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NETTUNO
LA SUA STORIA

 

Giancarlo Baiocco - Laura Baiocco
Eugenio Bartolini - Chiara Conte
Maria Luisa Del Giudice - Francesco Di Mario
Agnese Livia Fischetti - Arnaldo Liboni
Vincenzo Monti - Rocco Paternostro
Alberto Sulpizi - Laura Zecchinelli

 

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LA PREISTORIA

Arnaldo Liboni

 

L’Uomo Erectus

L’Homo erectus, l’uomo fabbricatore di utensili che conosceva il fuoco ed aveva un certo grado di aggregazione attorno ad un riparo, partì dall’Africa 1.500.000 anni fa e si attestò nella nostra regione in zone alte e piane, intorno a Frosinone, 850.000 anni fa.

Successivamente, seguendo nella caccia gli spostamenti di animali preistorici, come l’elefante, l’ippopotamo, il rinoceronte, l’orso, il bove primitivo, è sceso nell’Agro Pontino ed è giunto fino alla spiaggia tirrenica.

La presenza di amigdale e di altri strumenti più piccoli, molto taglienti che servivano per scuoiare gli animali di grossa taglia provano che l’Homo erectus ha visitato e percorso i territori di Astura e di Nettuno, a partire da 450.000 anni fa.

Accampamenti per le sue attività di macellazione sono documentati sulla riva sinistra e destra dell’Astura, nei pressi di Borgo Montello, lungo il corso del Femminamorta, affluente dell’Astura, sulla spiaggia di Nettuno, in località Cretarossa, e sulla riva sinistra dell’antico corso del fiume Loricina.

A Campoverde, sul fosso Pane e Vino, esisteva un piccolo insediamento dove venivano scuoiati animali di grossa taglia. Così pure, alle Cinfonare, vicino alle Ferriere, sono stati trovati piccoli strumenti, un bifacciale e copiosi resti fossili di animali.

Presso S.Rocco sono state raccolte schegge in selce riferibili all’ Homo erectus, oltre ad ossa e molari di elefante; anche alla foce del fosso Foglino, nel Poligono militare, sono emersi, dalle antiche stratigrafie vulcaniche resti fossili di animali preistorici che caratterizzavano l’habitat dell’Homo erectus.

 


Chopper bifacciale
(Cretarossa, Nettuno).

Chopper bifacciale
(Torre del Giglio, Le Ferriere).

 

L’Uomo di Neanderthal

Dopo la scomparsa di Homo erectus compare sul nostro territorio un altro uomo, l’Homo sapiens neanderthalensis, in un periodo che va da 50.000 anni fa circa, in un ambiente caratterizzato da una terribile glaciazione che portò i ghiacciai su tutto l’Appennino, fino a lambire la Piana Pontina.

Questo tipo di uomo ha caratteristiche diverse, sia somatiche che culturali, dal precedente. E’ più evoluto, e visse con uno strumentario limitato fatto di tre tipi di strumenti: una lama, una punta, un raschiatoio, ricavati da piccoli ciottoli con una tecnica nuova di scheggiatura, che si rinvenivano sul terreno e lungo i corsi d’acqua.

Tutto il territorio, dove si aggirava per cacciare animali di grossa taglia, presenta strumenti sparsi in superficie, a livello sporadico e concentrato. Le zone più frequentate erano lungo i corsi d’acqua, con preferenza per le quote emergenti e panoramiche dove viveva e lavorava.

I Neanderthaliani abitavano occasionalmente entro grotte naturali, ma soprattutto all’aperto, aggregati attorno ad un focolare e protetti da ripari fatti con elementi naturali, ricavati dalla boscaglia. Nel nostro territorio i suoi siti sono stati localizzati un po’ ovunque: a Cretarossa, sopra Vallone Carnevale, a Foglino, all’Acciarella, nel Bosco di Nettuno, alla Seccia, alla Campana, alle Grugnole, nel Bosco di S. Antonio.

L’uomo di Neanderthal stanziò sul territorio per migliaia di anni, da 50.000 a 25.000 anni fa, fino a scomparire; non ne conosciamo le cause; le ipotesi sono molte, forse si integrò con un’altra specie di uomini arrivati successivamente e che hanno lasciato sul terreno strumenti di tecnica diversa.


Scorcio della pineta la Campana

Raschiatoi dell’Uomo di Neanderthal

 

L’Uomo-Sapiens

Questi nuovi ospiti furono gli Aurignaziani di Homo sapiens sapiens dai quali discendiamo e dei quali abbiamo i caratteri somatici. Distinti per la particolarità degli strumenti lasciati troviamo altri uomini affini, conosciuti come Gravettiani ed Epigravettiani.

