Mi fu chiesto tre volte di scrivere qualcosa per Nettuno, e tre volte rifiutai. E non perché lo ritenessi gravoso: dopo tutto, scrivere è la mia professione. Lo feci perché non mi sentivo abbastanza qualificato.
Infatti, io penso che il primo requisito, per chi voglia scrivere di una città, sia l'esserne figlio. Solo chi vi è nato ed ha seminato lungo le sue strade ricordi, che sono diventati sempre più cari col tempo, e serba dentro di sé, chiara e nitida, la visione dì uomini ed avvenimenti, vie e piazze, case e cose, alcune delle quali non esistono più, può dipingere un vero ritratto di città.
Solo chi è nato in una data città può mescolare ai suoi colori l'orgoglio di esserle figlio, la tenerezza e la malinconia di chi l'ha vista abbellirsi, crescere, trasformarsi ed anche invecchiare, nel corso di alcune generazioni. E questo che da lucentezza e pregio a un ritratto di città.
Rifiutai tre volte ma, alla quarta, la mia riluttanza cadde per due ragioni: prima, la stima e la simpatia che sento per la persona che me lo chiedeva: mons. Vincenzo Cerri, arciprete parroco di Nettuno e, seconda, il debito di riconoscenza contratto con una città che tanto ha giovato alla mia salute fisica e morale.
Il lettore noterà che spesso ho trattato fugacemente la parte storica. L'ho fatto non tanto perché non sono uno storico, quanto perché don Vincenzo Cerri ha scritto lui stesso una storia di " Nettuno e la sua Chiesa Collegiata ", nella quale, dopo paziente e minuziosa ricerca, ha riunito con molto gusto ed abilità tutto ciò che si sa di Nettuno, arricchendolo anche di un'ampia documentazione fotografica.
Il mio libro si sofferma su aspetti e considerazioni che il giornalista, a differenza dello storico, considera degni di nota.
D'estate e d'inverno, d'autunno e primavera, ho percorso le strade e le spiaggette di Nettuno, cercando aspetti interessanti della sua multiforme bellezza, ed ho tentato di fermarli, prima con la macchina fotografica, quindi con la penna.
In pratica, non ho fatto altro che una dozzina di articoli in cui più della pagina scritta parla la fotografia. E tuttavia oso sperare di aver aggiunto alla preziosa opera di don Vincenzo Cerri un po' di calore e colore e un pizzico di quella fantasia e poesia da cui lo storico è costretto a rifuggire.
Il mio lavoro sarebbe stato molto più difficile senza la cordiale collaborazione di amici ed autorità. Tra essi, il dott. Paolo Blasimme ha preparato carte topografiche accuratissime, i fratelli Guido ed Elfo Barattoni, il sig. Ludovico Fiorilli, il sig. Francesco Bonanno e perfino il sindaco Antonio Simeoni mi hanno dato bellissime fotografie che sono pubblicate col nome degli autori, il sig. Virginio Fratangeli mi ha assistito rendendo facili le cose difficili, il prof. Benìto Nicoletti mi ha procurato i dati scolastici ed ha acconsentito a posare per una particolare foto e, " last but not least ", don Vincenzo Cerri che, dopo avermi indotto a questa fatica non lieve ma lieta, mi ha attivamente incoraggiato a portarla a termine.
Ringrazio tutti vivamente e, se lo permettono, anche affettuosamente. |