LORENZO CECOONI
(Roma, 1863-1947)
Ruscello nella Campagna, Romana
Olio su tela, (cui 47x36,5), firmato in basso a sinistra
Collezione privata
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Lorenzo Cecconi dedica al tema del paesaggio la sua vocazione principale e l'opera Ruscello nella Campagna Romana ne rappresenta la sua malinconica espressione. Il coinvolgimento sentimentale che l'artista esprìme è realizzato con l'impiego di tonalità verdi e grigie. II corso del fiume è lento e tranquillo, comunica il calmo e appassionato abbandono alla bellezza di questa Campagna, Le sue ottime qualità pittoriche indussero Nino Costa a dire di lui: "è una vera tempra di paesista!" Utilizzando la tecnica ad olio riuscirà a valorizzare l'intensità luministica accanto a quella cromatica.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1990
Silvia Marigliani
FILIPPO ANIVITTI
(Roma. 1976-1955)
Capanna dei contadini nella Campagna Romana
Olio su tavola, (cm 40x50), firmato in basso a destra
Collezione privata
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Questo episodio del mondo contadino è esempio di una pittura di paesaggio che dimostra una notevole padronanza di tecnica e il desiderio di riprendere dal "vero" la Campagna Romana. La scena si focalizza nell'immagine amorosa dell'abbraccio di una mamma al suo bambino e questa centralità si impone sugli altri elementi paesaggistici. La realtà viene riprodotta sia nella sua espressione esteriore che nella sua essenza interiore. Il pittore ha rappresentato con quest'opera la quotidianità dei luoghi, degli uomini e degli animali. In essa è presente quel sentimento di vita di chi ama le proprie origini e il proprio territorio.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1996
Sìlvia Marigliani
ALBERTO CAROSI
(Roma, 1891-1967)
Pastore nella Campagna Romana
Olio su tavola, (cm 49,5x40), firmato in basso a destra (1947)
Collezione privata
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Alberto Carosi formò la propria tecnica ed affinò il suo stile con l'osservazione diretta del 'vero'. La sua libertà di espressione viene rinnovata continuamente dalle immagini, le persone, gli ammali che popolano la Campagna Romana. L'opera pone, eon evidente centralità, la figura del pastore, soggetto principale della scena, ritratto nella quotidianità della propria mansione. Il colore della veste del pastore riprende i colori della terra e con la sua posa maestosa sembra nobilitare il mondo della campagna, amata dall'autore. Come gli altri artisti della Campagna Romana anehe Carosi si abbandona nella ricerca di una pittura 'en plein air' che esprime una tradizione di pura bellezza e che subisce il fascino del mondo contadino.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1996
Silvia Marigliani
CARLO MONTANI
(Saluzzo,1868-Roma, 1936)
Ortensie in fiore a Nemi 1926
Olio su tela, (cm 62x51), firmato e datato in basso a sinistra
Collezione privata
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II tema del paesaggio è analizzato dall'artista sia con pitture di luoghi e immagini, tratti dall'osservazione dell'amata Campagna Romana, sia con opere, simbolo del fasto di Roma, con i suoi grandiosi parchi e i giardini delle sue ville. Montani è amante del giardino fiorito e, nei suoi quadri, i fiori sono spesso in primo piano. Sono le ortensie ad abbellire la tela qui esposta, danno tonalità al paesaggio raffigurato. L'uso della tecnica ad olio contribuisce alla resa morbida di contorni ed elementi. I colori,, nella tonalità del verde, rinvigoriscono l'immagine di freschezza e naturalezza che il paesaggio stesso offre. E l'indagine sul tema del paesaggio ad aiutare l'artista a conseguire una personale impostazione espressiva. Il lago di Nemi, raffigurato, rispecchia i cespugli verdeggianti che lo circondano e rappresenta la trepidante poesia della natura. E' uno dei soggetti che l'artista ha prediletto riproponendone varie visioni, egli ne ha studiato i diversi scorci avventurandosi tra i suoi dirupi e girandogb tutto attorno: saranno queste opere a dar vita all'esposizione Cento visioni del Lago di !\emi. La passione per il lago di Nemi favorirà dunque la nascita di opere in cui lo specchio delle aeque del lago sarà ritratto nelle varie stagioni, in un armonia di colori in cui resteranno predominanti il verde e l'azzurro. Quest'unica fonte d'ispirazione darà dunque vita alle più diverse espressioni dell'arte del Montani.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1990
Silvia Marigliani
ETTORE FERRARI
(Roma 1845-1929)
Campagna Romana
Acquerello su carta, (cm 40x28),
firmato e datato in basso a sinistra
Collezione privata
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Quest'opera è il simbolo di quell'amore vitale e quell'ansia inquieta di copiare dal vero immagini della Campagna. Non ci sono figure umane che distolgono l'attenzione dello spettatore dagli elementi paesaggistici, i rami e i cespugli del primo piano invitano ad osservare la totalità dell'opera e spingono lo sguardo verso gli alberi in lontananza. Questi elementi ampliano la visione verso la Campagna fino a far cogliere allo spettatore lo scorcio di mare in lontananza. Le opere di Ferrari porteranno il tema del paesaggio ad assumere valenze simboliche avvolte in tonalità cupe ma con realizzazioni sempre raffinate. Tutte le sue pitture rivelano una particolare sensibilità espressiva che sa trasmettere l'atmosfera dei luoghi da lui ritratti. Ferrari è anche attento osservatore di particolari che riesce a unificare perfettamente nella totalità dell'immagine da lui rappresentata, arrivando a penetrarne l'intimo significato. Il mondo agreste viene così indagato e riprodotto con pennellate morbide. Questo è il modo con cui l'artista ci restituisce immagini suggestive della Campagna Romana.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1990
Silvia Marigliani
AURELIO TIRATELLI
(Roma, 1842-1900)
Lotta di tori nella Campagna Romana
Inchiostro su carta, (cm 37,5x25),
firmato in basso a sinistra
Collezione privata
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Le pitture di campi di grano, vigne, laghi della Campagna Romana sono affiancate anche da un'indagine sugli aspetti irruenti ma pieni di fascino della vita degli animali che popolano questa Campagna, come nella tela Lotta di tori. Il fascino della scena è accentuato dalla sua realizzazione tecnica: il dinamismo della lotta è reso nei tratti sicuri delle pennellale a inchiostro e il contrasto bianco-nero comporta l'accentuarsi dell'attenzione dell'osservatore sul soggetto piuttosto che sul suo vagheggiamento coloristico. Questa animata scena dell'Agro è resa con sentimento e vigore, coglie le vibrazioni di chi studia e traduce immagini dall'aria aperta. La pittura di Tiratelli è una pittura spesso immediata che risente del coinvolgimento affettuoso dell'artista al processo di elaborazione compositivo. Le sue opere sono accattivanti perché ci conducono nella quotidianità del mondo contadino e popolare.
