A una storia della fortuna del Segneri questa comunicazione offre non più di qualche postilla marginale per quella parte che riguarda i giornali eruditi italiani ed europei tra il 1665 e il 1720 circa.(1) La storia editoriale del Segneri coincide più o meno con quella dei giornali: nel 1664 escono i Panegirici sacri; nel '65 comincia il " Journal des Scavans ", che quell'opera recensirà(2) molto più tardi, nel 1704, nella versione latina di Maximilian Rassler S.I. e con l'occhio rivolto più al traduttore che all'autore.
Può sembrare inesplicabile che nessuno scritto segneriano sia segnalato o discusso nei giornali romani del Nazari e del Ciampini; e per quanto sta in noi, non tenteremo spiegazioni di sorta, salvo il rilievo della scarsa simpatia che i compilatori di questi periodici nutrirono per la Compagnia di Gesù. Nel bel libro di Jean-Michel Gardair sul giornale romano(3) il nome del Segneri non compare in nessuno degli indici; e neppure viene registrato in un esemplare lavoro di Giorgio Panizza.(4)
La prima recensione è comunque italiana (e tempestiva): è del " Giornale de' Letterati " del Bacchini(5) e riguarda Il Cristiano istruito nella sua legge. Ragionamenti morali, opera stampata quell'anno stesso a Firenze nella Stamperia di Sua Altezza Serenissima. Segneri incarnava bene la sostanza ideale del programma letterario bacchiniano: il suo Quaresimale " può servir d'Idea della vera cristiana eloquenza ". Bacchini ama l'opera (mi si passi la formula) che non è solo un libro ma anche un'azione; e in tal modo va tracciando il disegno della esigua ma coerente biblioteca letteraria del cattolico, impegnato, certo, nella difesa e propagazione della sua fede ma anche, e non separatamente, nella verifica etica e intellettuale della qualità di quella fede.(6) Il libro del Segneri perfettamente rientra in un sistema primario di formazione dell'intellettuale cristiano, perché fornisce quelle cognizioni che tanto più dovranno apprezzarsi, " quanto più renderanno la Volontà innamorata del vero bene e nemica del vero male, scoprendo chiaro l'uno e l'altro all'Intelletto ". Queste sono le cognizioni degne del letterato cristiano, " perché più immediatamente dell'altre coll'erudire l'Ingegno, ammaestrano la Volontà".(7) Ma l'accento posto sul ritrovamento di materie " gravi e cristiane ", che è criterio centrale del giudizio letterario del Bacchini, nulla toglie all'esattezza e alla pregnanza del giudizio formale, che si potrà assumere come falsariga di tutte le successive valutazioni giornalistiche:
Lo stile è piano e intelligibile, ma però proporzionato alla Maestà delle materie che si trattano. Per non esser questi discorsi da Pulpito, ma Ragionamenti famigliar!, in vece delle figure concitate & enfatiche, che sarebbero state poco a proposito, ha procurato di dare una tale vaghezza agli stessi Ragionamenti, con varie similitudini, con diversi essempi e con erudizieni, il che usato ne' luoghi proprij, serve d'alettamento per udire la verità.
Il giornale del Bacchini tornerà quattro anni dopo su una nuova opera del Gesuita, ma intanto Segneri entra in Europa attraverso il più sistematico e rigoroso periodico continentale, i lipsiensi " Acta Eruditorum " che nel gennaio 1687 (8) danno un rendiconto puntigliosamente, se posso dire, fattuale della Concordia tra la fatica e la quiete nell'orazione nell'edizione bolognese di Giovanni Recaldini dell'81 (e si noti il forte, e comunque inusuale al giornale tedesco, scarto cronologico). L'estratto considera dapprima questioni di terminologia (oratio, labor, quies vanno letti secondo la nomenclatura dei mistici) e traccia un energico schizzo storico del rapporto Mistica-Scolastica, reso più difficile e conflittuale " post Reformationem religionis, ante annos hos centum & septuaginta " (e si va dritti alle novantacinque tesi di Wittenberg); essendo sospettosi i Protestanti (tra i quali peraltro non mancano teologi mistici come Taulero e altri, come Valentinus Weigelius, " ultra limites sobriae Theologiae evagati "), ed inclini invece i Cattolici a potenziare il discorso su meditazione e contemplazione, con la nota che le donne - e si fa il nome di Teresa del Carmelo - hanno emulato " industriam aut sanctimoniam " degli uomini. Conflittuali peraltro le posizioni anche all'interno del campo cattolico: l'opera del Segneri nasce in contrapposizione con la Guida spirituale del Molinos e il recensore ne nota l'estrema durezza: " Maxime vero e. 12 invehitur in audaciam scribentis: quid opus est continuo pasci nos mysteriis, miraculis, verbis Jesu Christi? alimenta quidem illa sunt animarum, sed non vita". Il recensore (protestante) è evidentemente preoccupato di restare nei termini di un giudizio equanime, che però deve sembrargli possibile solo se il discorso sul libro vien inscritto in una complessa rete di relazioni.
