Anche se i barbari percorsero in lungo ed in largo la nostra penisola devastando tutto, il nostro suolo rimase sempre desiderabile lussureggiante e baciato dal sole pur se abbandonato e deserto.
Con l'avvento dei Papi, Leone III ° col suo esercito cercò di riordinare una difesa ricostruendo gli edifici semidistrutti-, le torri e le cinta di tutte le città bagnate dal mare, e gli anziati, come gli altri, dovettero sottostare alla dura realtà ed alle requisizioni e per questo furono inseriti nel Ducato Romano sotto il nome di NETTUNO
Infatti nel VI° secolo, dopo la distruzione dei Goti, si raccolsero e fortificarono nel Borgo Coeno presso la sede del Tempio del dio del mare, porto e arsenale di Antium volsca, ceppo originario antichissimo del litorale tirrenico, di notevole importanza strategica.
Per arginare gli assalti dei Saraceni, popoli provenienti dalle Arabie, di culto Maomettano, che si facevano sempre più frequenti, il Papa fu costretto ad invocare l'aiuto di Carlo Magno, imperatore temuto e degno erede del dominio romano, che riuscì a mantenere un certo ordine sino alla sua morte, dopo di che "I Saraceni presero -a correre il mare, invadendo la Corsica, la Sardegna e la Sicilia e facendo strage di. cristiani.
Ad essi, Clemente IV° oppose armate veneziane e pisane". I Saraceni, giunti poi alle coste tirreniche misero a ferro e fuoco il Borgo perpetrando eccidi, profanando Chiese e distruggendo preziosi monumenti e ricchezze.
Verso la fine del IX° secolo irruppero nuovamente sulla costa con una flotta di quasi centotrenta navi circa tredicimila uomini e cinquecento cavalli.
Nel vederli sbarcare i nettunesi, in cerca di scampo, si diedero a precipitosa fuga verso i monti e le foreste, lasciando campo libero agli invasori che si consolidarono, quella volta, da Civitaveccha al Miceno. La riviera tra Anzio e Nettuno divenne subito squallida, il lido deserto, le campagne incolte ed il porto insabbiato fin sotto gli antichi fabbricati. Gli invasori cercarono pure di attaccare ancora Roma quando Giovanni X° ordinò di combatterli senza tregua fino a scacciarli dall'Italia.
Donna Saracenanel loro costume dal quadro ad olio dell'insigne pittore G. BROVELLI SOFFREDINI
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La grande disfatta avvenne a Minturno presso il Garigliano. Con le armate di Benedetto VIII° composte dai migliori contingenti di soldati del Lazio, della Sabina, della Romagna, dell'Umbria e di Spoleto, uniti ai Marsi, agli Ernici e Veliterni capitanati da Alberigo, i Saraceni furono assediati per mare e per terra per tre mesi consecutivi sin quando, stanchi ed affamati, furono annientati.
"Sconfitti i Saraceni, gli uomini vennero uccisi o fatti prigionieri, ma rimasero le donne e i fanciulli che avrebbero formato cogli scampati il nuovo nucleo della popolazione di Nettuno." Dopo di che con una poderosa flotta furono scacciati anche dall'ultimo baluardo, la Sardegna. (1015)
Necessitò subito allora la costruzione di torri d'avvistamento, bastioni ed antemurali per difendersi da nuovi attacchi. È così che sorse il Castello di Nettuno.
I Monaci di Grottaferrata, primi feudatari della vasta terra di Nettuno, curarono molto l'agricoltura cerealicola, facendo diventare presto il feudo "Granaio del Lazio". (1100)
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