Bibl.: P.ANDRE A DE ROSA - P.EMILIO TRASTULLI La Campagna Romana da Hackert a Balla, Roma 2001/V.ANGELETTI-P.CARLINI Aurelio e Cesare Tiratelli, Fresinone 2000
Silvia Marigliani
ENRICO COLEMAN
(Roma, 1846-1911)
Toro nella Campagna Romana
Acquerello su carta, (cm 36x25),
firmato in basso a sinistra e datato (1876)
Collezione privata
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E. Coleman fu considerato il "capogruppo" tra gli artisti della Campagna Romana, la sua opera è infatti interamente dedicata agli aspetti grandiosi, a volte cupi, di questo territorio. L'alta qualità con cui ritrasse questi paesaggi e l'intimo sentimento che da essi traspare rileva la sua acuta osservazione e la sua bravura tecnica. Sono ambientazioni in cui la presenza degli ammali (cavalli, bufali, tori..), spesso affiancata dall'immagine dei butteri, colti nella loro quotidianità, è predominante. Anche il quadro qui esposto impone la massiccia presenza del toro, in primo piano, affiancato dagli altri in lontananza. L'animale è ritratto con amorevole naturalezza ma anche con acuta osservazione. Coleman è stato giustamente considerato l'interprete più suggestivo di questi desolati e malinconici paesaggi.
Bibl.: P.ANDREA DE ROSA cit.
Sìlvia Marigliani
ETTORE ROESLER FRANZ
(Roma, 1845-1907)
Dopo il temporale
Acquerello su carta incollato su tela, (cm 35,5x25,5),
datato in basso a destra, (1889)
Collezione privata
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Quest'opera è la realizzazione di un eccellente acquerellista ed è il risultato di studi sul paesaggio della Campagna Romana, frutto di acquisizioni iconografiche e merito di queste osservazioni realisliche sublimate dalla vena poetica dell'artista. L'opera risente dell'immediatezza dell'impressione e della freschezza cromatica che l'artista offre ad un paesaggio reso nella particolare condizione atmosferica, definita nel titolo, Dopo il temporale. La scena è dominata dalla vasta distesa della Campagna, non ci sono elementi che catturano l'attenzione nel particolare, ma lo sguardo è coinvolto nella visione d'insieme del paesaggio interrotto, solo sullo sfondo, dalle modellate movenze dei colli. Il cielo si sta aprendo e il colore giallo-arancio dei campi contrasta il grigio-ceruleo dominante nella fascia superiore del quadro. Le tonalità non sono comunque splendenti e lasciano un aspetto abbastanza desolato e malinconico al dipinto.
Bibl.: P. ANDREA DE ROSA cit.
Silvia Marigliani
PIETRO SASSI
(Alessandria, 1834-Roma, 1905)
II Foro Romano,
Acquerello su carta, (cm 30x34,5),
firmato e datato a destra, (1887)
Collezione privata |
L'acquerello del Foro Romano appartiene al periodo in cui il pittore aveva fissato la sua dimora a Roma da questo periodo la sua costante vena drammatica si sfuma sempre di più. Splendido la contrapposizione in questo acquerello delle colonne che si stagliano verso il cielo quasi erranti fantasmi di un impero scomparso. Del periodo romano segnaliamo Campagna Romana presso il ponte Nomentano (1875) e Bosco di querce negli Appennini Laziali (1884).
Bibl.: BENEZIT 1976, Dizionario Enciclopedico dei Pittori e degli Incisori, Milano 1983
Silvia Marigliani
ONORATO CARLANDI
(Roma, 1848-1939)
Frascati, Villa Falconieri
Acquerello su cartoncino, (cm 67x67),
firmato in basso a sinistra
Collezione privata
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L'artista dimostra una mano particolarmente esercilata all'arte dell'acquerello e l'opera qui esposta ci accompagna nell'universo artistico di questa tecnica. I cipressi che fanno da contorno alla scena risultano solitari nella loro personale identità e, nello stesso tempo, malinconici per il fascino d'insieme con cui definiscono la totalità dell'immagine. L'avvicinamento alla pittura inglese, e soprattutto all'opera di Turner, favoriscono il crescente interesse dell'artista nell'indagine della luce. Anche in quest'opera la luce trova solidità e consistenza, come nel riflesso delle acque della fontana. La tecnica dell'artista, nella sua resa luministica, nella morbidezza delle pennellate, nel gioco del riflesso cromatico contro il fondo dell'acqua, riesce a rinnovare vedute già note e ampiamente rappresentate, come quella di Villa Falconieri. Carlandi sarà giustamente definito il pittore della luce, egli riuscirà a riprodurre oltre la realtà della natura anche la sua atmosfera, attraverso l'attento studio costantemente indagato di luce e colori.
Bibl.: P.ANDREA DE ROSA cit.
Silvia Marigliani
UMBERTO COROMALDI
(Roma, 1870-1948)
Casolare a Velletri
Olio siitela, (cm 50x80),
firmato in basso a destra
Collezione privata
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La solidità cromatica con cui è realizzata l'opera sottolinea la ricerca coloristica che, con l'indagine diretta sul 'vero', l'artista aveva avviato. La realtà viene osservata con attenzione ma, l'impiego di una tecnica di pennellate secche e sicure, comporta una realizzazione in cui il modellato pittorico non è rivolto al particolare ma all'insieme dell'immagine da eseguire. Il paesaggio è dominato dalla centralità del casolare e le tonalità fredde di questa struttura contrastano con la luminosità del muretto bianco in primo piano ma, portano lo spettatore a focalizzare più attenzione nella 'macchia scura' del casolare stesso. Sono i colori a dar vita all'insieme dell'immagine.
Bibl.: P.ANDREA DE ROSA cit.
