La chiesa, ad una sola navata, occupava l'angolo nord ovest formato da Via Santa Maria e via Don Minzoni; faceva parte di un complesso abadiale appartenuto ai monaci di Grottaferrata il cui impianto deve essere posto nell'XI secolo (1).
Nell'anno 1004 è fissata la donazione a San Nilo di un terreno nel territorio tuscolano fatta da Gregorio I, conte di Tuscolo, per la costruzione dell'abbazia di Grottaferrata, completata nel 1024. A questo stesso conte, fondatore delle fortune della casata e padre del pontefice Giovanni XIX, si devono far risalire le donazioni agli ordini monastici di San Nilo e di Sant'Alessio di vaste estensioni di terre a Nettuno, Astura e Conca che i suoi eredi non vollero poi riconoscere.
Nel 1140, quando le fortune della famiglia iniziavano a declinare, i monaci protestarono con il pontefice Innocenzo II contro le usurpazioni fatte a loro danno da Tolomeo II. Nel 1499, nel tempo del dominio dei Colonna, l'abbazia era direttamente soggetta a quella di Grottaferrata e tra i suoi beni vi erano anche i terreni dell'Anzio imperiale tra le cui rovine avevano costruito un loro presidio, Monastero in capodanzo alo palazzo (1). Nel 1620 il cardinale Bartolomeo Cesi acquistò dai monaci di San Nicola il terreno per la costruzione della sua villa d'Anzio. Nel 1690 tutti i beni residuali dell'abbazia furono donati da papa Innocenzo XII all'Ospedale dei Poveri di Nettuno, ma la chiesa doveva essere già passata in custodia alla Collegiata di Nettuno che dal 1212, tramite la Curia d'Albano, vi esercitava il diritto di nomina del rettore.
Nel Catasto Gregoriano del 1811 sono fissate le modeste dimensione della chiesa che doveva essere per questo al prevalente servizio dei monaci.
Dopo la sconsacrazione, avvenuta intorno al 1860 insieme a quella di Santa Croce, la chiesa fu adibita a rimessa dei carri funebri, poi a magazzino comunale ed infine data in affitto ad uso di falegnameria.
Il culto della chiesa continuò nella Collegiata con la distribuzione di pane benedetto nel giorno di San Nicola.
Fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. Soffredini ricorda nel suo interno degli affreschi giotteschi.
(1) Nel catasto dell'abbazia di Grottaferrata, voluto dal cardinale Bessarione (f, 44), la chiesa è descritta fuori Nettuno, ( Ecclesia S. Nicolai extra portam Neptuni ). Tra le vigne, i terreni e le località possedute, ancora riconoscibili, vi è un Locus Carnevale , corrispondente all'attuale Vallone Carnevale, tra Astura e Nettuno, ed una postazione per la cattura delle quaglie all' Arcomutus , estrema punta del promontorio di Anzio.
Nel giardino retrostante la chiesa dell'abbazia di Grottaferrata è conservata la statua in marmo della nettunese Faustina Terenzi che in pellegrinaggio a Grottaferrata vi morì improvvisamente nel 1619. La famiglia Terenzi godeva al tempo di un certo benessere; nel 1579 un censo di 40 scudi di Terenzio Terenzi venne ceduto al principe Marcantonio Colonna. Nell'atto di cessione, conservato nell'archivio colonna (A. Col., perg. XLV, 12), la vigna è descritta in località Scarpuccia, al confine con una proprietà della famiglia Segneri ( bona Cristophari del Segnere ). |