Il “Castello “ di Nettuno. |
Per interpretare correttamente i documenti storici giunti fino a noi,
che ci aiutano a capire l’evoluzione della nostra città, è necessario
sapere, in premessa, che i nomi che noi attualmente diamo ai vari
luoghi, in origine erano diversi.
Oggi, per indicare l’area all’interno delle mura, è consolidato il termine“borgo”, mentre anticamente, veniva chiamato “Castra” o“Castello”, ed il “borgo”, contrazione di “sobborgo”, era l’insediamento
(d’epoca successiva) ubicato fuori della cinta muraria.
Ancora oggi alcuni, sbagliando, chiamano “Castello” il Forte
Sangallo, che appunto è una “Fortezza” e non un “Castello”.
Torre nord est del recinto medievale.
di Georg Keil. |
Tutte le città fortificate, anticamente, erano denominate “Castello” e
quindi anche Nettuno si poteva fregiare di quest’appellativo. Ciò è
comprovato da diversi manoscritti, dove si ritrova la dicitura “Castrum Neptuni” cioè “Castello di Nettuno”, proprio per indicare
l’area fortificata abitata, che, dotata di portone d’ingresso, la sera veniva
chiusa e protetta, fino alle luci dell’alba del giorno successivo. In
quest’area vivevano i nettunesi, mentre i forestieri di passaggio venivano
alloggiati nel “borgo” e cioè al di fuori delle mura.
Il “Forte” di Nettuno, poi, è concepito proprio come prototipo di
fortezza, difendibile, con le avanzate tecniche militari innovative dell’epoca,
con soli otto uomini.
Il primo nucleo abitativo dell’attuale città di Nettuno, risale all’epoca
romana, contrariamente a quanto ipotizzato per lungo tempo
dai numerosi scrittori, studiosi del territorio, che datavano i primi
insediamenti soltanto ad epoca medievale.
Schema del primo insediamento abitativo.
Disegno dell’autrice.
Schema dell’ampliamento urbano,
con la realizzazione del secondo
insediamento abitativo.
Disegno dell’autrice.
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La datazione risalente al periodo romano, oltre alle ultime teorie
degli storici, che si sono dedicati allo studio del territorio in maniera
approfondita e scientifica, ai copiosi resti archeologici ritrovati nell’area,
possiamo dedurla anche dall’impostazione morfologica e
urbanistica del “borgo”.
Osservando con attenzione lo schema planimetrico del costruito
all’interno della cinta muraria fortificata, si può notare che, nella parte
più alta della cittadella, vi è un reticolo viario regolare che fa presupporre
un insediamento, appunto d’epoca romana.
Inoltre, si può chiaramente notare una parte centrale libera, che
coincide con l’attuale area occupata dalla Collegiata di S. Giovanni, in
precedenza coincidente a sua volta con la Collegiata demolita nel
XVIII secolo e che forse coincise con la posizione di un tempio che la
maggioranza degli storici vuole fosse dedicato a Poseidone, dio del
mare. Quest’area, centrale rispetto al reticolo più fitto delle altre
costruzioni, è anche la zona più alta di questa parte di litorale, che ben
si prestava alla consuetudine radicata nell’antichità di voler
posizionare un edificio importante che doveva essere visto anche in
lontananza, sia da terra sia soprattutto dal mare. Molto probabile,
quindi, che nella parte nord, sul colle più alto, sia sorto un tempio
dedicato proprio al dio Nettuno, che successivamente ha dato il nome
all’intero agglomerato urbano.
Pianta del Castello di Nettuno nell’Ottocento. |
La parte più a sud, nel tratto altimetricamente più basso dell’area,
invece, presenta la tipica struttura medioevale, meno regolare, più
sinuosa, a testimoniare che sicuramente in quel periodo vi fu un
ampliamento dell’abitato verso quel lato. Poiché il periodo interessato
a quest’espansione è quello che coincide con le scorribande saracene
sulle coste laziali, alcuni studiosi ipotizzano, portando a favore della
loro tesi i colori sgargianti del costume tradizionale nettunese, unico
nel suo genere, che proprio in quest’area vi sia stato un insediamento
dei “mori”, pirati, che arrivati per effettuare saccheggi e ruberie vi si
siano poi trovati così bene da decidere di restarvi a vivere stabilmente.
