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Fra Orsenigo
il brianzolo
che conquistò Roma

di

FRA GIUSEPPE MAGLIOZZI o.h

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12 - LA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO


Nel precedente capitolo abbiamo accennato al ricovero del cardinal Serafino Cretoni nella Casa di Salute di Nettuno. In quel momento era cappellano della Casa fra Martino Guijarro ed anni dopo fu appunto lui a dedicare al porporato su una rivista spagnola dei Fatebenefratelli il seguente trafiletto funebre: "E' morto il card. Cretoni, Nunzio a Madrid in anni passati e ospite nostro per vari mesi a Nettuno. Con lui condivisi gioie e dolori. Ristabilitosi dei suoi acciacchi, fu nominato Prefetto della Congregazione dei Riti. Fu lui ad ottenere dal Santo Padre Leone XIII che si contentasse il nostro Padre Orsenigo, introducendo nelle Litanie Lauretane la sua invocazione preferita "Mater Boni Consilii". Semplice e buono, Sua Eminenza amò entusiasticamente gli spagnoli. Il cardinal Vives(1) lo preparò a ben morire. Che riposi in pace l'amico sincero degli ospedalieri di San Giovanni di Dio e di tutti gli spagnoli!". (2)

Questo trafiletto, rimasto finora ignorato ai biografi di fra Orsenigo e da me scovato nel nostro Archivio di Granada,(3) è stato il prezioso punto di partenza che mi ha permesso sia di chiarire il ruolo che ebbe tale porporato nel "contentare il nostro padre Orsenigo", sia di fugare definitivamente i dubbi avanzati da molti sull'effettiva connessione tra la devozione di fra Orsenigo alla Madonna del Buon Consiglio e la decisione pontificia di inserire tale titolo nelle Litanie Lauretane.(4)

Il ricovero del cardinal Cretoni a Nettuno risulta documentato da alcune note contabili relative ad un suo periodo di degenza conclusosi nell'aprile 1901(5) e durante il quale chissà quante volte, nel recarsi in Cappella per celebrarvi la Santa Messa o per pregarvi, avrà posato lo sguardo sull'immagine della Madonna del Buon Consiglio venerata all'altar maggiore.

Durante quei "vari mesi" di convalescenza in Sanatorio non fu solo il cappellano fra Guijarro ad entrare in tanta confidenza con lui da "condividere gioie e dolori", ma certamente si stabilirono rapporti di buona cordialità
anche con altri Confratelli della Comunità, nonché con il buon fra Orsenigo che, grazie al comodo collegamento ferroviario con Roma, veniva spessissimo a Nettuno,(6) magari insieme a qualche benefattore.(7) Prova dell'allacciata amicizia è che ritroviamo citato(8) il nome del cardinal Cretoni tra quelli degli illustri porporati, quali il cardinal Antonio Agliardi(9) ed il cardinal Lucido Maria Parocchi,(10) che si alternarono a presiedere, anno dopo anno, la solennissima festa che fra Orsenigo, immancabilmente ogni aprile dal 1871 fino alla propria morte, organizzava all'Isola Tiberina in onore della Madonna del Buon Consiglio.(11)

Il Pontificale presieduto da un cardinale costituiva ovviamente il culmine liturgico della festa, che però non si esauriva in questo ma aveva un'articolazione variegata, con il susseguirsi al mattino d'innumerevoli Sante Messe e conclusione nel pomeriggio con un Panegirico e la solenne Benedizione Eucaristica. Come nota particolare, fra Orsenigo usava organizzare con singolare enfasi il canto delle Litanie Lauretane, affidandolo, come testimonia Huetter,(12) alle "migliori cappelle musicali romane, dirette da maestri illustri come Filippo Capocci od Augusto Moriconi",(13) e chiedendo ai cantori di aggiungere in ultimo, subito prima dei tre Agnus Dei, l'invocazione alla Madre del Buon Consiglio.

Quell'aggiunta era arbitraria e fra Orsenigo, profittando dei buoni rapporti allacciati col cardinal Cretoni, gli confidò l'ardente desiderio che prima di chiuder gli occhi fosse ufficializzato dalla Chiesa ed esteso al mondo intero quel suo inserire nelle Litanie Lauretane l'invocazione alla "Madre del Buon Consiglio".

Il cardinale riacquistò a Nettuno completa salute e quando nel 1903 ricevette la nomina a Prefetto della Congregazione dei Riti, ossia proprio del Dicastero Vaticano responsabile in campo liturgico, si ricordò della pia aspirazione di fra Orsenigo e riuscì ad esaudirla in tempi brevissimi, come ben appare dalla documentazione conservata nel dicastero vaticano(14) e che ci permette di ricostruire l'iter protocollare dell'iniziativa.

Risulta dunque che Leone XIII, il quale fin da fanciullo era assai devoto della Madonna del Buon Consiglio, quando il cardinal Cretoni nell'Udienza privata del 22 marzo 1903 gli ipotizzò d'inserirne l'invocazione nelle Litanie Lauretane, ben volentieri dette l'assenso ad istruire la pratica.(15) Già all'indomani il cardinale la mise allo studio della Commissione Liturgica, che il 30 marzo trasmise parere favorevole all'inserimento della nuova invocazione, suggerendo di collocarla, proprio come usava fare fra Orsenigo, al termine delle Litanie.

Il passo successivo era di portare la proposta all'esame della Congregazione dei Cardinali, la cui prima seduta era prevista il 21 aprile. Per tale seduta era stata preparata a stampa la lista degli argomenti da discutere e tale lista fu trasmessa in anticipo sia ai cardinali, sia al cronista de "L'Osservatore Romano", che nel dar notizia della seduta della Congregazione Ordinaria dei Sacri Riti tenutasi nel Palazzo Apostolico Vaticano, dettagliò tutte e tredici le materie figuranti in tale lista.(16) Un particolare interessante, perché indicativo dell'interesse mostrato dal cardinale Cretoni nel non far slittare la decisione di chissà quanti altri mesi, è che nel fascicolo conservato in Archivio tale lista stampata presenta un'aggiunta a penna, che poneva prioritariamente in cima agli esistenti tredici un ulteriore argomento, quello della modifica delle Litanie, che fu approvata all'unanimità: possiamo esser certi che fu un'aggiunta dell'ultimo momento, non solo perché scritta a penna, ma perché il giornale vaticano non ne fu informato e non la elencò all'indomani nel suddetto articolo di cronaca; e addirittura neppur compare nel resoconto della seduta, pubblicato ufficialmente negli Atti della Santa Sede.(17)

Nell'Udienza privata, concessagli la mattina del 22 aprile 1903,(18) Leone XIII, informato dell'esito favorevole della seduta del giorno prima, autorizzò il card. Cretoni a pubblicare in tale data il decreto. Ma dopo qualche giorno il Santo Padre, che spesso lo si vedeva "nei suoi appartamenti e nella Cappella Paolina assorto in fervente preghiera innanzi all'immagine della Vergine del Buon Consiglio",(19) ebbe un ripensamento e pertanto il suo segretario particolare monsignor Angeli riferì alla Congregazione dei Riti che il 2 maggio, nel sottoporre alla firma del Papa il decreto,(20) "Sua Santità non ha fatto altra osservazione che gli parrebbe meglio l'invocazione Mater boni consilii fosse nel corpo delle Litanie sebbene gli Eminentissimi Padri, come ricordava, dessero il parere di metterla in fine delle stesse Litanie. Questi ha manifestato il desiderio che Vostra Eminenza torni un poco su questa idea che fu la prima esternata da Sua Santità".

