A Milano i Fatebenefratelli sono presenti da oltre quattro secoli. LOrdine fu fondato in Spagna da San Giovanni di Dio,(1) un umile portoghese dalla vita raminga ed avventurosa il quale nel 1538, dopo un drammatico ricovero nellOspedale Reale di Granada, sentì nascere in sé il desiderio di aprire un Ospedale dove i malati fossero assistiti con maggiore umanità: non solo vi riuscì, ma ebbe dei discepoli che dopo la sua morte (8 marzo 1550) ne continuarono lopera e, come aveva egli stesso profetizzato,(2) si diffusero in tutto il mondo, essendo oggi presenti in ogni continente e gestendovi circa quattrocento centri sanitari, disseminati in cinquanta nazioni.
Le prime Comunità sorsero in Spagna ed ottennero che San Pio V con la Bolla Licet ex debito del primo gennaio 1572 le riconoscesse come Istituto Religioso Regolare, sottoposto alla Regola di SantAgostino, per cui i Confratelli cominciarono ad emettere la Professione Religiosa nelle mani del Vescovo locale. Lanno 1572 segnò così la nascita canonica dei Frati di San Giovanni di Dio, i quali presero a diffondersi anche in altre nazioni tra cui lItalia, dove ebbero il soprannome di Fatebenefratelli perché nel questuare ripetevano lo stesso ritornello del Fondatore,(3) come ci ricordano queste ingenue terzine di una villanella(4) in voga a Roma nel 1584:
Vanno per Roma con le sporte in collo
certi gridando: Fate Ben Fratelli,
per medicar glinfermi poverelli.
A questi non vè donna tanto avara
che non faccia limosina e non sia
verso di loro liberale e pia.
Benché animate da un medesimo ideale e vincolate ad un medesimo stile di vita, le singole Comunità dei Fatebenefratelli restarono tra loro giuridicamente autonome, finché nel 1586 Sisto V volle elevarle a costituire un Ordine Religioso, riunendole quindi in un sol corpo, con un unico Superiore Generale residente a Roma nellIsola Tiberina. Il primo a ricoprire tale incarico fu lo spagnolo fra Pietro Soriano,(5) eletto nel giugno 1587 e che era stato lartefice della diffusione in Italia.
Già ufficiale nellesercito dellimperatore Carlo V, il Soriano prese a Granada labito dei Fatebenefratelli ma con esso tornò più volte sui campi di battaglia, dapprima durante la lunga rivolta dei Mori (1568- 1570) nei contrafforti montagnosi delle Alpujarras in Andalusia e successivamente anche in occasione dellepico scontro navale con i Turchi a Lepanto (1571), prendendosi cura dei feriti quale generoso antesignano della moderna sanità militare.(6)
Dopo Lepanto seguì il vincitore Don Giovanni dAustria a Napoli e ne ottenne 5.000 ducati per aprire un Ospedale nella città partenopea;(7) grazie allafflusso di vocazioni, poté anche aprire ulteriori Comunità in Italia, dapprima nel 1581 a Roma, poi nel 1584 a Perugia ed infine nel 1586 a Tarquinia e Palermo.(8)
Dopo la sua elezione a Superiore Generale, il Soriano riuscì a potenziare la presenza in Italia dellOrdine con altre tre fondazioni, rispettivamente a Velletri, Lanciano e Milano.(9)
La fondazione nella città del biscione fu lultima impresa del Soriano. Egli da Perugia, dove si era recato per alcune Professioni Religiose, partì per Milano il 12 maggio 1588, recando con se il viennese fra Melchiorre Buenaventura,(10) che aveva fatto parte delliniziale Comunità perugina ed era ora destinato ad essere il primo Priore della progettata Comunità milanese. In agosto il Soriano ripassò da Perugia, dove una febbre improvvisa lo stroncò in pochi giorni: era il 18 agosto 1588. Fu sepolto nella Chiesa dellOspedale con gran cordoglio della popolazione, che lo stimava e volle tributargli solenni esequie; ne rimane ancora forte il ricordo ed in occasione del quarto centenario dellOspedale che egli aveva fondato a Perugia il Comune ha voluto intitolargli una strada.(11)
