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IL COMPLESSO FORTIFICATO DI TORRE ASTURA

Laura Zecchinelli

 


Veduta aerea del Castello d’Astura.

 

Torre Astura è situata a 12 km a sud di Nettuno lungo la costa, all'interno del comprensorio costituente la porzione meridionale di un'ampia pianura compresa tra Nettuno e il promontorio d’Astura, sede da diversi anni di una base militare italiana del poligono di tiro.
Questa premessa è di non trascurabile importanza se si considera che proprio la presenza dei militari, impedendo l’accesso a tutta l’area e bloccando ogni tentativo di sfruttamento speculativo, ha consentito la tutela pressoché totale di un importante patrimonio storico, naturalistico e archeologico a pochi chilometri da Roma.


Il complesso fortificato di Torre Astura.

 

 

Consistenza e storia dell’edificio

Caratteristiche peculiari del sito di Torre Astura sono l'equilibrio e l'integrazione culturali, oltre allo straordinario valore archeologico e ambientale. Tutto il territorio è ricco di testimonianze antropiche, sia preistoriche sia protostoriche, più o meno evidenti, (segni d’insediamenti abitativi, depositi di frammenti ceramici, resti di ville romane dislocate lungo la costa).


Il promontorio di Torre Astura.


Nell'area attorno alla Torre rimangono i resti di un'antica villa romana d’età repubblicana - imperiale (I secolo a.C. - I secolo d.C.), costituita da due unità residenziali, di cui una posta verso la terra ferma, oggi quasi interamente sepolta dalla sabbia, e l’altra nella zona peninsulare, cioè protesa verso il mare con un basso fondale roccioso (una sorta d’isola), adatto per realizzare le fondazioni d’eventuali costruzioni.
Le due zone della villa erano collegate da un ponte in muratura, con arcate frangiflutti. Tale ponte aveva anche la funzione d’acquedotto, rifornendo così d’acqua dolce la parte a mare della villa.


Resti del ponte di età romana
che univa la villa alla terraferma.


Questa villa sorge in prossimità di una delle più grandi peschiere rettangolari mai realizzate nelle coste del Lazio Meridionale, quasi interamente conservata. Analoghi esempi di peschiera rettangolare si trovano a S. Marinella.


Vasche di antica peschiera.


La peschiera è di forma rettangolare, di dimensioni 170x125 m. circa, con un avancorpo quadrangolare di 42x36 m. che si sviluppa verso sud-ovest, con vasche perimetrali rettangolari dove erano allevati gli esemplari di pesce non adulti; al centro vi sono delle vasche quadrangolari di 25x27 m. divise in quattro porzioni triangolari, dove erano pescati i pesci destinati al mercato.
Aveva dei muri perimetrali e la pavimentazione era costituita dal banco roccioso, ideale per mantenere le condizioni ambientali simili a quelle naturali.
Attaccato a quest’impianto per la piscicoltura, vi era il porto, con orientamento sud-est; era costituito da due moli, in origine ad arcate, poi tamponate, di cui quell’orientale di spessore 6 m. circa e quell’occidentale spesso circa 10 m. L’imboccatura del porto era protetta da un antemurale di 6 m.
Dell’antico porto sono visibili con la bassa marea alcuni resti del tratto occidentale. Poderose scogliere artificiali sono presenti anche nell’area dei moli e ne costituiscono la fondazione.
Nell’avancorpo della peschiera, cioè la parte costruita protesa verso il mare, era situato il faro che serviva per segnalare la presenza del porto e i bassi fondali rocciosi.
Proprio sui resti del faro venne costruita la prima torre d’avvistamento, la cui origine è datata al periodo alto medievale (tra il VIII e X secolo) quando tutta l’area apparteneva ai monaci del Convento di S. Alessio di Roma.


Sezione del Castello d’Astura. Secolo XIX.


La Torre, secondo le testimonianze era a guardia del litorale; come confermato da un appello dell’anno 808, che il papa Leone III inviò a Carlo Magno per chiedere aiuto nella difesa contro i saraceni che minacciavano tutto il litorale.
Fu proprio in quel periodo che lungo la fascia costiera furono adottatemisure difensive e costruite in vari punti del litorale laziale una serie di torri di segnalazione. La realizzazione di Torre Astura fu facilitata dall’impiego di materiale di recupero e di spoglio (marmi, laterizi, frammenti di colonne, basalto), proveniente dalla Villa Romana adiacente, ancora in parte conservata.