Negli anni successivi gli "Acta Eruditorum" registrano due volte il nome del Segneri, segnalando, nei Libri novi dell'ottobre 1687,(9) Il Cristiano instruito nella sua legge nell'edizione veneziana del 1687 (del non nominato Baglioni?), libro che non verrà però recensito in seguito, e, tra i Libri novi del giugno 1690,(10) L'incredulo senza scusa. Quest'opera, uscita nel 1690 a Firenze per i tipi della Stamperia Granducale, suscita curiosità. Nell'unica menzione dedicata al Segneri, il giornale di Henri Basnage de Beauval, l'" Histoire des ouvrages des Savans ", ne da notizia negli Extraits de diverses lettres,(11) trascrivendo (e deformando nel punto più delicato) una comunicazione del Magliabechi: " II Padre Segneri ha qua dato in luce il seguente suo nuovo libro, l'Incredulo senza senso, dove si dimostra che non può non conoscere quale sia la vera Religione, chi vuoi conoscerla, 1690, in 4 ".(12) Nel marzo di quell'anno stesso ne aveva dato conto - con una apparenza di tempestività che forse non va esagerata: i fascicoli uscivano normalmente in ritardo - il " Giornale " del Bacchini.(13) La recensione è condotta sull'edizione bolognese di Giulio Borzaghi e il libro è dichiarato " ormai notissimo, come che subito uscito ristampato ben due volte & avidamente preso e letto ". Ancora una volta il Bacchini sembra interessato principalmente a un discorso sul metodo prima che sul merito: essendo il libro ottimo per la materia ma anche più per la maniera con cui si tratta il dogma. Il lettore può scorgere la credentità (" come la chiamano ", postilla Bacchini con evidente presa di distanza) della fede cattolica, ma la vede esposta " con giudiciosa economia, con trascielta prudentissima degli argomenti & applicazione degli stessi agli stati diversi di persone con cui può parlarsi; con elocuzione forte e vigorosa; con istile limpido e nobile; e con proprietà e pulizia della Toscana favella ". Ancor si resta nell'ambito del metodo quando il recensore si sofferma sulla ratio concettuale che sottende il libro e ne governa l'argomentazione a favore della verità della confessione romana nel riscontro delle " tre maniere di infedeltà " (degli eretici, degli Ebrei, dei pagani, ai quali sono annessi i Turchi); e quando nota che " con sommo giudicio " l'autore sa scegliere gli argomenti, disponendo " con un ordine naturalissimo " i più atti a persuadere, senza curarsi troppo di recarne di diversi da quelli già proposti, " poiché effettivamente il portarne riuscirebbe inutile, e forse pericoloso ". Nei limiti di questa rassegna, è probabilmente temerario voler interpretare quel " pericoloso ", ma sembra giusto rilevarvi almeno la presa di distanza da un controversismo cavilioso e fallace, distanza che il benedettino avrebbe anche più decisamente marcato, ad esempio, dedicando ben sedici estratti delle ultime due annate del suo giornale (1696 e 1697) alla Responsio del padre Papenbroeck alle " acrimoniose censure " del P. Sebastien de Saint-Paul.
