Inc. di Antonio Aquaroni 1830 - Visioni del Porto Innocenziano
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Più tardi quando morì Marcantonio Colonna nel 1594, la moglie fu costretta a vendere a papa Clemente VIII° (Aldobrandini) per 400.000 scudi il Castello di Nettuno, il porto, Torre Astura e territorio annesso. Papa Clemente VIII° nel suo breve di saluto ai nettunesi, scrisse pure che intendeva far ricoltivare tutte le terre, fonti della passata abbondanza locale, e di voler ripristinare, almeno- in parte, il porto ne-roniano per ridare impulso al commercio.
Nel 1656 Nettuno, contagiata dalla peste proveniente dal napoletano si ridusse a soli 800 abitanti. In quell'occasione per paura di ulteriore propagazione del morbo si bruciarono LIBRI e DOCUMENTI ANTICHISSIMI.
Papa Innocenze XII° (Pignatelli) sollecitato dai nettunesi, mantenne fede agli impegni assunti dal suo predecessore. Recatesi con una commissione di Cardinali e di due Architetti presso Capo d'Anzio optò per la soluzione Zinaghi dando corso alla costruzione del porto con la contribuzione dei castellani. (1700)
A tal uopo acquistò dal principe Giovanni Pamphili tutta la fascia adiacente e prospiciente il nascente porto per consentire ai nettunesi di risiedere in loco, dato che all'infuori del Villino Cesi, la Torre di Capo d'Anzio, un'osteria ed alcune capanne, non v'era altro.
Difatti furono subitamente costruiti alloggi per i funzionar! e sorveglianti delle ciurme, (costituite da prigionieri turchi fatti schiavi e da condannati alle patrie galere), e per i soldati addetti alle torri d'avvistamento lungo il litorale e fu eretta una Cappella per l'assistenza spirituale dei fedeli.
Fin dai primi anni del XIX° secolo, il nuovo porto e la zona costiera di Nettuno corsero frequentemente il rischio, se non di una vera e propria invasione da parte di navi corsare turche, bensì quello di improvvise scorrerie di numerosi sciabecchi che spesso le Torri d'avvistamento segnalavano lungo tutta la costa mentre arrembavano navi cariche di merci che incrociavano sulle loro rotte. Non di rado sbarcavano fulmineamente sul litorale per effettuare razzie e rapire ragazzi.
Invece più tardi, quando nello Stato pontificio dominavano i Francesi, una flottiglia pirata inglese, dopo aver cannoneggiato il porto demolendone la torre, sbarcò, devastò e saccheggiò il Castello e con le mine fece saltare il forte, riprendendo subito il largo.
Quando il cardinale Alessandro Albani, nipote di Clemente XII°, acquistò nel 1733 dal Capitolo di San Giovanni di Nettuno un grande terreno su cui edificò l'attuale Villa Albani di Anzio, ebbe anche la facoltà di ricercare le opere d'arte sepolte in tutto il territorio del Capitolo.
Nella zona di Nettuno furono rinvenute le statue di Èrcole, di Esculapio, di Giove e di Palladio, e i busti di Adriano, di Settimio Severo e di Faustina Augusta che pose nel museo della Villa mentre altri tesori d'arte furono da lui venduti allo stesso zio papa per 6.000 scudi romani e che il papa li collocò nel Museo Capitolino. Erme, iscrizioni, basi, colonne ed altro invece furono venduti in Germania ad antiquari.
Intanto il nuovo porto Innocenziano, doveva essere anche mantenuto col fondo spese delle tasse dei nettunesi, che però furono esclusi dagli utili tanto che Benedetto XIV° (papa Lambertini) pressato da continue lamentele dei contribuenti, si recò a Nettuno per rendersi conto personalmente delle esorbitanti spese di manutenzione del porto e si convinse che sarebbe stato più economico ripristinare il porto neroniano. (Tesi dell'architetto Fontana). (1746) |