Mons. Filippo Di Fava, segretario della Congregazione dei Riti, ne informò subito il card. Cretoni, che il 3 maggio vergò questa nota: "Il Santo Padre ha manifestato che preferiva che l'invocazione venga posta dopo quella di Mater Admirabilis, il che dovrà senz'altro eseguirsi pubblicando il decreto con tale modificazione".

Il decreto, modificato secondo le indicazione del Papa,(21) fu diffuso solo in maggio, trascorsa già la festa della Madonna del Buon Consiglio. Ma il 26 aprile del 1904 fra Orsenigo, anche se ormai gravemente malato, ebbe la gran gioia di dargli applicazione e di organizzare per l'ultima volta la festa all'Isola Tiberina, così descritta in Cronaca Cittadina da "L'Osservatore Romano" del 27 aprile:(22) "Quest'oggi nella Chiesa di San Giovanni Calibita a S. Bartolomeo all'Isola è stato con pompa solenne celebrata la festa della Madonna del Buon Consiglio, la cui immagine tra lumi e fiori artisticamente disposti, spiccava nel mezzo dell'Altare Maggiore. Nella mattina varii Prelati e dignitari Ecclesiastici si sono recati a celebrare la Santa Messa nella Chiesa, che è stata sempre affollata di devoti. La Messa solenne, accompagnata da scelta musica gregoriana, secondo le ultime disposizioni del Santo Padre, diretta dal Maestro Comm. Capocci, è stata celebrata da S. E. Mons. Ceppetelli Patriarca di Costantinopoli, Vicegerente di Roma. Nel pomeriggio dopo il Panegirico detto dal R.mo P. Ferrini, lo stesso Mons. Ceppetelli ha impartito la Benedizione col Venerabile. I religiosi Fate Bene Fratelli, che durante l'anno distribuiscono a moltissimi poveri la minestra, oggi, in occasione della festa hanno fatto una speciale distribuzione di pane. La bella e solenne cerimonia, è stata celebrata come già da 33 anni, a cura del valente e caritatevole odontoiatra Fratel G. B. Orsenigo, il quale sebbene infermo - a lui che oggi ha voluto levarsi per assistere alla sua festa si sono rivolti gli auguri più sinceri di pronta guarigione - nulla ha trascurato perché la festa in onore della Madonna del Buon Consiglio riuscisse solenne quanto meglio si potesse".

Per fra Orsenigo la festa del 26 aprile 1904 fu in qualche modo il canto del cigno, poiché purtroppo non si realizzò quell'auspicio di "pronta guarigione" formulatogli dal cronista de "L'Osservatore Romano".

Anche altri cronisti romani, nel dare resoconto della festa all'Isola Tiberina, evidenziarono i problemi di salute di fra Orsenigo. Quello de "La Voce della Verità" scrisse:(23) "i Religiosi Fate Bene Fratelli, celebrarono, ieri, dopo devoto triduo, con la consueta pompa, la festa della Madonna del Buon Consiglio, a cura di Fr. Giovanni Battista Orsenigo, che testé riavutosi da affezione morbosa, volle rendere anche più solenne la festa".

Per tutto maggio la sua salute non migliorò ed allora fra Orsenigo, sperando che un cambio di clima potesse giovargli, provò a cercar qualche sollievo nel suo Sanatorio di Nettuno, recandovisi questa volta da degente, per cui possiamo affermare che la sua fu la terza più memorabile degenza registrata nel mezzo secolo d'attività dell'Ospedale, essendo la prima quella del cardinal Cretoni e la seconda quella di Santa Maria Goretti.

Da un necrologio che gli dedicò in morte "Il Giornale d'Italia" apprendiamo che fra Orsenigo trascorse a Nettuno "un mese e mezzo" per "cercar sollievo e cure al Sanatorio da lui fondato, nella speranza di guarire da una ulcerazione allo stomaco".(24) La stessa diagnosi è riportata nell'articolo, che più avanti trascriveremo integralmente, dedicatogli nel trigesimo della scomparsa dal settimanale "La Vera Roma", nel quale si legge che chiuse i suoi giorni a 67 anni, "consunto da un'ulcerazione allo stomaco". Più vago a riguardo è invece il necrologio pubblicato all'indomani della morte da "Il Messaggero": "un male allo stomaco minava da tempo la sua esistenza". (25) Ed ugualmente vago fu il necrologio de "L'Osservatore Romano": "Fr. Giovanni Battista Orsenigo, in seguito ad un violento morbo allo stomaco che da lunghi mesi lo tormentava e che fu ribelle alle più sapienti cure è morto proprio nel Sanatorio di Nettuno, ove era andato a cercare sollievo e salute".(26)

Non sappiamo esattamente quando era iniziata la sintomatologia, ma probabilmente durava da almeno un decennio, come farebbe pensare il già menzionato episodio avvenuto durante il Capitolo Generale del 1893, quando misero sul muro un suo ritratto non avendo egli le forze di lasciare il letto e scendere in cortile per la foto ricordo dell'Assemblea.(27)

Come già nel 1893, in quelle ultime settimane di vita trascorse a Nettuno fra Orsenigo fu spesso costretto a restarsene a letto per la debolezza. Il suo amico avvocato Scotti così ne descrive drammaticamente gli ultimi giorni: "in seguito a lunga malattia, per la quale era impedita la nutrizione dell'infermo, questi erasi ridotto, il 13 luglio 1904, in stato di debolezza tale da non reggere a qualsiasi fatica e da essere nella fisica impossibilità di scrivere".(28)

