Cosimo III datata 19 novembre 1689, Segneri scrive: " par giusto che prima di dar fuori questa edizione novella, si raduni l'Accademia con la dovuta pienezza; si ripartiscano a ciascuno degli Accademici una o due lettere dell'alfabeto per uno, come sarà giudicato; si oda sopra quelle il loro giudizio su le diffìcultà che potrebbono quivi addursi, e si provegga poi di concerto a quanto accadesse secondo che sarà giudicato su questo ancora ". (26) E’ possibile che questa forte influenza esercitata dal Segneri sul Granduca e, indirettamente, sull'Accademia, possa avere indispettito qualche Accademico. Ne abbiamo sentore in due lettere spedite da Luigi Rucellai al Magalotti in epoca immediatamente successiva alla citata lettera del Segneri al Granduca. Nella prima (17 dicembre 1689), Rucellai scrive: " Ma lasciando ogni cosa da parte, si discorra solamente del negozio del Vocabolario, che io credo dependere da ogni altro che dal Redi, e tengo certo che rutto venga dal Segneri ". E nella seconda (24 dicembre 1689): " ma ho ancora per sospette le critiche del Pire Segneri, perché l'ho per sottili e che forse voglia metterci più mano che non sia necessario ". Ma, nonostante tutto, ritiene che sarà bene " avere 4 duerni criticati e dal Segneri e da voi due [Magalotti e Forzoni] per lettera, e secondo quelli regolarci, considerando e le cose criticate e le critiche ".(27) Tanto più che, secondo una Lettera scritta da un Padre Gesuita contenuta in un manoscritto anonimo della Biblioteca Casanatekse,(28) " Segneri avrebbe ambizioni di potere illimitate, garantite dal controllo che esercita sulla vita culturale e religiosa di Firenze [...]. La lettera si chiude con un'apostrofe in versi, in cui si invita Cosimo a non "pubblicar a proprie spese / li libri di costui, che schiave e ancelle / in riva d'Arno le buone arti ha rese" ". Anche se il giudizio proviene dalla parte avversa al Segneri nella disputa sul Probabilismo, appare verosimilmente confermata l'eccezionale e forse eccessiva influenza del Gesuita.
III. Il corpus
Per dare un'idea della consistenza e della qualità dell'apporto lessicale del Segneri alla terza Edizione del Vocabolario ho considerato un campione del Vocabolario stesso; ma piuttosto che fare sondaggi casuali, ho ritenuto di assumere un corpus più omogeneo e dominabile prendendo in considerazione le Giunte (ossia i lemmi aggiunti alla terza Edizione) e procedendo allo spoglio completo di queste. Per stabilire poi un confronto tra la situazione delle Giunte e quella del Vocabolario, ho condotto lo spoglio completo della lettera E, perché la revisione di questa lettera da parte del Segneri è l'unica indicazione specifica che possediamo sul lavoro effettivo svolto dal Gesuita, secondo la citazione del Fabroni. Ho provveduto infine a verificare i singoli lemmi sul Vocabolario della lingua italiana dell'abate Giuseppe Manuzzi (1833-1842) che, come è noto, rappresenta un'edizione accresciuta negli esempi e migliorata nelle forme della quarta Edizione del Vocabolario della Crusca, per verificare la fortuna del Segneri (limitatamente al suo ruolo di autorità del Vocabolario) nei secoli successivi.
La presenza del Segneri nella terza Edizione del Vocabolario della Crusca è testimoniata dal largo impiego di brani delle sue opere a esemplificazione dei lemmi; queste citazioni possono comparire secondo vari criteri:
- possono andare ad arricchire l'elenco delle citazioni dei lemmi già presenti nelle edizioni precedenti;
- possono costituire l'unico esempio per lemmi già presenti nelle edizioni precedenti ma privi di esemplificazione;
- possono essere comprese tra altre citazioni in lemmi non contenuti nelle edizioni precedenti;
- possono essere l'unica citazione che va a autenticare lemmi introdotti per la prima volta nel Vocabolario.
E abbastanza evidente che l'ultimo caso è il più interessante per analizzare la qualità dell'apporto al Vocabolario del lessico segneriano. E tuttavia anche gli altri casi potranno talvolta contenere elementi di novità.
Intanto, non andrà ignorato qualche dato quantitativo. Le Giunte al Vocabolario contano 1726 voci; di queste, 234 contengono citazioni del Segneri. Tra queste, 190 sono i lemmi che entrano per la prima volta nel Vocabolario: si tratta dunque di parole nuove rispetto sia alle precedenti edizioni, sia rispetto alla stessa terza Edizione alla quale si aggiungono, per così dire " portate " dal Segneri; le restanti 44 voci sono costituite da citazioni di brani del Gesuita da porre a esemplificazione di lemmi già compresi nel Vocabolario. In quasi tutte le 234 voci " segneriane ", Segneri costituisce l'unico citato e le citazioni di questa parte sono tratte generalmente dallo spoglio del Cristiano istruito. Come si vede, dunque, una presenza quantitativamente alta (più del 10%) di parole accettate per la prima volta tramite un autore contemporaneo e non toscano.