La fondazione milanese era stata auspicata dallarcivescovo San Carlo Borromeo (1538-1584), che per designazione verbale di Gregorio XIII fu il primo Cardinale Protettore(12) dei Fatebenefratelli ed aiutò finanziariamente fra Pietro Soriano per lOspedale in Roma.(13) Durante la peste che colpì Milano nel 1576 il Santo, che non esitò a prodigarsi personalmente nellassistenza ai colpiti, aveva notato la mancanza in città dun Convalescenziario e provvide già nel 1577 ad erigerne uno di dodici letti a Porta Orientale, dedicandolo a San Rocco ed affidandolo per intanto allomonima Confraternita, ma ripromettendosi di chiamarvi i Fatebenefratelli.(14) Codesto auspicio fu realizzato dal suo successore mons. Gaspare Visconti, che nel 1587 chiamò i Fatebenefratelli a Milano, li ospitò nel palazzo arcivescovile ed assistette il Soriano nellacquistare il 6 luglio 1587 una proprietà a Porta Nuova, subito fuori delle mura spagnole, dove trasferire con più agio il Convalescenziario ed incrementarne il numero di letti, rimasti ancora una dozzina.(15)
Ultimata la sistemazione delledificio acquistato, il nuovo Convalescenziario, che fu inizialmente intitolato a San Giovanni Battista e poi dal 1592 a Santa Maria Aracoeli,16 vi venne solennemente inaugurato il 22 settembre 1588 da mons. Visconti, che benedisse anche la prima pietra duna più razionale corsia di 32 letti.(17) Nel 1688 venne aggiunta una nuova corsia di 10 letti di Medicina, riservati al clero.(18) Nel 1771 lOspedale arrivò ad avere complessivamente 58 letti grazie alla costruzione di unulteriore corsia di 12 letti di Medicina, con molto tatto riservata ad uso di Cavalieri, e Nobili, e Civili decaduti per alleviare il disagio psicologico di chi era stato ricco ed ora si ritrovava tanto povero da dover mendicare lassistenza medica.(19)
NellOttocento lespansione della città rese necessarie nuove strutture sanitarie e pertanto i Fatebenefratelli trasformarono il loro nosocomio milanese in Ospedale Generale e ne incrementarono la Farmacia, che dal 1820 al 1848 ebbe la fortuna dessere diretta da una personalità di grandissimo prestigio scientifico, fra Ottavio Ferrario,(20) autore di numerosi trattati e scopritore dello iodoformio e di un economico sottoprodotto del chinino, per qualche tempo commercializzato come chinina dei poveri.(21)
Nellampio ed attrezzato Laboratorio della sua Farmacia il Ferrario fu il primo a preparare il chinino in scala semi industriale, tanto che ci fu chi volle affidargli una grossa partita di corteccia di china per estrarne i principi medicinali e questo lavoro fornì un utile di alcune centinaia dimigliaia di lire, che aiutarono ad affrontare il totale rifacimento delledificio ospedaliero su progetto dellarch. Pietro Gilardoni, intrapreso nel 1822 grazie ad alcuni lasciti ed ultimato nel 1828, nonché la collocazione nel monumentale scalone daccesso alla Sala Superiore di un gruppo marmoreo di San Giovanni di Dio col malato, scolpito nel 1827 da Pompeo Marchesi, che era già da un decennio il titolare della cattedra di scultura allAccademia di Brera.(22)
Prima ancora di migliorare ledilizia del loro Ospedale milanese, i Fatebenefratelli avevano provveduto a formare professionalmente Confratelli in grado di affrontare le esigenze non più di un Convalescenziario, ma di un Ospedale Generale. Precisato che se quello di Milano rimase nei primi due secoli riservato ai convalescenti ed ai febbricitanti, la Provincia Milanese aveva comunque reparti chirurgici in altri suoi ospedali, va messo in risalto che già nel Capitolo Provinciale del 1785 fu emanato un decreto sui criteri dammissione dei nuovi candidati nel quale si elencò la Chirurgia come uno dei quattro possibili campi della loro futura attività (gli altri erano Medicina, Farmacia e Amministrazione Ospedaliera) ai quali i giovani dovevano dimostrare dessere idonei: il risultato di questa saggia norma fu che nel giro di alcuni anni entrarono a far parte della Provincia Milanese ben quindici chirurghi o studenti di Chirurgia.(23) Il decreto del 1785 veniva ancora applicato ai tempi dellOrsenigo, tanto è vero che San Benedetto Menni usava raccontare che quando il primo maggio 1860 aveva fatto il suo ingresso nellOrdine, si era presentato al Convento milanese di Santa Maria Aracoeli recando con sé una borsa di ferri di Chirurgia Minore, comera allora richiesto nella Provincia di Milano ai giovani che aspiravano a ricevere il santo abito e che gli fecero poi fare un biennio di pratica in chirurgia minore, la qual cosa in seguito gli riuscì preziosa quando si prodigò per tre anni come volontario della Croce Rossa sul fronte di battaglia della Guerra Civile Spagnola.(24)