Gli fu spesso accanto in quegli ultimi giorni il suo confratello cappellano, fra Guijarro, che dal marzo era anche il Priore della Casa,(29) essendosucceduto in tale carica a fra Stefano Gazzurelli.(30) L'argomento principale di conversazione era in quei giorni l'imminente inaugurazione del monumento a colei che oggi veneriamo come Santa Maria Goretti(31) e che fra Guijarro aveva avuto la grazia di seguire come cappellano nell'agonia, guidandola a morir da santa. Il Processo per la sua Canonizzazione sarebbe iniziato solamente nel maggio 1935, ma fin dal primo momento la popolazione la considerò una Santa e ne aveva mantenuto vivo il ricordo, tanto che aveva risposto generosamente alla sottoscrizione avviata dal settimanale romano "La Vera Roma" per erigerle nel secondo anniversario dell'eroica morte un monumento nel maggior Santuario mariano di Nettuno, quello della Madonna delle Grazie. La stele, realizzata in marmo di Carrara dal professor Raffaele Zaccagnini, ritraeva la giovinetta giacente in terra, nella posa della Santa Cecilia del Maderno, mentre l'anima vola al cielo, accolta dalla Madonna che aveva tanto invocato.(32)

La stele fu inaugurata domenica 10 luglio 1904. Fra Orsenigo era troppo debole per attendere alla cerimonia, ma i Confratelli gli mostrarono la foto della stele pubblicata quello stesso giorno dal suddetto giornale e gli raccontarono come alle dieci e mezza del mattino, in mezzo ad una fitta ala di popolo, una processione s'era snodata dalla Collegiata fino al Santuario per la benedizione del monumento e vi avevano partecipato, recando palme e gigli, centinaia e centinaia di alunni e alunne non solo delle Scuole di Anzio e Nettuno, ma anche quelli di qualche Scuola di Roma, che erano in zona per la stagione balneare.(33)

Giusto quattro giorni dopo, la sera del 14 luglio, fra Orsenigo entrò in agonia e spirò, come annotato nel suo certificato di morte,(34) mezz'ora dopo scoccata la mezzanotte, ossia quando era appena iniziata la giornata di venerdì 15 luglio, che è dunque la data esatta del decesso, anche se in qualche testo appare erroneamente segnalata la data del 14.

Fra Guijarro al mattino s'affrettò sia a predisporre tutto per i funerali, (35) sia a comunicare a Roma e nella stessa Nettuno la notizia del decesso, accolta dovunque con grande cordoglio e subito annunciata da vari quotidiani della capitale. Già il 16 luglio "Il Messaggero" gli dedicava un necrologio nel quale ne rievocava l'aspetto fisico - "Padre Orsenigo era stato un bell'uomo: alto, robusto, di temperamento gioviale, affabilissimo con tutti" - ma soprattutto la sua popolarità come dentista ed in qual modo Nettuno ne avesse guadagnato: "la clientela di padre Orsenigo raggiunse proporzioni straordinarie: una folla di popolani si avvicendava costantemente al suo gabinetto. Qualcuno, chi poteva, lasciava oblazioni al gabinetto di padre Orsenigo; e quando egli raccolse un buon gruzzolo se ne fruì per edificare a Nettuno un sanatorio per la cura dei malati poveri, inaugurato nel 1896".(36)

Un altro necrologio comparve quello stesso giorno su "Il Giornale d'Italia", che dopo aver fatto notare che con la morte di fra Orsenigo "scompare una delle figure più popolari e caratteristiche di Roma", sottolineava anch'esso come il frate si fosse servito del suo immenso successo per beneficare Nettuno: "Nel suo gabinetto dentistico dell'Isola di San Bartolomeo è passata la grande maggioranza della popolazione romana. Il Frate dall'alta e simpatica figura, aveva acquistata una meravigliosa destrezza nell'arte sua, e centinaia di persone ogni giorno ricorrevano all'opera sua, per essere alleviati, da atroci dolori. Le oblazioni che i clienti più generosi lasciavano nel gabinetto di Padre Orsenigo servirono ad edificare un'opera filantropica per gli infermi. Il buon Frate nel 1896 impiantò il Sanatorio di Nettuno per la cura dei malati poveri".(37)

Più completo fu il già citato necrologio su "L'Osservatore Romano", stampato quello stesso sabato nel numero che uscì con la data di domenica 17 luglio. Iniziava chiedendo "Chi non conosceva a Roma Fratel Orsenigo? Chi almeno una volta non si è recato al suo gabinetto di dentista laggiù a San Bartolomeo all'Isola?" e proseguiva elogiando tre meriti del frate: la straordinaria capacità professionale, che tutti i romani d'ogni ceto sociale, "vecchi e giovani, poveri e ricchi, patrizii e plebei" erano accorsi a sperimentare; il suo altruismo, per cui "curava, guariva, non chiedeva nulla; e se qualche cosa riceveva non era per lui era per un'altra istituzione caritatevole sorta per sua iniziativa presso Nettuno; lo splendido Sanatorio"; ed infine il suo grande zelo per "la propagazione del culto della "Vergine del Buon Consiglio" di cui era devotissimo e le splendide feste che in onore di Lei faceva celebrare ogni anno".

Anche in Brianza la notizia della morte di fra Orsenigo venne ripresa dalla stampa. A Lecco "Il Resegone", oltre a riprodurre e commentare il citato necrologio apparso su "Il Giornale d'Italia", vi aggiungeva di suo: "E' morto a Nettuno frate Orsenigo dei Fate-bene-fratelli, popolarissimo in Roma e specie in Trastevere, per avere esercitato lunghi anni la funzione di dentista. Un'enorme quantità di denti egli ha cavato ai romani e non romani che a lui dovevano ricorrere; e un po' bizzarro di carattere, radunava tutti i denti in casse; e ne aveva in tale quantità che un giorno un confratello ebbe a dirgli: "ma tu hai un deposito di denti capace per rifornire un'intera generazione di avvocati"! Fra Orsenigo era amato da tutti, ed era un nostro brianzolo, poiché nacque a Pusiano e aveva 67 anni".(38)

Va precisato che fondatori di questo tuttora esistente giornale lecchese erano Pietro e Giuseppe Corti, legati come fra Orsenigo al "Giardino della Parola", e questo spiega come essi stamparono nella loro Tipografia anche un ricordino funebre di fra Orsenigo, che riproduciamo qui a lato e di cui si conserva una sola copia nell'Archivio dell'Ordine a Granada.(39)

Ma il più bel necrologio fu quello pubblicatogli a Roma nel trigesimo della morte dal settimanale "La Vera Roma". Esso inizia riproducendo la miglior foto pervenutaci di fra Orsenigo, tanto che l'abbiamo utilizzata come antiporta del presente libro, ed è anche la stessa foto dalla quale fu ricavato l'ovale del volto che figura nel sopra menzionato ricordino, dove appare però con resa grafica più scadente. Ecco il testo integrale dell'articolo, che si conclude con la toccante citazione evangelica in latino "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13): "Il 15 dello scorso mese, sacro all'Eroe di carità San Camillo de Lellis,40 in Nettuno e nel Sanatorio del suo nome intitolato, all'alba del mattino volava al cielo l'anima bella del P. Giovanni B. Orsenigo dei Fatebenefratelli. Ne riproduciamo oggi nel nostro giornale il ritratto, e brevemente riportiamo alcuni cenni della di Lui vita; perché quanti furono da Lui nelle loro sofferenze sollevati, abbiano a volgere un ultimo sguardo ed un affettuoso saluto a questo benefattore ed amico; ed apprendere quanto bene abbia saputo Egli senza trascurare i doveri del religioso suo stato, dedicarsi con ogni impegno all'esercizio della dentistica chirurgia.