La lettera E del Vocabolario consta di 715 lemmi; 75 di questi contengono esempi segneriani; dunque, una percentuale leggermente più bassa rispetto a quella delle Giunte, ma pur sempre aggirantesi intorno al 10% del totale. La maggior parte tra questi (52 per l'esattezza) sono voci nuove rispetto all'edizione precedente e 28 vengono autenticate dal solo Segneri. Diversamente dalle Giunte, il materiale esemplificatorio del Vocabolario proviene quasi totalmente dalle Prediche.(29)
IV. L' Ingresso di lessico secentesco nel Vocabolario
Nella terza Edizione, dice Migliorini, " si aggiunsero sistematicamente gli astratti verbali, i diminutivi, gli accrescitivi, i superlativi " a completamento delle famiglie dei singoli vocaboli.(30) Questo aspetto della redazione del Vocabolario sembra mettere in luce l'attenzione degli estensori nei confronti dei nuovi stili letterari di ascendenza1', barocca, che a livello lessicale tendono a dare due esiti attestati nei nostri,spogli, l'uno di natura morfologica, l'altro di natura semantica. Nel primo caso si assiste alla tendenza ad accentuare la duttilità morfologica delle parole, in particolare dell'aggettivo, che rende il senso del grandioso mediante l'impiego dei superlativi assoluti, o anche il senso del grazioso mediante l'uso di diminutivi o vezzeggiativi; ma è anche il momento del diffondersi dell'uso di sostantivi deverbali. Nel secondo caso si assiste all'ampia divaricazione semantica cui sono sottoposte le parole nel procedimento metaforico.
Alla lettera E del Vocabolario troviamo come prima attestazione un superlativo assoluto avverbiale, egualissimamente, e l'aggettivo eccelsissimo, questo con due esempi tratti dalle Prediche; il primo dei quali desta interesse per la locuzione " eccelsissimi gradi di perfezione " che, alludendo qui alla perfezione spirituale, adombra quel lessico teologico per il quale grande peso avrà il Segneri nel Vocabolario. Ma troviamo esempi del Segneri anche in due superlativi già presenti nelle edizioni precedenti, come espressissimo e evidentissimo.
Molto più numerosi sono i superlativi immessi nelle Giunte ma anche le voci affettive, come i diminutivi o i vezzeggiativi, quasi a testimoniare la graduale presa di coscienza della nuova voga linguistica negli anni della redazione del Vocabolario.
I superlativi di aggettivi sono: apprezzabilissimo, bellicosissimo, calunniosissimo, conformissimo, deliziosissimo, fievolissimo, generosissimo, imprudentissimo, indubitatissimo, infaustissimo, luminosissimo, moderatissimo, mortifìcatissimo, numerosissimo, pensosissimo, rettissimo, rilevantissimo, sublimissimo. Tutti gli aggettivi qui elencati sono e semplificati dal solo Segneri - e gli esempi delle Giunte sono tratti tutti, come si è detto, dal Cristiano istruito - tranne deliziosissimo, attestato anche dal Redi, e rilevantissimo attestato da Vincenzo Viviani, matematico e accademico della Crusca. Per i superlativi di avverbi troviamo: comunissimamente, consigliatissimamente, risolutissimamente (31)
Quanto alle voci affettive troviamo: battelletto, femminuccia, bricioletta. Sarà da notare, per curiosità, che nel Vocabolario anche il diminutivo briciolino viene autenticato dal solo Segneri (con esempio però tratto dalle Prediche).
Secondo Giulio Marzot " è di origine latina la compiacenza per le voci in -ione [...] alcune delle quali di uso assai infrequente prima del Segneri, e per qualche tempo dalla Crusca credute innovamenti portati proprio da lui ".(32) Per quanto riguarda i nomi astratti deverbali in -ione, entrano per la prima volta nel Vocabolario col solo esempio del Segneri esagerazione ("l'esagerare") insieme alla sua famiglia composta da esagerare e esagerante (" a favellar con termini esageranti "), e soprattutto elezione nel senso del termine della teologia che equivale a " predestinazione ". Di area giuridica, la parola estorsione entra per la prima volta col Segneri come corrispettivo del latino violenta esactio, assieme a una citazione del Trattato de'peccati mortali dell'accademico Vincenzo Barducci; ed entra per la prima volta anche l'astratto erudizione, ma questa volta, insieme a brani del Segneri e del Redi, il termine viene autenticato anche da un autore del " buon secolo " come fra Giordano da Pisa.(33) Quanto agli astratti in -mento, troviamo solo effeminamento, autenticato anche con un altro esempio moderno tratto dal Libro della cura di tutte le malattie, manoscritto del Redi.
Anche in questo caso, più numerosi sono gli ingressi nelle Giunte: adesione, animazione, condonazione, confabulazione, ponderazione, rassegnazione, ristorazione, tutti definiti mediante l'articolo il seguito dall'infinito del verbo, tranne che nel caso di animazione, vocabolo di ascendenza teologica, definito come " l'atto del dare o del ricever l'anima ". Presenti anche nomi astratti deverbali in -mento, come accumulamento, ammazzamento, disonoramento, invaghimento, ribattezzamento.
E se alcun ti rampogna dicendo: Cotesta voce non è usitata: rispondi, Ella è mia. Et aggiungendosi: Ella non è propria: rispondi: Ella è figurata.(34)
II secondo aspetto dello stile lessicale del Barocco consiste nella tendenza ad un ampliamento dell'area del significato delle singole parole, secondo una gamma di variazioni che va dal senso traslato all'uso metaforico vero e proprio; ma si dovrà aggiungere che, fuori dalla letteratura, nel terreno dell'oralità predicatoria, anche la pressione di un uso comunicativo tendente a imprimere nella memoria e nella fantasia degli ascoltatori il concetto predicato può avere promosso e diffuso la tecnica metaforica e quella para-metaforica del traslato.