Che l' Incredulo fosse opera spigolosa, destinata a muover le acque, già si ricava dal pur equilibrato rendiconto bacchiniano, e se ne ha conferma, l'anno dopo, nell'estratto degli " Acta Eruditorum ",(14) che segue puntigliosamente l'ordito dell'opera segneriana, con sistematico rinvio di pagina marginale. Questa è la tecnica dell'articolo steso dal lettore che registra passo passo l'andamento del libro; ed è tecnica che, se in generale serve a garantire che il recensore ha letto il libro e lo ha letto per intero (costume al quale il giornalismo di ogni tempo deroga facilmente), in questo caso vale doppio, come attestato di onesta esattezza in un lettore che non vuole imputazioni di superficialità o falsità. Si tratta infatti di un lettore protestante che da conto con precisione e per certi aspetti con esemplare misura di un libro che lo offende; e tuttavia la misura non gli impedisce in sede conclusiva una secca presa di distanza:
Quantum vero roboris argumenta Autoris adversus Haereticos, quos vocat & acerbe satis insectatur, in recessu habeant, eorum, ad quos spectat, judicio relinquimus. Ex flosculis interini istis, quos excerpsimus, satis colligi potest, quantum fidei in factorum historia tribuendum sit illi, qui caetera minime indoctus tot putidas calumnias ineptasque fabulas, a nostratibus multoties refutatas & ab ipsis cordatioribus Pontificiis dudum explosas, in lucem denuo protrahere non erubuit. Quibus tamen qui delectantur, iisque putant veritatem Religionem, quam profìtemur, everti posse, illis illustrissimi Seekendorffii nostri Historiam Lutheranismi supra jam indigitatam, diligenter legendam, & sepositis paulisper praejudiciis expendendam merito commendamus.
Il riferimento è ai tre libri del Commentarius historicus & apologeticus de Luteranismo del Seckendorff, prossimo ad essere completato in tempi brevissimi con la terza pane. Delle prime due parti dell'opera gli " Acta " avevano dato conto nel 1688 (15) e nel 1689.(16) Questo stesso fascicolo di agosto si apre appunto(17) con una lettera del Seckendorff che il giornale pubblica integralmente e che, a detta dell'autore, offre " sceleton quoddam operis ".
La recensione lipsiense è l'episodio più acceso di polemica giornalistica a cui dia adito uno scritto del Segneri. Noteremo (anche in questo caso senza inferirne deduzioni di sorta) che negli anni successivi gli " Acta eruditorum " non si occupano più, salvo errore, di scritti segne-riani. Ancora per un quindicennio lo scrittore di Nettuno ha qualche presenza sui giornali europei: la " Synopsis biblica " (il singolare periodico che il francescano Pier Paolo Manzani pubblicò a Parma per due anni), nel quarto fascicolo del 1692,18 riferisce estesamente le tesi dottrinali (che mostra di condividere) della Concordia tra la fatica e la quiete nell'orazione (Roma, D.A. Èrcole, 1691) e ricorda l'Esposizione del Miserere (Firenze, Stamperia di S.A.S., 1692), ma l'opera che ottiene maggiore udienza è Il Parroco instruito. La princeps fiorentina del 1692 ("Nella Stamperia di S.A.S. ") è illustrata dal giornale bacchiniano(19) che vi coglie il germe di quella che oggi potremmo chiamare una religiosità muratoriana - positiva, concreta, misurata - segnalando la capacità del Segneri, non solo di istruire lo spirito, ma di servire di esemplare a una moralità cristiana sociale. Opere di questo genere paiono al recensore " inarivabili " perché congiungono due ordini di virtù, se non proprio antagonisti che, certo difficilmente conviventi: nobiltà, gravita e chiarezza dell'Idea per un verso, e per l'altro però facilità, naturalezza, forza di spiegarla. Giudizi di questo genere sono tra gli incunaboli della rivoluzione rnentale prodotta dallo studio erudito come si espresse nell'opera del Muratori e nella grande erudiziene del primo Settecento; ed è forse opportuno rilevare che tale mutamento profondo si giovava di scrittori ideologicamente molto pregiudicati da cui però ricavava impulsi intellettuali e letterari nuovi. I valori didattici del libro sono anche al centro del resoconto che ne da il " Journal des Scavans " del 22 febbraio 1694(20) non a caso si sottolinea la grande pratica del Segneri nelle missioni e del libro si parla come di un buon manuale a cui possiamo affidarci con piena fiducia; e tuttavia il recensore non ha forza di oggettivazione, capacità di iscrivere il libro in un sistema di rapporti. Ovvia attenzione riscuote in Francia qualche anno dopo la traduzione dell'opera prodotta dal p. Buffier S.I., La pratique des devoirs des Curez: (21)se ne occupano, a distanza di pochi mesi, il " Journal des Scavans " e il periodico della Compagnia di Gesù, i " Memoires de Trévoux ". Il giudizio del primo(22) è telegrafico ed esemplare (" Cet Ouvrage contient des instructions utiles sur les devoirs & sur les fonctions des Curez. Il est écrit avec vivacité, plein de pensées brillantes & de comparaisons ingenieuses. On y trouve aussi quantité de belles sentences de l'Ecriture sainte & des Peres. La Morale en est pure & éloignée du relàchement. Il semble n'avoir rien perdu de sa beauté dans la traduction "); quello dei " Memoires "(23) appare più articolato ma, a conferma del dominante interesse della Compagnia per la qualità del linguaggio e la pedagogia devozionale, esposta appena la struttura del libro, ne è colta soprattutto la qualità comunicativa: le cose vi sono esposte " d'une maniere si sensée, & en méme tems si ingenieuse, qu'elles pourraient étre liies avec plaisir, independemment du grand fruit qu'elle doivent produire ".