Silvia Marigliani
(Attribuito) EDOARDO GIOIA
(Roma, 1862-Londra, 1937)
Anzio, Arco Muto
Olio su cartone, (cm 18x13)
Collezione privata
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Le pitture di Gioia sono le opere di una mano agile e sicura che traccia il disegno con scaltrezza e lo riveste d'intensità cromatica. Le due vedute di Anzio, l'Arco Muto e la Villa di Nerone, sono quadretti in cui l'artista si sofferma a valorizzare le movenze marine e le limpide trasparenze delle acque del mare che diventa elemento importante e significativo della visione artistica. L'amore per il mare è di nuovo un richiamo alla natura che resta, dunque, elemento portante per gli artisti della Campagna Romana. L'intensità cromatica rinnova il paesaggio trasformando la materia pittorica in luce: il chiaro tra il giallo e il marrone delle rocce e accostato al grigio-azzurro del cielo e del mare, ne risultano tonalità calde e fredde in cui l'effetto luministico è totalizzante. Le tracce del disegno offrono la definizione delle cose e la materia viene tracciata dalla sua manifestazione esteriore che è il colore.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1996
Silvia Marigliani
(Attribuito) EDOARDO GIOIA
(Roma, 1862-Londra, 1937)
Anzio, Villa di Nerone
Olio su cartone, (cm 19,8x13,2), (1924)
Collezione privata
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L'opera di Gioia sulla Villa di Nerone rinnova la sua vena artistica nel ritrarre un'altra angolatura delle rive e della costa di Anzio. La sensibilità cromatica e luministica è predominante. Le movenze calme delle acque, i riflessi sullo specchio marino della costa e il contrasto di tonalità calde e fredde ritornano come nell'opera in cui è ritratto L'Arco Muto. Qui la visione d'insieme ha però una prospettiva più ampia e di maggiore respiro, infatti, risulta più immediato l'emergere in primo piano dell'Arco Muto. Il tutto è risolto attraverso il linguaggio pittorico che descrive e modella anche i ruderi dell'antichità. Con Gioia sia la realtà, la quotidianità, che la storia e il passato, nel tema del paesaggio sono evidenziati con il vigore espressivo delle pennellate.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1996
Silvia Marigliani
PAOLO FERRETTI
(Roma 1864-Anzio 1937)
Anzio., Riviera di Levante
Olio su tavola, (cm 34,5x25), (1924)
Collezione privata
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Studiò all'Accademia di San Luca dove fu allievo di Filippo Prosperi. Conobbe Nino Costa a cui fu legato da una profonda amicizia. Dipinse dal vero con grande immediatezza e pennellata veloce. Si espresse in maniera particolarmente felice nel ritrarre le marine di cui il quadro Riviera di Levante (esposto nella mostra) e Ruderi della Villa di Nerone sono un esempio sublime.
Bibl.: MAMMUCARI-BERRI-Roma 2000 EGIDIO MARIA ELEUTIERI-Velletri 1996
Silvia Marigliani
PAOLO FERRETTI
(Roma 1864-Anzio 1937)
Nettuno, Pontile a Mare
Olio su tavola, (cm 36x20)
Collezione privata
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L'olio su tavola ripreso sotto il Forte Sangallo appartiene a una serie di marine che il pittore dipinse con particolare insistenza tra Anzio e Nettuno temi da lui prediletti insiemi ai corsi d'acqua tra il Tevere e l'Aniene. In questi quadri infatti egli riesce ad esprimere tutta la forza che gli derivava dall'attenzione verso i problemi di luminosità che lo appassionarono in modo particolare.
Bibl.: MAMMUCARI-BERRI-Roma 2000
Silvia Marigliani
FILIPPO ANIVITTI
(Roma, 1876-1955)
Via Appia
Acquerello su carta, (cm 44x50),
Collezione privata
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Filippo Anivitti fu un cultore dell'affinamento della sensibilità cromatica raggiunta con l'acquisizione di una notevole padronanza tecnica. La sua pittura di paesaggio è una pittura rapida e di rilievo luministico. L'osservazione dal vero si esprime in tonalità fresche con pennellate morbide che realizzano la valorizzazione tecnica dei suoi acquerelli. Il paesaggio intorno all'Appia Antica e uno dei motivi più sentiti e riusciti dei suoi acquerelli.
Bibl.: R.MAMMUCARI 1990
Silvia Marigliani
FILIPPO ANIVITTI
(Roma, 1876-1955)
Aquedotto romano presso Castel Madama
Acquerello su carta, (cm 44x54)
Collezione privata
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La finezza dei toni e del calore rende gli effetti di luce e di ombra con una dolcezza che produce pennellale morbide e delicate. Il paesaggio è tradotto con un forte sentimentalismo che si concretizza nel candore dei fiori dell'albero, che attraggono lo sguardo dello spettatore, questa centralità però indirizza lo sguardo successivamente verso gli altri elementi del quadro. La località più volte rappresentata da Anivitti si riferisce all'Acquedotto romano presso Caslel Madama.
Bibl.: R. MAMMUCARI 1990
Silvia Marigliani
GIOVANNI (NINO) COSTA
(Roma 1826 - Marina di Pisa 1903)
Torre Astura
Olio su tela, (cm 175x65)
Collezione privata
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Nel soggiorno a Porto d'Anzio Nino Costa matura la sua teoria per dipingere "Far prima, sul vero, un bozzetto di impressione il più rapidamente possibile; e, poi, fare dal vero studi dei particolari. Finalmente abbozzare il quadro, stando attaccato al concetto del bozzetto non togliendo mai le pupille dall'eterno bozzetto. Lo chiamo "eterno" poiché ispirato dall'amore dell'eterno vero". In questo modo aveva proceduto per dipingere uno dei suoi capolavori Donne sulla spiaggia, di Anzio. Così scrive Nino Costa "dopo Tivoli andai, nel tardo autunno, a Castel Fusano. Poi andai a Porto d'Anzio, dove feci il bozzetto del quadro che tuttora conservo della "manaide", che sta nel centro di questo quadro. Dopo una nottata piovosa, alla mattina, mentre si apriva il cielo, vidi delle donne che avevano sulla testa strani fardelli, che poi conobbi essere radiche di alberi, delle quali caricavano una barca. Ne ebbi una grande impressione; e principiai il quadro che fu compiuto nel 52". Le marine tra Anzio e Nettuno appassionarono il Costa che ha composto vari quadri tra cui ricorderemo: Veduta di Nettuno da Anzio, Torre Astura, Donne sulla spiaggia di Anzio e numerosi disegni, basti menzionare: II Costume Nettunese, Pescatore di Anzio, Grotte di Nerone. In quest'olio su Torre Astura viene fuori quel modellare dipingendo con una contrapposizione di mosse cromatiche che caratterizza la pittura del Costa. Molto probabilmente questa tela appartiene al periodo in cui il pittore compose Donne sulla spiaggia di Anzio ossia quella fase che va dal 1850 al 1853 che corrisponde al momento più fecondo e maturo del Nostro pittore.