Nato da agiata famiglia in Pusiano Provincia di Como il 24 Gennaio 1837, e dedito fin dai primi suoi anni all'esercizio delle opere spirituali; applicato con felice risultato agli studii letterari, trasportato quasi dalla stessa natura all'assistenza dei poveri infermi, domandò ed ottenne l'abito(41) dei Fatebenefratelli in Firenze l'8 Marzo del 1864, chiamato in Roma il 24 giugno 1867 e riconosciuto dai suoi superiori dotato di non scarsa intelligenza, fu dai medesimi assoggettato al tirocinio della scienza chirurgica, nel quale in breve tempo fece sì rapidi progressi, da venirgli affidata la direzione di quel gabinetto dentistico ove percorse l'intiera sua vita. Nutrì sempre una tenera devozione alla Vergine del Buon Consiglio, celebrandone a tutte sue spese, e con la massima solennità, l'annua festiva ricorrenza; ed a Lui si deve se oggi il popolo cristiano nelle Litanie Lauretane sotto un tal titolo la saluta ed invoca(42). Amò l'Ordine che gli diede l'educazione e la scienza, ed al di Lui lustro ed incremento consacrò le sue facoltà e la sua intelligenza. Ed effetto appunto della sua solerzia ed operosità, è l'Ospedale di San Giovanni Calibita, che dopo la soppressione degli Ordini religiosi accoglie in casa e soccorre gl'infermi di ogni classe, e appresta qualsiasi conforto dall'attuale progresso sortito a sollievo e comodità della vita. Infaticabile nel suo gabinetto presso San Bartolomeo all'Isola Tiberina, da mane a sera prestò la gratuita opera sua a vantaggio dei sofferenti; e dalla quale non valsero a sottrarlo, né la malvagità degli invidiosi, né la tassa di ricchezza mobile indebitamente applicata all'esercizio della sua carità. Fu onorato dalla stima e dalla fiducia di persone eminenti per grado ed istruzione; e per tacere di molti altri Leone XIII, la Regina Madre, Eminentissimi Porporati, Senatori e Deputati dello stato lo richiesero più volte con somma loro soddisfazione di consiglio e di cure. Nel 1896 impiantò e condusse a completa perfezione il Sanatorio di Nettuno, ove accorrono infermi da ogni parte del mondo, con ospedale cittadino e militare; ed in cui vengono apprestate gratuite cure, e pronti soccorsi ai poveri delle vicine campagne.


Ricordino stampato a Lecco

Ed in questo monumento della sua generosa carità, consunto da un'ulcerazione allo stomaco, a 67 anni di età volle la divina Provvidenza che cogliesse l'alloro della religiosa sua vita trascorsa nel disprezzo di sé stesso e nella beneficenza del prossimo. Che se i Municipi di Anzio e Nettuno; le civili e militari autorità gli resero il tributo della loro stima e della loro gratitudine, accompagnandone con solenne pompa la di Lui salma al sepolcro; noi romani da Lui beneficati, preghiamo Iddio che gli conceda quell'immortale corona, che in cielo ed in terra distingue ed onora quegli eroi del cristianesimo, che diedero la loro vita, per la salute dei propri fratelli. Majorem dilectionem nemo habet ut animam suam ponet quis pro amicis suis".(43) Quest'articolo è l'unico a farci cenno del solenne cordoglio delle autorità civili e militari di Anzio e Nettuno, intervenute "con solenne pompa" al funerale. La salma di fra Orsenigo fu tumulata nel locale Cimitero in maniera provvisoria, ma dopo alcuni mesi fra Guijarro decise di provvedere una più dignitosa sepoltura, acquistando per 200,10 lire
nel Cimitero Comunale, giusto dirimpetto a dove era sepolta Santa Maria Goretti, un riquadro di 20 metri quadrati(44) nel quale edificò una tomba a pozzo per uso della Comunità: lì hanno riposato per un secolo i resti di fra Orsenigo e di un altro suo Confratello.(45)

Nel 1929 la salma della Goretti fu trasferita nel maggior Santuario Mariano di Nettuno, dove è oggi venerata nella cripta ai piedi della Madonna delle Grazie. Anche per fra Orsenigo, all'approssimarsi del centenario della sua morte, fu avviata la pratica per trasferirne la salma dal Cimitero Comunale alla Cappella dell'Ospedale da lui fondato e riposarvi mirando l'effigie della Madonna del Buon Consiglio, che ancor oggi vi sovrasta l'altar maggiore. Il Sindaco di Nettuno, avvocato Vittorio Marzoli, fin dal primo momento si dimostrò entusiasta dell'iniziativa, ma dato che la Cappella era stata concessa in uso alla Parrocchia di Santa Barbara, mi disse di sentire anche il vescovo di Albano. Quando questi l'8 marzo 2004 venne nel nostro Istituto di Genzano a presiedere la festa di San Giovanni di Dio, il Priore, fra Gerardo D'Auria, gliene parlò e, vistane la disponibilità, gli consegnò una petizione firmata dal Superiore della Provincia Romana, fra Angelico Bellino, corredata dell'opportuna documentazione grafica da sottoporre allo studio della Commissione Diocesana d'Arte Sacra. Un primo assenso verbale all'iniziativa fu ottenuto dal nuovo Superiore della Provincia Romana, fra Anselmo Petrillo, sia nell'incontro che ebbe il 19 agosto con il vescovo ausiliare di Albano, mons. Paolo Gillet, sia in quello che ebbe il 26 agosto col Sindaco di Nettuno, per cui il 10 settembre, predisposta la necessaria documentazione tecnica, egli inoltrò la domanda ufficiale al Comune, che istruì la pratica e la trasmise il 15 ottobre alla Regione Lazio, corredata della perizia dei resti mortali di fra Orsenigo,(46) effettuata in loco dalla dr.ssa Maria Teresa Cecilia Pescosolido il 28 settembre, e del nulla osta della Curia Vescovile di Albano, rilasciato da mons. Paolo Gillet l'8 ottobre.