Sullo scorcio del secolo dunque, scomparso il Segneri, l'attenzione verso la sua opera si affievolisce. Solo una volta - nei suoi sette tomi corposi - la " Galleria di Minerva " si occupa di una sua opera, Il Cristiano instruito nell'edizione Baglioni 1697, nel tomo I (1696, evidentemente uscito in ritardo),(24) ma il giudizio finale, tanto enfatico quanto confuso, è lo specchio di una inconcludenza in cui si riflette anche una caduta di impegno critico.(25) L'interesse dei giornali volge altrove. Il " Journal des Sgavans "(26) segnala i Panegyrici sacri ex postrema editione Italica Latine redditi a R.P. Maxìmiliano Rassler S.J., Dilingae, apud Joannem Casparum Bencard, 1703, ma l'interesse del recensore va ai testi del Rassler posti in appendice, a difesa del principio della sovranità e infallibilità del Papa nel governo della Chiesa, contro gli attacchi del Pufendorf. Sono ancora opere tradotte e ristampate dal Rassler (la Concordia quietis & laboris in oratione, le esposizioni del Miserere e del Magnificat) che attirano l'attenzione del " Journal des Scavans ",(27) ma anche in questo caso nella breve notizia l'accento batte sul valore esemplare della biografia segneriana premessa dal Rassler alla raccolta. Nel 1710 il nome del Segneri compare del tutto incidentalmente nei " Memoires de Trévoux "(28) quando vengono menzionate le opere del Pinamonti; e del tutto marginali anche le presenze dello scrittore nel " Giornale dei Letterati d'Italia " degli Zeno: una breve notizia della stampa Baglioni delle Opere;(29) la segnalazione di due traduzioni francesi: del Conte di Montalant per la Manna dell'anima ovvero Meditations sur les passages choisis de l'Ecriture Sainte pour tous lesjours de l'année (30) e del p. Croiset per Le chretien instruìt de ses devoirs;(31) un brevissimo cenno all'Incredulo senza scusa (32) ricordato come uno dei testi esemplari nella polemica contro il calvinismo.
Il nostro mini-inventario finisce qui, al 1719, con questa menzione del tutto tangenziale. Per gli anni successivi, in pur estesi assaggi parziali, non abbiamo ritrovato nei periodici il nome del Segneri, anche se non escludiamo naturalmente che possa esserci. Basta però una veloce noticina della " Bibliothèque Italique "(33) per dare il senso di un valore
ormai acquisito: Segneri è ricordato, con Francesco Maria Casini, come esempio sommo per l'eloquenza sacra: " il est sur qu'aucun autre n'a reuni plus heureusement la force, l'élégance & la pureté, qu'il l'a fait dans ses Sermons ".