Nel secondo nucleo, viene a sua volta individuata un’area libera,
una piazza, su cui affaccia il Palazzo Baronale (realizzato in due fasi
successive), che ha due prospetti longitudinali importanti, uno frontestante
il primo insediamento, rivolto verso la Chiesa di S. Giovanni,
l’altro prospiciente le nuove abitazioni, quasi a formare una “cerniera”
tra le due parti dell’agglomerato urbano.
Anche nell’area del nuovo insediamento, venne realizzata comunque
una piccola chiesa, oggi scomparsa, dedicata al SS. Sacramento.
Chiesa del SS. Sacramento
situata al centro di piazza Colonna. |
Il
Palazzo feudale si pone inoltre strategicamente, in posizione centrale
rispetto ai due nuclei, non solo, ma con il lato corto, dotato di torrione
e contenente il polo difensivo del posto di guardia, sottolinea la protezione
dell’ingresso principale dell’abitato e di tutta la comunità.
Altro
elemento di cui tener conto, fondamentale per la vita quotidiana è l’acqua.
Nelle mappe viene sempre segnata la fonte che serviva ai bisogni
quotidiani dei nettunesi. Accanto ad essa sorgeva anche la “Mola”, dove
veniva macinato il grano conservato nei “pozzi di grano”, toponimo originario
della Piazza Mazzini, situati immediatamente vicino al posto di guardia.
E’ interessante rilevare come ancor oggi si conservi questo dualismo
di attività e di vita del borgo: la parte religiosa naturalmente svolta
di fronte alla Chiesa di S. Giovanni, ulteriormente allargata con la
demolizione delle piccole abitazioni di fronte alla chiesa e quindi
messa in comunicazione diretta con il Palazzo, la parte ricreativa “laica” nella piazza su cui affaccia anche Palazzo Pamphilj.
L’ipotesi di un insediamento romano all’interno delle mura, oltre
alle considerazioni sopra elencate, non può essere avvalorata da
ritrovamenti di ceramiche di epoca romana o resti murari strutturali
importanti, ma ciò non toglie che si potrebbe avviare uno studio più
approfondito “sul campo” per nuove ricerche o addirittura nuove
scoperte chiarificatrice sulla datazione della città. E’ certa invece, la
datazione consolidata, in un periodo compreso tra la fine del VI secolo
e l’inizio del VII, quando la popolazione che viveva nei pressi del
porto neroniano, per avere un rifugio in un luogo più alto e quindi
meglio difendibile, si spostò a ridosso del tempio dedicato al dio
Nettuno.
Nei secoli successivi, X e XI, due papi si prodigarono nel
proteggere e fortificare l’abitato. Papa Giovanni X riuscì ad aggregare
l’esercito pontificio con le milizie dei ducati centro meridionali e la
flotta bizantina, creando la “Lega cristiana” e sconfiggendo i saraceni
con un’epica battaglia sul fiume Garigliano nel 916; il suo successore,
papa Benedetto VIII della famiglia dei Conti di Tuscolo, approvò la
fortificazione del nucleo abitativo di Nettuno, che gli stessi abitanti
dotarono di mura, torrioni, fossato e bastioni.
Si gettarono le basi per
il “Castrum Neptuni”. Sotto il governatorato di Roberto Orsini, nel
1380, si porta a termine l’ampliamento del Castello di Nettuno.
Le otto
torri della cinta muraria difensiva appaiono oggi tutte, più o meno,
smantellate e deformate. Le difese furono completate dalla parte di
terra deviando con un condotto artificiale l’acqua del Fosso del
Quinto, che oltre a riempire il fossato alla base delle mura alimentava
l’acqua del molino. L’acqua potabile era invece assicurata dall’abbondante
flusso della Fontana Vecchia.