Nel Vocabolario troviamo l'esempio del Segneri ad autenticare una particolare accezione dei lemmi entrante e entrata. Per entrante si definisce qui "persona che con maniera e galanteria s'introduce appresso chi che sia " e l'esempio del Gesuita, questa volta tratto dai Panegirici è il seguente: " Egli era di sangue nobile, e però entrante e pratico fra le Corti ". Ed è un esempio che ci alza un sipario su tutta un'epoca; un'epoca ancora attuale se ancora usata in questo senso è la parola attestata. Quanto al termine entrata, autenticata dall'esempio del Segneri nella locuzione " far l'entrata: entrar con solennità ", pare invece in epoca successiva caduta in disuso, se il Manuzzi espunge questa accezione. Più esplicitamente metaforici negli esempi segneriani sono i lemmi effigiato e emolumento: " E chi non vede effigiato in questo, l'orrore che reca il peccato "; " quando ancora il peccato ne riesca di emolumento ". Alla voce esalare, si registra poi la locuzione esalar lo spirito con due esempi tratti dalle Prediche. Infine, ancora due esempi per i quali lo stesso Manuzzi interviene a segnalare l'uso metaforico fattone dal Segneri: ecco (cioè " eco ") e esule. Per ecco l'esempio è il seguente, tratto dai Panegirici: " Or mentre ec. da Roma si pronunziava sentenza così bramata, fino in Lisbona le campane le fecero ec. ecco giocondo ".
II Manuzzi non esita a riproporre lo stesso esempio esplicitando però che si tratta del senso figurato. Per esule, già autenticato da esempio segneriano nella terza Edizione, Manuzzi preferisce sostituirvi un brano tratto dalle Prediche dette nel Palazzo Apostolico nel quale la locuzione mandar esule viene chiaramente esplicitata come metaforica (" Ma grazie alla saggia cura di chi dallo stato ecclesiastico ha mandato già esule un tale abuso [...] ").
Vengono introdotte nelle Giunte con esempio esclusivo del Segneri i seguenti vocaboli in senso traslato o metaforico: indoratura (" bellissime indorature ma senza fondo ", cui il Manuzzi aggiunge opportunamente, data la brevità della citazione, " qui figuratamente "); inghiottitore (" questi sacrileghi inghiottitori di Gesù Cristo "); innestato (" un costitutivo intrinseco ed innestato nell'esser suo "); mascherarsi (" un semplice mascherarsi da penitente "); passaporto (" Come può per tanto avvenire che [...] abbia un passaporto libero di franchigia, quel delitto "); ponderazione (" fu antica ponderazione di Tertulliano "); rialzarsi (" rialzatevi tosto su, ricorrendo subito alla vostra gran Madre "); ricalare (" [...] al primo fischio del cacciatore infernale gli ricalasse subito in pugno "); ricomporre (" ricomporre le passioni più sregolate "); ricopiare (" il ricopiare dalla vita comune la propria "); ritiratezza (" queste sono il rossore onesto e la ritiratezza opportuna ").
Un riscontro di questi lemmi sul Manuzzi mette in luce come quasi tutti (tranne innestato] vengono di nuovo confermati dall'autorità del Segneri e come anche il senso figurato che assumono negli esempi di questo scrittore venga ormai codificato con esplicitezza mediante la dizione " qui figuratamente " o " metafora per " che segue l'esempio.
V. Stranierismi
Pochi invece sono gli stranierismi attestati, per la nota cautela dei lessicografi cruscanti, e tutti contenuti nelle Giunte: Alcorano nella forma più vicina all'originale perché preceduta dall'articolo clitico " al- ", con esempio del Segneri accompagnato da un esempio del Berni (non compare la variante Corano); bezzuarro, parola di origine araba passata attraverso le enciclopedie latine medievali (" sorta di rimedio medicinale molto istimato "), con esempio tratto dalla I Predica, confermato anche dal Manuzzi che mantiene lo stesso esempio, ma propone anche la variante belzuar; brio, iberismo già accolto nel Vocabolario senza esempi e corredato nelle Giunte dall'unico esempio del Segneri (nel Manuzzi, affiancato da un esempio del Redi); gabinetto (" stanza intima "), francesismo attestato dal solo esempio del Segneri, al quale il Manuzzi affiancherà esempi del Salvini e del Bellini.
VI. I lessici settoriali
Ma, certamente, la questione centrale per la terza Edizione del Vocabolario e forse per tutta la lessicografia italiana in questa fase storica di accesso all'età moderna è la codificazione di un italiano altrettanto moderno, dunque non più solo adeguato alle esigenze dei letterati, ma duttile verso il formarsi di scienze, arti e mestieri che coinvolgono ormai strati sempre più ampi della popolazione e che per tale ragione richiedono con forza la presenza di un volgare sempre più esteso verso le attività sociali. È dunque l'epoca del formarsi dei cosiddetti " lessici settoriali " che esprimono e rispecchiano, codificandole linguisticamente, le nuove esigenze comunicative.
Diciamo subito che la maggior parte dei lemmi attinenti a pratiche o mestieri si trova nelle Giunte, quasi a testimoniare un ripensamento da parte degli estensori del Vocabolario. A questo proposito, come in altri casi analoghi, non va dimenticato il lungo lasso di tempo che intercorre tra le fasi iniziali e quelle finali dell'opera. Alla lettera E del Vocabolario gli unici lemmi di questo tipo autenticati dal Segneri sono emporio " piazza ove concorrono le merci, per contrattarsi ", e esploratore, dove l'esempio tratto dalle Prediche recita: " Se non sapevan la strada, facilmente potevano ritrovarlo, o con pagar guide ec. con premettere esploratori ". Ma appare significativo anche l'ingresso di esperimentale, di cui può essere interessante riportare l'esempio tratto dalle Prediche: " Degli altrui mali ne abbiamo una scienza astratta, de' nostri una sensazione esperimentale"; dove fa riflettere sulla cultura dell'epoca la contrapposizione simmetrica tra le dittologie " scienza astratta " e " sensazione esperimentale ".