Tra i primi frati chirurghi assegnati a Milano merita ricordare due lombardi, fra Ambrogio Appiani e fra Francesco Mandelli, che, probabilmente per eludere le restrizioni numeriche del Governo asburgico nelle ammissioni in Noviziato, erano entrati nella Provincia Romana dellOrdine,(25) compiendo il loro Noviziato a Tivoli dove professarono nel 1774, ma che poi passarono alla Provincia Milanese, che nel 1777 aveva ottenuto di aprire nel suo ospedale veneziano di San Servolo una Scuola di Chirurgia alla quale i due frati furono i primi ad iscriversi; dopo averla frequentata per cinque anni,(26) furono inviati a specializzarsi per tre anni nellOspedale La Charité che lOrdine aveva a Parigi(27) e furono poi pertanto in grado nel 1785 di ottenere dallUniversità di Pavia labilitazione alla professione, grazie alla quale nellospedale milanese venne affidata al Mandelli la grande corsia al pianterreno ed allAppiani le due minori al piano superiore.(28) Divennero entrambi chirurghi di grande fama e lAppiani passò ad esercitare con successo negli ospedali che la Provincia aveva a Corfù e Zara, tornando poi a Milano, dove fu Chirurgo Maggiore dal 1802 al 1827, quando lo colse la morte.
Poiché lAppiani era nato sulle sponde del lago di Pusiano, a Bosisio Parini, e sua madre era di Pusiano,(29) non è improbabile che lOrsenigo in paese abbia sentito tesserne da qualche anziano gli elogi e magari qualche volta, mentre in negozio maneggiava con destrezza i taglienti, abbia fantasticato di poter un giorno maneggiare con altrettanta destrezza i ferri chirurgici, diventando famoso quanto lo scomparso frate brianzolo.
Quando poi a Milano cominciò ad avvertire il desiderio di consacrarsi al Signore, lipotesi dentrare dai Fatebenefratelli gli dovette sembrare in sintonia sia con quella vaga ambizione di diventar chirurgo, sia con la tendenza del tempo, come abbiamo visto nel brano del Ravizza,(30) di privilegiare quegli impegni apostolici che fossero allo stesso tempo di utilità sociale, come il prendersi cura dei poveri e dei malati.
I Fatebenefratelli da secoli erano ben conosciuti a Milano e proprio nel 1860 avevano incrementato lattività chirurgica aprendo una filiale a Porta Vercellina, lOspedale di Santa Maria di Loreto,(31) per cui non mancarono occasioni per lOrsenigo di conoscerli meglio mentrera nella metropoli lombarda e di rimanere affascinato soprattutto dalla personalità del più noto di loro, fra Benedetto Nappi.(32)
Nappi era nativo di Milano e vi aveva preso labito nel 1827, quando aveva appena diciannove anni. Sera poi addottorato a Pavia in Chirurgia nel 1842 e successivamente, nel 1849, anche in Medicina, per di più ottenendo al contempo labilitazione ad insegnare qualsiasi materia medico-chirurgica, il che gli consentì daprire quellanno a Pavia una Scuola Medico-Chirurgico-Farmaceutica quinquennale e gratuita.(33) Nappi esercitò poi a Milano in Ospedali sia pubblici che privati ed ottenne riconoscimenti scientifici per lideazione di nuove attrezzature chirurgiche. Nel 1856 venne nominato Segretario Generale dei Fatebenefratelli e per tal motivo spese un triennio allIsola Tiberina, dove gli impegni curiali, tutto sommato meno pressanti, gli lasciarono tempo di dare alle stampe in Roma un apprezzato Manuale di Chirurgia. Rientrò poi a Milano nel 1859, ricoprendo per due trienni consecutivi lincarico di Superiore Provinciale. Lo scrittore Antonio Fogazzaro, che nel 1860 era
stato operato con successo dal Nappi per un tumore benigno alla guancia destra, sispirò a lui per il personaggio di padre Tosi(34) nel celebre romanzo Malombra che pubblicò nel 1881.