Bibl.: P.ANDREA DE ROSA - P.E.TRASTULLI, ROMA 2001 N. COSTA, MILANO 1983 BENEZIT, 1976
DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DEI PITTORI E DEGLI INCISORI -TORINO 1972 MAESTÀ DI ROMA, 2003
Clemente Marigliani
MICHEL ANGELO PACETTI
(Roma. 1793-1865)
Ariccia vista dalla parte di Albano
Olio su tela, (cm 55x76),
firmato in basso al centro M.Pacetti Roma 1844
Collezione privata
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La splendida tela del pittore romano si connota come ben scrive Pier Andrea De Rosa "di un eccezionale valore documentario che mostra l'aspetto dei luoghi nel 1844 quasi dieci anni avanti l'apertura del nuovo ponte". Il ponte a cui lo studioso fa riferimento è l'opera che papa Pio IX volle edificare per ovviare alle numerose difficoltà che erano legate al raggiungimento di Ariccia da parte dei viaggiatori che vi si recavano da Albano e viceversa. Nell'opera ci appare la Vallericcia così come doveva apparire al grande Gianlorenzo Bernini, che per conto della famiglia Chigi progettò l'elegantissimo e imponente palazzo di campagna con l'antistante chiesa, ben visibili e riconoscibilissimi nel quadro come in tutte le più importanti vedute di Ariccia. La tela apre allo spetlatorc scenari non più esistenti che evocano paesaggi incontaminati.
Bibl.: P.ANDREA DE ROSA - P.EMILIO TRASTULLI, ROMA 2001
Silvia Marigliani
JEAN BAPTIST LODEWYCK MAES
(Gand, 1794 - Roma, 1856)
Il regalo di fidanzamento
Olio su tela, (cm 78x100),
Firmato e datato lungo il bordo del tavolo MAES. 1854. Roma
Collezione privata
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La scena si svolge all'interno di una casa ubicata sui Castelli Romani: la figura femminile principale è ispirala alla celebre modella di Albano Vittoria Caldoni (1805-1872) ricercata e ritratta da pittori italiani e stranieri che vedevano in lei l'ideale di perfezione femminile.
Jan Baptist Lodewyck Maes fu pittore di scene storiche, composizioni religiose, scene di genere e ritratti. Fu dapprima allievo all'Accademia di Gand, poi ricevette una borsa di studio per continuare i suoi studi a Parigi. Dopo aver vinto il "Prix de Rome" a Anversa nel 1821, si stabilì in Italia. Ebbe un figlio, Giacomo Maes, che fu pittore anceh'egli. Sue opere si trovano nei Musei di Amsterdam. Amburgo, Konigsberg, Monaco e Weimar.
Paolo Antonacci
A.DEVERIA DISEGNÒ - LEMERCIER BERNARD IMPRESSE
Raffaello Sanzio a Velletri
Litografia dei primi del sec.XIX con coloritura d'epoca
Collezione privata
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Finalmente ci troviamo davanti ad un opera che costituisce un documento completo, (a differenza di quella esposta in Gli inediti di Velletri L.Bartelli - B.Pallotti - ed. Blitri VeIletri-2000 rifilata al margine ed erroneamente descritta come tela di metà '800, si incappa nell'errore perché quando venivano dipinte, la loro coloritura era talmente similare alla realtà da poter trarre in inganno. Unico scopo di ciò era ottenere il migliore effetto decorativo). Qui abbiamo i riferimenti per determinare l'attribuzione del disegno, e i dati tecnici dello studio gabinetto-litografico.
Con lo stesso tema si conosce un'altra litografia più grande, da un quadro di A.Hopfgarten datato 1838, proveniente dalla stessa collezione, che spero potrà essere esposto quanto prima. Renato Mammuccari evidenzia la proverbiale bellezza delle donne di Velletri (ed. Vela, 2001), con acute osservazioni sui costumi e sul paesaggio afferma con certezza che i soggetti della litogralia possano essere contadini delle campagne di Velletri, in special modo la modella che Raffaello Sanzio si accinge a disegnare sul tondo della botte. Portandoci poi a conoscenza di fonti precedenti, ci spinge a .saldare tra di loro leggenda e storia.
Altri ne hanno parlato tra cui G. Strafforello in La Patria, Provincia di Roma, a pag. 569, Unione Tipografieo-Editrice, Torino 1894; ne si fa accenno anche nell'opera del Tomassetti La Campagna Romana vol. II, pag. 434 ed. Banca di Roma 1975, e in Velletri storia di una città millenaria di A.Venditti Isted ed. Velletri 1991, dove all'interno si descrive secondo la tradizione, questo incontro tra Raffaello e la bella contadina di Velletri. Nella pubblicazione La collezione Borgia, curiosità e tesori da ogni parte del mondo a cura di A.Germano e M.Nocca, Electa Napoli, marzo 2001, se ne fa riferimento a pag. 272, in modo particolare nella scheda: Madonna con bambino e San Giovannino detta Madonna della seggiola (da Raffaello) di M.Nocca. In questo studio, pregno di fonti con riscontri certi, l'autore ci fa notare che si trattava di un "racconto popolare" circolante già dai primi anni dell'Ottocento nella comunità italo-tedesca, riguardante la famosa modella, musa ispiratrice di Raffaello Sanzio che posò per il celeberrimo quadro La madonna della seggiola, e che in realtà sembrava proprio essere una giovane donna con i suoi due pargoli, figlia di un vinaio di Velletri. Bisogna evidenziare l'interesse del Cardinal S.Borgia (1731-1804), l'interesse di aver nella sua collezione non solo una stampa, ma anche un dipinto ora disperso dello stesso tema.
Effettivamente ci sono molti riscontri: osservando con attenzione la stampa si notano alcune cose di probabile appartenenza alla Campagna Romana, ad esempio una non comune somiglianzà tra paesaggi, il modo di vestire dei contadini, l'uso di tenere le botti all'esterno, pronte prima della vendemmia, la vite che si erge a ridosso del caseggiato-cantina sino alle tegole vicine al modello dei paesi dei Castelli Romani. Per far risalire l'esecuzione del primo disegno de La Madonna della seggiola in terra veliterna, la legenda vuole che, quando dal ritorno da Cori (dove si recò per disegnare il tempio di Èrcole) Raffaello Sanzio incontrò questa giovane e bellissima donna e rapito da tutto ciò che lo circondava, volle immediatamente dipingerla sul tondo di una botte.