Con una celerità del tutto unica la Direzione Regionale del Lazio per la Programmazione Sanitaria e la Tutela della Salute, visto il parere favorevole espresso il 19 ottobre dalla competente Commissione Regionale, autorizzò con determinazione n. 4236 del 20 ottobre la tumulazione privilegiata, prevista dal d.p.r. 285 del 10 settembre 1990 "per onorare la memoria di chi abbia acquisito in vita eccezionali benemerenze". Pertanto il Sindaco di Nettuno il 26 ottobre poté rilasciare autorizzazione scritta al geometra Sandro Albanesi di trasportare all'indomani in forma privata i resti mortali di fra Orsenigo nella Cappella dell'antico Ospedale. Essi vi giunsero a fine mattina del 27 ottobre e furono provvisoriamente deposti ai piedi dell'altar maggiore, in attesa della solenne Eucaristia vespertina(47), che era stata preannunciata dal Comune alla popolazione sia distribuendo inviti, sia affiggendo manifesti.

Alle quattro del pomeriggio affluirono nella Cappella non solo i fedeli nettunesi ma anche al completo i Superiori Maggiori dei Fatebenefratelli, venuti per l'occasione da tutto il mondo. In prima fila erano non solo il Sindaco ed altre Autorità di Nettuno, ma anche il Sindaco di Pusiano, Luciano Traversone, con una delegazione di suoi concittadini, tra cui tre fratelli, Ezio, Peppino e Giulio, il cui bisnonno era il fratello maggiore di fra Orsenigo.

Monsignor Paolo Gillet, venuto a presiedere l'Eucaristia quale vescovo ausiliare di Albano, prima d'iniziare il rito tenne a precisare che non si trattava di un funerale, ma di una manifestazione di gratitudine al generoso contributo che fra Orsenigo ed i suoi Confratelli hanno saputo dare ai bisogni sociosanitari della diocesi, prodigandosi dapprima a Nettuno dal 1889 al 1920 e poi a Genzano dal 1954 ad oggi; volle inoltre ricordare la fervidissima devozione di fra Orsenigo alla Madonna del Buon Consiglio, la cui invocazione egli ottenne che Leone XIII nel 1903 inserisse nelle Litanie Lauretane che usiamo recitare al termine del Rosario.

Al termine della Messa il vescovo benedisse il loculo che era stato allestito sulla parete a destra dell'ingresso della Cappella, in modo che da esso idealmente fra Orsenigo potesse fissare per sempre la dolce immagine della Madonna del Buon Consiglio che egli stesso aveva collocata sull'altar maggiore.

Sistemata l'urna nel loculo e appostavi la lapide48, i fedeli si portarono nel contiguo salone del Centro Anziani, dove era stata allestita una mostra di documenti su fra Orsenigo e di antichi strumenti dentistici, ed assistettero ad una tavola rotonda in cui il sindaco di Nettuno e il vice direttore del giornale "Il Tempo", Giuseppe Sanzotta, presentarono il libro "Fra Giovan Battista Orsenigo e l'ospedale di Nettuno", pubblicato dal Comune e contenente tre studi dell'avvocato Benedetto La Padula, del dottor Vincenzo Monti e di fra Giuseppe Magliozzi, illustranti rispettivamente le vicende storiche di Nettuno, la rete sanitaria e l'odontoiatria in quegli anni, e la biografia del frate.(49)

La cerimonia della traslazione della salma ha rinverdito la memoria di fra Orsenigo in Nettuno dove, anche se fin dal 1921 i Fatebenefratelli lasciarono l'Ospedale,(50) il suo ricordo ha sempre continuato ad aleggiare, non solo perché una lapide posta nel 1946 nel Salone principale dell'edificio lo ricorda come Fondatore(51) e perché ad Orsenigo continua ad essere intitolata la Farmacia, anche se ora trasferita in Piazza dei Cavalieri di Vittorio Veneto, che egli aveva aperto a suo nome, ma molto più perché il Comune, che per gratitudine dal 1888 aveva preso a considerarlo come proprio cittadino, volle intestargli la strada che scorre su di un fianco dell'edificio, esattamente nel lato della Cappellina nota come Tenda del Perdono, poiché fu la stanza dove Santa Maria Goretti fu degente e spese le sue ultime decisive ore, quelle dell'eroico perdono all'assalitore che l'aveva ferita mortalmente.

Anche a Pusiano il Comune ha deciso d'intitolare una strada a fra Orsenigo in occasione del centenario della sua morte(52) ed analoga proposta è allo studio in Roma, dove il Comune intenderebbe intitolargli lo spiazzale di prua dell'Isola Tiberina, tuttora sprovvisto di targa stradale nonostante vi prospetti l'ingresso della palazzina della Polizia Fluviale: tale atto d'omaggio, già auspicato anni fa da qualche giornale romano,(53) è stata ufficialmente proposto alle Autorità Capitoline in occasione di un convegno odontoiatrico all'Isola Tiberina,(54) che per celebrare il centenario della scomparsa di fra Orsenigo(55) fu organizzato il 27 marzo 2004 nella stessa storica Sala Assunta dove il 24 giugno 1867 ci fu la cerimonia canonica del suo ingresso in Noviziato in occasione della festa della natività di San Giovanni Battista, ossia del Santo di cui assunse da quel momento il nome che portò da frate.

 

NOTE

1. Fra Guijarro, che dal 1908 era Priore dell'Ospeale di Frascati, vi aveva stretto amicizia col padre cappuccino Gioacchino Maria de Llevaneras (1852-1923) e con sua cugina suor Casta Vives y Missé (1866-1936), religiosa adoratrice in un Convento di Frascati e della quale era il confessore (cf. CÁRCEL, p. 269): suor Casta, di Comunità in Italia dal 1899 al 1913, morì poi martire in Spagna e n'è in corso il Processo di Beatificazione. Tramite questo frate catalano fra Guijarro era entrato in confidenza con il fratello di lui, il cardinale Giuseppe Calasanzio Vives y Tutó, anch'egli cappuccino e che fu Prefetto della Congregazione dei Religiosi dal 1908 al 1913. Questo spiega perché fra Guijarro citi nel trafiletto il card. Vives, ai cui buoni offici, per inciso, egli dovrà nel 1912 la nomina a Procuratore Generale dei Fatebenefratelli.

2. Cf. GUIJARRO-2, p. 156.

3. Cf. M-28, p. 12.

4. Nel coro dei dubbiosi di tale effettiva connessione, chi meno esitò a dar credito a quanto tramandato verbalmente, fu Luigi Huetter, che nel 1953, appigliandosi ad un'ipotesi vicinissima al vero, scrisse: "Non è improbabile, che si debba alla sua iniziativa l'inserzione nelle litanie lauretane del soave titolo "Mater Boni Consilii". L'Orsenigo può aver procurato presso la S. C. dei Riti, a mezzo di qualche alto prelato o membro del S. Collegio, l'introduzione ufficiale di questo titolo". Cf. HUETTER, p. 101.

5. Cf. AGF-Ne, registro Cassa. Giornale Entrateuscite 1900-1901, in cui in data 15 apr. 1901 è annotata sia una sua "regalia ai Religiosi" di 50 lire, sia un'entrata di 55,40 lire quale "incasso Farmacia per medicinali somministrati e medicature all'Eminentissimo Cardinale Serafino Cretoni durante la sua permanenza nel Sanatorio".