LOrsenigo ammirava il Nappi, ma certo non immaginava che un giorno avrebbe rivaleggiato in fama con lui, come sentirà predirsi da Angela Isacchi quando nel 1867, probabilmente mentre laccompagnava in pellegrinaggio al Santuario Mariano di Lezzeno,(35) ebbe un memorabile incontro col Nappi a Varenna, un Comune della sponda orientale del lago di Como distante una quarantina di chilometri da Pusiano, forse mentre il frate era diretto allIstituto Climatico della frazione di Regoledo(36) per visitarvi qualche paziente. Secondo il Benassedo, in quelloccasione la Isacchi predisse testualmente a fra Orsenigo: Tu diventerai anche più celebre di questo Padre.(37)
La predizione savvererà, ma per intanto non risultò facile per lOrsenigo indossare lo stesso abito religioso del Nappi. Quando egli, colpito dalla personalità di questi frati chirurghi che utilizzavano la loro bravura professionale a vantaggio dei malati poveri, e certamente incoraggiato da Teresa Isacchi, provò a recarsi nellOspedale milanese di Santa Maria Aracoeli per esporre la sua aspirazione a quel santuomo del Maestro dei Novizi, il sacerdote Bernardino Sorre,(38) nebbe una risposta dilatoria: per essere ammesso nellOrdine occorreva che prima provvedesse a migliorare la sua modesta preparazione culturale.
In realtà, in casi come il suo cera la possibilità di una soluzione di ripiego: invece dentrare subito in Noviziato per prepararsi alla Professione dei Voti, poteva entrare come Postulante e dopo un anno di prova essere inserito in Comunità come Oblato, ossia senza lemissione di Voti e senza godere del diritto dei frati Professi di votare e desser votati, però indossando ufficialmente labito religioso dellIstituto ed adottando lo stesso stile di vita e di apostolato del resto della Comunità, senza contare che non si trattava di una scelta irreversibile, poiché assai spesso dopo qualche anno gli Oblati riuscivano a guadagnarsi tanta stima da esser autorizzati ad iniziare il Noviziato.
In un primo momento lopzione di divenire Oblato non fu però minimamente ventilata allOrsenigo. Forse si trattò di una manovra tattica, sia per metterne alla prova la serietà dintenzioni, sia per stimolarlo, visto che appariva sveglio e generoso, a conseguire per intanto qualche titolo di studio, che tra laltro gli avrebbe facilitato leventuale futura iscrizione ad un corso biennale di Chirurgia Minore, per la quale si dichiarava così portato.
Risoluto a meritarsi il suo ingresso in Noviziato, lOrsenigo decise verso la fine del 1862 di lasciare il suo lavoro nella metropoli lombarda e di tornarsene a Pusiano per farsi dare lezioni private dal suo Parroco. I suoi fratelli non furono affatto contenti di questa sua decisione e lOrsenigo, per evitare polemiche e visto che aveva qualche risparmio, prese alloggio per conto suo.
