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NETTUNO
cenni storici

di Augusto Rondoni

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ASTURA


Prese nome da un piccolo fiume che nasceva dai Colli Albani attraversava tutta una zona paludosa, ora Agro, e sfociava nel Tirreno tra Nettuno e il Circeo.

Centro agricolo con approdo sicuro i Volsci la predilessero come punto fermo per le loro imprese piratesche.

Fin dai tempi della romanità fu preferita per il bellissimo lido di un azzurro intenso e di una pescosità eccezionale contrastante col verde cupo della selva che arrivava fin quasi sulla spiaggia.

A snidare le piraterie degli anziati, veliterni e prenestini valse la grande battaglia che il console Caio Menio vinse nel 416 a. C. Una volta spodestati costoro, i patrizi romani ne fecero luogo di delizie erigendovi ville sontuose con innumerevoli opere d'arte.

IL TEMPIETTO

Primo tra questi, Marco Tullio Cicerone che edificò, una delle sue numerose ville, proprio sulla punta della piccola isola di Astura, collegata alla foresta retrostante da un lungo ponte d'allaccio con la Via Severiana che congiungeva Ostia alla Terracina di allora.

È d'uopo ricordare che la litoranea tra Nettuno; Torre Astura e Circeo ricalca pressappoco la strada Severiana romana. Per la sua posizione mediana tra Ostia e Terracina, per l'insediamento rurale, fiorente centro d'approvvigionamento,era stazione di cambio e di soggiorno per chi vi transitasse.

Cicerone vi si recava spesso e volentieri nel 45 e nel 44 a.C. per riposare e stendere le sue orazioni, e di passaggio, per andare e piangere sulla tomba della figlia Tulliola che giaceva nel Tempietto sito dove ora è Torre del Monumento, ai margini della Campana, attuale pineta nettunense.

Anche quando nel 43 inseguito dai sicari di Antonio si rifugiò in Astura, cercò da qui di riparare in Macedonia poi desistette, sbarcò a Formia, dove venne raggiunto ed ucciso.

La sua villa venne confiscata, fortificata ed ampliata dagli imperatori che con notevoli gettate di laterizio ne crearono addirittura un porto con vari moli d'attracco e costruzioni di peschiere, ora soltanto ruderi a fior d'acqua con quadrature architettoniche. Vi soggiornarono spesso anche Augusto, Tiberio e Caligola.

Finita l'epoca aurea imperiale il possedimento di Astura, le ville e i Templi vennero sistematicamente saccheggiate dai pirati. Dopo di che di Astura non si ebbero più notizie fin quando i Frangipane la ereditarono dall'Abate Leone del Monastero di S. Alessio di Grottaferrata.

 

A salvaguardia dei loro beni fecero erigere una Torre a difesa delle coste adiacenti proprio sulle rovine delle antiche peschiere del porto romano abbandonato poi nel decorso dei secoli.

Sappiamo che la torre d'Astura fu realizzata su disegni di Mastro Mariano Di Giacomo altrimenti detto il Taccola.

È collegata all'isolotto di Astura e alla terra ferma da un lungo pontile acquedotto e venne considerata il prototipo delle fortificazioni militari. Da qui TORRE ASTURA. Essa è a forma pentagona, ha un'altezza di 20 metri dal pelo dell'acqua, ed il suo perimetro di base misura mt. 14,00. Il fortilizio, con castello e baluardo a mare venne edificato posteriormente. Da questo completamento prese la denominazione di CASTELLO DI ASTURA.

Giova ricordare l'episodio di Corradino di Svevia che nel 1268 vi fu imprigionato dai Frangipane e consegnato poi a Carlo d'Angiò per essere decapitato. Il giovane principe svevo, sedicenne, era stato sconfitto a Scurgola, presso Tagliacozzo dall'esercito Angioino. Fuggiasco con alcuni fedelissimi raggiunse Astura dove riuscì ad ingaggiare un pescatore che con la propria barca doveva condurlo in salvo presso Pisa. Essendo privo di denaro, il principe regalò un magnifico anello che il pescatore vendette per approvvigionare il viaggio. Dalle trattative del pescatore, che giustificò averlo avuto da due giovani di nobile aspetto ma malvestiti, i Frangipane individuarono il principe. Il pescatore ottenne viveri e denaro e salpò coi fuggiaschi. Non navigarono molto, però, perché un galeone armato presto li raggiunse, prelevò gli svevi e li ricondusse ad Astura dove invece di essere ospiti furono imprigionati.
Carlo D'Angiò subitamente informato fece cingere Astura per mare e per terra dalle truppe, prelevò il principe ed i compagni traducendoli a Napoli dove con un processo sommario vennero condannati al patibolo come scomunicati dalla Chiesa, nonostante le suppliche di Elisabetta di Baviera madre di Corradino.
A rivalsa di tale tradimento Federico re di Sicilia alcuni anni dopo, nel 1286, inviò Bernardo da Sarriano con 12 galee, che assediò il Castello mettendolo a ferro e fuoco ed uccise il figlio del Frangipane.
Successivamente il Castello di Astura fu nuovamente espugnato ad opera di una flotta sicula nel 1328.

La proprietà del Castello passò dai Malabranca ai Colonna, agli Orsini, ai Carata ed alla Camera Apostolica nel 1857 che poi la cedette ai Borghese.

 

 

 


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