Tutti questi uomini nuovi appaiono più uniti, concentrati in varie località, e stanziati su una superficie maggiore. Gli animali di taglia grossa erano estinti in zona, e si cacciavano animali più piccoli, ma molto più veloci, con uno strumento nuovo, la zagaglia: un’asta lunga e sottile con inserita alla sommità, nella parte più grossa, una punta particolare detta a “cran”, cioè a tacca. Questa lancia leggera veniva lanciata con un propulsore, un oggetto di legno o un arto di animale, lungo 50 cm circa, per prolungare durante il lancio il braccio del cacciatore.

Lo strumentario litico è molto ricco e complesso; una vera fioritura di oggetti raffinati, come punte, lame, lamelle, raschiatoi, grattatoi, bulini, troncature, cran, strumenti doppi. Si lavora il legno, l’osso e l’avorio degli animali. Si eseguono nelle grotte disegni propiziatori per la caccia, s’intarsia e s’incide con il bulino osso, legno e ciottoli. Nel territorio sono stati individuati siti sopra il tumoleto litoraneo del Poligono Militare, alla Campana, a Foglino, ed alle sorgenti del fosso dell’Intossicata.

Anche questo uomo si trovò coinvolto nell’ultima glaciazione; riuscì a portarsi sino allo scioglimento dei ghiacciai e si trovò nell’età nuova, detta neolitica.

 


Il Vallone Carnevale
presso Torre Astura.

Scavi Archeologi effettuati
a Torre Astura

 

Il Neolitico

Con il termine Neolitico s’intende quel periodo durante il quale gruppi umani divennero produttori di cibo, ed avviarono un processo di trasformazione nella vita e nell’ambiente.

L’Età neolitica è caratterizzata dalla sedentarietà e dall’inizio della coltivazione dei campi, a partire da 10.000 anni a.C. I Luoghi dei cacciatori divennero stanziamenti stabili con villaggi capannicoli, come testimoniano i reperti archeologici, macine, mortai, frumento, orzo, legumi, e si evolsero tra i 7.000 ed i 6.000 anni a.C. Il villaggio assume una cinta di protezione con capanne, case con mattoni crudi, pareti intonacate col fango e luoghi di culto. Si affronta anche il mare, si importa l’ossidiana dalle isole per essere commerciata anche sui rilievi appenninici, si pratica l’allevamento di bovini, di suini e di ovini. Nasce l’industria della ceramica, del tessuto, il commercio di ossidiana e di pietre rare. Appare l’arte plastica con figure di animali e di culto con la rappresentazione della dea madre.

 


Ascia in pietra verde.

Cuspide di freccia.


Caratteristica del Neolitico sono le cuspidi di freccia, le accette in pietra levigata e le macine per cereali. Nel repertorio litico compaiono manufatti in selce ed in ossidiana, lame, lamelle, punte, grattatoi, bulini, punteruoli, cuspidi di freccia, strumenti levigati, macine, pestelli, recipienti ceramici ed ornamenti in pietra, in osso ed in ossidiana, proveniente dall’isola pontina di Palmarola.

Gli insediamenti sono ubicati presso le sorgenti, i corsi d’acqua, i bacini lacustri e lungo le coste; l’acqua è importante per l’uomo, per gli animali e per le colture degli ortaggi.

Il territorio in età neolitica era molto frequentato, cosparso di capanne circolari ed ellittiche. Le molte cuspidi di freccia rinvenute, insieme ad altri strumenti litici, tipici del neolitico, l’abbondanza di acque sorgive, i terreni fertili, fanno presupporre che nel centro di Nettuno sorgesse un villaggio capannicolo, collegato ad altri nell’entroterra, dedito all’agricoltura, alla pesca, all’allevamento, al commercio di scambio e, forse, con il culto della dea madre.
Strumenti neolitici sono stati rinvenuti in molte località come a Tre Cancelli, La Campana, Le Grugnole, Cretarossa, Pocacqua, Cacamele, Sandalo, Piscina Cardillo, Cadolino, Spino Bianco, Villa Borghese, Poligono, Bosco di Nettuno, Zucchetti, Cioccati.

 


Tratto della costa di Torre Astura.

Vaso nella tomba del guerriero
di Astura.

 

L’Età del Rame

Insediamenti appartenenti al periodo preistorico dell’Età del Rame sono per ora attestati nel territorio da un’unica sepoltura, rivenuta casualmente nel maggio 2009 lungo la costa tra Nettuno ed Astura.

La scoperta, databile al terzo millennio a.C., testimonia la presenza di una probabile necropoli e di un villaggio annesso: il fondo di una capanna ovale, delineata nel perimetro da massi tufacei, con al centro un fondo ed un’ansa di recipiente, era stato visto nella stessa zona, sulla battigia, vent’anni prima.

La sepoltura, scavata nell’argilla, era costituita da una tomba a fossa di forma ovoidale, approssimativamente lunga m. 1,70 e larga m. 0,80. Nel suo interno è stato trovato lo scheletro di un adulto. Il corredo era composto di sei vasi, parzialmente ricoperti da incrostazioni, da una cuspide di freccia in selce e da due lame di pugnale, anch’esse in selce.