Va notato che la sua non era la prima vocazione in famiglia, giacché due suoi zii paterni erano divenuti Parroci,(39) ma forse lopposizione non era al suo consacrarsi al Signore, ma al suo entrare in un Istituto Religioso, con la conseguente emissione del Voto di Povertà, il che avrebbe modificato i suoi rapporti con i parenti assai più che divenendo prete diocesano. Negli anni successivi i rapporti dellOrsenigo con la famiglia torneranno comunque ottimi e, per esempio, quando il 21 gennaio 1873 il fratello Cipriano, rimasto vedovo, convolerà a seconde nozze con Giulia Carolina Colombo, egli verrà appositamente da Roma per partecipare alla cerimonia.(40)
Del ritorno dellOrsenigo a Pusiano nel 1862 troviamo menzione in alcune dichiarazioni che egli rilasciò sul finire del 1866 per il giornale fiorentino «La Vera Buona Novella», nelle quali egli afferma che quattro anni prima si era trattenuto cinque mesi a Pusiano, prendendo alloggio dalla signora Maria Pellegata, in un quartino della cui casa viveva a fitto anche la veggente Maria Colombo e suo padre. Questa convivenza nella medesima casa non solo permise allOrsenigo di verificare di persona che la veggente si nutriva unicamente delle specie eucaristiche, ma gli dette modo di ascoltare dalle sue labbra la previsione di fatti inattesi della sua vita futura che poi si verificarono a capello.(41)
Però, nonostante le molteplici assicurazioni delle veggenti di Pusiano e le lezioni private impartitegli dal suo parroco, i mesi passarono senza che lOrsenigo riuscisse ad entrare dai Fatebenefratelli.
NOTE
1. Per un sua biografia sintetica, ma aggiornata e completa di riferimenti bibliografici, cf. M-33.
2. Leggiamo, infatti, nel cap. XVIII della prima biografia del Santo che egli, pienamente consapevole che lesiguo gruppo di discepoli che gli si era affiancato rappresentava solo la prima cellula di un Istituto Religioso destinato ad espandersi per ogni dove, espresse la propria convinzione ad una persona con cui usava confidarsi
che vi sarebbero stati molti del suo abito a servizio dei poveri in tutto il mondo. Cf. CASTRO, p. 139.
3. San Giovanni di Dio quando usciva alla questua per le strade di Granada, soleva cantilenare Fate bene, fratelli, a voi stessi per amor di Dio, affinché la gente intuisse limmenso valore dogni gesto di misericordia e capisse che egli veniva non a chiedere, ma al contrario ad offrire loro la possibilità dessere ricompensati a dismisura nella vita eterna per ogni gesto di generosità con i bisognosi.
4. Le villanelle sono considerate le progenitrici delle canzonette napoletane e nacquero quattro secoli fa nella città partenopea, ma si diffusero poi anche in altre regioni. Quella qui citata si trova in un manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo intitolato Libro di Villanelle, Madrigali, Canzoni, Stanze, Sonetti et motti raccolti da diversi autori lanno 1584 (cf. M-9).
5. Cf. M-14, pp. 44-46.
6. Sul suo pionieristico impegno, che inaugurò due secoli di ufficiale collaborazione sanitaria dei Fatebenefratelli con lesercito e la flotta di Spagna e Portogallo, cf. M-3.
7. Cf. M-16.
8. Per le prime due fondazioni cf. M-13; per Tarquinia cf. CARDINALI; e per Palermo cf. RUSSOTTO-5, pp. 13-30.
9. Per le tre fondazioni cf. rispettivamente SANDRI, pp. 51-54; BARABBA, pp. 61-68; e M-18.
10. La data della partenza di fra Melchiorre per Milano è annotata in una pagina del Registro perugino delle Professioni riprodotta in NEMEC, p. 43. Fra Melchiorre aveva preso labito in Spagna e poi da Madrid era stato mandato come Novizio in Perugia, per cui in vari documenti dellItalia è qualificato come spagnolo, ma in una sua lettera del 1592 indirizzata allarciduca dAustria per ottenerne il permesso ad aprire un Ospedale a Vienna, egli precisa dessere nativo di tale città (cf. M-18, p. 135).
11. La proposta dintitolargli la strada fu lanciata durante un Convegno celebrativo il 25 marzo 1984 (cf. M-14, pp. 43-44) e dopo lunga trafila burocratica fu accettata allunanimità con Delibera Comunale n. 1048 del 26 marzo 1985 ed approvata dalla Prefettura il 15 luglio 1985.