A. Piccinni: Il castello di Torre Astura, 1915.


Una prima ricostruzione, che aveva funzione d’avvistamento e di segnalazione alle popolazioni dell’entroterra della presenza di navi pirata saracene, fu opera tra il IX e il X secolo dei conti di Tuscolo, quando questi erano signori di Nettuno e avevano il controllo della costa a sud di Roma.
In quel periodo la torre era un edificio isolato, collegato alla terra ferma da un pontile di legno. La prima data certa che fa cenno ad una costruzione denominata Torre Astura risale al 1193 quando il territorio di Nettuno era sotto il controllo della signoria dei Frangipane ed è in questo periodo che venne realizzato un vero e proprio fortilizio, secondo le regole dell’architettura militare medievale. L’edificio si fondava direttamente sulla parte dell’avancorpo della peschiera romana, riutilizzandone la porzione meglio conservata; la struttura fu per questo fortemente condizionata, nelle dimensioni e soprattutto nella forma, dalle preesistenze.
La costruzione medievale era costituita da un recinto quadrilatero di circa 30x25 m., alto 10 m. circa con merlatura di tipo guelfo; aveva una struttura in tufelli rettangolari di circa 12x6 cm., disposti a corsi orizzontali e paralleli, uniti con poca malta. Il mastio quadrato di maggiore altezza era addossato al muro perimetrale, sud.


Veduta aerea della peschiera di Astura.


All’interno, un ballatoio realizzato in legno, lungo tutto il perimetro delle mura, consentiva la difesa su ogni lato della costruzione.
L’ingresso alla fortificazione era garantito da un ponte levatoio posizionato sul lato nord, lateralmente alla costruzione, tramite il quale si accedeva attraverso un pontile di legno che poggiava sulle sottostanti vasche della grande peschiera. Inoltre ad ostacolare l’avvicinarsi all’edificio contribuiva la massiccia presenza dei ruderi della peschiera (resti dei muri perimetrali) che affioravano visibilmente dall’acqua.
Nel 1268 Torre Astura fu luogo del tradimento operato nei confronti di Corradino di Svevia. Il giovane re si era rifugiato ad Astura per raggiungere Pisa, ma qui fu catturato da Giovanni Frangipane, allora signore d’Astura, rinchiuso nel Castello e successivamente consegnato nelle mani dei nemici per essere ucciso.
Astura passò poi sotto la proprietà di Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, come risulta da una bolla del 1303, conservata nell’Archivio Caetani.
Nel 1328, l’edificio subì notevoli danni da parte dei seguaci dell’imperatore Ludovico il Bavaro; la costruzione era sorvegliata, infatti, da Angelo Francesco Malabranca che aveva abbandonato la fazione imperiale e vi si era opposto. La fortificazione fu allora gravemente danneggiata, soprattutto sui lati più esposti verso il mare, mentre si mantenne pressoché integro il lato nord.


Ponte in muratura,
frutto di trasformazioni ottocentesche.


