In queste pagine dedicate da Arcangelo Jurilli all'opera e alla personalità di Lamberto Ciavatta spicca immediatamente la rara convergenza e adesione, come partecipazione attiva, alla ricerca e scélta etica di critico e di artista. Una posizione che oggi purtroppo è difficile riscontrare, in una situazione di equivoco e di compromesso nella quale misura dell'uomo diviene il potere e della cultura l'industria.
In questo ampio saggio fondato su un'informazione vastissima e su un'ampiezza di prospettive intellettuali notevoli, Jurilli individua, subito l'elemento di fondo della ricerca di Ciavatta: " C'è sempre un centro ", cioè un'urgenza morale, un'umanità vera, una meditazione profonda sul senso della vita e i problemi della storia. Problema assai significativo in rapporto ad un'epoca che pare proprio aver perduto definitivamente " il centro " e che quindi tende alla sua progressiva distruzione fisica: non è natìa ansia quotidiana l'inquinamento?, e morale, non è nostra continua angoscia questo nostro vagare privi di un principio che ci dia certezza,?
Con opportuna e pertinente definizione Jurilli parla dell'arte di Ciavatta come di arte " dell'orlo della coscienza ", in questo suo tentare di penetrare l'abisso e il mistero dell'essere per ristabilire un contatto tra l'uomo e il mondo, dove " l'io è in continuo stato di transfert con l'oggettività ". Ed è in questa situazione che si radica la molteplicità degli strumenti espressivi di Ciavatta, quello che non è generico eclettismo, ma cultura e coscienza dell'orizzonte della ricerca che sempre ritrova una sua salda e valida unità di stile.
" Pittura di conflitto puro ". " La figurazione nasce da uno stato di necessità, anelante ad una sintesi per ritrovare noi stessi ". Coscienza dell'alienazione e aspirazione della totalità, ma non nella conciliazione -forzata dell'astrazione dialettica o dell'ipotesi metafisica, non nell'illusione di una ritornante mitologia, ma in questa sua confidenza, per quanto dolorosa e amara, con i giorni e la vita, in questa mai doma speranza di verità, in questa esaltante e rinnovata scoperta dell'amore. Può così Ciavatta, e Jurilli ne rivela tutte le motivazioni e i fondamenti filosofici, affrontare i problemi della coscienza e della storia. Mai come astratte interrogazioni, ma sempre come esperienza immediata della sensibilità e dell'intelligenza. " Si affaccia uno stato transeunte, di mutamento, dalla memoria allo stordimento di una nuova esistenza, alla natività, alla morte ". Con dentro però sempre questa certezza di una nuova genesi, non di metamorfosi naturali, ma di spirituale catarsi dell'uomo. Lontano dalla guerra, nell'amore; liberati dall'inquinamento, nell'equilibrio con la natura; senza più la paura, al cospetto di una pienezza di esistenza che sottrae la vita all'oscuro destino e la rende bella. E' in questo rovello che trasforma la presenza di Ciavatta in un imperativo etico, " il cuore del suo cuore "; la sua poetica che s'inserisce con dignità nella tradizione e nella storia più alta dell'arte: " nell'arte di Ciavatta al contrario si produce l'urto per rompere la rete come l'uccello nella pania ". " E' una drammaturgia ad alto livello quale è stata rappresentata dai grandi maestri nella storia dell'arte ". Della cui lezione richiama la confidenza con l'immortalità, la negazione di un chiudere la vita nel cerchio del " questo e non altro, del questo e non oltre ". Perché tutta la sua opera è sofferta ricerca dell'altro, assoluta certezza dell'oltre, nella quale è riposta la speranza che ci rende uomini.
Con semplicità e affettuosa corrispondenza ci è parso di dover richiamare questi punti di uno scritto per altro estremamente suggestivo e stimolante, e non solo nella concordanza dei giudizi, ma soprattutto quando il pensiero di Jurilli apre il varco al dissenso, come nella valutazione di artisti e movimenti, sempre però in un. dialogo che quand'anche assume i toni di una partecipe discussione che alza il tono della voce, resta esempio di civile scambio di esperienze di cultura e di rispettosa attenzione alle ragioni dell'altro. Mentre, e costituisce un merito dì cui gli siamo particolarmente grati, non viene fatta concessione alcuna alle mode, al pressapochismo, all'ignoranza, all'opportunismo che rendono assolutamente inutile gran parte di questo squallido spettacolo che seguitiamo a chiamare cultura.
Anche questo è un esempio di scelta di cultura che è in primo luogo scelta etica e che validamente unisce due presenze intellettuali e artistiche di rara coerenza e qualità.
ELIO MERCURI
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