Molto più numerosi sono i lemmi di quest'area nelle Giunte: gomena (" minore assai che non è fra le tele de' ragni e le gomene delle navi "); levatrice (" come farebbe una pietosa levatrice, a tor dalle viscere d'una donna partoriente qualche dragone orribile "), voce già presente nel Vocabolario, ma senza esempi; locandiere (" mensa trattata da innumerabili, come se ella fosse una mensa da locandiere "); mietuto (" già le vostre scuse non vagliono più a ricoprirvi, di quel che vagliano a nascondere una lepre fuggiasca i campi mietuti "); trafila (" come le angustie della trafila all'argento ").
Andrà notato che gli esempi del Segneri, tutti confermati dal Manuzzi tranne che per levatrice, sono costituiti da similitudini entro le quali si trova il termine lemmatizzato; ricordo che questi esempi sono tratti dal Cristiano istruito: il lessico dei mestieri accolto dagli estensori del Vocabolario appartiene probabilmente a un registro stilistico di questo autore particolarmente orientato a una comunicazione divulgativa, molto diversa, per destinatari e contesto pragmatico da quelli del Quaresimale.(35) Non so se possa essere inserito in questa categoria un lemma che entra nel Vocabolario esclusivamente con due esempi tratti dalle Prediche; il lemma è eculeo (dal latino equuleus) ed è il nome di uno strumento di tortura evidentemente molto noto agli uomini di Chiesa in periodo di Controriforma, dunque non potrà essere considerato nell'ambito del lessico dei mestieri. O forse sì?
VII. Cultismi di carattere ecclesiastico e giuridico
La quantità di gran lunga maggiore di prelievi operati dai deputati alla terza Edizione entro l'opera del Segneri pertiene all'area dei Cultismi di carattere ecclesiastico e giuridico.
Come si sa, la lingua della Chiesa e la lingua del diritto (come anche, ad esempio, la lingua della scienza) attraversano proprio nel XVII secolo una fase di difficile passaggio dal latino al volgare: quello, impiegato nella quasi totalità della trattatistica accademica; questo, usato per gestire i rapporti sociali con individui non appartenenti al ceto intellettuale. In particolare, a proposito della lingua del diritto, è del 1673 il Dottor volgare, 15 libri di Giovan Battista De Luca da Venosa, un ampio trattato di casi giuridici redatto, appunto, in volgare, nel quale l'autore svolge un'appassionata difesa dell'uso della lingua italiana per la trattatistica giuridica.(36)
D'altra parte, la nota del Fabroni citata sopra non ci dice soltanto che il Segneri curò la lettera E, ma anche che affrontò in questo lavoro il delicato terreno delle corrispondenze tra latino e italiano. Il problema, a ben vedere, è dei maggiori che si possono presentare nella stesura di questa terza Edizione del Vocabolario nella sua duplicità: da un lato c'è l'aspetto prettamente linguistico della trasposizione volgare di voci latine, cioè il grande tema dei volgarizzamenti. Dall'altro, l'aspetto culturale e sociale della codificazione di lessici tecnici nei quali si stabilizzi in forma linguistica moderna il sapere di determinate discipline.(37)
1. Lessico di area lìturgìco-religìosa
Dato il suo ruolo di religioso di alto livello, entrano con gli esempi del Segneri molti tecnicismi legati alla vita religiosa e alle pratiche liturgiche. Alla voce entrare troviamo, attestata dal solo esempio del Segneri, la locuzione entrare in religione nel senso di " farsi religioso ", che viene affiancata nelle Giunte dal corrispettivo latino entrare in sacris. Entrano per la prima volta nel Vocabolario con esempi segneriani anche la parola etnico (nel senso di seguace di religioni politeiste) e la parola energumeno (nel senso di indemoniato) che è la traduzione diretta dal latino energumenus, che a sua volta è la traslitterazione dall'equivalente greco. Entra anche la parola economo, ricalcato dal greco mentre l'equivalente latino è administrator; la parola avrà seguito proprio in ambito ecclesiastico se per questo lemma nel Manuzzi si introduce anche l'accezione " amministratore dei beni ecclesiastici ". Già presente invece nelle precedenti edizioni, ma senza esemplificazione, la parola ecclesiastico con esempio del Segneri per l'accezione " Huomo dedicato alla Chiesa ".
Al solito, più numerosi sono i lemmi di questo tipo presenti nelle Giunte: casista (" si dice di Colui che ha perizia ne' casi di coscienza "), con esempio del Segneri mantenuto dal Manuzzi a fianco di un esempio dalla Fiera del Buonarroti; celebrante, che nel Manuzzi viene scisso nei due sensi, " chi celebra la messa ", con esempio del Guicciardini, e in senso assoluto di " sacerdote " col medesimo esempio del Segneri col quale è entrato nella terza Edizione; claustrale (con esempio segneriano giunto fino al Manuzzi); confessionale (" Luogo dove da' sacerdoti s'amministra il Sagramento della Confessione "); confraternita, crisma già presenti nel Vocabolario, ma ora con aggiunta di esempio segneriano; eucaristico, lemma stranamente scomparso dalla quarta Edizione ma recuperato dal Manuzzi con ben tre esempi tratti dal Cristiano istruito e dalla Manna; pisside (nell'esempio del Segneri " la sacra pisside "); missione, parola chiave della personalità religiosa del Gesuita (" si dice propriamente oggi il mandar che si fa de' sacerdoti a predicare la fede di Cristo o ad istruire i cristiani "). Accolto in questo significato anche nella quarta Edizione; solo in una postilla manoscritta degli Accademici il significato viene esteso in senso generale a " il mandare alcuno con qualche commissione ". Nel Manuzzi compare anche la locuzione andare in missione, traslato per " andarla predicare " con nuovo esempio del Segneri.
