L'edicola, distrutta nel 1619, occupava il ciglio della strada prospiciente l'attuale chiesa di Santa Maria del Quarto; vi era dipinta un'immagine della Vergine, e alla sua base sgorgava un'acqua sorgiva ritenuta miracolosa.
Per la devozione crescente vi fu costruita accanto la chiesa che prese il nome dell'edicola e della via (1); l'affresco fu trasportato in una nicchia sovrastante l'altare maggiore, e l'acqua condotta in un pozzo all'interno della chiesa.
Nell'area occupata dall'edicola vi fu elevata, a suo ricordo, una piramide sovrastata da una croce.
(1) Alla costruzione della chiesa di Santa Maria contribuirono i nettunesi con le loro elemosine ed il vescovo di Albano, ma la proprietà rimase alla Curia di Albano; curatori dell'opera furono i nettunesi Leonardo Trippa e Ferdinando De Baptistis.
FRANC . CARD . SFORTIAE
EPISC . ALBANEN
BEATAE . MARIAE . IMAGINEM . PIETATE
NEPTVNIENSIVM . INCLITAM
EX . ANGVSTO . ET . RVINOSO . SACELLO
IN . NOVVM . HOC . TEMPLVM . PIORVM . ELEMOSYNIS
LEONARDVS . TRIPPA . ET . FERDINANDVS . DE BAPTISTIS
FABRICAE . HVIVS . CVRATORES
DIE . XX . APRILIS . AN . DOM . MDCXIX
Una cappella della chiesa fu edificata a spese del solo Leonardo Trippa.
D . O . M
CAPPELLAM . SANCTAE . ANNAE
TESTAMENTO . Q . LVISAE . MARAFELLAE
LEGATAM . COSTRVENDAM
LEONARDVS . TRIPPA . MARITVS
ET . HAERES . FIERI . MEMORIAM . APPONI
ET . EXEQVI . CURAVIT
Un anno dopo l'inizio dei lavori, il Comune di Nettuno deliberò di costruirvi accanto un convento e mise a disposizione la somma di 1500 scudi. La nuova opera fu affidata a Francesco Segneri e a Niello della Corte che comprarono il terreno a loro spese.
Il complesso fu terminato alla fine del 1621 e Papa Gregorio XV venne a benedirlo.
D . O . M
GREGORIVS XV
IN HONOREM DEI PARAE VIRGINIS
ET SCTORVM FRANCISCI BER
NARDINI ET DIDACI BEATVQ
IACOBI A MARCHIA ET PASQVAL
BENEDIXIT DIE XX MEN IAN
AN MDCXXII
PRO NEPTVNO
La lapide che ricorda l'evento porta incisi tre piccoli stemmi; segnalo quello della comunità di Nettuno in cui il dio è visto in forma di mostro con il viso orrido ed il corpo insieme di donna e di serpente marino. La rappresentazione di un nudo dio pagano ha creato sempre problemi agli incisori e scultori dei stemmi cittadini, specie quando questi dovevano essere posti in edifici religiosi. La famiglia Segneri , nel suo stemma gentilizio, limitò la figura ad un braccio impugnante il tridente; con un paio di calzoncini fu data un'aria pudica e balneare al dio nello stemma posto sul frontone di questa chiesa di Santa Maria; nelle patenti di sanità rilasciate al tempo di papa Pignatelli (Innocenzo XII, 1691 - 1700) il dio Nettuno fu trasformato in uno stempiato e docile santo. Virile e possente è invece l'immagine nel cinquecentesco bollo della comunità cittadina, ritrovato da Luigi Tomassetti negli archivi Colonna.
Nel 1627 fu necessario intervenire sulla chiesa con pesanti opere di restauro; Francesco Segneri e suo fratello Fabio riedificarono l'abside. Questi nuovi lavori sono ricordati nell'iscrizione sepolcrale della loro famiglia, sul pavimento della chiesa.
PAVLO . SIGNERO . NICOLAI . FILIO
PRISCAE . NOBILITATE . VIRO
FABIVS . ET . FRANCISVS . FILII . ARAE . MAXIMAE . ABSIDAE
AD . MAIOREM . TEMPLI . DECOREM
IN . AMPLIOREM . FORMAM . SVIS . EXPENSIS . DENVO
A . FVNDAMENTIS . CONSTRVCTA
SEPOLCRVM . IN . EA . PARENTI . OPTIMO . AC . POSTERIS
POSVERVNT
ANNO . REPARATAE . SALVTIS . MDCXXVII
Il convento fu abitato per un certo tempo dai Riformati di San Francesco, poi dagli Osservanti ed infine dai Padri Minori di San Francesco di Paola che l'abbandonarono definitivamente verso il 1660. Fu dato poi in affitto dalla Curia d'Albano a Francesco Papi di Marino, occulto mandatario del principe Colonna, con il canone annuo di cinque scudi. Gli eredi del Papi ne fecero cessione al principe Colonna che lo trasformò in casa di campagna; più tardi insieme al terreno venne in possesso del Capitolo della Collegiata.
La chiesa non ebbe migliore sorte; nel 1762, quando era ormai in completa rovina, il vescovo di Albano l'affidò al Capitolo di San Giovanni con l'obbligo di conservare al culto la sola tribuna, di restaurare la sagrestia, di provvedere alle suppellettili sacre e di rendere abitabili le stanze del romito a cui si permetteva l'uso di un orticello. Per corrispettivo veniva concesso un credito e condonato il pagamento del canone di 5 scudi. Nulla di quanto prescritto nell'atto fu però mai realizzato e l'edificio rimase chiuso al culto sino al 1855 quando, dopo un radicale restauro, il Comune di Nettuno trasformò tutto il complesso in cimitero.
La chiesa è oggi tenuta in stato decoroso ed oltre alle memorie citate non conserva cose degne di nota. Un'acquasantiera con il sostegno costituito da elementi architettonici romani è stata trafugata nel settembre 1987; precedentemente era stata asportata la pala dell'altare rappresentante una Annunciazione. Del convento rimangono poche mura all'interno del cimitero. La facciata è stata restaurata nel 2001. |