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NETTUNO
cenni storici

di Augusto Rondoni

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PREFAZIONE


I Latini-Italici furono popoli che vivevano in capanne disseminate qua e là per la campagna attorno ad una acropoli fortificata che chiamavano "Oppidum", che era insieme al santuario, un rifugio, cui tutti accorrevano in caso di pericolo.
Edificarono Ardea, Lavinio, Aricia, Tuscolo ed Albalonga.

 

Gli Italici si stanziarono nella bassa valle dal Tevere attratti dall'aspetto pianeggiante delle campagne che chiamarono Lazio, da la-tus. (luogo largo, aperto.)
La parte collinosa era ricca di boscaglie ed il suolo fertile perché di natura vulcanica e quindi favorevole alla pastorizia ed all'agricoltura.
Nella parte bassa, verso il mare, le acque provenienti dai monti ristagnavano sui terreni formando paludi ed acquitrini malsani che, conopere di incanalamento in alcuni punti ancora visibili, furono prosciugate tanto da rendere il terreno atto alle coltivazioni. Ecco perché le loro città erano fondate sulle alture.

Se guardiamo attentamente la costa su di una qualsiasi carta geografica del Lazio, osserviamo che la parte più protesa nel mare è Capo d'Anzio, mentre la successiva punta più a levante, è Astura.
Nel golfo tra i due predetti termini, i Volsci edificarono "Antium" nella parte più alta della costa, la cui acropoli coincide con esattezza, all'intero antico parco di Villa Borghese, (che prima si estendeva più a ponente).

Villa Bell'Aspetto fatta costruire dal Carcinale Costaguti nel 1674
Ora VILLA BORGHESE

 

Poco più a levante invece, sorgeva il grandioso Tempio dedicato al dio del mare "NETTUNO" che s'ergeva su di un grande scoglio, attorniato da piccole modeste costruzioni dove le famiglie del Borgo dimoravano.

COENO era il nome del centro, dotato d'una fonte d'acqua sorgiva, di un Foro o Piazza, dove, oltre alla vita pubblica si svolgeva anche il mercato delle erbe, e vi erano un deposito per il grano e un arsenale. Nella sporgenza a mare del colle sottostante il Tempio, e dal colle successivo (di San Rocco), in prossimità della foce del Loricina, i terrazzani ricavarono, dal seno naturale tra i, due colli, un porto per i loro traffici marittimi chiamato: CENONE".

 

 


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