12. In antico ogni Istituto Religioso veniva dal Papa affidato ad uno specifico cardinale, che ne diveniva pertanto il Protettore; lusanza fu interrotta nel 1964 da Paolo VI, che ritenne sufficiente allo scopo lapposito dicastero vaticano per i Religiosi, attualmente denominato Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica.
13. Cf. PARRA, vol. I, p. 86.
14. Cf. RADICE, pp. 9-10.
15. Ibid., pp. 11-22.
16. Il nome deriva dal fatto che sullaltar maggiore fu collocata una tela della Madonna Ara Coeli, ossia Altare del Cielo (cf. RADICE, p. 42), titolo mariano coniato dai Francescani per la Chiesa che a Roma Innocenzo IV nel 1249 affidò loro in vetta al Campidoglio, ed ispirato da unantica leggenda, riportata dai Mirabilia Urbis Romae, secondo cui limperatore Augusto fece erigere un altare in questangolo del Campidoglio poiché vi ascoltò una voce dirgli Haec est Ara Primogeniti Dei (= Questo è 53 III. NELLA CITTÀ DEL BISCIONE
lAltare del Primogenito di Dio) nel mentre gli apparve la Madonna in Cielo, seduta su un altare e con il Bambino tra le braccia.
17. Ibid., pp. 26 e 52.
18. Ibid., pp. 56-62
19. Cf. G. RADICE-2, pp. 54 e 104. Si noti che anche San Giovanni di Dio ebbe a cuore i poveri vergognosi ed usava visitare nelle loro case quanti si vergognavano di bussare al suo Ospedale (cf. CASTRO, cap. XII, p. 102).
20. Cf. MOLINARI.
21. Cf. M-17.
22. Cf. BROCKHUSEN, pp. 45, 66-83 e 74. Ledificio, che purtroppo i Fatebenefratelli dovettero lasciare nel 1885, fu poi demolito nel febbraio 1937 e si salvò unicamente la statua, che si può ancor oggi ammirare nel cortile del nuovo edificio, restaurata e ricollocata dopo esser finita col viso in terra durante i bombardamenti dellultima Guerra.
23. Cf. RADICE-2, pp. 58-59.
24. Cf. DEL POZO, pp. 120-121; e M-24, pp. 40-41. Poiché Menni è il primo e finora unico volontario della Croce Rossa dichiarato Santo, di recente, con decreto del 23 settembre 2003 della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, è stato proclamato nelle Filippine come Patrono Diocesano del Volontariato nel Vicariato Apostolico di Taytay; inoltre, molte petizioni stanno pervenendo da tutto il mondo al Papa affinché lo proclami Patrono Universale del Volontariato (cf. M-42).
25. Antonio Appiani fu ammesso non ancora ventunenne in Noviziato col nome di fra Ambrogio Alessandro il 23 ottobre 1773 ed alla Professione il 24 ottobre 1774; Carlo Francesco Antonio dei conti Mandelli, che era nato il 25 giugno 1749 a Montorfano (Como), fu ammesso in Noviziato col nome di fra Francesco Antonio Maria il 28 novembre 1773 ed alla Professione il 30 novembre 1774 (cf. AGF, Personale Religioso, Atti di Professione (1723-1870), Vestizioni e Professioni dal 13 Novembre 1723 all8 Dicembre 1853, fasc. 58). Per gli anni che i due trascorsero nella Provincia di Milano, cf. BROCKHUSEN, pp. 568-573.
26. Furono studenti di chirurgia nellOspedale San Servolo dal 1777 al 1781, quando vi ricevettero lobbedienza, datata 22 settembre 1781, di proseguire la loro formazione a Parigi. Cf. RADICE-3, pp. 191-194.
27. A Parigi ebbero come maestro il celebre accademico Pierre-Joseph DESAULT, che dal 1782 al 1785 fu Chirurgo Maggiore nellOspedale La Charité. Cf. CHAGNY, vol. I, p. 50. Cf. anche GIRARDOT.
