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NETTUNO
LA SUA STORIA

 

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IL "CASTELLO" DI NETTUNO

Maria Luisa Del Giudice

 


Il “Castello “ di Nettuno.

 

Per interpretare correttamente i documenti storici giunti fino a noi, che ci aiutano a capire l’evoluzione della nostra città, è necessario sapere, in premessa, che i nomi che noi attualmente diamo ai vari luoghi, in origine erano diversi.

Oggi, per indicare l’area all’interno delle mura, è consolidato il termine“borgo”, mentre anticamente, veniva chiamato “Castra” o“Castello”, ed il “borgo”, contrazione di “sobborgo”, era l’insediamento (d’epoca successiva) ubicato fuori della cinta muraria.

Ancora oggi alcuni, sbagliando, chiamano “Castello” il Forte Sangallo, che appunto è una “Fortezza” e non un “Castello”.


Torre nord est del recinto medievale.
di Georg Keil.

 

Tutte le città fortificate, anticamente, erano denominate “Castello” e quindi anche Nettuno si poteva fregiare di quest’appellativo. Ciò è comprovato da diversi manoscritti, dove si ritrova la dicitura “Castrum Neptuni” cioè “Castello di Nettuno”, proprio per indicare l’area fortificata abitata, che, dotata di portone d’ingresso, la sera veniva chiusa e protetta, fino alle luci dell’alba del giorno successivo. In quest’area vivevano i nettunesi, mentre i forestieri di passaggio venivano alloggiati nel “borgo” e cioè al di fuori delle mura.

Il “Forte” di Nettuno, poi, è concepito proprio come prototipo di fortezza, difendibile, con le avanzate tecniche militari innovative dell’epoca, con soli otto uomini.

Il primo nucleo abitativo dell’attuale città di Nettuno, risale all’epoca romana, contrariamente a quanto ipotizzato per lungo tempo dai numerosi scrittori, studiosi del territorio, che datavano i primi insediamenti soltanto ad epoca medievale.


Schema del primo insediamento abitativo.
Disegno dell’autrice.


Schema dell’ampliamento urbano,
con la realizzazione del secondo insediamento abitativo.
Disegno dell’autrice.

 

La datazione risalente al periodo romano, oltre alle ultime teorie degli storici, che si sono dedicati allo studio del territorio in maniera approfondita e scientifica, ai copiosi resti archeologici ritrovati nell’area, possiamo dedurla anche dall’impostazione morfologica e urbanistica del “borgo”.

Osservando con attenzione lo schema planimetrico del costruito all’interno della cinta muraria fortificata, si può notare che, nella parte più alta della cittadella, vi è un reticolo viario regolare che fa presupporre un insediamento, appunto d’epoca romana.

Inoltre, si può chiaramente notare una parte centrale libera, che coincide con l’attuale area occupata dalla Collegiata di S. Giovanni, in precedenza coincidente a sua volta con la Collegiata demolita nel XVIII secolo e che forse coincise con la posizione di un tempio che la maggioranza degli storici vuole fosse dedicato a Poseidone, dio del mare. Quest’area, centrale rispetto al reticolo più fitto delle altre costruzioni, è anche la zona più alta di questa parte di litorale, che ben si prestava alla consuetudine radicata nell’antichità di voler posizionare un edificio importante che doveva essere visto anche in lontananza, sia da terra sia soprattutto dal mare. Molto probabile, quindi, che nella parte nord, sul colle più alto, sia sorto un tempio dedicato proprio al dio Nettuno, che successivamente ha dato il nome all’intero agglomerato urbano.


Pianta del Castello di Nettuno nell’Ottocento.