6. Fra Orsenigo fu davvero uno dei primissimi pendolari di Nettuno e certo il più celebre, come ho voluto evidenziare nel titolo della prima edizione della presente biografia (cf. M-63).

7. Cf. APP Eng, pp. 6-7.

8. Cf. HUETTER, p. 101.

9. L'Agliardi, elevato alla porpora il 22 giugno 1896, era nato nella diocesi di Bergamo a Cologno al Serio il 4 settembre 1832 ed era stato nominato Delegato Apostolico in India nel 1884; fu poi inviato Nunzio in Baviera il 9 aprile 1889 e Nunzio in Austria il 12 giugno 1893; assegnato nel 1896 alla Curia Romana, morì il 19 marzo 1915.

10. Come già ricordato, il card. Parocchi fu dal 1884 al 1899 il Cardinale Protettore dei Fatebenefratelli, il che spiega perché amasse intervenire alla festa e, celiando sul grande zelo di fra Orsenigo, usasse chiamarlo "Re dei festaioli" (cf. APP Eng, p. 6).

11. Fu tanto suo zelo a farlo definire da Russotto come un "infaticabile propagatore della devozione alla Madre del Buon Consiglio". Cf. RUSSOTTO-2, p. 193.

12. Cf. HUETTER, p. 101.

13. Sia il Capocci (1840-1911) sia il Moriconi (1844-1907) nacquero e conclusero la loro vita a Roma, dove si distinsero come organisti e compositori. Il Capocci fu anche docente a Santa Cecilia e si fece promotore del Movimento Riformista italiano, restando fondamentale il suo contributo alla moderna concezione della musica sacra, in particolare grazie alla sua collaborazione nella stesura e nell'applicazione delle norme radicalmente innovative emanate da San Pio X col motu proprio "Tra le Sollecitudini" del 22 novembre 1903 che, pur non mettendo al bando la musica moderna, ne definiva il corretto spirito e ruolo nell'uso liturgico.

14. Cf. ACR, Sacra Rituum Congregatio, Decreta 1903, n. 140.

15. Va sottolineato che si trattava di un'iniziativa abbastanza inusuale. Dopo di allora ci furono solo quattro aggiunte: Regina pacis, voluta da Benedetto XV nel 1917; Regina in Coelum assumpta, da Pio XII nel 1950; Mater Ecclesiae, suggerita da Paolo VI nel 1964 ed autorizzata nel 1980 da Giovanni Paolo II, che poi nel 1995 prescrisse anche quella di Regina familiae (cf. SIMONETTO, pp. 13-15).

16. Cf. "L'Osservatore Romano".

17. Cf. "Acta Sanctae Sedis", XXXV (1902-1903), pp. 628-629.

18. Cf. "L'Osservatore Romano"-2.

19. Cf. ACR, mns. "Maria Santissima del titolo di Madre del Buon Consiglio".

20. Il decreto fu redatto con particolare cura, inserendovi ampi riferimenti al Vangelo, alla Tradizione ed alle vicende del Santuario di Genazzano, ed inizia collegando il titolo di Madre del Buon Consiglio al momento stesso dell'Incarnazione: "Dall'istante in cui la Beatissima Vergine colma dello Spirito Santo e illuminata dallo splendore della sua grazia, accettò con totale ossequio e affetto della mente del cuore l'eterno piano (consilium) del Padre e il Mistero del Verbo Incarnato, divenuta Madre di Dio, meritò anche d'essere chiamata Madre del Buon Consiglio".

21. Cf. "Acta Sanctae Sedis", XXXV (1902-1903), decreto Urbis et Orbis della S. C. dei Riti "Ex quo Beatissima Virgo", pp. 627-628.

22. Cf. "L'Osservatore Romano"-3; e M-34, p. 12.

23. Cf. "La Voce della Verità". Per il testo integrale del trafiletto vedi M-49, p. 2.

24. Cf. "Il Giornale d'Italia". Per il testo integrale del necrologio vedi M-49, p. 6.

25. Cf. "Il Messaggero"-2. Per il testo integrale del necrologio vedi M-39, p. 3.

26. Cf. "L'Osservatore Romano"-4.

27. Un accenno ad imprecisati gravi problemi della sua salute già nel luglio 1876, l'abbiamo in una lettera con cui il parroco di Pusiano così gli trascriveva un messaggio divino, ricevuto per lui dalla veggente Angela Isacchi: "E tu dovevi già essere morto l'anno passato. Ma per mantenerti sulla strada dei miei disegni dissi: passa o malattia e siati data la perfetta sanità. E così fu con prodigio il più evidente" (cf. APP, faldone V, fascicolo I, mns. "Parole relative a fra Giov. Batt. Orsenigo, 18 Ottobre 1877").

28. Cf. AGF Nettuno, faldone IV, cartella "Cause Giudiziarie", fasc. 2, "Sentenza del 30 dicembre 1905", p. 3.

29. La nomina gli era stata conferita dalla Curia Generalizia nella seduta di Consiglio del primo marzo 1903 (cf. AGF, Verbali del Definitorio Generale 1896-1920, p. 92), perciò è erronea l'annotazione che fra Martino fosse Priore di Nettuno già nel luglio 1902, come si legge nel seguente testo che troviamo inserito alla data del 10 agosto 1914 nell'antico Necrologio della Provincia Romana: "M.R.P. Martino Guijarro, Sacerdote, Procuratore Generale e Priore di Frascati di anni 47 e 29 di Professione Religiosa. Il P. Martino, essendo Priore e Cappellano nell'ospedale di Nettuno, allorché nel luglio 1902 fu portata, crivellata da 14 ferite, Santa Maria Goretti, ebbe il singolare privilegio di prestare alla giovane Martire della purezza tutti i conforti del ministero sacerdotale, iscrivendola altresì tra le Figlie di Maria ed assistendola con tenerezza paterna fino all'ultimo respiro".

30. Fra Stefano Gazzurelli, in precedenza di Comunità a Civitavecchia come chirurgo minore (cf. AGF, Statistica dell'Ordine Ospitaliero di S. Giovanni di Dio - detto Fatebenefratelli al primo gennaio 1892) e poi per qualche tempo vicario della Comunità di Nettuno, n'era divenuto Priore il 29 giugno 1902, avendone ricevuto la
nomina nel Capitolo Provinciale. Era nato a Bedizzole (Brescia) il 2 dicembre 1842 ed era stato ammesso in Noviziato a Brescia il 21 novembre 1875, emettendovi la Professione Semplice l'8 dicembre 1876 e quella Solenne l'8 dicembre 1879, passando poi a Roma il 22 giugno 1884 (cf. AGF, Elenco II de' religiosi di I classe dell'Ordine di S. Gio. di Dio della Provincia Romana e Toscana dal 1878 al 1911).