Sante Trinca
MARTIN VERSTAPPEN
(Anversa, 1773 - Roma. 1853)
Chiesa dei Riformati, Albano
Olio su tela, (cm 136,5 x 99)
Iscrizione fecit 1816
Collezione Annarita Cucci Trinca
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La chiesa dei Riformati intitolata a S.Francesco sorge vicino a Castel Gandolfo nella prima metà del Seicento, lungo la via d'accesso al paese voluta da Alessandro VII, l'attuale Galleria di Sopra. La serie di edicole con raffigurazioni della via crucis fiancheggia la cresta del lago. L'autore dell'opera si inserisce a pieno diritto tra i caposcuola di una prolifica corrente pittorica romana sviluppatasi in seno alla cerchia artistica internazionale che prediligeva la pittura di paesaggio dal vero. Si tratta del vedutista fiammingo Martin Verstappen: professore all'Accademia di San Luca, espose in Belgio, Olanda e a Parigi, ebbe un grande successo in vita ed una ricca committenza; spese a Roma gran parte della sua vita fondando una scuola molto ambita nel suo laboratorio. Per volere testamentario della sua seconda moglie, pittrice, l'accademia di San Luca istituì per giovani paesisti il Concorso Verstappen. Lo stesso Massimo D'Azeglio fece il suo discepolato presso di lui. Verstappen fu anche maestro di M. Pacetti, la cui Ariccia vista dalla parte di Albano è esposta in mostra. I due pittori furono uniti anche da legami familiari: il pittore fiammingo sposò infatti la sorella del Pacetti in prime nozze. La veduta è risolta con grande lucidità e pazienza descrittiva nei particolari. La luce bassa del sole calante proietta a terra le ombre delle figurine che animano la composizione. L'enorme chioma della quercia secolare quasi ruba la scena alla nitida chiesetta protagonista del tema. L'amore descrittivo per il fogliame tradisce la formazione dell'artista. Attualmente l'edificio sacro appartiene alla Congregazione di propaganda Fide, che lo acquistò nel 1889 al termine di oltre due secoli di vicende alterne. Sia la chiesa che le piccole edicole sono tutt'ora esistenti.
BIBL: MIGNOSI - TANTILLO 1990, vol I, p 190
MAESTÀ DI ROMA, 2003
P. ANDREA DE ROSA
Susanna Marra
FRANZ THEODOR AERNI
(Aarburg, 1853 - Roma, 1918)
Torre Astura, Nettuno
Olio su tela,{ cin 75x 55,5)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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La Fortezza di Astura si erge a circa 10 km a sud di Nettuno su un piccolo isolotto collegato da un ponte alla terraferma. La prima testimonianza del castello risale al 1193 quando il territorio era dominio dei Frangipane. Ma la fortificazione di Astura è più aulica, risalente al tempo dei conti dei Tuscolo e trasformata nel 1268 in un castello, tristemente conosciuto per il tradimento ai danni di Corradino di Svevia. Franz Theodor Aerni non è semplicemente un artista di passaggio in Italia, infatti avviene qui la sua formazione, all'Accademia di Modena. Nella sua larga produzione di vedute dipinge soprattutto Napoli e Roma. Il punto d'ossevazione eletto lascia spazio all' ampia descrizione della natura che circonda la fortezza. La fuga prospettica conduce l'occhio verso la costruzione massiccia e isolata nell'ora del tramonto. La qualità materica della pittura traduce bene gli instabili umori del mare e del cielo.
Bibl.: BENEZIT, I, p.47
G.M. DE ROSSI p. 76
Susanna Marra
JAMES - WILLIAM GILES
(Glasgow, 1801 - Aberdeen, 1870)
Tomba detta degli Orazi e Curiazi, Albano
Olio su tela, (cm 50x 35)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Questo monumento gode di grande fortuna presso i visitatori della Campagna Romana ispirando una ricchissima serie di incisioni schizzi e dipinti per oltre due secoli, per fare un esempio basti citare i grandi nomi di G .B. Piranesi e L. Rossini. Il sepolcro è stato al centro di numerose ipotesi interpretative che lo hanno identificato come tomba di Arunte, Pompeo, degli Aricini Azzi, fino all'attuale definizione di Tomba degli Orazi e Curiazi. In realtà questa è opera del I secolo. Nel suo passaggio il punto di vista adottato è ribaltato rispetto all'opera in mostra di Busiri. Il sentiero che fiancheggia il monumento coincide con l'antica Via Appia. L'"indefinitezza" topografica con il paesaggio di fantasia all'orizzonte fanno di quest'opera un prodotto tipico della memoria di tanti viaggiatori, sospeso fra realtà ed invenzione.
Bibl.: Cfr. Castelli e Castellani, p. 55, scheda 28.
CHIARUCCI, 1982, pp. 42 e segg.
Susanna Marra
ANNA SUSANNA FRIES
(Zurigo, 1827- Sestri, 1901)
Ritratto di Vittoria Caldoni
Olio su tela, (cm 94 x 75),
firmato e datato 1850
Collezione Annarita Cucci Trinca
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La pittrice A.S. Fries compie un percorso umano ed artistico tipico della prima generazione di romantici: la voglia di approfondire la sua ricerca artistica la spinge ad intraprendere numerosi viaggi dentro e fuori i confini d'Europa: formatasi alla scuola di Parigi, poi a Manara e infine a Zurigo. I suoi viaggi la portano in Italia, tappa obbligata del Grand Tour, e in Olanda, al servizio della corte. Si spinge fino in Oriente, dove i paesaggi ispirano i suoi lavori. Diresse una scuola di disegno per signore a Firenze. Largamente coltivato dalla pittrice è il genere del ritratto, di cui l'opera in mostra è uno splendido esempio. La tela è intitolata a Vittoria Caldoni. modella di Albano di rinomata bellezza, musa ispiratrice di numerosi pittori illustri di inizio Ottocento: Overbeck, Catel. von Hess, Carolsfeld, Vernet, Ivanov, ritratta anche da scultori del calibro di Thorvaldsen, Schadow e Tenerani. Il lauro ed il cratere alle spalle della ragazza offrono lo spunto per la riflessione sulla grandezza di un mitico passato tanto rara alla ritrattistica romantica. Il trattamento pittorico di morbidi pizzi e trasparenze e la scelta di colori eleganti fanno di questo ritratto un'opera di raffinata fattura.
BIBL. Cfr. F. PETRUCCI in Donne Romane, pag 134, scheda 55
Cfr. S. TRINCA in Vedute della Campagna Romana, pag 114
Susanna Marra
JOHANN HEINRICH WIRZ
(Erlenbach, 1784 - Feuerthalen, 1837)
Castel Gandolfo e il lago di Albano
Tempera su carta, (cm 60x 44)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Con Maffeo Barberini, asceso al soglio pontificio con il nome di Urbano VIII, l'aspetto del borgo viene trasformato e l'antico nucleo può beneficiare di continue iniziative urbanistiche utili alla sua crescita. Dopo la pausa di Innocenzo X ( 1644-1655), che non frequenta i Castellli Romani, anche il pontificato di Alessandro VII è fondamentale per gli interventi intrapresi a Castel Gandolfo, numerosi dei quali diretti dal Bernini. L'autore di quest'opera è il paesaggista svizzero Wirz, allievo e assistente di H. Bleuler. L'orizzonte sfuma in lontananza grazie all'espediente del colore sempre più rischiarato. La costa del lago è discontinua: questa scelta rappresentativa come per accostamento di masse collinari è di pura fantasia. In primo piano il pittore indugia con rigore disegnativo sul fogliame degli alberi, sui sassi e sui fili d'erba.
Bibl.: Estratto da SUSAISNA MARRA in Castelli e Castellani, pag 46, scheda 5.