Dopo la metà del XIV secolo, nel 1367, Torre Astura venne ceduta a Rinaldo e Giordano Orsini.
Di questa fase, nella costruzione, non si è rilevata traccia d’alcun intervento, forse anche in ragione del fatto che la famiglia Orsini detenne l’edificio solo per un breve periodo di tempo, fino al 1426, anno in cui la torre fu ceduta insieme al territorio di Nettuno al Papa Martino V, il quale la dispose a favore del nipote Antonio Colonna.
Da quel momento in poi Torre Astura fu in mano alla potente famiglia dei Colonna (signori del feudo di Nettuno) fino al 1594, anno in cui fu venduta da Marcantonio Colonna, alla Camera Apostolica.
Ed è proprio sotto la Signoria dei Colonna, che si ravvisano grossi lavori d’ampliamento e trasformazione del fortilizio, dettati essenzialmente da ragioni strategiche di difesa militare.
Nel XV secolo il pericolo più forte è rappresentato dalle invasioni dei pirati turchi e l’architettura militare si adegua con nuovi sistemi costruttivi anche in ragione della scoperta della polvere da sparo e quindi dell’utilizzo delle armi da fuoco.
Il mastio della precedente fortificazione medievale, viene modificato e trasformato da quadrato in pentagonale, assumendo così un aspetto più consono all’architettura militare del tempo. In esso si realizza una scala interna in muratura, in sostituzione di quella esistente di legno, e si costruiscono le mensole (beccatelli), di cui si notano ancora i fori, gli archetti muniti di piombatoie e il coronamento.
Il mastio di Torre Astura, si configura ancora come prototipo del bastione, con il saliente appunto che meglio riusciva ad attutire l’urto delle armi da fuoco.
Presumibilmente questo intervento si deve all’architetto Mariano di Giacomo detto il Taccola.


Particolare del mastio.


L’architetto militare senese, facente parte della cerchia dei Sangallo, fu operante fino al 1458, per cui si ritiene che il suo intervento sul mastio sia anteriore al 1450. In questa fase dei lavori, il recinto medievale fu innalzato di 5 m. e sul lato nord fu realizzata una volta a botte leggermente ribassata che serviva a coprire un ambiente dove la guarnigione sostava per la sorveglianza. Inoltre, la copertura a volta sosteneva un ballatoio in muratura, utilizzato come piazza d’armi (spazio nel quale era posizionata l’artiglieria pesante).
I lavori sicuramente si succedettero in più fasi perché a spingere questa rapida trasformazione fu soprattutto il papa Pio V il quale, nel 1567, ordinò di attuare, lungo le coste pontificie, un organico sistema difensivo cui Astura, punto nevralgico, doveva adeguarsi.
I muri di tutto l’edificio furono rinforzati e la base della torre fu dotata di un robusto muro a scarpa.
La fortificazione fu ampliata verso il mare, a sud, sui resti ancora esistenti dell’avancorpo della peschiera romana, costruendo un ulteriore recinto, in modo da rendere il mastio in posizione baricentrica rispetto alle mura che lo circondavano e avere così una fortezza nella fortezza.


Il mastio è trasformato in pentagonale,
forse dal Taccola nella metà del quattrocento.


Proprio sul fronte mare aperto fu realizzata la cannoniera (troniera), atta ad ospitare i pezzi d’artiglieria pesante (cannoni e colubrine), tutt’oggi visibile; ha forma rettangolare, coperta con tre volte a crociera e dotata d’aperture su tutti e tre i lati, caratterizzate da un’accentuata strombatura.
Rilievi diretti hanno evidenziato che ancora in quel periodo, furono utilizzati i frammenti e i resti di ciò che esisteva della villa romana, come dimostra il rocchio di colonna inglobato nella muratura mista della cannoniera.
Il fronte mare fu quasi interamente rivestito con pietre di basalto di forma irregolare, probabilmente provenienti dalla non lontana Via Severiana (antica strada romana che collegava Ostia a Terracina).
Verso sud-ovest fu creato un restringimento del fronte, in modo da ottenere un passaggio obbligato, proprio sotto il mastio.
Quest’ultimo venne potenziato con la costruzione di una torretta semicircolare più bassa, con merlatura ghibellina annessa. La torretta serviva per poter avvisare immediatamente il nemico da tutte le direzioni del mare.


Francesco Corni: disegno assonometrico del castello d’Astura.
Secolo XX.


Anche l’ingresso originario alla fortificazione fu cambiato: fu tamponato l’antico ponte levatoio (il tipo di muratura utilizzata a fasce orizzontali in quadrelloni di tufo, di dimensioni 40x50 cm. alternate a fasce di mattoni, testimonia questa fase storica) e ne fu realizzato uno nuovo e tecnicamente più innovativo, manovrato dall’alto, posizionato verso la parete est in corrispondenza del secondo recinto.
Al ponte levatoio si arrivava tramite un lungo ponte che oggi è in muratura (frutto di trasformazioni ottocentesche), il quale poggia su una serie di vasche romane allineate. Questo ponte, piega verso est fiancheggiando il fortilizio fino a giungere al ponte levatoio. Tale percorso è riconducibile ai nuovi sistemi di difesa che indicavano nella difesa radente uno dei possibili modi per fronteggiare il nemico.