31. Pio XII la proclamò Beata il 27 aprile 1947 e Santa il 24 giugno 1950. Fra Guijarro non ebbe la gioia di assistere alla Beatificazione, essendo tragicamente morto il 9 luglio 1914 per un banale incidente occorsogli a Frascati, ma erano presenti nella Basilica Vaticana ben 64 suoi Confratelli, convenuti a Roma per il Capitolo Generale dell'Ordine. Cf. RUSSOTTO, p. 123.

32. Cf. "La Vera Roma". La statua di Santa Cecilia, menzionata nell'articolo e capolavoro dell'architetto e scultore ticinese Carlo Maderno (1556-1629), è venerata a Roma nella Basilica della Santa in Trastevere.

33. Cf. "La Voce della Verità"-2. Per una conferma dell'imponenza della cerimonia cf. la deposizione resa il 5 settembre 1935 al Processo Diocesano della Goretti dal parroco di Anzio, padre Leone Turco, il quale sottolinea (APRm-1, ff. 202-203) che già solo lui da Anzio portò alla processione "più di 200 Figlie di Maria, tutte vestite di bianco e con fiori in mano".

34. Copia del certificato di morte, inviato al Comune dal Direttore dell'Ospedale, fu allegata al testamento di fra Orsenigo quando fu pubblicato dal notaio Marzio Ambrosi Tommasi in data 29 luglio 1904 (cf. ANRm, rep. n. 13087).

35. Cf. AGF-Ne, registro Cassa. Giornale Entratauscita 1903-1910, dove in data 15 luglio 1904 è registrata un'uscita di 25 lire per "spese funerale P. Orsenigo". Si noti che in data 17 luglio 1904 è registrata un'entrata di 39,60 lire quale "ultimo danaro dal Gabinetto del P. Orsenigo": erano le ultime offerte che fra Orsenigo aveva ricevuto dai suoi pazienti prima di lasciare per sempre Roma e fu il suo estremo gesto d'attenzione per l'Ospedale che con tanto amore e con tanto impegno era riuscito ad innalzare in onore della Madonna del Buon Consiglio.

36. Cf. "Il Messaggero"-2. Per il testo integrale del necrologio vedi M-39, p. 3. Si noti che l'Ospedale di Nettuno era stato in realtà inaugurato nel 1892, ma la svista del cronista venne ripetuta anche da altri suoi colleghi.

37. Cf. "Il Giornale d'Italia".

38. Cf. "Il Resegone"; cf. anche M-60, p. 2.

39. Cf. M-40.

40. Quest'inesatta affermazione su san Camillo quale Santo del giorno nel dì che morì fra Orsenigo, credo fu fatta notare da qualche lettore e ciò probabilmente indusse i Corti ad erroneamente indicare nel ricordino funebre il 14 luglio come data di morte. Forse ciò che l'articolista (od il suo informatore) intendeva dire era che fra Orsenigo spirò giusto all'inizio del 15 Il ricordino funebre di fra Guijarro luglio, dopo aver agonizzato per l'intera giornata del 14 luglio, nella quale ultima ricorreva in realtà la significativa celebrazione liturgica di San Camillo de Lellis, ossia proprio dell'altro Eroe di Carità che dal 1886 Leone XIII aveva nprescelto in coppia con San Giovanni di Dio perché fossero assieme i Patroni Universali dei malati e degli Ospedali.

41. L'abito cui si allude è quello iniziale di Oblato; quanto alla successiva data indicata, è quella non del suo arrivo a Roma, ma dell'inizio canonico del Noviziato.

42. Questa rotonda asserzione mostra come la gente fosse consapevole che l'allora recente decreto pontificio riguardo quella che gli Agostiniani di Genazzano amano giustamente chiamare la "loro litania" (cf. ERAMO), era dovuto sostanzialmente allo zelo di fra Orsenigo, che riuscì a coinvolgere quelle che erano le pedine giuste ma che, anche se provvidenzialmente disponibili, spontaneamente mai avrebbero preso l'iniziativa.

43. Cf. "La Vera Roma"-2. AGranada trovai una traduzione spagnola di quest'articolo (cf. AIPG, Armadio 3°, Ripiano 2°, mns. n. 197), che resi nota (cf. M-62, pp. 5-6); vi mancava ogni referenza della fonte, ma ritrovai poi riprodotto l'originale italiano nel dattiloscritto di don Benassedo (cf. APP Ben, pp. 472-474) e con indicata la fonte, per cui il collega Sergio Balatri poté consultare il periodico nella Biblioteca Nazionale di Firenze ed inviarmi riproduzione dell'articolo, grazie alla quale ho evidenziato nel dattiloscritto vari errori di battuta e perfino
di senso, confermando i miei dubbi, già altrove espressi, sull'accuratezza della dattilografa.

44. Cf. AGF-Ne, registro Cassa. Giornale Entratauscita 1903-1910, dove in data 27 dicembre 1904 è annotata un'uscita di 200,10 lire "per area nel Cimitero di m. 20 quadrati destinata a costruzione Tomba per la Comunità".

45. Si tratta dell'oblato fra Silvestro Corsi, morto a Nettuno pochi giorni dopo Orsenigo, il 25 luglio 1904, a 68 anni di età e 10 di Vita Religiosa. Oltre a tali due salme, la tomba, che è la n. 475 del settore 5, accolse poi quelle di numerosi Passionisti, essendone stato fraternamente concesso l'uso nel 1932 alla loro Comunità di Nettuno dal Superiore della Provincia Romana dei Fatebenefratelli, fra Camillo Viglione.

46. In occasione della perizia furono trovati, notevolmente corrosi, il crocifisso di fra Orsenigo ed una medaglietta: entrambi gli oggetti furono consegnati al Priore di Genzano, fra Benedetto Possemato, e sono ora custoditi nella Curia Provinciale dei Fatebenefratelli.

47. Riprese televisive della cerimonia furono diffuse alla sera nel Telegiornale delle 20,30 da SAT 2000 e da TELEPACE. Per l'eco sulla stampa, cf.: Cos. Bo., Alle 16 nella Chiesa della Divina Provvidenza. L'omaggio di Nettuno a fra Orsenigo, in "Il Tempo", LXI, 297, mercoledì 27 ottobre 2004; Cos. Bo., Nettuno. A Fra Orsenigo l'omaggio e un libro, in "Il Tempo", LXI, 298, giovedì 28 ottobre 2004, p. 38; Fra Orsenigo donò il vecchio ospedale. La città di Nettuno celebra il "dentista", in "Latina oggi. Quotidiano di Latina, Formia e della provincia", giovedì 28 ottobre 2004; Centenario di Fra Orsenigo. Estrasse due milioni di denti in 35 anni, in "Italia sera", 9, 243, venerdì 29 ottobre 2004, p. 22; PÉREZ; M-69.