2. Lessico di ascendenza teologica
La competenza teologica del Segneri fa sì che molte siano le voci appartenenti a questo tipo di lessico introdotte nella terza Edizione con il solo esempio di questo autore. Alla lettera E entrano col solo esempio del Segneri il nome Ecclesiaste e la parola elezione nel senso teologico di " predestinazione ".
Appare tuttavia interessante in questa parte osservare come ciò che entra nella registrazione della competenza lessicale dell'italiano non siano tanto i singoli lemmi (spesso aggettivi derivati dal sostantivo "capostipite"), quanto le locuzioni, i sintagmi fissi che appartengono alla lingua d'uso della disciplina. È questo il caso di efficace nel sintagma grazia efficace ossia, in senso teologico, " la Grazia che fa atto di operare "; all'aggettivo evangelico, già presente nelle precedenti edizioni, si appongono nella terza due esempi del Segneri contenenti i sintagmi evangelica legge e Predicatore evangelico.
Più foltamente, troviamo nelle Giunte: effettivo (" promessa effettiva "), aggettivo derivato dal sostantivo effetto, con esempio tratto dal Cristiano istruito nell'accezione derivante dalla teologia tomistica: " che ha effetto e ch'è in sustanzia, in effetto ". Gli accademici ne hanno consapevolezza, perché questo significato viene nella definizione distinto dall'altro, " efficiente cioè che fa che produce ". Per esplicitamente (manca nel Vocabolario l'aggettivo esplicito) l'esempio del Segneri recita: " e di credere esplicitamente molte più verità ". La locuzione credere esplicitamente è la traduzione letterale di esplicite credere di San Tommaso(38) e fa riferimento all'opposizione tra fede esplicita e fede implicita. Nella quarta Edizione continua a mancare esplicito e non viene accolto neppure esplicitamente. L'aggettivo insussistente (" dottrine insussistenti ") è derivato per prefìsso negativo da sussistente, che traspone in italiano la versione latina del termine greco ipostasi (" sostanza, essere sussistente "). Ancora, troviamo per la prima volta ipostatico nella locuzione unione ipostatica, moroso nella locuzione dilettazione morosa (" il peccato di indugiare nel piacere "), negativo nella locuzione pena negativa (" sottrazione di qualche aiuto maggiore "), ma nel Manuzzi si attesta con esempio del Segneri la locuzione precetto negativo. Proficiente (che, secondo il Dizionario del Battaglia, sta a indicare il secondo grado della perfezione spirituale) viene così esemplificato: " perché non solo i principianti, non solo i profìcienti ma i più perfetti nella vita spirituale [...] ". Ribattezzamento rinvia alla questione dei Ribattezzanti sorta nelle chiese d'Africa nel III secolo riguardo al doversi o meno ribattezzare coloro i quali erano stati battezzati dagli eretici. Soddisfattorio nel sintagma opere soddisfattorie (" quell'unguento odoroso delle opere soddisfattorie ") fa riferimento alla locuzione " soddisfare il peccato " cioè espiare.
3. Lessico del diritto
Importante appare infine il contributo del Segneri al formarsi del lessico del diritto, questione forse meno nota ma di pari rilievo per la storia della lingua di quella del lessico scientifico, al quale contribuì in questa stessa terza Edizione Galileo. In qualche caso, tratto dalla lettera E, c'è solo un richiamo abbastanza vago a un lessico che oggi diremmo " burocratico ", come nel caso delle entrate emolumento e esentare / esentato; quanto a esentare il Manuzzi sostituisce a quello del Segneri un esempio di Galileo; quanto invece a esentato, resta fisso il Segneri come unico esempio. Più esplicitamente giuridici sono ergastulo (accanto alla forma ergastolo) e estorsione, che entrano per la prima volta, e ereditare, già presente nella precedente edizione.
Nelle Giunte, al solito, i lemmi di questa area sono più numerosi: aggravante nell'esempio del Segneri nella locuzione " circostanze più aggravanti "; arrogato (" adottato ", voce proveniente dal latino arrogare del Diritto Romano) notato nella terza Edizione come aggettivo, più correttamente dal Manuzzi come sostantivo; cessante nella locuzione " lucro cessante " contenuta nell'esempio segneriano; lo stesso brano del Cristiano istruito viene apposto al lemma emergente per la locuzione opposta e simmetrica " danno emergente ". L'esempio di Segneri scomparirà nel Manuzzi e resterà quello di ira Giordano. Ancora, troviamo concubinato, derogabile nella locuzione " leggi non derogabili " e derogatorio che nell'esempio del Segneri riportato dal Battaglia viene qui interpretato nel significato di " offensivo ". Ma ricordiamo anche l'esistenza nel lessico giuridico del sintagma " clausola derogatoria ", riferito a una norma testamentaria. E ancora, intimato nella locuzione " legge intimataci "; intruso qui in senso estensivo nella locuzione " amore intruso ": ma è termine del diritto canonico nel significato di " entrato in possesso di un benefìzio senza un titolo canonico ", come ci ricorda il Manuzzi con esempio del Borghini. E infine mandante / mandatario, due termini recepiti dai moderni dizionari giuridici, ma stranamente espunti dalla quarta Edizione; reato per il quale l'esempio del Segneri viene espunto dalla quarta Edizione a favore di fra Giordano; recidivo; rilassativo nella locuzione "rilassative delle pene temporali ": l'esempio del Segneri, che viene ripreso dal Battaglia, scompare con il lemma dalla quarta Edizione.