 

La parte più a sud, nel tratto altimetricamente più basso dell’area, invece, presenta la tipica struttura medioevale, meno regolare, più sinuosa, a testimoniare che sicuramente in quel periodo vi fu un ampliamento dell’abitato verso quel lato. Poiché il periodo interessato a quest’espansione è quello che coincide con le scorribande saracene sulle coste laziali, alcuni studiosi ipotizzano, portando a favore della loro tesi i colori sgargianti del costume tradizionale nettunese, unico nel suo genere, che proprio in quest’area vi sia stato un insediamento dei “mori”, pirati, che arrivati per effettuare saccheggi e ruberie vi si siano poi trovati così bene da decidere di restarvi a vivere stabilmente.

Nel secondo nucleo, viene a sua volta individuata un’area libera, una piazza, su cui affaccia il Palazzo Baronale (realizzato in due fasi successive), che ha due prospetti longitudinali importanti, uno frontestante il primo insediamento, rivolto verso la Chiesa di S. Giovanni, l’altro prospiciente le nuove abitazioni, quasi a formare una “cerniera” tra le due parti dell’agglomerato urbano.

Anche nell’area del nuovo insediamento, venne realizzata comunque una piccola chiesa, oggi scomparsa, dedicata al SS. Sacramento.


Chiesa del SS. Sacramento
situata al centro di piazza Colonna.


Il Palazzo feudale si pone inoltre strategicamente, in posizione centrale rispetto ai due nuclei, non solo, ma con il lato corto, dotato di torrione e contenente il polo difensivo del posto di guardia, sottolinea la protezione dell’ingresso principale dell’abitato e di tutta la comunità.
Altro elemento di cui tener conto, fondamentale per la vita quotidiana è l’acqua.
Nelle mappe viene sempre segnata la fonte che serviva ai bisogni quotidiani dei nettunesi. Accanto ad essa sorgeva anche la “Mola”, dove veniva macinato il grano conservato nei “pozzi di grano”, toponimo originario della Piazza Mazzini, situati immediatamente vicino al posto di guardia.

E’ interessante rilevare come ancor oggi si conservi questo dualismo di attività e di vita del borgo: la parte religiosa naturalmente svolta di fronte alla Chiesa di S. Giovanni, ulteriormente allargata con la demolizione delle piccole abitazioni di fronte alla chiesa e quindi messa in comunicazione diretta con il Palazzo, la parte ricreativa “laica” nella piazza su cui affaccia anche Palazzo Pamphilj.

L’ipotesi di un insediamento romano all’interno delle mura, oltre alle considerazioni sopra elencate, non può essere avvalorata da ritrovamenti di ceramiche di epoca romana o resti murari strutturali importanti, ma ciò non toglie che si potrebbe avviare uno studio più approfondito “sul campo” per nuove ricerche o addirittura nuove scoperte chiarificatrice sulla datazione della città. E’ certa invece, la datazione consolidata, in un periodo compreso tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII, quando la popolazione che viveva nei pressi del porto neroniano, per avere un rifugio in un luogo più alto e quindi meglio difendibile, si spostò a ridosso del tempio dedicato al dio Nettuno.

Nei secoli successivi, X e XI, due papi si prodigarono nel proteggere e fortificare l’abitato. Papa Giovanni X riuscì ad aggregare l’esercito pontificio con le milizie dei ducati centro meridionali e la flotta bizantina, creando la “Lega cristiana” e sconfiggendo i saraceni con un’epica battaglia sul fiume Garigliano nel 916; il suo successore, papa Benedetto VIII della famiglia dei Conti di Tuscolo, approvò la fortificazione del nucleo abitativo di Nettuno, che gli stessi abitanti dotarono di mura, torrioni, fossato e bastioni.

Si gettarono le basi per il “Castrum Neptuni”. Sotto il governatorato di Roberto Orsini, nel 1380, si porta a termine l’ampliamento del Castello di Nettuno.
Le otto torri della cinta muraria difensiva appaiono oggi tutte, più o meno, smantellate e deformate. Le difese furono completate dalla parte di terra deviando con un condotto artificiale l’acqua del Fosso del Quinto, che oltre a riempire il fossato alla base delle mura alimentava l’acqua del molino. L’acqua potabile era invece assicurata dall’abbondante flusso della Fontana Vecchia.

