La sua attuale struttura sembra legata agli avvenimenti che travolsero Nettuno durante la terribile epidemia di peste del 1656 e che ridussero la popolazione a poco più di seicento abitanti.
I morti furono sepolti prima accanto alla chiesa di San Francesco e poi, per mancanza di spazio, lungo la via di Santa Maria, nell'area prossima alla chiesa di San Nicola. Il luogo divenne in seguito il nuovo cimitero e la pietà cittadina vi deve aver riedificata, o profondamente ristrutturata, la chiesa da tempo dedicata alla Santa Croce.
Il Vescovo di Albano Michele Bonelli (1591-1598), in visita pastorale a Nettuno il 20 Dicembre 1595, la descrive come bisognosa di riparazione.
Ecclesia simplex sanctae Crucis nullos redditos habet, nec titularem, et indigeret reparatione.
Assente dal libro dei rendiconti dell'archivio Colonna degli anni 1551-1555 (III TE. 28, f . 76 e seg, 9) , è presente in quello del XVII secolo; il Catasto Gregoriano la indica accanto a San Nicola. Nel 1855 il cimitero fu spostato nel convento di Santa Maria del Quarto, e la chiesa venne a perdere la sua funzione primaria di cappella cimiteriale. La ritroviamo nel 1911 e nel 1918, già sconsacrata, utilizzata come lazzaretto, prima nell'epidemia di colera e poi in quella mortale di febbre spagnola. Risparmiata nel 1930 al profondo scavo aperto per la costruzione della ferrovia, fu trasformata con poca spesa in abitazione per il personale viaggiante; poi, con il declinare della generazione che l'aveva vista chiesa, se ne perse il ricordo. Dopo il ritrovamento del 1984 (1), attende ancora di essere restituita alla città in tutte le sue originali strutture, miracolosamente integre.
Il piccolo complesso appare costituito dalla navata unica della chiesa, coperta da un tetto a falde e comprendente un'abside semicircolare, da quattro cappelline, dalla sacrestia e dalla soprastante abitazione del romito. L'ingresso principale era sormontato da una apertura rettangolare; la luce filtrava nell'interno anche da vetrate poste al centro ed ai lati dell'abside.
Il pavimento della chiesa, più alto di 50 centimetri rispetto al piano della sacrestia, lascia ipotizzare l'integrità dell'originario livello di calpestio .
Le cappelline, delimitate dai modesti inserti murari sui quali poggiano le capriate, dovevano contenere nel loro centro immagini sacre, mentre l'abside era dominata dalla statua lignea della Madonna Addolorata, trasferita, dopo la sconsacrazione della chiesa, nella cappella del Fonte Battesimale della Collegiata. La statua, costata 288,75 lire e trasportata a Nettuno per via mare, fu scolpita a Napoli per volontà dell'arciprete Innocenzo Gorla (1839 - 1840).
(1) L'edificio fu riconosciuta da Giancarlo Baiocco e Augusto Rondoni, quando già si stava concludendo la sua vendita ad un privato; per impedirla e rendere partecipe la comunità cittadina della scoperta fu organizzato un volantinaggio che valse a scoraggiare l'acquirente. Le trattative per il suo l'acquisto da parte della Amministrazione Comunale iniziarono solo nel 1997; ma malgrado lo stanziamento della somma necessaria e che siano stati banditi due concorsi per il suo restauro, l'edificio, ormai fatiscente, è ancora di proprietà delle Ferrovie dello Stato. |