Susanna Marra
ERNST CHRISTIAN FREDERIK PETZHOLDT
(Copenaghen. 1805 - Patrasso, 1838)
Castel Gandolfo e il lago di Albano
Olio su tela, (cm 53,5x40)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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La famiglia dei Candolfi (o Gandolfi) compare sul territorio dei Castelli Romani agli inizi del secolo XII, tra i resti dell'antichissima villa domiziana; possiedono il nucleo originario della futura Castel Gandolfo, insieme ad altre terre sul lago di Nemi. Per compensare i danni causati da pesanti saccheggi la famiglia rinuncia a tali proprietà. Verso la fine del (sec.XIII) il castello è già dei Savelli, e lo sarà a lungo, con intervalli frequenti causati da confische papali imposte e poi revocate e numerose manovre di compravendita. Nel 1596 la Camera Apostolica assorbe il Castrum Candulphi insieme a Rocca Priora, ponendo fine alla lunga dominazione feudale dei Savelli. L'autore del dipinto esposto è il danese Petzholdt. Allievo di Eckesberg all'Accademia di Belle Arti di Copenhagen, fece numerosi viaggi al di fuori della sua terra natale e visitò l'Italia in due occasioni. Questa bella veduta fonde spunti reali paesaggistici e libero estro fantasioso. Del borgo in lontananza si scorge la cupola del Bernini e il caseggiato arroccato sul fianco del lago. Un elemento assai raro per simili vedute è il grande arco sulla sinistra che introduce all'interno dell'abitato. Probabilmente si tratta dall'antica Porta Napoletana, verosimilmente demolita dopo la metà dell Ottocento; oggi quest'arco si troverebbe all'ingresso del corso di Castel Gandolfo (l'effige marmorea che l'adornava venne asportata e tutt'ora si trova su un caseggiato a quell'altezza). Il pittore indugia sul lago introdueendo elementi di pura fantasia, come isolette o vistose rientranze della costa. La prospettiva è manipolata: l'orizzonte dovrebbe coincidere con la costa del lago su cui svettano solo i monti sullo sfondo, mentre il paesaggio al di là viene "rialzato" e sulla sinistra lo sguardo può scorgere ben altro di quanto sia realmente possible da una simile posizione.
Bibl.: Estratto da SUSANNA MARRA in Castelli e Castellani, Pag 46, scheda 4.
Susanna Marra
GIOVANNI BATTISTA BUSIRI
(Roma, 1697 - 1773)
Veduta della tomba detta degli Orazi e Curiazi
con sullo sfondo il convento della Stella
Olio su tela, (cm 37x 48)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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II monumento è avvolto dal verde e con esso si confonde nei colori, secondo quell'immaginario romantico in cui le mitiche rovine sono inglobate da una natura selvaggia che di queste diviene la naturale prosecuzione, come in un processo osmotico. Il sepolcro è fiancheggiato da un sentiero terroso apparentemente anonimo, ma dalle storiche e illustri origini: è l'antico corso della Via Appia. Prima della costruzione del Ponte Monumentale l'accesso all'abitato di Ariccia era possible solamente attraverso un percorso accidentato che risalendo dalla valle s'inerpicava lungo il fianco della collina approcciando il paese da Porta Napoletana. Il ponte fu voluto da papa Pio IX nel 1854 per facilitare la viabilità tra Albano e Ariccia. Il convento della Stella naque intorno alla chiesa omonima,, sorta presso le catacombe cristiane di S. Senatore, probabilmente in luogo dell antica chiesa pleocristana. La costruzione del complesso iniziò intorno alla metà del XVI sec. e fu completato solo nel 1687.
Bibl: BENEZIT 1976
Susanna Marra
GIOVANNI BATTISTA BUSIRI
(Roma, 1697 - 1773)
Torre e casolare nella Campagna Romana
Olio su tela, (cm 37x 48)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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La torre giganteggia al centro della tela, sormontata da una nuvola rigonfia ricorda una grande ciminiera sbuffante. Un piccolo complesso di case, archi e rovine ai suoi piedi, tutto inserito in un contesto verdeggiante privo di attenzione per le proporzioni reali o per la verosimiglianza prospettica. Le figurine stese su un fianco aggiungono un vago sapore bucolico alla veduta fantasiosa.
Bibl: BENEZIT 1976
Susanna Marra
MARIA ISABELLA DI BORBONE
(1789-1848)
Fontanile a Grottaferrata con sullo sfondo l'Abbazia di s. Nilo
Olio su tela, (cm 65x 42), firmato
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Per questa bella veduta l'autrice si rifà allo stile del suo maestro Salvatore Fergola. pittore di corte presso Francesco I di Barbone, marito di Maria Isabella dal 1802. La tela è giocata sulla raffinata antitesi tra la zona d'ombra del primo piano boschivo contro lo sfondo sfumato e luminosissimo del cielo aperto. Sulla destra si riconosce l'Abbazia di S. Nilo, avvolta da un' atmosfera vaporosa e "incorniciata" da una coppia di esili alberelli. L'abbazia fu fondata nel punto dove sorgeva una cripta (cripta ferrata) rinvenuta sul luogo di un'antica villa romana. (Nel 1004 il conte del Tuscolo donò all'abate Nilo la cripta ed il territorio circostante, da questa acquisizione e per iniziativa dei monaci prese le mosse la costruzione dell'antico complesso dall'aspetto medievale.
Bibl: Cfr. S. TRINCA in Vedute della Campagna Romana, pag 114
Susanna Marra
GIAN BATTISTA BASSI
(Massa Lombarda, 1784 - Roma, 1852)
Ninfeo del lago di Albano
Olio su tela, (cm 36 x 47)
Collezione Annarita Cucci Trinca |
La veduta ha le tinte calde e autunnali amate dal Bassi, l'espediente del controluce uniforma nei colori le rovine antiche e le piante rampicanti. Lo sguardo si apre sul lago e sulle colline circostanti da un punto d'osservazione privilegiato. Lo spettatore è dentro il ninfeo del lago, luogo mitico per natura e prestigioso per le origini. Il ninfeo è detto "di Diana" per via di un mosaico ritrovato al suo interno o "del Bergantino" per una deformazione di "Brigantino", utilizzato da imperatori e papi per inscenare naumachie sul lago per diletto della popolazione, e poi qui posto a riparo.
Bibl..:BENEZIT 1976
Susanna Marra
ANONIMO
Terme di Cellomaio
Olio su tela, (cm 58 x 41,5).