L’unico ingresso cittadino era posto all’altezza della facciata del Palazzo Camerale che prospetta su Piazza Mazzini. Dopo aver superato il fossato con un ponte di legno, munito di rastelli, si accedeva nel posto di guardia; attraverso altre due successive porte si poteva infine entrare in Piazza della Rocca, e per un ripido vicolo, in piazza Colonna, dove prospettava la muraglia compatta del Palazzo Orsini. Un potenziamento difensivo fu operato intorno al 1625 da Urbano VIII con la costruzione del baluardo di sud est.


Torre e mura di terra
nella prima metà del Novecento.
di R. Alfonsi.

 

Nel tardo Ottocento, dopo aver interrato il fossato, fu aperto l’ingresso di levante dove in precedenza vi era una piccola posterla, detta il buco, ed in epoca fascista quello di Via del Quartiere, sotto il baluardo di terra. Il cammino di ronda sopra le mura, dopo essere stato interrotto nel Seicento dal Palazzo Pamphilj e da quello dei Segneri, è stato in gran parte invaso da altre costruzioni private. Dopo il potenziamento di Urbano VIII furono posti sulle mura due stemmi del pontefice; uno nel nuovo torrione di levante in coppia con quello di monsignore Pier Donato Cesi ed un altro più spostato verso ponente; questo secondo stemma papale è oggi scomparso.

 

L’iscrizione latina posta nelle mura che fronteggiano il mare, sotto
lo stemma di Pio IX, ricorda il loro restauro, voluto da questo papa nel 1870.

 

A PIO IX PONTEFICE MASSIMO
DIFENSORE DELLA GIUSTIZIA
PERCHE’
ORDINO’ DI MANDARE AD ESECUZIONE
LA SENTENZA DELLA SACRA ROTA
FIRMATA DOPO CONTROVERSIE GIUDIZIARIE
DAL REV.MO PADRE D. MARINI
IL 29 NOV. 1830
CHE ASSEGNAVAAL FISCO L’ONERE
DI RESTAURARE LE MURA CASTELLANE DI NETTUNO
E DI COSTRUIRE SUBITO UNA STRADA BEN SOLIDA
LUNGO LA SPONDA DEL MARE.
I DECURIONI ED I CITTADINI DI NETTUNO
NELL’ANNO 1870

 


Epigrafe posta sulle mura.

 


Il recinto medievale prima della costruzione
del porto di Nettuno.
di R. Alfonsi.

I primi anni del Novecento sono caratterizzati da numerosi lavori di adattamento delle abitazioni, tali modifiche spesso non tengono in considerazione l’importanza storica delle mura.

Il cammino di ronda che serviva alle guardie per controllare l’arrivo di eventuali nemici, “la marciaronda”, sopra le mura, dopo essere stato interrotto nel Seicento dal Palazzo Pamphilj e da quello dei Segneri, fu in gran parte invaso da altre costruzioni private. Durante il periodo del ventennio fascista, fu aperto un altro ingresso, quello di Via del Quartiere, sotto il baluardo di terra.

Durante lo sbarco anglo americano tutta la costa fu cannoneggiata da mare e bombardata dal cielo. Anche nel borgo vi furono delle distruzioni.

Il Novecento portò molti altri numerosi lavori all’interno delle mura, in particolare nel dopoguerra, con l’inserimento in tutte le case dei servizi igienici, in molte di esse di strutture non previste (come interventi in cemento armato o ascensori etc...). Sta ormai anche alla sensibilità di tutti, oltre che alle leggi previste per la salvaguardia dei Centri Storici, la protezione e la trasmissione al futuro di strutture architettoniche ed urbanistiche così importanti, spesso non da tutti conosciute e valorizzate.


OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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