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LE CHIESE PERDUTE

di Giancarlo Baiocco

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8 - L'ANNUNZIATA DI ASTURA


La chiesa fu eretta nel 1597, tre anni dopo il passaggio del feudo di Nettuno dal dominio della famiglia Colonna a quello della Camera Apostolica, per venire incontro alle esigenze spirituali della popolazione sparsa nelle terre di Astura.

L'antico feudo dei Frangipane, che negli anni del possesso dei principi Colonna era stato definitivamente unito a Nettuno, pur privo di un centro abitato aveva una popolazione di una certa consistenza. Dal pagamento delle tasse sul sale si è dedotta nel secolo XIV una popolazione di 1200 abitanti; Nettuno nello stesso periodo ne aveva 1600, Campomorto 800, Conca 400 e Cisterna 800.

La chiesa era di fronte alla torre medievale e occupava una piccola parte della base della villa che in età romana era stata impiantata direttamente nel mare, protetta da una peschiera ed unita alla terraferma da un ponte.

Aveva un'unica navata ed era coperta da un tetto a falde; la facciata culminava con un timpano; l'ingresso era affiancato da due nicchie per l'alloggiamento di statue votive; un corpo laterale era adibito a sacrestia ed a ricovero del romito; gran parte del materiale ed i marmi usati per la sua costruzione furono tratti dai resti, allora imponenti, del complesso romano.

La chiesina è ricordata da Gabriele D'Annunzio, in visita a Torre Astura nel febbraio del 1897: una piccola cappella dalla porta rossa è di fronte alla Torre.

Nel 1932 vi fu costruito accanto un casino di caccia, noto in seguito come la Finanziera ; la chiesa, ormai sconsacrata, fu utilizzata prima come rimessa degli attrezzi ed abitazione di una famiglia di guardacaccia, poi lasciata andare in completa rovina; alcuni informi ruderi indicano ancora il luogo della sua erezione.

Sin dalla sua costruzione era stata affidata ai religiosi del Convento di San Francesco di Nettuno. Paolo V, con Breve del 17 luglio 1615, aveva assegnato venti scudi annui al Cappellano che vi si recava ogni domenica a celebrare la Messa; il compenso fu raddoppiato nel 1702 e mantenuto sino al 1740; alla metà dell'ottocento era salito a dieci scudi mensili.

 

Impiegati Communitativi in Nettuno (anno 1832)

Ad un sacerdote scudi 10 mensili dal Governo per la cappellanìa di Astura, ove in ogni festa è obbligato di andare a dire le Messa sc.10

 

La prima chiesa di Astura di cui abbiamo notizia è quella di Santa Maria e del Salvatore , già distrutta nel 982 quando sulle sue rovine i monaci di Sant'Alessio costruirono un monastero ed una nuova chiesa.

Le fonte medievali pongono questo complesso monastico in un'Isola di Astura , ma la presenza nella cartografia seicentesca di un' Isola di Santa Maria alla foce del fiume rendono dubbia la sua coincidenza con l'isola romana sulla quale sorgeva l'Annunziata.

Dalle terre di Astura proveniva l'iscrizione cristiana del secolo terzo Spes in Deo , incisa in un marmo utilizzato in un edificio del Porto Innocenziano di Anzio (1).

 

(1) Per questa iscrizione L. Tomassetti scrive: “Quanto al frammento cristiano, con la scritta Spes in Deo edito dal De Rossi come trovato in Anzio, deve notarsi che fu scoperto in un terreno di Nettuno, verso Astura; che contiene anche un cavallo scolpito in rilievo, e che si conserva tuttora in Anzio nell'Oratorio della Pietà presso l'antico arsenale” L. Tomassetti: la Campagna Romana (1848 - 1911 ) Ed. 1975 Vol. II pag. 381.

Nel disegno e nella relazione di Giovanni De Rossi manca qualsiasi accenno del cavallo in rilievo del quale parla il Tomassetti

“Nel demolire un arco d'ingresso del bagno dei detenuti nel 1868 fu trovato tra i materiali posti in fabbrica un masso di travertino di forma cubica; sopra una delle facce nel mezzo era incisa una foglia d'ellera, della specie delle hederae distinguentes notissime agli epigrafisti, ma in luogo del suo gambo fornita di due palmette; sotto in una linea era scritto SPES IN DEO . Dopo la comunicazione del ritrovamento fatta da Ambrogio Pollastrini, allora sindaco di Anzio mi recai io poscia ad Anzio e vidi la pietra che ho fatto delineare. Le sue lettere alquanto sottili ed oblunghe assomigliano a quelle di molte iscrizioni cristiane del secolo terzo.” Bullettino di Archeologia Cristiana, 1869 pag. 81,82, incisione a pag. 84 . M . Armellini (Cronichetta Mensuale, 1889 pag. 135) così giustifica il mancato accenno di De Rossi sul cavallo scolpito: “Essendo la superficie della pietra, coperta di uno strato di fango e di polvere, non s'avvide il ch.archeologo che all'angolo della medesima nella parte inferiore era scolpito un simbolo che apparisce ordinariamente nelle iscrizioni sepolcrali e nelle pitture cimiteriali delle nostre catacombe, cioè il cavallo gradiente che simboleggia la mistica corsa del defunto ossia il corso della vita terrena, secondo le immagini tolte dalle lotte circensi adoperate da S. Paolo e deve giudicarsi sicuramente sepolcrale, e del cimitero anziate.”

 


 

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