L'opera di volgarizzamento svolta dal Segneri nel campo del lessico del diritto, in particolare di quello relativo all'area religiosa, giustifica il ricorso degli estensori del Vocabolario agli scritti del Gesuita. Valga per tutti quelli che potrebbero trovare luogo in una apposita ricerca, l'esempio di una parola fondamentale per il lessico ecclesiastico moderno, parroco. Come si sa, una delle opere del Segneri si intitola appunto Il parroco istruito (1692), ma la parola compare già nel Cristiano istruito nella forma latineggiante parocho; il lemma non viene accolto però nel Vocabolario, dove invece troviamo parrocchiano nel senso di " II Prete rettor della parrocchia, e Parrocchiani i Popoli "; e si soggiunge poi: " I Canonisti dicono parochus, da' parochi de' Latini ".
VIII -Uno scartafaccio manoscritto
A questo punto, può essere interessante leggere un foglio manoscritto conservato nell'Archivio dell'Accademia della Crusca, che contiene uno spoglio effettuato forse da Vincenzo d'Ambra sul Parroco istruito del Segneri (come recita l'incipit del foglio), ormai per la quarta Edizione del Vocabolario.(39) Molte parole purtroppo sono illeggibili, ma l'elenco è comunque abbastanza lungo per consentirci alcuni riscontri. Molti anche qui sono i superlativi assoluti tratti dalle pagine del Gesuita: augustissimo, facilissimamente, necessarissimo, dolcissimo, bastevolissimo, maliziosissimo, bruttissimo, savissimo, reconditissimo, sublimissimo, sceltissimo, pessimo. Svariate anche le cosiddette forme affettive (diminutivi, vezzeggiativi, dispregiativi): bambolino, meschinello, ignorantaccio, bocconcino. Tutto questo ci conferma sia quella importante funzione di allargamento dell'area morfologica del lessico, già svolta dalle citazioni del Segneri nella edizione precedente, sia quella capacità tutta italiana di moltipllcare i derivati mediante la suffissazione, ma anche mediante i prefissi: disattenzione, disapplicazione. Lo stesso avviene per i sostantivi deverbali in -mento: adiuvamento, atterrimento, surrogamento. Quanto all'uso figurato dei termini, il sostantivo bivio e l'aggettivo inalienabile permangono in tale accezione anche nel Vocabolario del Manuzzi. E torniamo in area giuridica e teologica con taglione (o talione} dal latino talio nella locuzione " pena di tallone ", con condanna, forma più moderna dei più frequenti condannagione (dal latino condemnatio) e condannamento; infine con impeccabile derivato da impeccabilità, termine teologico che significa " impotenza al peccare ".
In realtà, molte delle voci elencate nel foglio sono già presenti nella terza Edizione, e di queste una buona metà erano già presenti nella prima; dunque il foglio ha davvero, anche per la grafia poco curata e le numerose cancellature, il carattere di un primo scartafaccio sul quale gli estensori del Vocabolario hanno ulteriormente lavorato. Le voci comprese in questo elenco che entrano nella quarta Edizione non sono molte. Alcune di queste, come condanna, vi entrano senza la citazione del Segneri; altre invece sono attestate dal Segneri, ma non dallo spoglio del Parroco istruito, bensì (tranne che per un caso) dagli spogli della anteriore Manna dell'anima: sono i consueti superlativi assoluti (bastevolissimo, infamissimo, sceltissimo}; l'aggettivo impeccabile nel senso detto sopra; l'aggettivo condonabile riferito a " peccato " (" Non vorrei che vi deste a credere che il peccato d'un cristiano fosse più condonabile di quello degl'infedeli "); il sostantivo bivio usato in senso traslato (" questo è quel bivio, se così piace chiamarlo, a cui si troveranno già pronti gli angeli "). Dunque non possiamo che trarre alcune conferme al panorama lessicale già delineato nel quale si configura il contributo al Vocabolario dato dalla lingua del Segneri. Ma forse il nostro scartafaccio ci dice anche qualcosa d'altro, questa volta più che sul Segneri, sul modo di lavorare degli estensori. Il fatto che il foglio che abbiamo in mano rappresenti il rapido appunto fatto nel corso della lettura del Parroco istruito (ogni voce è seguita dall'indicazione della pagina), ben al di qua dunque di qualsiasi verifica sul Vocabolario, sembra rivelarci che lo scrivente sa che cosa può e vuole trovare nel lessico segneriano; sa che questo lessico è una riserva certa per determinate aree lessicali che già nella terza Edizione sono state alimentate dagli scritti del Gesuita. Ci rivela insomma che già al termine del Seicento si possiede forse inconsapevolmente un'idea critica del linguaggio e dello stile di Paolo Segneri.