28. Cf. BROCKHUSEN, p. 572.
29. Come gentilmente riferitomi dallamico Agostino Appiani, dai registri della Parrocchia di SantAnna di Bosisio fra Ambrogio risulta nato il 15 dicembre 1752 da Paolo e da Teresa Prina; costei era originaria di Pusiano ed imparentata col poeta Parini, poiché sua sorella sposò a Pusiano il figlio di una sorella del Parini, Elena Regina, tragicamente affogata con sette altre donne nellaprile del 1741 mentre attraversava in barca il lago, che in quelloccasione non dovette certo apparire vago al futuro poeta.
30. Nel suo libro Ravizza non solo esorta il clero a distinguersi per limpegno caritativo-assistenziale, ma linvita a stringere unalleanza coi medici condotti per affrontare in un unico congiunto i bisogni sanitari e spirituali della popolazione (cf. COSMACINI, pp. 74-77).
31. La filiale fu solennemente inaugurata il 23 agosto 1860. Cf. BROCKHUSEN, p. 171.
32. Per un profilo biografico del padre Nappi cf. sia RUSSOTTO-3, vol. II, pp. 156-159; sia BROCKHUSEN, pp. 479-488.
33. Liniziativa nacque per ovviare ad una situazione contingente: il governo austriaco, dopo le note rivolte del 1848, aveva chiuso a tempo indeterminato le Università di Pavia e Padova per prevenire qualsiasi assembramento di studenti.
34. Cf. MORRA.
35. Il Santuario di Lezzeno, una frazione di Bellano poco dopo Varenna, sorse per custodire un medaglione di gesso della Madonna di Nobiallo che il 6 agosto 1688 lacrimò miracolosamente sangue. Dalmeno un altro precedente pellegrinaggio compiuto a Bellano dallOrsenigo, insieme al suo parroco ed altre seguaci del Giardino della Santa Parola, cinforma PIERINI, p. 3134.
36. Oggi lIstituto Climatico, sito poco oltre Varenna e prima di Lezzeno, ospita una sezione staccata dellIstituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, ma allora era uno Stabilimento frequentatissimo e vi soggiornarono Antonio Fogazzaro, Ippolito Nievo, Arturo Toscanini e Massimo DAzeglio.
37. Cf. APP Ben, p. 462, dove si rimanda per maggior dettagli al cap. XXXII, oggi purtroppo non più presente nel dossier.
38. Nato a Milano il 7 settembre 1805, emise i Voti l8 febbraio 1827 e fu ordinato sacerdote il 25 novembre 1832. Morì a 91 anni il 25 febbraio 1897 (cf. BROCKHUSEN, p. 733).
39. Secondo quanto segnalatomi dallamico Agostino Appiani, lOrsenigo annoverava due zii paterni, ossia figli di suo nonno Cipriano e di sua nonna Cristina Parravicini, che erano parroci in Brianza, come risulta da una richiesta che, morto suo padre, essi presentarono nel novembre 1853 al Comune di Pusiano per ottenere la nuova intestazione livellaria di un bosco che aveva avuto a livello il defunto (cf. ACPu, Livelli, Corrispondenza varia, faldone anni 1853- 1895). Dal dr. Fabrizio Pagani ho avuto su tali due zii paterni queste ulteriori informazioni: don Carlo Orsenigo era nato a Pusiano il 23 marzo 1791, fu ordinato sacerdote il 21 settembre 1816 e divenne nel 1828 parroco di Carcano (allora Comune ed ora frazione di Albavilla), dove morì il 30 settembre 1863; don Innocente Orsenigo era nato a Pusiano il 9 maggio 1805, fu ordinato sacerdote il 13 giugno 1829 e fu dapprima coadiutore a Longone dal 1836 e poi dal 15 settembre 1853 parroco di Caslino dErba, dove morì il 9 aprile 1890.
40. Cf. APP, faldone V, fascicolo 1, lettera del 7 febbraio 1873 inviata dal parroco don Mariani allavv. Papalini.
41. Cf. PIERINI, p. 3134.
Fra Orsenigo fu accolto nell'Ordine da fra Giovanni M. Alfieri, che fu Superiore Generale dei Fatebenefratelli dal 1862 al 1888 ed al quale essi nel centenario della morte dettero sepoltura privilegiata nella sagrestia della loro Chiesa di San Giovanni Calibita all'Isola Tiberina |