Nel 1831 diviene proprietà dei Borghese


Le pareti del recinto della fortificazione furono comunque dotate di bertesche (o garitte) in muratura; sorrette da mensole in pietra, di cui rimane solo quella della parete nord (prospetto verso terra), posizionata quasi centralmente, sporgente dalle mura per l’avvistamento e il combattimento dall’alto (consistente nella difesa piombante), e per il riparo delle sentinelle.
Atestimonianza di tutti i notevoli interventi di adeguamento migliorativi e di ampliamento che furono svolti in almeno due grosse fasi, vi è lo stemma marmoreo posizionato sulla finestra della parete nord.
Notevolmente interessanti sono alcuni graffiti, rinvenuti durante dei rilievi, sugli sguanci della stessa finestra, appartenenti al medesimo periodo, sicuramente un tempo tinteggiati vivamente e raffiguranti l’uno un motivo a rosone circolare e l’altro la stilizzazione di motivi marini, ad onde.
Appartiene alla fase rinascimentale della famiglia Colonna la realizzazione del rivestimento a cortina laterizia.
Il complesso fortificato di Torre Astura, insieme al Castello di Nettuno, fu ceduto nel 1594 dalla famiglia Colonna alla Camera Apostolica, la quale lo utilizzò per le operazioni di difesa dalle intrusioni dei pirati, lungo il litorale.
Il fortilizio fu adeguatamente armato, predisposto per svolgere un’intensa attività militare e si presume che proprio in questa fase sia stata realizzata la grande cisterna posizionata interamente sotto il cortile superiore, per consentire in caso di assedio l’approvvigionamento idrico dei soldati.
Da numerosi documenti del XVIII secolo, trovati all’Archivio di Stato Romano e alla Biblioteca Vaticana, si evince la notevole dotazione di artiglieria di cui disponeva il fortilizio durante il periodo di maggiore e più intensa attività; vi pernottavano 24 uomini ed era in condizioni tali da necessitare di restauri delle murature e dei ponti.
Tra il secolo XVII e XVIII, Torre Astura è soggetta a diversi interventi d’integrazione essendo ancora considerata una delle vedette più importanti del litorale laziale.
Gli interventi successivi furono solo manutentivi, anche perché già a partire dal XVIII secolo la Torre non aveva più necessità di svolgere le funzioni di difesa previste precedentemente.
Perdendo quindi le funzioni per cui era stato costruito, sempre in questo periodo, il fortilizio subì dei cambiamenti volti a trasformarlo in abitazione, con la creazione di ambienti in corrispondenza della piazza d’armi e intorno al cortile superiore.
Di conseguenza il mastio fu dotato di una copertura a tetto a cinque falde, perdendo il coronamento a beccatelli originario, l’aspetto severo e militare che aveva un tempo e quindi esaurendo definitivamente la sua funzione. Questa significativa trasformazione è documentata sulla trave verticale in castagno della struttura di sostegno, recante l’indicazione dell’anno 1606, anno in cui furono apportate al manufatto le modifiche specificate.
Dal 1831, Torre Astura divenne proprietà dei Borghese, i quali cercarono di adattare l’edificio a dimora per utilizzarla nei periodi di caccia o di riposo al mare. Al suo interno, nel cortile inferiore, fu organizzato un bel giardino, verso la cannoniera; vennero realizzati gli ambienti di servizio (cucina e bagno) annessi al mastio, da cui si accede tramite il ballatoio della piazza d’armi. Parte della facciata della torre, verso il mare, venne intonacata, coprendo tutto il paramento laterizio della fase precedente.
In seguito i Borghese intorno agli anni Settanta del Novecento dovettero cedere Torre Astura al Ministero della Difesa, e che venne quindi compresa nel territorio del Poligono Militare.


Tra il sec. XVII e XVIII, Torre Astura è considerata una
delle vedette più importanti del litorale laziale.

 


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