MARTINO CAPUCCI
Università di Bologna
NOTE
1 - Lo spoglio (che è integrale per i giornali stranieri, nell'ambito di una esplorazione a tappeto della presenza che vi ha la cultura italiana) riguarda un nutrito gruppo di periodici. Segnalo con un asterisco quelli nei quali l'opera del Segneri ha lasciato tracce: il "Journal des Scavans" (1655 e sgg. *), le " Philosophical Transactions " (1665 e sgg.), il " Giornale de' letterati " romano (1668 e sgg.), nelle due distinte serie del Nazari e del Ciampini e nella ripresa parmense e modenese (1686-1690 e 1692-1697) del padre Bacchini (*); gli " Acta Eruditorum " di Lipsia (1682 e sgg. *); le "Nouvelles de la Republique des lettres " (1684 e sgg.); la " Biblio-thèque universelle et historique " (1686 e sgg.); P" Histoire des ouvrages des savans " (1687 e sgg. *); la " Synopsis Biblica" (1692 e sg. *); la " Galleria di Minerva " (1696 e sgg. *); i " Memoires de Trévoux " (1701 e sgg- *); la " Bibliothèque choisie " (1703); il " Giornale dei letterati d'Italia " (1710 e sgg. *), la " Bibliothèque ancienne et moderne " (1714); la " Bibliothèque Italique " (1728 e sgg. *).
2 - Il termine di " recensione " sì usa per pura comodità: esso non rende la varia tipologia degli articoli sei-settecenteschi e non appartiene comunque in nessun modo al lessico giornalistico del tempo.
3 - le "Giornale de' Letterati" de Rome (1668-1681), Firenze, Olschki, 1984.
4 - Si tratta dì una tesi di laurea: Il " Giornale de Letterati " (1668-168!). Indagine sulla pubblicistica letteraria del '600, Università di Pavia, a.a. 1979-80 (relatore Dante Isella).
5 - " Giornale de' Letterati ", 1686, fase. XI, pp. 165bis-167bis [ma 171-173].
6 - Per questa formula e per qualche ulteriore osservazione sul Bacchini recensore di letteratura mi permetto di rinviare a un vecchio articolo, Letteratura e giornali dei letterati (1668-1710), nel miscellaneo Scienza e letteratura nella cultura italiana del Settecento, a cura di Renzo Cremante e Walter Tega, Bologna, II Mulino, 1984, pp. 366-69.
7 - Nella trascrizione dei testi intervengo assai moderatamente: regolo lo scambio u/v, la -ti-, -tti-, elimino l’h superflua, normalizzo l'uso dell'accento e dell'apostrofo e intervengo sull'interpunzione. Non invece sull'uso delle maiuscole, che non è mai particolarmente esorbitante.
8 – Pp. 19-26.
9 - P. 591.
10 - P.319.
11 - P. 535.
12 - Ibidem.
13 - Pp. 57-59.
14 Agosto 1691, pp. 380-88: la stampa è sempre la bolognese del Borzaghi.
15 - Gennaio, pp. 1-6.
16 - Giugno, pp. 301-02.
17 - Pp. 345-57.
18 - Pp. 66-68.
19 - " Giornale de' Letterati ", 1692, fase. IV, pp. 110-1220
20 - Pp. 103-05.
21 – La pratique des devoirs des Curez, Lyon, Laurent Bachelu, 1702.
22 - 17 luglio 1702, p. 486.
23 - 1702, novembre e dicembre, pp. 159-68.
24 - Pp. 280-81.
25 - " Se dovessi formar giudicio d'un'opra di tanto nome, al quale mi dichiaro ineguale a fatto, direbbe che tutto vero il prenarrato, si conosce esser diretta questa instruzione di intenzione primaria ai Rettori sagri. Benché letta possi giovare ancora ad ogni altro, di qualunque grado egli sia non solo superiore, ma ancora sudditto, alla guisa che le Carte da navigare sono dissegnate principalmente per li nochieri, e pure non è disdetto a' semplici naviganti di andar più d'una volta a fissarvi i guardi, e a riscontrarle, e a ri-voglierle per minuto. In somma è tutto per tutti, e principalmente sarà di grande profitto a quei Oratori, che la saprano auvivare col loro fiato, quasi languidi tizzi in accese facci ".
26 - 18 febbraio 1704, pp. 99-100.
27 - 30 aprile 1708, pp. 255-56.
28 - Gennaio 1710, pp. 180-81.
29 - X, 1712, pp. 535-36; XV, 1713, pp. 474-75.
30 - XIII, 1713, p. 471.
31 - XIV, 1713, p. 388.
32 - XXXII, 1719, p. 101.
33 - VI, sett.-dic. 1729, pp. 253-55. |