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NETTUNO
cenni storici

di Augusto Rondoni

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LO SBARCO ALLEATO


L'Italia entrò in guerra, alleata alla Germania, pochi giorni prima della capitolazione della Francia.

Dopo il bombardamento di Roma che determinò la caduta del fascismo, subentrò il governo Badoglio che stipulò l'8 settembre del 1943 l'armistizio con gli Angloamericani di già sbarcati in Sicilia.

(Gli americani s'erano alleati all'Inghilterra fin dall'attacco giapponese di Pearl Harbour).

I tedeschi sentendosi traditi convertirono la loro alleanza in uno stato di occupazione del territorio nazionale disarmando le truppe e arrestando gli ufficiali, sciogliendo l'esercito ormai disgregato e fortificandosi alla loro maniera. Con quattro Manifesti sbrigativi ordinarono alle popolazioni di Nettunia di abbandonare le loro case entro 24 ore facendo brillare le mine lungo tutto il litorale onde precludere ogni via d'accesso dal mare. Successivamente imposero di sfollare completamente la fascia costiera fino alla profondità di 5 chilometri, facendo saltare le case coloniche nella fascia suddetta e requisendo tutto il bestiame e i prodotti agrari. (fine ottobre 1943).

Sopraggiunsero tempi durissimi per chi rimase in loco sfollato per le campagne, mentre giungevano gli echi di bombardamenti aerei in zone limitrofe sin quando avvenne:

l'OPERAZIONE SHINGLE del giorno D, la quale non era altro che la sigla data dallo Stato maggiore del Comando Alleato alla esecuzione tattica della Testa di Sbarco di Nettuno-Anzio che divenne operativa alle ore 1,57 del 22 gennaio 1944.

Da premettere che erano già passate le 11 della sera precedente quando si udì dalla campagne nettunesi, fino alla pineta della Campana, un rumore sordo e continuo proveniente da lontano che pervase d'un indicibile malumore quei pochi sfollati locali disseminati tra i vigneti, senza che peraltro riuscissero a individuare che cosa lo provocasse.

Era la Flotta Alleata, partita verso sera da Napoli, che prendeva posizione ed assetto davanti la zona dello sbarco per effettuare la Testa di Ponte.

All' infuori del costante ronzio sommesso tutto faceva pensare che la notte passasse così quando, qualche minuto dopo l'ora stabilita, si videro verso l'orizzonte dei grandi bagliori e lampi accompagnati da fragorosi scoppi che continuarono ininterrottamente per due lunghi minuti per ripiombare poi nel silenzio di prima.

A spazzare in così breve tempo le spiagge dalle mine antisbarco, facendole brillare simultaneamente, furono i primi Marines della III3 Divisione Americana di fanteria che, arrivati sulla riva antistante il bosco di Foglino, sito tra Nettuno e Torre Astura, costituirono la Testa di Ponte.

Con essi sbarcarono anche un reggimento di Rangers ed un Battaglione di paracadutisti che, dopo l'attestamento, occuparono il porto di Anzio per facilitare le successive operazioni di sbarco di armi e munizioni, mentre i contingenti della la Divisione Britannica furono destinati ad operare sulla Peter Beach (Tor Caldara - San Anastasio) per convogliarsi sulla rotabile per Roma all'altezza di Padiglione.

Era l'alba quando i nettunesi videro brulicare il loro mare nero di navi, sulle quali erano ancorati centinaia di palloni per sbarramento antiaereo, e cominciarono a scorgere le prime colonne americane che si muovevano col radiotelefono addentrandosi nell'entroterra, in verità quasi deserta.

Infatti, due o tre giorni prima il generale Kesserling aveva trasferito il grosso delle forze tedesche verso Livorno, ritenendo che quello potesse essere il luogo dello Sbarco, alleggerendo di molto la propria difesa costiera.

Ma quando i fatti gli diedero torto, cercò dapprima di tamponare la falla con inadeguati attacchi aerei, e poi nei giorni successivi, rifortificando il fronte, di contrattaccare duramente gli Alleati facendo subire loro gravissime perdite e rioccupando parte del settore britannico (Peter Beach) martellando tutta la zona dello sbarco con cannoni a lunga gittata installati nei pressi dei Castelli romani.

Ad allentare la morsa del contrattacco tedeso sulla Testa di Sbarco alleata, valse l'intervento poderoso dei Liberators (super fortezze volanti) che con le loro bombe e i loro spezzoni seminarono distruzione e morte ovunque i tedeschi s'annidavano e crearono presso il "fosso della Moietta" una terra di nessuno che per circa tre mesi, ritardò la liberazione di Roma.

Le poche fotografie accluse, con didascalie originali, sono di certo più eloquenti dei fatti rievocati così sommariamente.
A queste gli ultimi commenti.

 


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