(sec. XIX)
Collezione Annarita Cucci
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La struttura invade la tela avvolta nella sua bella cortina di mattoni rossi. Le case son cresciute fra le rovine come ciuffi di piante selvatiche. E' una visione distesa e spaziosissima, le rovine dominano la valle dall'alto della strategica posizione degli ex castra albana; oltre l'illustre e decadente complesso la vista si apre alla spaziosa distesa della Campagna Romana. Gli imponenti resti a lungo identificati con il palazzo del mitico Ascanio vennero riconosciuti come terme solamente ai tempi di Pio II. La costruzione del complesso fu ordinata dall'imperatore Caracalla per servire i soldati della Seconda Legione Partica. accampatasi nella zona per volere di Settimio Severo.
Bibl.: CHIARUCCI, 1982, pag.37
Susanna Marra
CARLO MONTANI
(Saluzzo, 1868 - Roma, 1936)
Lago di Nerni
Olio su tela, (cm 80x 81) (1928)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Carlo Montani è un autodidatta, frequentando il circolo artistico fa incontri stimolanti come quello con E. Coleman, C. Pascarella, Filiberto Petiti, che lo incammina alla resa del vero. Appartiene al movimento dei XXV della Campagna Romana, lavora quasi esclusivamente ad olio e ama le vedute con parchi enormi, giardini e ville. Il lago di Nemi lo appassiona talmente da ispirare un insaziabile ricerca in oltre cento suoi lavori, infinite "variazioni su tema" in un viaggio fisico e mentale attorno al perimetro del lago. L'artista osserva dall'alto lo spettacolo naturale, oltre i castagni dorati e il fogliame secco si apre lo scenario, il bacino lacustre è accolto in un tappeto naturale di verdi, viola e tocchi di rosa.
Bibl.: MAMMUCARI, BERRI 2000, pag. 86
Susanna Marra
SCUOLA ITALIANA DEL XIX SEC.
Sul lago a Castel Gandolfo
Olio su tela, (cm 85 x 105)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Una luce calda e dorata bagna la cupola del Bernini e il borgo circostante, la costa del lago e i rami frondosi che si stendono sulla veduta. Al centro della scena l'antico testimone dell'illustre passato di questo luogo ameno: è l'emissario romano che si rivela tra le foglie, mostrando l'ingresso della sua massiccia struttura in grossi blocchi di pietra. L'artista sceglie un taglio "rovesciato"' per la sua bella veduta, che curiosando da sotto in su tra le foglie e i sentieri alla luce morbida del tramonto, ricorda l'atmosfera riprodotta dal Bassi nella splendida e quasi monocroma veduta del Castello di Ariccia.
Susanna Marra
ANONIMO
Pastore della Campagna Romana
Disegno acquarellato di forma ovale, (cm 30,5 x 23,5) (sec. XIX)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Questa semplice figura di pastore sull'erba è un prodotto squisitamente rappresentativo dell'Ottocento artistico romano, lo è per soggetto iconografico e tecnica utilizzata.
Per gli artisti di passaggio la Campagna Romana ha il sapore di una terra leggendaria, un'Arcadia popolata di miti lontani. Ma il paesaggio protagonista è spesso inscindibile da chi lo abita, che in quelle terre ha la propria ragion d'essere e la sua prigione. I viaggiatori del Gran Tour sono affascinati da questa umanità, e nei suoi usi, costumi e sembianze soddisfano la ricerca del folklore. Uomini e donne intenti alle loro attività sono inseriti nel contesto paesaggistico o ritratti singolarmente, come modellini di carta a scopo documentario. Di questa tendenza fanno parte anche i libricini "a fisarmonica" riproducenti donne e uomini in costume popolare, preziosi souvenir acquarellati per i visitatori della Campagna Romana. L'uso della tecnica ad acquerello divenne molto popolare in ambito romano nella seconda metà dell'Ottocento: nel 1863 Giggi Talarici fondò a Roma l'Accademia di Giggi dove si riunivano pittori sia italiani che stranieri che si esercitavano a dipingere dal vero all'acquerello, la nuova tensione verso questa tecnica fu organizzata in maniera ancora più sistematica nella Società degli acquarellisti in Roma del 1875, società che si tramuterà in associazione, dotandosi anche di uno statuto e dando avvio ad una lunga serie di esposizioni.
Susanna Marra
FRANCOIS - HIPPOLYTE LALAISSE
(Nancy, 1812 - Parigi, 1884)
Zuavo nella Campagna Romana
Olio su tela, (cm41 x 30)
Collezione Annarita Cucci Trinca
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Nella sensibilità romantica si genera e si alimenta la coscienza dei popoli, il sentimento nazionalistico; in pittura questo sentire si traduce in opere ispirate alla classicità, ai valori di Patria che non si piegano alla tirannia, spesso in opere di un realismo rappresentativo, miste di sensazioni e di scopo documentario, come in Italia durante il Risorgimento. Questo zuavo staccato dal gruppo si è fermato un istante, induce ad una pausa, uno spunto per riflettere sul suo destino: si prepara ad una battaglia, una volta raggiunti i compagni la sua identità verrà ingoiata dalla moltitudine, travolta come le altre dall'azione e dagli spari in una corsa verso un finale incerto. E' la storia di un singolo che ripete la storia di molti. L'espediente di isolare il soldato permette di compiere uno studio sulla divisa che lui rappresenta e che lo qualifica. Professore alla scuola politecnica F. H.. Lalaisse espone al Salon di Parigi tra il 1845 e il 1874. Si specializza nella pittura di cavalli e di costume, dedicando all'armata francese ben 148 quadri.
Bibl.:BENEZIT 1976
Susanna Marra
RUDOLF VON ALT
(Vienna, 1812 - 1905)
Lago di Nerni verso Genzano
Olio su tela (cm 52 x 37), firmato in basso a sinistra
Collezione Tangler-Galzignato
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Non è questa la veduta di un luogo arcano intriso di mito e sacralità, questa volta il lago di Nemi con la sua rigogliosa vegetazione è il teatro di una serena veduta di sapore ordinario, quotidiano. In primo piano l'autore indugia sul sentiero terroso e assolato al passaggio dei contadini con i loro animali e le piante arrampicate sulla parete rocciosa. Oltre i pioppi sono le acque distese e la verde sponda coronata dal castello di Genzano. Membro dell'Accademia di Vienna, poi dell'Accademia di Berlino l'artista visita l'Italia, l'Austria e la Svizzera. Importante autore di una grande quantità di acquarelli con vedute, esegue anche numerosi ritratti ed è coperto di onori. Le sue apprezzate vedute di Vienna gli guadagnarono il titolo di "Canaletto di Vienna".