Il vasellame era disposto intorno al corpo, con un vaso a fiasco posto presso i piedi, due tazze, ad unica ansa, accanto al lato destro e tre vasi, anch’essi mono ansati, presso il fianco sinistro. All’interno e al disotto di uno dei vasi di sinistra sono state trovate le due lame di pugnale; la punta di freccia era invece posta al disopra dello scheletro.

 


La costa tra Nettuno ed Astura.

 


Siti costieri della media Età del Bronzo.

 

 

L’Età del Bronzo

L’inizio dell’Età del Bronzo è fissata convenzionalmente intorno al 1800 a.C. L’economia è basata sull’agricoltura primitiva, l’allevamento e la caccia. La metallurgia inizia a svilupparsi gradualmente, con produzione di oggetti in bronzo (strumenti agricoli, falci, falcetti, arpioni da pesca, seghe, scalpelli, asce).

La ceramica d’impasto è eseguita a mano con la tecnica a cordoni sovrapposti o con sfoglia spessa, saldata e lisciata con la stecca. Le forme vascolari sono grandi e piccole, tronco coniche, ovoidali, a volte con decorazioni.

Le comunità sono composte da alcune decine di persone e l’occupazione del territorio è per villaggi distinti, disposti a breve distanza. Le abitazioni sono capanne circolari ed ovoidali realizzate con pali portanti e pareti di rami ricoperte di argilla, mista con vegetazione, e con tetto a doppio spiovente. In questo periodo sorgono i luoghi di culto con depositi votivi.


Siti databili all’Età del Bronzo recente.

Siti databili all’Età del Bronzo finale.



Scavo di un sito archeologico per
l’estrazione del sale.

Tra il 1700-1300 a.C. risalgono gli insediamenti di Tor San Lorenzo, Collerotondo, presso Lavinio e Torre di Padiglione. Di poco successivoè l’abitato di Casale Nuovo, posto su un rilievo prospiciente l’Astura: è uno dei pochi investigati attraverso lo scavo; notevole il ritrovamento di una anforetta micenea, che testimonia una rotta commerciale che univa gli approdi micenei, siciliani e pugliesi alla Sardegna ed alle sue ricchezze.
Importante è il ritrovamento di una necropoli a Cavallo Morto, presso Campo di Carne: è formata da urne cinerarie, deposte ognuna all’interno di un pozzetto nel terreno, accompagnate da semplici corredi, tra i quali compaiono le più antiche fibule in bronzo del Lazio. Nella fase finale dell’Età del Bronzo, compresa tra il 1150-900 a.C., si sviluppano gli abitati di Casale Nuovo, Satrico (Le Ferriere), Ardea, Tor Caldara, Anzio e Tenuta Buon Riposo; necropoli sono state indivduate a Campo del Fico, ad Ardea e ad Anzio. In località la Saracca era presente un insediamento dedito alla produzione di grandi bollitoi di ceramica per ricavare il sale artigianalmente.

In questo periodo riprendono nella ceramica le decorazioni geometriche, composte da solcature più ampie e superficiali insieme a larghi punti, compaiono anche fasce di linee parallele impresse con il “pettine”(stampigli ottenuti da conchiglie e cordicelle). Molto comune è la decorazione a larghe ondulazioni diagonali che movimentano il corpo dei vasi, ancora realizzati in impasto lucidato.


Strato di frammenti di ceramica.

Distribuzione dei siti dell’età
del Ferro.

 

L’Età del Ferro

L’inizio dell’Età del Ferro in Italia è fissato nel IX secolo a.C.: Roma ed il Lazio sono le zone più documentate della penisola italica.

Il modello degli abitati cambia. I centri coprono più di qualche ettaro, vengono posti in posizione dominante su di un pianoro difeso da fossato e terrapieno. Le capanne sono a pianta quadrata o ovoidali con fondo scavato e pali infissi, che sostengono l’alzato perimetrale, spesso con una porta sul lato breve e focolare al centro.Una capanna centrale ha, probabilmente, funzione di culto.
La coltivazione si intensifica con la produzione di cereali, viti, ulivo, farro, fibre tessili, lana, lino, ceramica. Inizia l’uso del tornio. L’Età del Ferro, compresa nel nostro territorio tra il X ed il VII secolo,è caratterizzata dal potenziamento dei centri di Anzio e Satrico che si avviano a divenire i riferimenti socio-economici di tutta l’area. Piccoli villaggi e fattorie isolate sono documentate lungo la valle del Loricina, specialmente nell’area della Campana che aveva gia visto una precedente concentrazione insediativa, databile all’Età del Bronzo.

Nella costa, in località Cretarossa, davanti al depuratore, è ancora visibile un sito messo in luce dall’erosione, dove è ipotizzabile fosse praticata l’estrazione del sale dall’acqua marina. Un certo numero di piccoli centri rurali sono documentati anche lungo la valle dell’Astura; materiale dell’Età del Ferro, in piccole quantità, è stato rinvenuto presso la foce del fiume, in tre differenti punti.


OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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