L’unico ingresso cittadino era
posto all’altezza della facciata del Palazzo Camerale che prospetta su
Piazza Mazzini. Dopo aver superato il fossato con un ponte di legno,
munito di rastelli, si accedeva nel posto di guardia; attraverso altre
due successive porte si poteva infine entrare in Piazza della Rocca, e
per un ripido vicolo, in piazza Colonna, dove prospettava la muraglia
compatta del Palazzo Orsini. Un potenziamento difensivo fu operato
intorno al 1625 da Urbano VIII con la costruzione del baluardo di sud
est.
Torre e mura di terra
nella prima metà del Novecento.
di R. Alfonsi. |
Nel tardo Ottocento, dopo aver interrato il fossato, fu aperto l’ingresso
di levante dove in precedenza vi era una piccola posterla, detta
il buco, ed in epoca fascista quello di Via del Quartiere, sotto il baluardo
di terra. Il cammino di ronda sopra le mura, dopo essere stato
interrotto nel Seicento dal Palazzo Pamphilj e da quello dei Segneri, è
stato in gran parte invaso da altre costruzioni private. Dopo il potenziamento
di Urbano VIII furono posti sulle mura due stemmi del pontefice;
uno nel nuovo torrione di levante in coppia con quello di monsignore
Pier Donato Cesi ed un altro più spostato verso ponente;
questo secondo stemma papale è oggi scomparso.
L’iscrizione latina posta nelle mura che fronteggiano il mare, sotto
lo stemma di Pio IX, ricorda il loro restauro, voluto da questo papa nel 1870.
A PIO IX PONTEFICE MASSIMO
DIFENSORE DELLA GIUSTIZIA
PERCHE’
ORDINO’ DI MANDARE AD ESECUZIONE
LA SENTENZA DELLA SACRA ROTA
FIRMATA DOPO CONTROVERSIE GIUDIZIARIE
DAL REV.MO PADRE D. MARINI
IL 29 NOV. 1830
CHE ASSEGNAVAAL FISCO L’ONERE
DI RESTAURARE LE MURA CASTELLANE DI NETTUNO
E DI COSTRUIRE SUBITO UNA STRADA BEN SOLIDA
LUNGO LA SPONDA DEL MARE.
I DECURIONI ED I CITTADINI DI NETTUNO
NELL’ANNO 1870 |
Epigrafe posta sulle mura. |
Il recinto medievale prima della costruzione
del porto di Nettuno.
di R. Alfonsi. |
I primi anni del Novecento sono caratterizzati da numerosi lavori di
adattamento delle abitazioni, tali modifiche spesso non tengono in
considerazione l’importanza storica delle mura.
Il cammino di ronda
che serviva alle guardie per controllare l’arrivo di eventuali nemici, “la
marciaronda”, sopra le mura, dopo essere stato interrotto nel Seicento
dal Palazzo Pamphilj e da quello dei Segneri, fu in gran parte invaso
da altre costruzioni private. Durante il periodo del ventennio fascista,
fu aperto un altro ingresso, quello di Via del Quartiere, sotto il baluardo
di terra.
Durante lo sbarco anglo americano tutta la costa fu cannoneggiata
da mare e bombardata dal cielo. Anche nel borgo vi
furono delle distruzioni.
Il Novecento portò molti altri numerosi
lavori all’interno delle mura, in particolare nel dopoguerra, con l’inserimento
in tutte le case dei servizi igienici, in molte di esse di strutture
non previste (come interventi in cemento armato o ascensori
etc...). Sta ormai anche alla sensibilità di tutti, oltre che alle leggi previste
per la salvaguardia dei Centri Storici, la protezione e la trasmissione
al futuro di strutture architettoniche ed urbanistiche così importanti,
spesso non da tutti conosciute e valorizzate. |