IX. Conclusioni
Negli anni nei quali si decide di accogliere tra gli esempi del Vocabolario il volgare della lingua scientifica di Galileo, l'intensa attività di predicazione del Segneri condotta nelle diverse regioni italiane, di frequente rivolta alle popolazioni rurali, deve aver rappresentato agli occhi di alcuni cruscanti un incomparabile banco di prova per il tentativo allargare i confini del Vocabolario.
Intanto, acquistano diritto di cittadinanza alcuni processi morfologici in atto nella cultura secentesca, come l'ampliamento delle famiglie di parole mediante prefissi e suffissi, con particolare attenzione al superlativo assoluto, tratto stilistico legato alla tendenza iperbolica tipica di quella cultura; per non parlare dell'ampliamento della estensione semantica della parola ottenuto mediante il traslato e la metafora. Ma, poi, il lessico segneriano si apre a forbice toccando da un lato le parole concrete legate ai mestieri e alle attività note alle popolazioni rurali che frequentava nelle sue missioni; dall'altro, toccando un'area lessicale di cultismi relativi al processo di volgarizzamento di termini ecclesiastici, teologici, giuridici, legati alla sua profonda cultura gesuitica.
Sotto quest'ultimo aspetto va notata la continuità di questa posizione linguistica rispetto a quella del Panigarola nell'accettare il latinismo " perché mutare i termini "della Teologia e della Chiesa è quasi empietà" ";(40) mentre, nella già citata parte introduttiva del Quaresimale, Segneri appare più determinato del suo predecessore sulla proposta di voci che insieme siano usate a Firenze ma " che nelle altre [città] non abbino uopo di chi le divolgarizzi ". È ciò che Vitale tratteggia (riferendosi in generale al Vocabolario della Crusca) come " il riconoscimento di una cultura, e quindi della sua espressione linguistica, di dimensione in certo senso italiana ",(41) nella vicenda storica di una lingua di comunicazione in fase di espansione orizzontale tra le varie realtà regionali, e verticale tra le varie classi sociali.
STEFANIA STEFANELLI
Scuola Normale Superiore dì Pisa
NOTE
1 - Desidero ringraziare vivamente Davide Conrieri che con la sua nota competenza e la sua meno nota generosità ha ideato e incoraggiato questo lavoro. A lui dedico almeno queste pagine (" si parva licet ").
2 - La terza Edizione del Vocabolario della Crusca si compone di due volumi, più il volume delle Giunte, scaturito evidentemente da una revisione in senso estensivo dei due volumi compiuti.
3 - Giovanni Nencioni, La " galleria " della lingua, in Id., Di scrìtto e di parlato. Discorsi linguistici, Bologna, Zanichelli, 1983, p. 252.
4 - Cfr. Severina Parodi, Inventario delle carte leopoldiane, Firenze, Accademia della Crusca, 1975 e Id., Quattro secoli di Crusca, Firenze, Accademia della Crusca, 1983.
5 - Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni, 1978, p. 452.
6 - Severina Parodi, Quattro secoli di Crusca, cit, p. 79.
7 - Giovan Battista Zannoni, Storia dell'Accademia della Crusca, Firenze, Tipografia del Giglio, 1848, p. 70.
8 - Maurizio Vitale, L'oro della lingua. Contributi per. una storia del tradizionalismo e del purismo italiano, Milano-Napoli, Ricciardi, 1986, p. 310.
9 - Cfr. ancora ibidem, pp. 311-12.
10 - Cfr. Giovanni Nencioni, La " galleria " della lingua, cit., p. 253.
11- Maurizio Vitale, L'oro della lingua, cit., p. 301 nota 52.
12 - Cfr. Giovanni Ferretti, Francesco Redi e il Padre Paolo Segneri, in " Giornale Storico della Letteratura Italiana", vol. LV, anno XXVIII, 1910, pp. 99-103.
13 - Maurizio Vitale, L'oro della lingua, cit., p. 300 nota 50.
14 - Severina Parodi, Catalogo degli Accademici dalla fondazione, Firenze, Accademia della Crusca, 1983, p. 123.
15 - Maurizio Vitale, L'oro della lingua, cit., p. 312 nota 77.
16 - Giovanni Ferretti, Francesco Redi e il Padre Paolo Segneri, cit., p. 101.
17 - " Sincero " è qui l'equivalente del latino purus. Sulla puritas nella lingua, vedi Aristotele, Rhet., 5, 1407a, 19-20; Cicerone, De orat, III, 37; Quintiliano,Inst. or. VIII, Proem. 31.
18 - Paolo Segneri, Quaresimale, in Firenze, per Iacopo Sabatini, 1679, p. n.n.
19 - Resta naturalmente sullo sfondo l'importante posizione assunta sulla lingua della predicazione da Francesco Panigarola che attualizza le prescrizioni uscite dal Concilio di Trento e le adegua al normativismo bembiano del Cinquecento (cfr. Claudio Marazzini, Il predicatore sciacqua i panni in Arno. Questione della lingua e eloquenza sacra nel Cinquecento, in Lingua tradizione rivelazione. Le Chiese e la comunicazione sociale, a cura di Lia Formigari e Donatella Di Cesare, Casale Monferrato, Marietti Università, s.d., pp. 12-20).
20 - Paolo Segneri, Opere, Venezia, Baglioni, 1712, vol. III, p. n.n.
21 - Francesco Redi, Opere, Milano, Società Tipografica de' Classici Italiani, 1809-1811, vol. VII, p. 133.
22 - Dalla lettera di Segneri al Granduca del 30 gennaio 1687 (Lettere inedite di Paolo Segneri al Granduca Cosimo terzo, tratte dagli autografi, a cura di Silvio Giannini, Firenze, Felice Le Monnìer, 1857, p. 87).
