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LE CHIESE PERDUTE

di Giancarlo Baiocco

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9 - CHIESA DEL S.S. SACRAMENTO


La piccola chiesa del Sacramento, oratorio dell'omonima confraternita, occupava parte di piazza Colonna e chiudeva con la sua struttura l'attuale Via del Mare, al tempo Vicolo della Mola.

Un corto vicolo la separava dalla rocca di Nicola Orsini, verso la quale era posto l'altare; la parete laterale nord aveva finestre rettangolari, limitate da una semplice cornice, ed era allineata con la porta piccola della rocca; l'ingresso si apriva in linea con il limite della facciata monumentale del palazzo Pamphilj.

L'accesso al Vicolo della Mola era assicurato da un passaggio posto a lato della scala del palazzo Pamphilj e da una ripida scaletta sul retro della chiesa. I due accessi, in origine muniti di porte, erano coperti da archi sui quali poggiavano alcuni ambienti; quelli accanto alla facciata della chiesa erano di proprietà della famiglia Pamphilj e vi si accedeva dal secondo piano del palazzo tramite una scala a chiocciola.

La chiesa fu minata ed abbattuta dall'esercito tedesco nel 1944 per chiudere l'accesso dal mare del borgo medievale, insieme agli altri edifici ed al lato del palazzo Pamphilj che si affacciavano sul Vicolo della Mola.

Il crocefisso che sovrastava l'altare è conservato nella sacrestia della Collegiata insieme ad un altro proveniente dalla Chiesa del Carmine.

La chiesa era sicuramente preesistente al palazzo Pamphilj (1650); il principe Camillo e la potente madre Olimpia Maidalchini non avrebbero certo tollerato il disturbo prospettico. Nel 1698, in occasione della visita a Nettuno di Innocenzo XII, gli edifici della piazza, giudicati troppo umili dai principi della famiglia, furono fatti coprire con delle quinte teatrali; durante i lavori caddero due operai con conseguenze mortali per uno.

La sua costruzione, ad opera della confraternita del SS. Sacramento, si deve far risalire alla metà del Cinquecento.

 

La confraternita, istituita a Nettuno nel 1530, aveva raggiunto in breve tempo una certa capacità economica, tanto da poter nel 1601 sostituire quella di San Rocco nella gestione della chiesa dell'Annunziata (1).

I confratelli, che univano al culto del Sacramento le opere di beneficenza e la mutua assistenza, cercavano nell'Istituzione la certezza che dopo la morte sarebbero state celebrate messe di suffragio per le loro anime, e per questo la gratificavano con lasciti testamentari.

La considerazione per la confraternita era tale che durante la peste del 1656 i suoi membri ottennero il permesso di seppellire i loro morti in questa chiesa, malgrado le severe e diverse disposizioni delle autorità sanitarie (2).

 

(1) La maggior parte delle arciconfraternite dedicate alla devozione del Cristo in Sacramento vennero alla luce nell'arco di tempo che va dal 1494 al 1530. A Roma la prima arciconfraternita fu fondata nel 1501 in San Lorenzo in Damaso, a seguito del processo di rinnovamento del fervore religioso popolare che investì l'Italia prima del Concilio di Trento.

 

(2) Al patronato della confraternita di Nettuno fu affidato inizialmente anche il piccolo oratorio costruito nel 1700 per i galeotti, i pescatori ed i marinai del Porto Innocenziano di Anzio. Dedicato all'Immacolata Concezione, era noto anche come Oratorio della Pietà e come chiesa del Sacramento. Si trovava nei pressi dell'Arsenale, non distante dal primo cimitero della comunità che si andava allora formando; vi fu conservato per un certo tempo il frammento marmoreo con l'iscrizione cristiana Spes in Deo . I confratelli venivano sepolti in due locali interrati, distinti per le sepolture maschili e femminili, ai quale si accedeva da due botole che si aprivano nel pavimento a mosaico della chiesa; i due loculi furono costruiti nel 1747. L'oratorio fu gradualmente abbandonato, ma riaperto per breve tempo nella metà dell'ottocento; nell'occasione vi fu dipinta sopra l'altare un'immagine dell'Immacolata, opera del pittore Dotti (1862).

 


 

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