Sig.na Marta Abba
Grand Hotel des Termes Salsomaggiore
Nettuno, Venerdì 13. VII. 1928
Mia cara Marta,
ecco la tua prima lettera che viene a raggiungermi qui direttamente: lunga, bella, bella, con quell'efficacissima descrizione d'una scena del film., che m'ha rappresentata quella fanciulla perduta tra le nebbie d'una grande città come Londra o Berlino, con tale potenza espressiva, che io stesso - mi pareva - stessi a vederla con Te sullo schermo. E poi dici che non è vero che con un po' di studio e dì concentrazione diventeresti una scrittrice! Tu sei una scrittrice nata. Ma tu sei anche tutto, Marta mia; e credi che tutto quello che soffri, le tue stanchezze, i tuoi disturbi, mali che sembrano del corpo e non sono, mali di cui nessun medico troverà mai la ragione, hanno in questo la loro ragione, invece: che sono la Vita, tutta la Vita che è in Te, tutte le possibilità d'essere che sono in Te, che vivono in Te, senza che tu forse nemmeno lo sappia, e che ti logorano, ti struggono, li abbattono, ti esasperano, facendo di continuo impeto nel tuo spirito, o cercando di forzare i freni della coscienza in cui ti sei chiusa, forse troppo ristretta e borghese; mentre la tua volontà resta inerte e non insorge né a difendere il tuo corpo da questi rapitori venti dello spirito che tante volte io ti vedo passare negli occhi attoniti e assorti, né a persuadere la tua coscienza ad allentare quei freni per soddisfare a un tempo le prorompenti esigenze del tuo spirito e della tua carne, lo sarei un gran medico per Te, Marta mia; ma bisognerebbe che tu fossi solo affidata alle mie cure.
Non credere che non abbia pensato a lungo, assiduamente e con profitto sempre maggiore alla sceneggiatura cinematografica dei "Sei Personaggi". L'ho quasi tutta in mente, ormai; e appena saremo insieme, a Genova, te l'esporrò per avere la tua approvazione e, chi sa, anche la tua collaborazione,, perché voglio che in tutto e per tutto questo lavoro sia nostro; nato da noi due, una cosa sola e nostra. Vedrai quante cose ho pensato, e come verrà bene; e come tutto sarà chiaro, e d'una straordinaria potenza fantastica e drammatica!
Ferreira e Megale non mi hanno ancora scritto nulla; ma in una lettera di Fausto arrivata ieri da Parigi l'affare era dato per concluso; e questo è certo che gliel' avranno detto loro. Forse sono di nuovo a Berlino anche per l'altra combinazione: quella beethoveniana, che aprirebbe un campo tutto nuovo alla cinematografia, come espressione visiva, non più della parola, ma della musica: melografia. Marta, è la via della nostra fortuna.
Il progetto del giornale? Sì, ho visto Interlandi tutte le volte che sono stato a Roma e ho parlato con, lui più dì due ore alla volta. Il giornale è pronto a farlo, a un mio cenno. Ma io non ho nessuna fiducia, ora più che mai, per tutto quello che so, per tutto quello che egli stesso mi ha detto e che io non posso riferirti per lettera, ma che ti comunicherò a voce: cose incredibili, cara Marta, che mi hanno accresciuto l'orrore del mio paese e la convinzione che, per me, la vita non vi è più possibile, almeno per ora. Bisogna stare per lo meno un anno in Germania, come ti ho scritto ieri, e realizzarvi una grossa fortuna. Poi si tornerà, ma da padroni.
Questa è la penultima lettera che ti scrivo. Ne abbiamo già 13. Spero di ricevere domani un'altra tua risposta con le indicazioni dell'ora in cui arriverai a Genova il 16; cosi verrò a prenderti alla stazione, e avrò fissato intanto le stanze all'albergo. Non ci so credere io stesso, che quest'esilio che me parso eterno, sia già per finire.
Salutami la Mamma e Cele, e Tu tienti per Te tutte le mie più vive cordialità.
Tuo Luigi Pirandello
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