23 - Maurizio Vitale, L'oro della lingua, cit, p. 313 nota 77.
24 - Ibidem, p. 301 nota 52.
25 - Angelo Fabroni, Paullus Segnerius, in Vitae Italorum doctrifìa excellentium qui saeculis XVII et XVIII floruerunt, Pisiis, MDCCLXXXXII, apud Cajetanum Mugnaìnium, vol. XV, p. 16 nota 1.
26 - Lettere inedite di Paolo Segneri al Granduca Cosimo terzo, cit, pp. 126-27.
27 - Severina Parodi, Quattro secoli di Crusca, cit., pp. 79-80.
28 - La lettera è citata in Valerio Marucci, L'autografo di un 'opera ignota: le missioni rurali di Paolo Segneri, in " Filologia e Critica ", anno IV, fasc. I, gennaio-aprile 1979, p. 78 nota 9.
29 - In una nota del suo studio su Segneri, Giulio Marzot riporta il parere di Salvatore Betti, nel Giornale arcadico 1852-53, p. 84: " Non tutte le parole che nel Vocabolario son registrate col solo esempio del S. furon da lui inventate, o usate prima degli altri nostri gentili ". Di non poche voci del Segneri si può infatti " trovar riscontro in riputatissimi scrittori fioriti prima di lui: perciò deve essere corretta la persuasione che hanno de' troppi ardin del S. " (Giulio Marzot, Un classico della Controriforma: Paolo Segneri, Palermo, G.B. Palumbo, 1950, p. 233 nota 1). È evidente che non intendo sostenere qui che al Segneri si debba la prima coniazione dei vocaboli ammessi nel Vocabolario; pure mi sembra significativo che, attraverso di lui, facciano il loro ingresso nell'organo ufficiale della lessicografia italiana del tempo.
30 - Bruno Migliorini, Che cos'è un vocabolario?, Firenze, Le Monnier, 1961, p.96.
31 - Secondo l'analisi stilistica che il Marzot conduce sulla lingua del Segneri, " l'uso frequente del superlativo, anche di parole che già di per sé lo contengono " così come " gli avverbi in -ente, spesso di forma superlativa, a indicare azione risentita, gagliarda, protratta, appassionata, intenerita " sono tratti espliciti di secentismo nella lingua del Gesuita (cfr. Giulio Marzot, Un classico della Controriforma, cit., pp. 226-27).
32 - Ibidem, p. 224.
33 - Una circostanza che si impone come ricorrente all'occhio di chi effettua questi spogli è l'abbinamento introdotto all'interno dello stesso lemma dagli estensori del Vocabolario tra esempi del Segneri - e esempi di fra Giordano da Pisa (1-260-1311), celebre teologo e predicatore domenicano (sul quale cfr. Rita Librandi, L'italiano nella comunicazione della Chiesa e nella diffusione della cultura religiosa, in Storia della Lingua Italiana, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone, Torino, Einaudi, 1993, vol. I, p. 343 e sgg.). È il caso di effettuare nel senso di " mandare ad effetto, eseguire ", energumeno nel senso di " indemoniato ", erudiziene nel senso di " ammaestramento, dottrina ", esiziale " che apporta danno pernizioso ", esule " che è in esilio ". Questa ricorrenza, della quale si è dato ovviamente solo un esiguo campione, sollecita a porsi il problema di una continuità almeno stilistica tra questi due grandi predicatori. È singolare tuttavia come nel Vocabolario del Manuzzi nella maggior parte dei casi venga mantenuta la citazione di fra Giordano e non quella del Segneri.
34 - Emanuele Tesauro, Il cannocchiale aristotelico, citato in Maurizio Vitale, L'oro della lingua, cit, p. 278.
35 - Concordo su questo punto con Donatella Di Cesare quando fa derivare dall'esperienza delle " missioni contadine " l'aspirazione del Segneri " ad attribuire un valore pratico alla parola " (La selva delle analogie. I canoni della predicazione nell 'Italia del Seicento, in Lingua tradizione rivoluzione, cit, p. 147).
36 - Su questo punto e su tutto il problema del linguaggio giuridico è fondamentale il saggio di Piero Fiorelli, La lingua del diritto e dell 'amministrazione, in Storia della lingua italiana, Torino, Einaudi, 1994, vol. II, p. 581 esgg.
37 - La natura di tecnicismo o comunque di voce specifica legata a una particolare area culturale è stata verificata sui seguenti vocabolari speciali: Domenico Giuriati e Gabriele Pincherle, Le voci del diritto civile italiano, Torino, 1882; Agostino Ceccaroni, Dizionario Ecclesiastico illustrato, Milano, Vallardi [1898]; Sebastiano Tringali, Dizionario legale: diritto civile, commerciale,penale..., Milano, Hoepli, 1914; oltre che nel Grande Dizionario Della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia (Torino, UTET, 17 voli, 1961-1994).
38 - De Ventate, 9.14, a. 11.
39 - Archivio dell'Accademia della Crusca, Miscellanee, Scatola N. 2, cart. N. 4.3, Vocabolario. Ringrazio Severina Parodi per avermi cortesemente messo a disposizione questo documento.
40 - Cfr. Claudio Marazzini, II predicatore sciacqua i panni in Arno. Questione della lingua ed eloquenza sacra nel Cinquecento, in Lingua tradizione rivoluzione, cit, p. 17. Maurizio Vitale, L'oro della lingua, cit., p. 311. |