48. Questo il testo della lapide: FRA GIOVANNI BATTISTAORSENIGO / FRATE DENTISTA / DELL'ORDINE DEI FATEBENEFRATELLI / NATO IL 24-1-1837 A PUSIANO (COMO) / E MORTO IL 15-7-1904 A NETTUNO / IN QUESTA CAPPELLA DELL'OSPEDALE / DA LUI FONDATO NEL 1892 / CHE VOLLE DEDICATA ALLA / MADRE DEL BUON CONSIGLIO / RIPOSANO I SUOI RESTI MORTALI.

49. Per un'ampia recensione del libro cf. CONCETTI. Il libro è consultabile nel sito nettunocitta.it.

50. Merita ricordare che ci fu un momento che si ventilò la possibilità di un ritorno dei Fatebenefratelli a Nettuno. Quando il Sovrano Militare Ordine di Malta manifestò l'intenzione di lasciare la gestione dell'Ospedale Civile di Nettuno, allora sito negli ex locali scolastici di Piazza San Francesco, il Comune con lettera dell'11 settembre 1957, prot. 11114, invitò la Provincia Romana dei Fatebenefratelli a subentrare nella gestione "nell'intento di assicurare la continuità ed il progresso dell'Ospedale Civile in una zona di notevole sviluppo agricolo e industriale e nella quale la istituzione di detto Ospedale si è dimostrata oltremodo propizia". La proposta fu accolta con interesse e venne elaborato uno schema di convenzione novennale che il Consiglio Comunale approvò nella seduta del 9 dicembre 1957, dandone informazione ai Fatebenefratelli con raccomandata del 12 dicembre 1957, prot. 15774 (cf. ARF, fondo Proposte. Acquisti. Donazioni. Fondazioni, faldone I). Il Definitorio della Provincia Romana approvò la proposta nella seduta del 15 marzo 1958 e la trasmise al Definitorio Generale, che purtroppo nella seduta del 29 marzo 1958 si vide costretto a respingerla per la difficoltà d'assicurare alla nuova Comunità di Nettuno un adeguato numero di Confratelli (cf. AGF, Verbali del Definitorio Generale 1955-1959, vol. XI).

51. La lapide inizia, infatti, con queste parole: QUESTA CASA / CHE FRA' GIOVANNI ORSENIGO / DEGLI OSPITALIERI DI S. GIOVANNI DI DIO / AVEVAERETTO / PER OSPITARE E CURARE AMMALATI. Per il testo completo della lapide cf. RONDONI, p. 273.

52. La proposta, approvata con delibera comunale n. 37 del 14 settembre 2004 (riportata integralmente in "FATEBENEFRATELLI"), ottenne celermente l'autorizzazione della Prefettura di Como già il 29 ottobre 2004 (cf. M-65). La stradina prescelta si trova a poca distanza dalla casa natale di fra Orsenigo, sita al n. 13 dell'attuale via Roma e sulla quale il Comune ha deciso di apporre la seguente lapide commemorativa: IL 24 GENNAIO 1837 / IN QUESTA CASA NACQUE E VISSE SINO AL 1863 / FRA GIOVANNI BATTISTA ORSENIGO / CELEBRE DENTISTA DEI FATEBENEFRATELLI / RICORDATO NEL GUINNESS PER IL RECORD DI OLTRE / DUE MILIONI DI ESTRAZIONI EFFETTUATE A ROMA / DAL 1870 AL 1904 / NELL'OSPEDALE DELL'ISOLA TIBERINA.

53. Cf. PERTICA.

54. Sul convegno cf. Un dentista da Guinness dell'800: un convegno per Fra' Orsenigo, in Cronaca di Roma di "Libero", XXXIX, 74, sabato 27 marzo 2004, p. 29; Incontro sull'evoluzione dell'odontoiatria al "Fatebenefratelli", in "L'Osservatore Romano", CXLIV, 73, domenica 28 marzo 2004, p.11; Il dentista più famoso dell'800", in Roma Cultura de "Il Tempo", LXI, 87, domenica 28 marzo 2004, p. 42; Il superdentista dell' '800. 100 anni fa moriva Fra Giovanni B. Orsenigo: estrasse 2 milioni di denti. Lunedì la cerimonia presso l'ospedale Fatebenefratelli, in Cronaca di Roma di "Italia Sera", 9, 70, domenica 28 marzo 2004, p. 4; Lippera; Cent'anni d'odontoiatria: "Orsenigo il guinness dei dentisti", in Oggi città di "Avvenire", XXXVII, 76, martedì 30
mar. 2004, p. 12; CORRADINI.

55. Per ragioni organizzative il convegno fu anticipato a marzo, però alla data esatta del centenario, ossia il 15 luglio 2004, la figura di fra Orsenigo fu comunque ricordata dalla stampa sia romana (cf. In ricordo di Fra Giovanni Orsenigo. Nel 1868 aprì il suo "studio" nell'ospedale Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina. Ricorre oggi il
centenario della morte del dentista più famoso dell'800: estrasse 2 milioni di denti, in "Roma Sera News", giovedì 15 lug. 2004; M-55), sia nettunese (M-59), sia brianzola (Di Pusiano il "cavadenti" di Papa Leone XIII. Cent'anni fa moriva fra' Giovanni Battista Orsenigo: eseguì quasi tre milioni di estrazioni gratis, in Cronaca di Erba de "La Provincia", CXIII, 193, giovedì 15 lug. 2004, p. 27; M-56; G. A. E., Don Battista Orsenigo. Lo scorso 15 luglio cent'anni dalla morte del frate dentista, in "Giornale di Erba", V, 29, sabato 17 lug. 2004, p. 16), sia perfino viennese (LEDERER) e bavarese (M-57).

 

Il timbro usato da fra Guijarro a Nettuno

 

 


In copertina: ritratto di fra Orsenigo eseguito nel 2003 da Eladio Santos per la sala
d'attesa dell'Ambulatorio Odontoiatrico dell'Isola Tiberina.
In controcopertina: effigie della Madonna del Buon Consiglio collocata nel 1893
da fra Orsenigo nella cappella dell'Ospedale da lui fondato a Nettuno.
Nei finalini dei capitoli le vignette con antichi ferri odontoiatrici e relative didascalie
sono tolte dal manuale Cenni sulla Odontologia, pubblicato da fra Pezzatini,
che fu a Firenze l'istruttore di fra Orsenigo.
Finito di stampare nell'aprile 2005 dalla Tipografia Gercap Foggia-Roma

 



DELEGAZIONE FILIPPINA DEI FATEBENEFRATELLI
Tel: 00632/736.2935 Fax: 00632/733.9918E-mail: ohmanila@ph.inter.net
www.provinciaromanafbf.it




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