BIBL: GIORGIO MAGISTRI in Castelli e Castellani pag 48, cat.9. foto 12
Susanna Marra
ANONIMO
Lago di Nemi con borgo ed il Castello
Olio su tela, (cm 38 x 46). (sec XIX)
Collezione Tengler-Galzignato
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Questa bella veduta di Nemi dal taglio singolare è spaziosa ed estesa alla quasi totalità della tela ma ben curata nei dettagli, indaga tra le piccole increspature dell'acqua, il fogliame degli alberi e le figure di donne che scendono con le ceste sulla testa. Lo spazio ruota intorno al grande albero centrale che separa la veduta in due zone: i colori intensi e profondi del primo piano cedono il passo alle tinte più delicate e sfumate dello sfondo. Il borgo di Nemi alto e fiero nella sua strategica posizione si sviluppa sullo spigolo della roccia coperta di verde.
Susanna Marra
HEINRICH BUNTZEN
(Kiel, 1803 - Copenhagen, 1892)
Veduta del lago di Nemi con il Castello Frangipane Braschi poi Ruspoli
Olio su tela, firmalo e datato 1867 (cm 73,5 x 50)
Collezione Tengler Galzignato
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La costa alta si specchia nelle acque serene, sulla sponda opposta al maniero Frangipane Braschi si erge la rocca di Genzano. Specchio di Diana è l'antico appellativo del lago di Nemi accolto in un profondo bacino di natura vulcanica. Le origini confuse nel mito e la generosa vegetazione che protegge queste acque mantenendole in un isolamento fisico e temporale ispirarono una larghissima produzione di vedute dedicate. Prima membro dell'Accademia di Belle Arti di Copenaghen Buntzen risiede in Italia dal 1839 al 1843 grazie ai proventi di una borsa di studio. II museo Thorvaldsen conserva molte sue opere tra cui Dentro i giardini di villa Borghese.
Bibl: GIORGIO MAGISTRI in Castelli e Castellani pag 47, cat.6
Susanna Marra
GUSTAV WILHELM PALM
(Harlow, 1810 - Stoccolma,1890)
Castello e lago di Nemi
Olio su tela, (cm. 61 x 51)
Collezione Tengler- Galzignato
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La tela è divisa in atmosfere di luce e di colore, la parte superiore è un cielo puro, contro il paesaggio in basso, in cui lo specchio d'acqua ha il colore della sponda lontana, accolto tra due ali di verde scuro nell'ombra, m un'alternanza tra masse scure e chiare, come ha ben commentato G. Magistri. Divertente la scenetta in primo piano con il frate alle prese con le capre e i pastori al seguito. Una luce calda e dorata cala sul paesaggio, inquadra le figure e scivola sull'acqua, che ha la trasparenza delle velature ad olio. Membro dell'Accademia di Stoccolma e di Venezia., viaggia tra Italia, Francia e Inghilterra. Conosciuto soprattutto per le vedute della Campagna Romana. venne insignito del prestigioso ordine di Gustavo Vasa nel 1867.
Bibl.: GIORGIO MAGISTRI in Castelli e Castellani pag 47, cat.8
Susanna Marra
HENRYK CIESZKOWSKI
(Plock, 1835 - Roma, 1895)
Veduta del lago di Albano con, Castel Gandolfo
Olio su tela ovale, (cm 60 x 47), 1868
Collezione Tengler-Galzignato
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Col suo andamento irregolare il paesaggio in primo piano asseconda la forma ovaleggiante della tela. Arroccata sulla costa la piccola sagoma di Castel Gandolfo che domina il lago ha assunto i colori delle nuvole e del tramonto violaceo sui colli in lontananza. C. Henryk è conosciuto soprattutto per i paesaggi, partì per Roma nel 1860 restandovi fino alla morte.
Susanna Marra
ANONIMO
Genazzano con castello
Olio su carta rifoderata su tela (cm38x 59), (prima metà Sec. XIX)
Collezione Tengler-Galzignato
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Protagonista della scena è la rocca con il borgo, il complesso inquadrato dalla luce è un assemblaggio di grossi volumi geometrici. La veduta è ravvivata da scene e figurine dì genere accampate in diversi punti dello spazio. Grande attenzione è riservata ai particolari e alla natura studiata nelle diverse specie di alberi e nelle molteplici modulazioni di verde.
Susanna Marra
K. LINDEMANN FROMMEL
(Markirch, 1819 - Roma, 1891)
Veduta del Lago di Nemi con Genzano e Monte due torri
Acquerello su carta, (cm 38 x 66,5)
Collezione Tengler-Galzignato
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E' una veduta di ampio respiro, tipica di Frommel, dall'orizzonte spinto in lontananza con un effetto sfumato e vaporoso. Altrettanto comune per questo artista è la concezione grandiosa della natura, le figurine umane e gli animali si confondono in essa come piccole appendici. Nel ritrarre i resti antichi, le Paludi Pontine o i verdi paesaggi Frommel travasa nella realtà quel sentimento romantico da lui fagocitato, la sua Campagna Romana è una terra desolata, di natura selvaggia, sublimata dal suo pennello.
Bibl.: R. MAMMUCARI 2000
Susanna Marra
JOHAN GOTTFRIED MAAS
(sec. XIX)
Pescatore con bambini che ballano il salterello,
sullo sfondo il Borgo di Nettuno
Olio su tela, (44x55), (1857)
Collezione privata
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Al tramonto il pescatore riunito con la famiglia suona per i bambini che ballano il salterello; sullo sfondo altri pescatori armeggiano con una barca e l'inconfondibile borgo di Nettuno identifica il paesaggio che si vede in lontananza, in un abbraccio verso il mare. Maas si concentra sul nucleo familiare in primo piano, studiando costume ed accessori senza pedanteria. Un'atmosfera sospesa immobilizza pose e personaggi. I piccoli danzatori intenti nel ballo del saltarello sono più naturali degli adulti, dallo lo sguardo fisso e astratto. La bella tavolozza di toni rossi e caldi fa calare il tramonto sulla scena.
Bibl.: Estratto da SUSANNA MARRA in Vedute della Campagna Romana, pag 113
Susanna Marra
FREDERICK HENRI SCHOPIN
(Lubeck, 1804 - Montigny - Sur - Loing, 1880)
Pastore con tenda e donna in costume di Nettuno
Olio su tela, (37x45), firmato in basso a sinistra
Collezione privata
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II pastore è ai piedi della donna e la corteggia baciandole la mano. La scena è ambientata sullo sfondo di una Nettuno di fantasia, forse l'autore disegna ciò che gli è rimasto negli occhi, o per quella pratica comune al tempo di condire le vedute con sensibilità romantica. Indubbiamente luoghi e personaggi della Campagna Romana sono terreno fertile per i pittori di genere come Schopin, approdato a questa esperienza lasciandosi alle spalle l'ottocentesca formazione di pittore di storia. Schopin continuerà ad evolversi, abbandonando in seguito la tela per la tecnica incisoria.
Bibl.: Estratto da SUSANNA MARRA in Vedute della Campagna, Romana, pag 113
Susanna Marra |